Leggendo i commenti all’articolo di ***, mi ha colpito il fatto che Straker abbia messo al primo posto del lungo elenco di eterogenee schifezze che ci pioverebbero sulla testa il trimetilalluminio.
Mi ha colpito ed interessato perché io, per ragioni professionali, ho usato molte volte il trimetilalluminio, di formula Al(CH3)3, ed ho anche eseguito la sua sintesi, in piccole quantità, per specifici scopi di ricerca scientifica.
Il trimetilalluminio è un reagente chimico LIQUIDO ed INCOLORO, primo termine di una importantissima classe di composti, gli alluminio-alchili, il cui studio, insieme con l’invenzione dei catalizzatori che hanno permesso di ottenere, ad esempio, il politene lineare cristallino, ha portato al Nobel lo scienziato tedesco Karl Ziegler, che lo vinse assieme all’imperiese Giulio Natta, il quale aprì la grandissima e gloriosa stagione dei polimeri stereoregolari, di cui il polipropilene isotattico è forse il più noto.
Una caratteristica comune agli alluminio-alchili è di essere estremamente reattivi, in particolare con l’acqua (anche semplicemente come umidità) e con l’ossigeno.
Il trimetilalluminio è il più “cattivo” della serie, tanto da essere AUTOINFIAMMABILE ed eventualmente ESPLOSIVO, se viene in contatto con l’umidità e l’ossigeno. Bisogna conservarlo sempre in atmosfera di gas ANIDRO e INERTE, ad esempio sotto Azoto (o Argon) e maneggiarlo con apparecchiature particolari.
Far cadere una goccia di trimetilalluminio (che si incendia immediatamente e forma un fumo bianco) sul pavimento del laboratorio sarebbe un modo efficace perché un laureando o un laureato senza precedente esperienza, ne abbia subito un timoroso rispetto e sia indotto a lavorare con grande cautela, senza mai distrarsi (magari la “dimostrazione” si fa con il trietilalluminio, suo fratello maggiore, molto meno costoso, ma anch’esso capace di dare belle fiammelle!)
Al contatto con l’umidità dell’aria e con l’ossigeno, il trimetilalluminio si decompone immediatamente con formazione, tra l’altro, di metano che si può incendiare. La reazione di decomposizione è, infatti, molto esotermica
Mi sono quindi chiesto (scusate questa lunga premessa) se il Trimetilalluminio sia tecnicamente adatto (anche se molto costoso) a costruire una scia chimica. In che modo?
In laboratorio, basta fare fluire Azoto sulla superficie del Trimetilalluminio affinché questo venga in piccola parte trascinato dal gas e si decomponga immediatamente a contatto con l’aria umida, con formazione di un fumo bianco di composti di alluminio (idrato di alluminio anzitutto, Al(OH)3, ma non solo) derivanti dalla decomposizione.
Si può quindi immaginare di montare su un aereo un marchingegno per generare la scia chimica, che potrebbe assomigliare, grosso modo, ad una bomboletta spray, che come sappiamo, contiene un liquido (ad esempio, un deodorante) ed un gas “propellente”. Quando si preme il tasto, il gas spinge il liquido nell’ugello da cui esce lo spray, cioè si forma un aerosol, fatto di piccolissime goccioline (di deodorante).
Allora, ritornando al trimetilalluminio, possiamo immaginare il marchingegno per creare la scia chimica in questo modo. Sul velivolo, un contenitore di trimetilalluminio (per ragioni di sicurezza il trimetilalluminio è SEMPRE confezionato e trasportato in bombole di acciaio) è opportunamente collegato a bombole ad alta pressione o ad un contenitore di Azoto liquido (196 gradi sotto zero), tenuto in pressione controllata, in modo che il tutto possa funzionare come una bomboletta spray.
Quando si vuole produrre la scia, si attiva il marchingegno, l’azoto trascina il trimetilalluminio nell’ugello e si formerà un aerosol che, APPENA entra in contatto con l’aria e l’umidità che l’accompagna (quindi FUORI dal marchingegno e FUORI dall’aereo!!), SI DECOMPONE, formando un fumo bianco principalmente di idrato di alluminio che costituisce in definitiva la scia chimica (che viene spacciata come scia di condensa - n.d.r.).
In questa ipotesi, l’operazione può essere compiuta a qualunque altitudine. La scia composta di idrato di alluminio (solido) estremamente suddiviso sarà più o meno persistente in funzione del vento e di altri parametri atmosferici locali.
Si possono pensare varianti (trimetilalluminio in soluzione o “complessato” invece che puro) per ragioni di sicurezza o di efficienza o efficacia.
La produzione industriale di trimetilalluminio è aumentata notevolmente negli ultimi 20 anni, poiché il trimetilalluminio (o meglio un suo derivato, il metilalluminossano, chiamato MAO), è diventato un componente essenziale delle ultime generazioni di catalizzatori di polimerizzazione delle olefine (etilene, propilene, butene eccetera). Quindi il prezzo potrebbe essere considerato “accettabile”.
Ho formulato una pura ipotesi che, almeno concettualmente, mi sembra possa stare in piedi.
http://www.tankerenemy.com/2008/09/il-t ... -scie.html