Cita:
Atlanticus81 ha scritto: Conflitto aereo tra forze francesi e NATO e forze italiane che hanno sacrificato un aereo di linea pur di difendere Gheddafi di ritorno dalla Jugoslavia...
http://www.storiainrete.com/4615/in-pri ... -e-italia/La questione non sarebbe stata
"NATO abbatte aereo di linea per errore"Ma
Italia tradisce la NATO e viene attaccata dai suoi stessi alleati...Capirete da soli forse conveniva tenere segreta tutta la questione...
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Riportiamo lo stralcio anche qui:
Parliamo ora di un’altra delle sue inchieste, quella sulla strage di Ustica, che sembra evocare scenari del tutto diversi da quelli descritti finora.
Apparentemente. In realtà ci aiuta a illuminarli meglio, consentendoci di intravedere con maggiore chiarezza una delle chiavi interpretative della storia tragica che abbiamo vissuto, proprio uno dei fili che percorre e lega le pagine di questo libro.
Vediamo. La sera del 27 giugno 1980 un DC-9 dell’Itavia esplode sul Tirreno mentre vola da Bologna a Palermo. Gli ottantun passeggeri a bordo muoiono tutti. Non hanno mai avuto giustizia: non ci sono colpevoli per quella strage, non esiste una verità giudiziaria. E i vertici dell’Aeronautica militare italiana dell’epoca, imputati di depistaggio, sono stati tutti assolti. Lei tuttavia ha raccolto una mole impressionante di materiale durante la sua istruttoria. Sulla base di quelle carte e delle informazioni emerse dopo i processi, è davvero possibile intravedere una verità?
Sì, abbiamo comunque raccolto elementi e informazioni che ci portano alla verità. Una verità però «indicibile», quella che non è stato possibile rivelare in occasione dell’inchiesta giudiziaria, come del resto è capitato in molte altre inchieste su episodi oscuri della storia italiana recente, a cominciare dalle stragi e dai legami internazionali del nostro terrorismo. Una verità, su Ustica, misconosciuta dalle sentenze assolutorie, ma che oggi viene affermata a mezza bocca anche dalle più alte istituzioni. Ma la si dice e poi quasi la si ritratta, nella speranza che, con il tempo, venga disinnescato il suo effetto deflagrante, e quindi venga rimossa.
Ustica, intanto, è un’intricatissima storia internazionale: questo si può dire?
Accidenti se lo è. Perché ci sono colpe e responsabilità dirette di più paesi. Per non parlare di tutti gli altri che sanno ma che non possono o non vogliono dire. Insomma, la strage di Ustica è un caso coperto dall’omertà internazionale, che è ancora più impenetrabile di quella di una semplice cosca mafiosa siciliana o di una ’ndrina calabrese. Tenga poi conto che le stragi «silenti», cioè senza rivendicazioni, come quella di Ustica e la quasi totalità delle stragi compiute in Italia, sono in genere dei messaggi da governo a governo, che i governi recepiscono e comprendono, agendo poi di conseguenza. Quella di Ustica, inspiegabile alle prime battute, si è poi immediatamente aggrovigliata soprattutto a causa di intese scellerate e di intrighi fra istituzioni nazionali e internazionali. (…)
Il DC-9 Itavia fu attaccato e abbattuto da altri aerei?
È assai probabile. Anzi, direi che è certo. Anche se penso che sia successo per errore: non era il DC-9 Itavia l’obiettivo, ma altri aerei che in quel momento volavano nella scia del DC-9 per proteggersi dalle intercettazioni dei radar. Questo lo abbiamo appurato. E possiamo affermare con certezza anche che gli attaccanti erano aerei militari, aerei da caccia. (…)
È possibile trarre una conclusione certa?
Direi proprio di sì. È evidente che il DC-9 fu abbattuto da uno o più aerei militari sicuramente indirizzati verso l’obiettivo da un’efficiente «guida caccia», un potente sistema radar in grado di «vedere» anche a centinaia di chilometri di distanza.
Ricapitolando, quella sera, quanti aerei erano in volo tra gli Appennini e il Tirreno?
Questo non è facile stabilirlo con esattezza. Dopo il decollo del DC-9 apparvero due caccia non identificati, che però scomparvero quasi subito ai radar: potrebbero essere atterrati o essersi nascosti dietro un aereo, probabilmente quello dell’Itavia. Poi c’era l’Awacs [Airborne Warning And Control System: radar volante. NdR] ; quindi uno o due caccia non identificati che puntarono sul DC-9; e, infine, i due caccia dello stormo di Grosseto, pilotati da Mario Naldini e Ivo Nutarelli.
I due ufficiali morti qualche anno dopo nell’incidente di Ramstein, durante un’esibizione delle Frecce tricolori?
Esatto. Ufficialmente stavano facendo esercitazioni, addestrando un allievo pilota. Intercettarono il DC-9 nel nord della Toscana, lo affiancarono e lo seguirono fino all’altezza di Grosseto. All’improvviso si accorsero che qualcosa non andava e lanciarono alla base il segnale di allarme, ma non via radio, «squoccando» elettronicamente invece il codice di emergenza. (…) E questa è una prova che Naldini e Nutarelli avevano visto qualcosa di veramente serio, e cioè che dietro l’aereo civile si nascondevano velivoli militari non Nato. Nei colloqui tra loro e con i loro colleghi della base di Grosseto, nei giorni successivi, uno dei due aveva detto che «era successo qualcosa di terribile, che c’era stato un vero e proprio combattimento aereo e che si era sfiorata addirittura una guerra».
Peccato che i due piloti italiani non ebbero il tempo di raccontare ai magistrati quello che avevano visto.
Già. Stavano forse per farlo perché io li avevo già chiamati a testimoniare ma, poco prima che potessi ascoltarli, morirono nell’incidente di Ramstein. Su quell’incidente la magistratura tedesca aprì un’indagine, però i risultati non ci vennero mai comunicati. (…)
A questo punto le devo porre la «madre di tutte le domande»: qual era la verità che non si poteva far conoscere all’opinione pubblica?
C’era un groviglio di verità «indicibili» che nascevano dalla nostra politica mediterranea, in particolare verso la Libia, e dall’irritazione che quella politica provocava nei nostri alleati europei. Se quelle verità fossero venute pubblicamente a galla, non sarebbero rimaste prive di conseguenze. (…)
L’aereo che viaggiava sotto la pancia del nostro DC-9 poteva essere quello di Gheddafi?
Secondo ragionevoli ipotesi, potevano essere uno o più caccia militari libici che tornavano dalla Jugoslavia utilizzando un corridoio senza la copertura del NADGE [NATO Air Defence Ground Environment, il coordinamento contraerei NATO, NdR]. Secondo ipotesi più recenti, quei caccia dovevano prelevare il leader libico sul Tirreno e scortarlo in un viaggio nell’Europa dell’Est. Ma, avvertito da qualcuno dell’imminente pericolo, all’altezza di Malta l’aereo avrebbe improvvisamente cambiato rotta per tornare in Libia. (…)
Chi voleva uccidere Gheddafi?
Di recente, a inchiesta giudiziaria ormai conclusa, dopo che le sentenze di assoluzione dei generali erano ormai divenute definitive, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che all’epoca era presidente del Consiglio, ha detto qualcosa in proposito. Riferendo informazioni provenienti dall’interno dei nostri servizi, ha parlato esplicitamente di una responsabilità francese. (…) Tenderei a escludere responsabilità dell’amministrazione americana dell’epoca. Primo, perché ne era a capo il democratico Jimmy Carter, che al tempo manteneva rapporti con la Libia; addirittura la riforniva di armi. Secondo, perché gli americani ci aiutarono nell’inchiesta, più degli italiani. La stampa italiana allora accusò brutalmente gli Stati Uniti, ma da Washington noi abbiamo avuto tutta la collaborazione possibile: dalle perizie di Macidull e Transue delle prime ore all’istituzione dell’«Ustica Desk», che dette risposte addirittura a un centinaio di rogatorie.
Ma, durante l’inchiesta, lei chiese informazioni anche ai francesi?
Sì, naturalmente. Ma ci fu opposta una chiusura totale. In tutte le epoche e da tutti i governi. Sia Valéry Giscard d’Estaing sia François Mitterrand si chiusero a riccio, persistendo nella politica di tutela assoluta dei segreti di Stato, a prescindere dal colore dei governi. Qualche indicazione preziosa la ricavai invece da un lungo colloquio con Alexandre de Marenches, il direttore dello Sdece, il servizio segreto esterno francese all’epoca di Ustica. (…) Mi disse che le mie ricerche in Francia non avrebbero sortito alcun effetto, perché se quei servizi avessero tentato un’operazione contro Gheddafi, non avrebbero lasciato alcuna prova. Però ci tenne anche a precisare che, secondo lui, il leader libico doveva essere messo nella condizione di non nuocere più, e farlo era il dovere di più governi.
E lei che sensazione ne ricavò?
Che avesse voluto dirmi la verità su Ustica, ma senza che io la potessi utilizzare sul piano giudiziario. Perché era certissimo che non avrei mai potuto trovare prove nelle carte dello Sdece. Comunque, una volta chiusa l’inchiesta, sono emersi frammenti di verità. Abbiamo già detto delle ammissioni di Cossiga. E poi la notizia, molto attendibile, che l’operazione partì dalla portaerei francese Clemenceau, che si trovava a sud della Corsica e aveva la copertura radar della base a terra di Solenzara. (…)
È possibile, comunque, che l’attacco francese contro Gheddafi avesse in qualche modo la copertura di altri stati interessati all’eliminazione del leader libico?
Visti i rischi che l’operazione avrebbe comportato sia sul piano militare sia su quello degli equilibri internazionali, era bene che se ne occupasse un solo governo. Di sicuro, però, c’erano diversi paesi interessati a una soluzione forte e definitiva del «problema Gheddafi». L’eliminazione del leader libico su Ustica sarebbe stata soltanto la prima fase di un progetto assai più vasto e complesso che prevedeva anche interventi via terra sulla Libia. La caduta del regime di Tripoli avrebbe avuto come conseguenza un riordino dell’intero assetto nordafricano e subsahariano e una nuova spartizione dell’influenza in queste aree ricchissime di risorse. A tutto svantaggio della presenza italiana.
Giovanni Fasanella e Rosario Priore
Per gentile concessione
dell’editore Chiare Lettere
Nella parte sottolineata emerge che la storia di Gheddafi, è stata semplicemente
"sussurrata" da Alexandre de Marenches, il direttore dello Sdece, il servizio segreto
esterno francese all’epoca di Ustica. Tuttavia, e questo è un mio personale parere,
non è detto - nonostante l'impegno da parte del Giudice Priore - che questa sia la
"verità assoluta".
Anche perchè, va ricordato, la Francia ha una serie di assi nella manica
relativamente alla questione UFO...... suggerisco a tal proposito un
approfondimento:
La Francia e gli Extraterrestrihttp://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=7714