Ho sempre provato simpatia per il popolo curdo (come per ogni popolazione oppressa).
Questo cambio di strategia da parte dell' Occidente è sorprendente.
Se, da un lato, rientra ormai nella tradizione armare i gruppi che si oppongono al nemico di turno in Medioriente, i curdi per le loro caratteristiche rappresentano un azzardo non da poco.
Difatti, oltre alla possibilità - che io considero praticamente una certezza - che colgano l' occasione per creare un loro stato almeno di fatto in Iraq, potrebbero poi muovere lo scontro oltre confine.
Il rischio di instabilità nell' area è notevole.
Inoltre va sottolineato, come diceva Di Battista (M5S) nel suo famigerato discorso, che il Medioriente attuale è frutto della spartizione anglo-francese dopo la Prima Guerra Mondiale.
A seguito della caduta dell' Impero Ottomano, gli attuali confini sono stati disegnati, creando Stati artificiali senza alcun fondamento storico.
Il caso dell' Iraq, dove vivono decine di minoranze, è emblematico.
Di Battista sosteneva, al punto 5, che "non sta scritto da nessuna parte che popoli diversi debbano stare sotto la stessa bandiera" e che era giunto il momento di ridiscutere i confini su base etnica.
Forse questo particolare punto del discorso di Di Battista non è sostenuto solo dal parlamentare del Movimento 5 Stelle, se capite cosa intendo.
Oggi infatti la situazione è cambiata ed è particolare:
i confini sono rimasti gli stessi, ma le potenze coloniali che si dividevano la torta d' amore e d' accordo sono andate e hanno lasciato il posto alle due Superpotenze rivali, USA e Russia.
Ricordate quello che è successo in Siria, quando il veto russo e cinese impedì agli USA di intervenire a sostengo dei ribelli contro Assad, alleato russo?
L' attuale configurazione dei confini mediorientali non piace più a nessuno:
non risponde più alle divisioni attuali tra le forze contrapposte, creando una situazione di stallo che è stata la causa della nascita dello stato jihadista dell' ISIS
e continua a creare problemi agli abitanti di quegli stessi Stati, che già non riescono a instaurare una convivenza pacifica tra le due componenti maggiori, sunniti e sciiti, figuarsi le minoranze etniche, tutte costrette sotto lo stesso "blob" statale.
E' possibile che a Washington, e forse non solo, stiano pensando di rimettere mano alla cartina geografica del medioriente
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Dopottutto il rifiuto di spendere altre risorse militari in quell' area non comporterebbe un ostacolo in quanto non avrebbero neanche bisogno di mandare migliaia di soldati per buttare giù gli Stati attuali e poi ridisegnarli:
ci penserà l' ISIS a farlo, sostituendosi a tutte le realtà esistenti, se non si fa nulla per fermarlo.
Se invece si armano i gruppi etnici che oppongono resistenza, ma che hanno poi i loro obiettivi differenti dall' attuale assetto dell' area, ecco che qualcun altro farà il lavoro al posto nostro sia contro il jihadismo che in questa ottica di ridefinizione dell' area.
Si lascerebbe insomma, in questa ipotesi, che siano gli stessi gruppi etnici a condurre il gioco e ridisegnare l' area in maniera più naturale e quindi funzionale alla stabilità.
Questo agirebbe come un "reset" in cui le due Superpotenze dovrebbero entrambe ricominciare da capo per dividersi le zone di influenza, probabilmente stavolta d' accordo, per evitare il ripetersi di quanto successo in Siria con l' ascesa dell' ISIS.
Questo perchè a differenza dell' Ucraina, dove la divisione tra le due Superpotenze è feroce, tutti sanno che il Medioriente è fonte naturale di guai per tutti se lasciato incontrollato.
Questa è la mia piccola ipotesi. Staremo a vedere.
Aztlan