Cita: Ronin77 ha scritto: Ci sono tante di quelle carceri in italia abbandonate da ultimare... Tutte balle...come sempre. Carceri come cattedrali nel deserto: 40 le incompiuteLe carceri italiane sono (sempre più) sull’orlo del collasso: nei 205 istituti di pena della Penisola, a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 43 mila posti, sono stipati oltre 65 mila detenuti (la metà dei quali, peraltro, in attesa di giudizio). In molte carceri, l’80 per cento delle quali ha più di cent’anni e una su cinque è stata costruita tra il 1200 e il 1500, il tasso di sovraffollamento ha già ampiamente superato il 200 per cento e le condizioni igieniche e di vivibilità sono “talvolta fuori dal principio costituzionale dell’umanità”. A dichiararlo, lo stesso Guardasigilli Alfano che ha proposto lo “stato di emergenza”, ottenendo dal Consiglio dei ministri il via libera al piano carceri che dovrebbe portare alla realizzazione di oltre 21 mila nuovi posti nei penitenziari italiani. Quello dell’edilizia penitenziaria è un capitolo spinoso attorno al quale periodicamente si riaccendono le polemiche: senza voler entrare nel merito, vi è un aspetto quanto meno paradossale su cui vorremmo tornare a soffermarci e di cui ci eravamo invero occupati già un anno fa. Mentre a Napoli, Milano, Lecce, Bologna le celle straripano, a Codigoro (Ferrara), Villalba (Caltanisetta), Minervino Murge (Bari), vi sono altrettante carceri… vuote. Alcune sono state inaugurate e mai utilizzate. Altre sono incompiute. Altre ancora sono state abbandonate al degrado. Qualcuna è divenuta rifugio di sfrattati. Qualcun’altra è stata soppressa o venduta a Comuni ed enti locali che continuano a lasciarla inutilizzata. Le cattedrali nel deserto che costellano lo Stivale, da Nord a Sud, e che nel corso degli anni hanno assorbito non poche risorse pubbliche per rimanere semplicemente inutilizzate, sono ben 40 [fonte: Il Messaggero]. Dal carcere di Morcone, provincia di Benevento, costruito, arredato e poi abbandonato, a quello di Revere (Mantova), dove i lavori, iniziati nei primi anni ’90, sono fermi dal 2000 e i locali sono già stati saccheggiati, da quello di Gela (Caltanissetta), progettato nel 1959, inaugurato nel 2007, ma ancora vuoto perché i sistemi di sicurezza devono essere adeguati, a quello di Arghillà, periferia nord di Reggio Calabria, ultimato nel 2005 – e costato niente meno che 90 milioni di euro –. Qui tutto è pronto: ci sono gli impianti di sicurezza, le telecamere a circuito chiuso, le celle per 300 detenuti, addirittura i computer e le scrivanie negli uffici amministrativi. Non manca nulla, insomma. Tranne la strada di accesso. Un paradosso nel paradosso che, come ha scritto Nino Cirillo su Il Messaggero, “gli esperti chiamano burocraticamente diseconomia carceraria”. Noi, che con il burocratese non siamo mai andati molto d’accordo, preferiamo invece chiamarla in altro modo: sprecopoli. LV n Le carceri italiane sono (sempre più) sull’orlo del collasso: nei 205 istituti di pena della Penisola, a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 43 mila posti, sono stipati oltre 65 mila detenuti (la metà dei quali, peraltro, in attesa di giudizio). In molte carceri, l’80 per cento delle quali ha più di cent’anni e una su cinque è stata costruita tra il 1200 e il 1500, il tasso di sovraffollamento ha già ampiamente superato il 200 per cento e le condizioni igieniche e di vivibilità sono “talvolta fuori dal principio costituzionale dell’umanità”. A dichiararlo, lo stesso Guardasigilli Alfano che ha proposto lo “stato di emergenza”, ottenendo dal Consiglio dei ministri il via libera al piano carceri che dovrebbe portare alla realizzazione di oltre 21 mila nuovi posti nei penitenziari italiani. Quello dell’edilizia penitenziaria è un capitolo spinoso attorno al quale periodicamente si riaccendono le polemiche: senza voler entrare nel merito, vi è un aspetto quanto meno paradossale su cui vorremmo tornare a soffermarci e di cui ci eravamo invero occupati già un anno fa. Mentre a Napoli, Milano, Lecce, Bologna le celle straripano, a Codigoro (Ferrara), Villalba (Caltanisetta), Minervino Murge (Bari), vi sono altrettante carceri… vuote. Alcune sono state inaugurate e mai utilizzate. Altre sono incompiute. Altre ancora sono state abbandonate al degrado. Qualcuna è divenuta rifugio di sfrattati. Qualcun’altra è stata soppressa o venduta a Comuni ed enti locali che continuano a lasciarla inutilizzata. Le cattedrali nel deserto che costellano lo Stivale, da Nord a Sud, e che nel corso degli anni hanno assorbito non poche risorse pubbliche per rimanere semplicemente inutilizzate, sono ben 40 [fonte: Il Messaggero]. Dal carcere di Morcone, provincia di Benevento, costruito, arredato e poi abbandonato, a quello di Revere (Mantova), dove i lavori, iniziati nei primi anni ’90, sono fermi dal 2000 e i locali sono già stati saccheggiati, da quello di Gela (Caltanissetta), progettato nel 1959, inaugurato nel 2007, ma ancora vuoto perché i sistemi di sicurezza devono essere adeguati, a quello di Arghillà, periferia nord di Reggio Calabria, ultimato nel 2005 – e costato niente meno che 90 milioni di euro –. Qui tutto è pronto: ci sono gli impianti di sicurezza, le telecamere a circuito chiuso, le celle per 300 detenuti, addirittura i computer e le scrivanie negli uffici amministrativi. Non manca nulla, insomma. Tranne la strada di accesso. Un paradosso nel paradosso che, come ha scritto Nino Cirillo su Il Messaggero, “gli esperti chiamano burocraticamente diseconomia carceraria”. Noi, che con il burocratese non siamo mai andati molto d’accordo, preferiamo invece chiamarla in altro modo: sprecopoli.LV nhttp://www.ilduemila.com/carceri-come-c ... incompiute ecco appunto.. si vede che le carceri danni proprio fastidio.. si vuole l'indulto a cadenza biennale.. così pure se ti mettono al gabbio.. poi ti tirano fuori..
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_________________ https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».
http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923 il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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