26/01/2014, 19:02
Wolframio ha scritto:chissa' x quale motivo le fonti informative non parlano mai di codeste situazioni,vogliono fare passare la libia come una nazione liberata??? e pacificata.....???
Perchè in programma ce ne sono ancora altre di questo genere di "liberazioni"
26/01/2014, 20:41
26/01/2014, 21:06
Ufologo 555 ha scritto:
Una cosa certa: la Libia stava ene con Gheddafi (e anche noi, con i trattati fatti ...); l'Egitto stava bene con Mubarack (e anche alleato con l'occidente ...); la Sirya non rompeva più di tanto tutt'al più se la prendeva on il Libano ...)
Praticamente un pisquano come Sarkozy che voleva essere messo in luce e nascondere gl'intrallazzi con Gheddafi ha rovinato tutto il Medio Oriente! (Immigrati compresi ...)![]()
27/01/2014, 09:14
27/01/2014, 10:43
27/01/2014, 12:33
02/02/2014, 09:50
02/02/2014, 10:11
02/02/2014, 10:20
02/02/2014, 13:21
02/02/2014, 17:29
ubatuba ha scritto:
Sempre più vicina la frantumazione della Libia
di Maria Carla C. - 30 gennaio 2014
Tra le insurrezioni arabe, quella libica fu la meno “rivoluzionaria”. La rivolta di Bengasi chiedeva libertà tacendone il vero movente: strappare a Tripoli il controllo del petrolio di cui abbonda la Cirenaica. Una pioggia di finanziamenti e forniture di armi arrivata dall’estero mirava a fare piazza pulita del pan-africanismo di Gheddafi.
A due anni di distanza dal rovesciamento del regime il Financial Time, massima pubblicazione economico-finanziaria, apertamente cita il gruppo svizzero Vitol, leader nel settore energetico, come patron della ribellione bengasina, nel quadro di un’intesa segreta fra Francia e Gran Bretagna. Gli eventi seguenti tuttavia non sono stati del tutto conformi alle aspettative internazionali.
I pozzi petroliferi e i terminali per l’esportazione non sono interamente controllati dal traballante governo di Ali Zeidan, ormai in dirittura per le dimissioni. Secondo gli ultimi dati, riportati il 21 gennaio dal quotidiano El Watan, le esportazioni di greggio in questo primo mese dell’anno accusano una perdita del 20%, che equivale a circa 10 miliardi di dollari, sulle previsioni formulate pochi mesi fa. Il Financial Time ha rotto gli indugi e lanciato una provocazione, o un’imbeccata?, chiedendo: è tempo di riconoscere in campo internazionale l’autoproclamato governo della Cirenaica?
Regioni Libia 300x241 Sempre più vicina la frantumazione della LibiaIl quadro che si verrebbe a creare qualora Bengasi sostituisse Tripoli come interlocutore internazionale è visibile nella mappa del territorio libico.
La Cirenaica è la regione potenzialmente ricca grazie al petrolio e al gas. Possiede un forte senso identitario cementato dalla ribellione contro il colonialismo italiano. E’ da anni territorio di reclutamento di combattenti islamisti. Derna ha fornito milizie a Iraq, Afghanistan e Siria.
La Tripolitania non ha risorse minerarie, presenta una forte componente di origine berbera che rivendica la propria specificità, ha la maggior concentrazione di popolazione libica in Tripoli , occupata soprattutto nel commercio e nel terziario. Senza un legame almeno federativo con la Cirenaica non potrebbe assicurare agli abitanti un livello di vita simile a quello di cui avevano goduto sotto il regime.
Il Fezzan dispone di riserve petrolifere e minerarie, ma il territorio si estende nel Sahara, la popolazione è un ventaglio di etnie fra le quali scoppiano incessantemente conflitti. Limitrofo al nord del Niger e al sud dell’Algeria, senza possibilità di presidiare i confini, è esposto alla penetrazione dei gruppi jiadisti. L’Aqmi, AlQaeda nel Magreb, dopo la caduta di Gheddafi e la destabilizzazione del Mali , è accorso in forze. Gli scontri di questi ultimi giorni nella zona della capitale Sebha, da molti attribuiti alla “resistenza verde” dei gheddafiani, sono il probabile avviso di una tattica di infiltrazione jiadista. Il governo non ha forze armate da inviare sul territorio, l’effetto di contrasto è stato affidato agli aerei da guerra che hanno causato vittime civili.
Collante delle tre regioni erano la mano forte del regime e le provvidenze economiche che, sebbene non equamente distribuite, consentivano lo sviluppo dell’iniziativa individuale nel commercio e nel turismo. Venendo mancare questa forma di coesione, la recente unità del paese – creato ne 1951 – è messa fortemente a rischio dalla pressione degli squilibri interni, dalle intromissioni dei potentati economici stranieri e dall’Aqmi che, in accordo con le narcomafie, si sta assicurando il corridoio di transito della droga che arriva dal Sud America per proseguire verso l’Europa. Insieme a quelli del traffico d’armi, questi proventi finanziano l’arruolamento e la formazione di nuovi gruppi jiadisti nei paesi del nord Africa e del Medio Oriente. Un governo democratico stabile è interesse dei libici, ma altrettanto lo è per tutte le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo.
http://www.corrieredellanotizia.it/semp ... NOTIZIA%29
questi sarebbero i benefici portati da''intervento in libia.......hanno portato alla poverta'uno dei popoli che di certo non salivano sui barconi x l'italia,e praticamente smembrato una nazione x puro interesse economico.....e noi ci siamo pure accodati
02/02/2014, 20:09
02/02/2014, 23:21
Ufologo 555 ha scritto:
Ma dai! Gli Usa con i Paesi islamici ..... Io direi l'islam contro l'occidente, quello sì! E' da secoli che ci provano ...
03/02/2014, 13:02
03/02/2014, 14:00