Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




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MessaggioInviato: 28/09/2013, 19:43 
Draghi: Italia, benefici da euro più di tutti

di: WSI Pubblicato il 27 settembre 2013| Ora 14:19
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"Ricordiamocelo, perché tanto spesso lo si dimentica", ha detto il numero uno della Banca centrale europea
.

MILANO (WSI) - "Ricordiamoci, perché tanto spesso lo si dimentica, che l'Italia è il Paese che più di ogni altro ha tratto beneficio dall'euro". E' quanto ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, citando le parole di Luigi Spaventa, in occasione della giornata in sua memoria, organizzato dall'Università Bocconi.

Il numero uno della Bce ha ricordato l'conomista ed ex ministro scomparso lo scorso gennaio, citando una sua dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera il 23 dicembre 2003.

"Luigi - ha detto Draghi nel suo intervento - non ha mai perso l'occasione per criticare le sirene che ripetutamente chiedono un'uscita dall'euro". Sempre citando Spaventa, Draghi ha voluto ricordare il seguente pensiero dell'economista: "Ma che dire dell' 'inflazione da euro' che in Italia ha offuscato la popolarità della nuova moneta? Pur se la conversione ha offerto l'occasione per un balzo dei prezzi, chiediamoci piuttosto perché altrove lo stesso evento non abbia prodotto lo stesso effetto, o lo abbia prodotto in misura minore. La risposta forse non è difficile - aveva detto Spaventa sempre nell'articolo del Corriere della Sera - da noi, minore concorrenza; a monte, liberalizzazioni mai compiute e, invece, protezioni garantite a corporazioni interessate e a settori inefficienti. Questi, e non quelli dell'euro, sono i costi che continuiamo a sopportare".

Draghi ha citato un intervento dell'economista del 12 dicembre 1978, alla Camera dei deputati, mentre si discuteva la mozione sull'adesione dell'Italia al Sistema monetario europeo: "Perché in sede comunitaria non si parla più, se non con prezzante fastidio, del rapporto MacDougall, che definiva i lineamenti di una nuova politica - questa, sì, veramente europea, nel senso più vero e più pieno del termine! -, una politica di bilancio per l'intera Comunità, indipendentemente dalle nazioni che a essa appartenevano?", disse Spaventa.

"Quanto più credibile doveva suonare questo appello - ha aggiunto Draghi - a una politica di bilancio comune quando il nostro rapporto debito-Pil era il 56%, di quanto non suoni oggi quando essa vien vista come un modo per trasferire su altri Paesi il peso degli sprechi del passato".

http://www.wallstreetitalia.com/article ... tutti.aspx

tutti sti benefici,draghi,dovrebbe chiederli ai 4milioni che hanno superato la soglia di poverta' e agli altri 4 che la stanno raggiungendo [:(!]


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MessaggioInviato: 28/09/2013, 19:58 
Cita:
ubatuba ha scritto:

Draghi: Italia, benefici da euro più di tutti

di: WSI Pubblicato il 27 settembre 2013| Ora 14:19

"Ricordiamocelo, perché tanto spesso lo si dimentica", ha detto il numero uno della Banca centrale europea



Ancora... tutti quanti che parlano di questi benedetti benefici...

Ma mai nessuno chiede loro di circostanziarli e rendicontarli alla popolazione!!!

[:(!]

Coraggio Draghi, mi dica lei in maniera chiara, precisa e circostanziata quali sarebbero questi tanto decantati benefici!!!

[}:)]



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MessaggioInviato: 28/09/2013, 20:14 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Cita:
ubatuba ha scritto:

Draghi: Italia, benefici da euro più di tutti

di: WSI Pubblicato il 27 settembre 2013| Ora 14:19

"Ricordiamocelo, perché tanto spesso lo si dimentica", ha detto il numero uno della Banca centrale europea



Ancora... tutti quanti che parlano di questi benedetti benefici...

Ma mai nessuno chiede loro di circostanziarli e rendicontarli alla popolazione!!!

[:(!]

Coraggio Draghi, mi dica lei in maniera chiara, precisa e circostanziata quali sarebbero questi tanto decantati benefici!!!

[}:)]


li dovrebbe elencare ai milioni di persone scese sotto la soglia di poverta'

[:(!] [:(!]


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MessaggioInviato: 28/09/2013, 20:18 
e mica è fesso ...[^]



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MessaggioInviato: 29/09/2013, 18:07 
Diciamo le cose come stanno

La mappa della democrazia perduta (in eurozona)

Una breve nota di ZeroHedge a proposito dell'ultimo rapporto sull'Indice di Democrazia stilato dall'Economist Intelligence Unit. Risultato: negli ultimi cinque anni la democrazia nell'eurozona è regredita in misura maggiore che in qualsiasi altra macro-area del pianeta.

Immagine

Zerohedge scrive:

“Secondo l’indice di democrazia elaborato dall'Economist Intelligence Unit (EIU), dal 2008 la democrazia è regredita in 15 su 17 paesi dell’eurozona. Come evidenzia Niraj Shah su Bloomberg, l’indice è precipitato di 0,48 punti in Grecia tra il 2008 e il 2012, poiché le politiche sono state sempre più influenzate dalla BCE, dall’EU e dal FMI, invece che da politici eletti. Nello stesso periodo l’indice è calato di 0,48 punti anche in Germania, per la mancanza di ricambio dei membri dei maggiori partiti alle elezioni. Secondo l’indice, che viene calcolato dal 2006 e si basa su 60 indicatori appartenenti a 5 categorie che includono pluralismo politico, libertà civili, partecipazione politica e cultura, la Finlandia è il paese più democratico dell’eurozona. Siamo certi che Nigel Farage avrà qualcosa da dire riguardo a questa lugubre perdita di controllo democratico. ”

Immagine

Tabella di ZeroHedge adattata da Vocidallestero

Abbiamo anche noi analizzato l’indice (che varia da 0 a 10) nel periodo 2008-2012, ed ecco cosa risulta:

Tra i continenti, l’Indice di Democrazia è aumentato in Medio Oriente (+0,19 punti) e in Africa (+0,04 punti).
È sceso di -0,03 punti a livello globale, di -0,05 punti in Nord America, di -0,07 punti in Sud America, di -0,02 punti in Asia, e… risultato peggiore, di -0,23 punti nell’eurozona e di -0,13 nei paesi non-euro dell'UE.

Il calo maggiore all’interno dell’eurozona si è avuto in Olanda (-0,54), Grecia (-0,48), Germania (-0,48), Irlanda (-0,45), Spagna (-0,43) e Cipro (-0,41). L’Italia invece “perde democrazia” in linea con la media dell’eurozona (-0,24), ma si collocava già tra gli ultimi posti.


http://vocidallestero.blogspot.it/2013/ ... ta-in.html


Ultima modifica di Atlanticus81 il 29/09/2013, 18:09, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/09/2013, 11:58 
Tutto ciò che sale, prima o poi scende... all'Europa sembra non importare COME!! In compenso aumenteranno le segnalazioni di UFO ad alta quota... dovute ad allucinazioni da abbiocco.

Ue, Parlamento vota aumento ore di volo aereo. Piloti: “A rischio sicurezza”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... za/726762/

Immagine

Fino a 22 ore di veglia prima di compiere un atterraggio. Da 13 a 14 ore consecutive di servizio. Fino a 11 ore di volo notturno, quando vari studi certificano che non è sicuro andare oltre le 10. Lunedì il Parlamento Europeo voterà una proposta della Commissione Ue che secondo i piloti aumenterà i carichi di lavoro e metterà a repentaglio la sicurezza dei voli: “Salireste su un aereo sapendo che al momento dell’atterraggio chi è ai comandi è sveglio da 22 ore?”, è la domanda che pone Nico Voorbach, presidente della European Cockpit Association, che riunisce i maggiori sindacati dell’Unione.

Per l’esecutivo la riforma servirà ad armonizzare le regole sui tempi di volo e di servizio nei diversi paesi. Ma i piloti, vari Stati e organismi indipendenti obiettano: le nuove regole, elaborate sotto la guida dell’Easa, l’Agenzia Europea per la sicurezza del trasporto aereo, comportano “orari eccessivamente lunghi che rendono i livelli di fatica operazionale inaccettabili e compromettono la sicurezza”, spiega Fabio Peppucci, direttore tecnico di Anpac, l’associazione professionale dei piloti italiani.

In gergo si chiamano Flight Time Limitations. Sono i limiti orari oltre i quali, in base alla normativa Ue del 2008, piloti ed equipaggi non possono lavorare pena un accumulo eccessivo di fatica. L’ultima proposta di revisione, la D028112/02, è arrivata al Parlamento Ue il 25 luglio. “La normativa vigente prevede che si possa volare fino a 13 ore di fila – continua Peppucci – ora l’Ue mira a portare il limite a 14 ore“. Polemiche anche sul servizio notturno: “E’ acclarato che di notte non è sicuro stare ai comandi oltre le 10 ore, ma la Commissione vuole che arriviamo a 11 ore“.

Per i piloti il caso più emblematico è quello delle 22 ore consecutive di servizio, cui si arriva sommando le 14 ore di lavoro diurno alle 8 ore di standby (reperibilità) in aeroporto. La Commissione propone di portarle a 16, ma i piloti obiettano citando l’impiego di riserva, il periodo in cui un membro d’equipaggio può essere chiamato per una sostituzione con almeno 10 ore di preavviso prima dell’inizio del servizio: “Se la mia riserva comincia alle 6 di mattina – spiega Riccardo Canestrari, vice presidente di Anpac – e vengo chiamato in servizio alle 4 del pomeriggio, posso essere impiegato per altre 12 ore. In questo modo mi troverei a dover far atterrare un aereo dopo 22 ore in cui sono stato sveglio”.

“La proposta che sarà votata lunedì in Commissione Trasporti – continua Peppucci – contraddice i risultati di varie ricerche sulla sicurezza del volo”. Un esempio: prima di formularla, l’esecutivo Ue aveva chiesto all’Easa di emettere un parere e l’agenzia aveva commissionato a Moebus-Aviation Ltd, società di consulenza svizzera, uno studio “che fornisse una valutazione medica e scientifica delle flight time limitation”. Nelle conclusioni il report sconsigliava di allungare i tempi di servizio, specie quello notturno (“sono le ore più esposte alla fatica ed è provato che i piloti dormano involontariamente per brevi periodi durante il volo”, si legge), ma nel formulare il suo parere l’agenzia non ne ha tenuto conto. Perché l’Easa prima commissiona uno studio e poi non lo considera? Il Moebus Report venne pubblicato il 16 gennaio 2009 sul sito dell’Easa, le compagnie scesero sul piede di guerra, criticandolo aspramente, e poco dopo la ricerca cadde nel dimenticatoio. “Le compagnie esercitano una fortissima azione di lobbying sull’agenzia – continua Canestrari – facendo lavorare di più i piloti che già hanno, non devono assumerne altri. Ma così la sicurezza dei voli può essere messa a repentaglio”.

La scelta di ignorare il Moebus Report ha sollevato perplessità in tutto il continente. Il 6 maggio 2013 l’European Transport Safety Council, organismo indipendente che dal 1993 è consulente di Commissione e Parlamento Ue, rilevava che “i legislatori europei dovrebbero tenere in maggiore considerazione le dettagliate raccomandazioni contenute nei precedenti studi commissionati dall’Easa, in particolare nel report di Moebus Aviation” L’11 settembre anche la Commissione Trasporti della Camera dei comuni inglese ha preso posizione bacchettando il governo “per non avere lavorato per diminuire le ore di servizio notturno, in osservanza delle evidenze scientifiche sul tema” e lo ha sollecitato a “far sì che gli scienziati abbiano un ruolo di maggiore centralità nel futuro lavoro dell’Easa”. Quando a luglio la proposta venne presentata, furono soltanto due i paesi che sollevarono obiezioni: l’Austria e l’Olanda. A giugno l’Aia aveva già preso posizione contro l’eccessiva lunghezza dei servizi notturni, chiedendo alla Commissione Ue di portare il limite a 10 ore. Lunedì il voto in Commissione Trasporti: se il testo passerà, gli Stati avranno fino al 25 ottobre per recepirlo.


Ultima modifica di Deckard il 30/09/2013, 12:00, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/09/2013, 14:17 
Gallino: no a quest’Europa infernale, modellata da Berlino

Scritto il 30/9/13 • nella Categoria: idee

Quattro anni di Merkel, quattro anni di crisi europea: quelli in cui, secondo il politologo tedesco Andreas Fisahn, l’austerità imposta da Berlino ha rovinato i paesi dell’Ue. Ora, riconfermata la cancelliera, ci attendono quattro anni ancora peggiori, se non si metterà mano alle regole dell’Unione Europea. Il disastro del rigore è davanti ai nostri occhi: oltre 25 milioni di disoccupati, di cui 4 in Italia. «La compressione dei salari e dei diritti dei lavoratori ha creato decine di milioni di lavoratori poveri, a cominciare dalla Germania dove i salari reali, caso unico in Europa, sono oggi inferiori a quelli del 2000», spiega il sociologo Luciano Gallino. Quasi ovunque sono state brutalmente tagliate le pensioni – da noi ne sanno qualcosa gli esodati, ma non soltanto loro – insieme con i fondi per l’istruzione, la sanità, i trasporti pubblici. Grecia e Portogallo sono alla fame: oppressi dai diktat della troika, senza un solo vantaggio per i loro bilanci. In tutta l’Unione, i Comuni devono fronteggiare ristrettezze finanziarie mai viste, per continuare ad assicurare i servizi locali.

Questi disastrosi risultati delle politiche di austerità imposte dalla Germania dovrebbero bastare per concludere che è necessario cambiare strada, scrive Gallino in un intervento su “Repubblica” ripreso da “Megachip”. Per contro, i governi europei insistono sul sentiero del fallimento: «La loro persistenza nell’errore ha preso sempre più forma di misure autoritarie, ideate e avallate da Berlino, Francoforte e Bruxelles». Precisamente: «Hanno stanziato quattromila miliardi per salvare le banche, di cui oltre duemila impiegati soltanto nel 2008-2010, ma se i cittadini provano a dire che con 500 euro di pensione o 800 di cassa integrazione non si vive li mettono a tacere con cipiglio affermando che i tagli è l’Europa a chiederli». Proprio l’autoritarismo dei governi Ue trova un solido alimento nella retorica in tema di sorveglianza e disciplina finanziaria della Bce: Francoforte parla di «processi di comando permanente», «regole rigorose e vincolanti di disciplina politico-fiscale», «credibilità ottenuta tramite sanzioni», «sorveglianza rafforzata sui bilanci pubblici» nonché di «robusti meccanismi di correzione» (leggasi pesanti sanzioni) che dovrebbero scattare in modo automatico.

«Allo scopo di contrastare sia le politiche dissennate che pretendono di curare la crisi ricorrendo alle stesse dottrine che l’hanno causata, sia il crescente autoritarismo con cui i governi Ue le impongono sotto la sferza costruita da Berlino ma brandita ogni giorno dalla troika di Bruxelles (che in realtà è un quartetto, poiché molte delle sue più aspre prescrizioni sono elaborate dal Consiglio europeo, di cui fanno parte i capi di Stato e di governo dei paesi Ue), esiste una sola strada», che per Gallino è «la riforma dei trattati Ue, ovvero dei trattati di Maastricht e Lisbona», in base ai quali funziona l’Unione. «I trattati particolari che ne sono discesi, fino all’ultimo dissennato “Patto fiscale”, che se fosse mai rispettato assicurerebbe all’Italia una o due generazioni di miseria, hanno come base il Trattato Ue, per cui da questo bisognerebbe partire». Riforme inderogabili? La prima si chiama democrazia: si tratta cioè di attribuire al Parlamento Europeo poteri reali, «laddove oggi chi elabora i veri atti di governo è un organo del tutto irresponsabile, non eletto da nessuno, quale è la Commissione Europea».

Poi, lo statuto della Bce: la banca centrale europea «dovrebbe includere la facoltà, sia pure a certe condizioni, di prestare denaro direttamente ai governi, rimuovendo l’assurdità per cui è l’unica banca centrale del mondo cui è vietato di farlo». Inoltre, Francoforte dovrebbe porsi formalmente «lo scopo di promuovere la piena occupazione», e non solo l’attuale preoccupazione per la stabilità dei prezzi, «un vincolo miope imposto a suo tempo dalla Germania che non ha ancora elaborato il lutto per l’inflazione del 1923». Gallino invoca la revisione del Trattato Ue e «una graduale riforma radicale del sistema finanziario europeo volta a ridurre i suoi difetti strutturali», il primo dei quali è l’opacità insieme allo strapotere delle banche: «Il sistema bancario ombra pesa nella Ue quanto il totale degli attivi delle banche». Serve assolutamente disporre della «facoltà di creare denaro dal nulla», mentre Bruxelles «si preoccupa soprattutto di liberalizzare ogni aspetto del sistema stesso, con i risultati disastrosi che si sono visti dal 2008 in avanti, in special modo in Germania».

Di fronte alla riforma radicale di cui c’è urgenza, i mini-interventi di vigilanza bancaria o l’unione bancaria sono «palliativi da commedia di Molière». Per Gallino, l’intero trattato fondativo dell’Unione Europea «dovrebbe essere riveduto in modo da prevedere modalità concrete di partecipazione democratica dei cittadini a diversi livelli di decisione, dai Comuni ai massimi organi di governo dell’Unione». Come diceva Hannah Arendt, senza partecipazione la democrazia non è niente. Instaurare la democrazia a Bruxelles: mission impossibile? Finora sicuramente sì, visti i politici al potere, dall’Italia alla Germania. Ma sarebbe il caso di cominciare a parlarne, «anche perché l’alternativa è quella di continuare a discutere per altri venti o trent’anni, intanto che il paese crolla, di come fare a ridurre il deficit di un decimo dell’un per cento».

http://www.libreidee.org/2013/09/gallin ... a-berlino/

...e'necessario ritornare alla sovranita' monetaria,con una banca d'italia in cui lo stato sia maggioritatio,come era fino al 1971...........se si vuole cercare di cominiciare a vedere un barlume di luce.........[;)]


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MessaggioInviato: 30/09/2013, 15:10 
"La più grande minaccia alla sopravvivenza
dell'Eurozona è sempre stata l'Italia".


Fonte: http://online.wsj.com/article/SB1000142 ... TopStories
http://www.wallstreetitalia.com/article ... rucia.aspx

ROMA (WSI) - "Letta, Berlusconi Fiddle While Rome Burns, ovvero "Letta e Berlusconi si baloccano mentre Roma brucia". E' il titolo dell'articolo pubblicato sul Wall Street Journal, firmato da Simon Nixon. La stampa internazionale guarda all'Italia, e tutti hanno la sensazione di essere tornati a due anni fa, quando gli attacchi speculativi generati dalla crisi politica portarono l'Italia sull'orlo del collasso.

"La decisione del partito di Silvio Berlusconi di portare alle dimissioni cinque ministri della coalizione di governo del primo ministro Enrico Letta ha causato una nuova crisi politica appena sette mesi dopo il caos delle elezioni di quest'anno, che non hanno portato a nessuna conclusione".

"I cinici affermeranno che l'instabilità politica a Roma non è niente di nuovo". Ma la questione è la natura della politica italiana, "autocentrata e autoreferenziale".

Il quotidiano precisa infatti che "la classe politica dibatte senza fine sul bisogno di una nuova legge elettorale, sui meriti della legge sulla proprietà del precedente governo, o sui problemi legali di Berlusconi. Però non fa nulla per la pubblica amministrazione del paese, notoriamente inefficiente, per il suo sistema legale che va pezzi, per le antiquate leggi sul lavoro, per il settore bancario sottocapitalizzato".


E l'Italia rischia di far saltare in aria - come nel 2011- l'intero progetto euro. "La più grande minaccia alla sopravvivenza dell'Eurozona è sempre stata l'incapacità dell'Italia di riformarsi e tale situazione alla fine porterà a un confronto con la Germania sul tema chiave: sino a che punto il debito dei paesi periferici dovranno essere mutualizzati tramite l'intervento su larga scala della banca centrale".

La situazione diventerà più drammaticamente chiara nelle prossime ore, quando si saprà se ci saranno le condizioni per un Letta bis e quando inevitabilmente le agenzie di rating inizieranno a snocciolare i loro giudizi.

Standard & Poor's ha già parlato di un possibile ulteriore downgrade sul debito "di uno o due scalini", dunque a livello junk, spazzatura, visto che la valutazione attuale è di appena due gradini al di sopra di quella definita, appunto, spazzatura.

Tutto ciò alimenterà il rischio che l'Italia venga commissariata. Per allontanare tale spettro, una nuova manovra e nuove tasse saranno la probabile conseguenza.



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"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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venerdì 27 settembre 2013

Caro amico Ti spiego facilmente perchè l'Italia è in svendita!.

La prima domanda da porsi e’: come sono variati i prezzi delle aziende in Europa?


Se guardate bene il grafico sottostante che indica l’andamento degli Indici Azionari in 4 nazioni dell’Eurozona, vedrete che tra le varie nazioni europee, ci sono andamenti del tutto divergenti, specialmente dopo il 2008.




Sostanzialmente il valore delle aziende Italiane s’è piu’ che dimezzato, quelle Francesi e Spagnole hanno valori ridimensionati tra il 17% ed il 25%, mentre quelle tedesche si sono rivalutate del 28%.




Chi ci legge, sa bene la ragione: la Germania contenendo il Costo del Lavoro nel sistema a cambi fissi, ha incrementato export e produzione, e quindi utili, per cui vede le sue aziende rivalutarsi. Di contro le altre nazioni, indebolite nei profitti e nella produzione, hanno visto un forte ridimensionamento del loro valore. In Italia il fenomeno e’ piu’ accentuato che in Spagna e Francia, che comunque hanno andamenti completamente divergenti rispetto alla Germania.




Solito Film gia’ visto: la Germania s’e’ arricchita (specie il sistema privato), tutti gli altri impoveriti, ed il fenomeno ha una sua dinamica evidente specialmente dopo la meta’ degli anni 2000, vale a dire dopo le riforme Hartz sul mercato del lavoro in Germania.




In sintesi, qualsiasi azienda mondiale, puo’ fare shopping in Italia (oltre a Grecia e Portogallo) a prezzi da svendita e puo’ acquistare bene nel resto d’Europa (Germania esclusa).


Immagine


Diamo uno sguardo alle principali cessioni di aziende Italiane da parte di acquirenti stranieri, nel corso degli anni, grazie a Simone Previti:

1999

Algida (Unilever)

2000

Emilio Pucci (Arnault, Francia)

Fiat Ferroviaria (Alstom, Francia)


2001

Bottega Veneta (Francia)

Fendi (Francia)




2003

Peroni (Sudafrica)

Sps Italiana Pack Systems (Usa)




2005

Acciaierie Lucchini (Russia)

Benelli (Cina)




2006

Carapelli Sasso e Bertolli (Spagna)

Galbani (Francia)




2008

Osvaldo Cariboni (Alstom, Francia)




2009

Fiat Avio (divisione Fiat per il settore aerospaziale) (Usa,Inghilterra)




2010

Fastweb (Svizzera, aveva già parte delle azioni dal 2007)

Belfe (Sud Corea)

Lario (Sud Corea)

Boschetti alimentare (confetture) (Francia)




2011

Gancia (Russia)

Fiorucci (salumi) (Spagna)

Parmalat (Lactalis, Francia)

Bulgari (Francia)

Brioni (Francia)

Wind (Russia, prima Egitto)

Edison (Francia)

Mandarina Duck (Sud Corea)

Loquendo (leader nelle tecnologie di riconoscimento vocale) (Usa)

Eridania (zucchero) (Francia)




2012

Star (Spagna) Controlla i marchi RisoChef, Pummarò, Sogni d’Oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo ed Olita

Ducati (Germania)

Eskigel (produzione gelati per varie catene di supermercati) (UK)

Valentino (Qatar)

Ferretti (nautica) (Cina)

AR Pelati (pomodori) (Giappone)

Coccinelle (Sud Corea)

Sixty (Cina) Proprietaria dei marchi Miss Sixty e Energie




2013

Richard Ginori (venduta a Gucci, Francese)

Loro Piana (Francia)

Pernigotti (Turchia)

Chianti Gallo Nero Docg (Cina)

Pomellato (Francia)

Scotti Oro (Spagna per il 25%)

Guarda caso, c’e’ un chiaro parallelismo tra crollo dei valori azionari ed acquisti di aziende Italiane dall’estero.

Il Parallelismo ovviamente e’ del tutto evidente anche guardando altri indicatori:

Il flusso medio annuale di Investimenti Diretti Esteri in Entrata e’ passato da rappresentare uno 0,2-0,3% dal 1979 al 1998, ad oltre l’1% del PIL dal 1999 al 2011.

Il progressivo deterioramento negli ultimi 15 anni della componente Redditi da capitale del Conto Corrente della Bilancia dei Pagamenti

Torniamo indietro di 20 anni….


Tornando al settembre del 1992, quando la Lira ed altre valute svalutarono sul Marco, si ebbe una formidabile performance nei 20 mesi successivi, di tutte le Borse Europee, e guarda caso la Borsa Italiana fece un mirabilante +125%, contro il +50% della Germania. Cosa accadde? Ovviamente parte dell’aumento e’ legato a ragioni di contesto mondiale, e parte al fatto che si usciva col riallineamento valutario da una situazione di squilibrio (e quindi crisi) ad una situazione dove “il peggio era alle spalle”. Ma la divaricazione straordinaria tra l’andamento della Borsa Italiana e quella Tedesca era ovviamente legata alla svalutazione, che significava maggior reddittivita’ legata al miglior andamento produttivo ed export. Casualmente negli anni post-svalutazione gli acquisti di aziende nazionali fu minimo, nonostante il deprezzamento valutario, perche’ le aziende ripresero valore.


L’acquisto massivo di aziende italiane dall’estero e’ qualcosa di fortemente negativo




Chi vede esclusivamente positivita’ nel massivo acquisto dall’estero di aziende Italiane (non compensato da analoghi acquisti Italiani all’estero), perche’ vede in cio’ potenziali miglioramenti dei servizi, ristrutturazioni salutari, investimenti, ecc. dovrebbe tenere a mente 2 fatti importanti:

- Un incremento massivo delle proprieta’ straniere significa una crescita costante del deficit della voce Redditi della Bilancia dei Pagamenti, che in ultima analisi deprime il PIL e peggiora la Posizione netta sull’Estero

- Spesso chi “acquista” lo fa a scopo predatorio: ad esempio per eliminare un concorrente (lo compra, lo ridimensiona e trasferisce parte della produzione altrove) o per disporre di un canale distributivo (importando merci). Ovviamente anche questo impatta sulla ricchezza del paese nel tempo.




Chi si lamenta degli acquisti esteri, farebbe bene a non piangere

Diversi attori della commedia Italiana (ad esempio i Sindacati) ovviamente chiedono azioni al Governo in questi casi (ad esempio nel caso Telecom). Probabilmente sperano in una nazionalizzazione o comunque in un qualche azione governativa salvifica (ed irreale) di imposizione ad una proprieta’ estera di non si sa bene cosa. Ovviamente non colgono che la causa di queste massive (s)vendite, e’ il crollo del valore generalizzato delle aziende stesse, consequenziale all’andamento negativo dell’economia e del costo del lavoro, nonche’ al sistema dei cambi fissi (leggi EURO ndr) sommato all’inefficenza nostrana causata proprio dal salvatore (lo Stato) e da loro stessi (i sindacati). Ovviamente ci sarebbe da ridere, ma purtroppo e’ una tragedia.

By GPG Imperatrice

Fonte: http://www.scenarieconomici.it

http://democraziaesovranita.blogspot.it/

ma chi ha generato tutto questo scempio,in qualke modo dovra' pure darne conto.............................[:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 30/09/2013, 15:31, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 30/09/2013, 15:32 
Sicuro? Come De Benedetti, Agnelli & company ....? [:o)]



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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MessaggioInviato: 02/10/2013, 19:43 
IL DOPO-SILVIO E’ LA TROJKA
Postato il Mercoledì, 02 ottobre @ 00:10:00 CEST di davide

DI MARCO DELLA LUNA
marcodellaluna.info

E’ ormai evidente che l’Italia non è in crisi contingente ma in sfacelo strutturale, e che o viene completamente e istituzionalmente sottomessa e governata dalla Trojka + Berlino, oppure, anche per effetto del blocco dei cambi intra-eurozona e delle sue conseguenze, porterà a uno scontro tra paesi euro-forti e paesi euro-deboli, data la crescente contrapposizione degli interessi e la polarizzazione dell’UE tra blocco centro-settentrionale (coi suoi satelliti orientali), che ha l’iniziativa politica ormai in esclusiva, e periferia sempre più povera, de capitalizzata, indebitata.

Credo che i poteri forti (non facciamo i nomi, italiani e non – sarebbe superfluo…) lavorino da tempo per evitare il secondo scenario e per realizzare il primo: fare dell’Italia un protettorato, cioè una povera donna di marciapiede spoliata, sfruttata e pestata dai suoi fratelli forti europei.

L’Italia ha funzionato per circa 20 anni perché in quel periodo essa si monetizzava gratis e poteva permettersi spesa e investimenti pubblici “portanti” dello sviluppo civile e degli investimenti privati, quindi della domanda interna. Da quando le è stata tolta, con l’appoggio interno di gente come Andreatta, Ciampi, Prodi, Amato, questa possibilità, essa non funziona più, sta consumando le scorte e non accenna a riprendersi.

L’Italia non funziona e non può funzionare perché è un paese multinazionale e nessun paese multinazionale funziona bene (Jugoslavia, URSS, Sudan, Cipro, Libano, Belgio), ma piuttosto tende a scomporsi (persino il Regno Unito!) se non è tenuto insieme da emergenze esterne o da un potere autoritario, magari poggiante sulle catene dell’indebitamento in moneta “estera” come è l’euro: questo è il progetto del superstato europeo (col sottoprogetto Eurosistema), esso pure multinazionale, quindi da sempre mal funzionante – si pensi alla politica agricola comune, che divora circa l’80% delle risorse, producendo danni e decadenza nei paesi subalterni – e sempre più costoso, quindi sempre più bisognoso di essere tenuto insieme con la minaccia e la forza, e sempre più incompatibile con la partecipazione democratica e con il diritto di scelta (non ci sono alternative, fine delle democrazie nazionali parlamentari, legiferano e amministrano la Commissione, il Consiglio, l’Eurogruppo).

Retrospettivamente, è oramai chiarissimo quale è il piano che è in corso di attuazione dagli anni ‘70:

- abituare l’Italia a una spesa pubblica facile (anche per tenere unito il Sud al Nord, e per mantenere la pace sociale) e a recuperare competitività svalutando e rifinanziando il debito pubblico con una banca centrale controllata dal governo, quindi al servizio del Paese, come era la Banca d’Italia fino al 1981;

- privatizzare la gestione della Banca d’Italia, renderla indipendente dallo Stato, poi convertire il debito in valuta “estera”, sovra indebitare il Paese, mettere il debito sui mercati speculativi;

- bloccarle il cambio (con l’Euro) per toglierle l’export (che infatti ora sta riprendendo, ma appena appena, e solo perché tira la ripresa dei partners commerciali esteri e perché abbiamo tagliato i diritti e i salari reali dei lavoratori);

- col pretesto di “stabilizzare” contabilmente, precipitarla nella recessione (stabilizzare un sistema economico è come stabilizzare un aeroplano, cioè equivale a farlo precipitare): 20 anni di declino, di perdita di competitività (scesa ai livelli della Grecia, oramai), comportano la fine di un paese, anzi la sua trasformazione in un protettorato; e se aggiungiamo che questo Paese non ha un vero statista, nemmeno mezzo, né una classe dirigente e politica buona ad altro che a occupare poltrone e divorare risorse per arricchirsi e conservare le poltrone a dispetto del naufragio del paese, è chiaro che non vi altro da fare che emigrare.

Con la predetta ricetta, applicata da quasi tutta la classe politica, centrodestra compreso, ma con maggior successo e fedeltà dalle sinistre, l’Italia è caduta come una pera, costretta a svendere le sue aziende e a privatizzare il privatizzabile e a cedere ogni potere economico, finanziario, fiscale, legislativo per non fare default… e, a breve, destinata – non avendo uomini e strutture per governarla dall’interno – a farsi governare dai suoi controllanti finanziari esteri… presto arriveranno anche qui, quelli della Trojka, a macellare il Paese.

<h3>Sorgerà un fronte di liberazione e resistenza nazionale? Non certo da un popolo come questo.</h3>

Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2013/10/01/1440/
1.10.2013

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=12393
continuamente si parla di silvio in qualsiasi canale televisivo,solo x distogliere l'attenzione della gente dai reali problemi che ci affliggono,ma e' questo' che esigono i poteri forti,....tanto con un popolo come quello italico possono dormire sonni tranquilli...........................[:(!]


Ultima modifica di ubatuba il 02/10/2013, 19:48, modificato 1 volta in totale.

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ma il colonialismo non era terminato?........ma chi osannava la ns costituzione dov'e' finito????????????????????.....................




i fantasmi esistono veramente................pagati oltretutto


Ultima modifica di ubatuba il 03/10/2013, 14:39, modificato 1 volta in totale.

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Quei 4 andrebbero pagati da napolitano.


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Meno male che c'è la Germania, in questa Europa. Ma come si fa a parlare di sussidio di disoccupazione europeo in un momento di austerità.
Già la Germania ha i suoi problemi con gli immigrati abasso profilo professionale che costano parecchio perchè godono del sussidio di disoccupazione tedesco.

http://www.repubblica.it/economia/2013/10/04/news/la_germania_contro_bruxelles_su_sussidi_ue_a_disoccupazione-67877029/

Cita:
[color=blue]La Germania contro Bruxelles su sussidi Ue a disoccupazione
Berlino boccia la proposta di creare un fondo, dal quale gli Stati membri dell'Unione europea possano attingere per coprire fino alla metà degli assegno di sostegno ai senza lavoro nazionali

BERLINO - Dopo le polemiche sull'unione bancaria, arriva un altro confronto tra il governo federale di Angela Merkel e la Commissione europea. Berlino infatti si oppone duramente ai piani dell'esecutivo guidato dal presidente Barroso di introdurre un fondo assicurativo per rendere possibili in sostanza pagamenti di sussidi di disoccupazione a livello europeo. "Eravamo contrari a questa proposta l'anno scorso e continuiamo a esserlo", dicono ambienti governativi a Berlino, citati stamane dal quotidiano liberalconservatore Die Welt. E aggiungono: una discussione su questo tema è assolutamente prematura.

Sembra ricrearsi ancora una volta lo scontro tra Berlino e Bruxelles su diverse concezioni dell'integrazione europea, con una posizione tedesca che, almeno finché non si andrà a una unione politica, rifiuta la messa in comune di debiti (come sarebbe con gli eurobonds) e di altre responsabilità economiche e sociali. Ma la proposta di un sussidio di disoccupazione europeo è stata comunque rilanciata da un documento della Commissione, dedicato alla "dimensione sociale dell'unione monetaria".

In sostanza la Commissione, o con più precisione il commissario europeo agli affari sociali, l'ungherese Làszlò Andor, ha proposto di creare un fondo, dal quale gli Stati membri dell'Unione europea possano attingere per coprire fino alla metà dei sussidi di disoccupazione nazionali, "a condizione che la percentuale dei senza lavoro abbia raggiunto un certo livello alto e continui a salire". Ovviamente Berlino vede come un incubo la possibilità di mettere in comune - se non i debiti con gli eurobonds contro cui fa muro - anche le spese sociali. Non a caso: la disoccupazione in Germania, al 5,2 per cento, è ai minimi livelli in tutta l'Unione europea, sorpassata solo dal 4,9 dell'Austria.

Nei paesi in crisi dell'Europa meridionale la situazione è ben altra: i senza lavoro registrati (fonte Eurostat) sono ad esempio il 26,2 per cento della popolazione attiva in Spagna, il 12,2 in Italia, il 27,9 per cento in Grecia. E nella stessa Francia, sempre secondo i dati Eurostat, la disoccupazione, con l'11 per cento, è più che doppia di quella tedesca. Ovvio dunque il timore di Berlino di pagare troppo per gli altri, dopo che già oggi i suoi contributi ai bilanci europei sono di gran lunga i maggiori in assoluto.
(04 ottobre 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA[/color]



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[^]The best quote ever (2013 Nonsense Award Winner):
«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
© Anonymous/The Irish Rovers
http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/
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