EMERGENZA SANITARIA
Ebola, c’è il primo morto in Germania È un funzionario sudanese dell’Onu
L’annuncio dell’ospedale di Lipsia. Il medico di 56 anni proveniva dalla Liberia. Era arrivato giovedì in Germania. L’0ms: 4.447 morti, 9.000 casi entro la settimana

È deceduto nell’ospedale di Lipsia in Germania il dipendente Onu 56enne proveniente dalla Liberia che era stato ricoverato giovedì dopo aver contratto il virus di Ebola.La vittima, Mohammed A. era un medico sudanese che lavorava per l’Onu in Liberia, il Paese dell’Africa Occidentale più colpito da virus. A dare la notizia del decesso lo stesso ospedale di Lipsia, il St George, dove era ricoverato. L’uomo era arrivato in Germania giovedì a bordo di un aereo attrezzato. Il primo decesso per Ebola in Germania arriva nel giorno in cui l’Organizzazione mondiale della Sanità diffonde il nuovo terribile bollettino: i morti sono saliti a 4.447 mentre il totale dei casi è salito a 8.914 e raggiungerà i 9mila entro la settimana. Non solo, l’Oms lancia un nuovo allarme: entro dicembre di quest’anno i casi di Ebola potrebbero salire fino a 10 mila a settimana in Guinea, Sierra Leone e Liberia se non verrà intensificata la risposta all’epidemia. «Il tasso di mortalità è aumentato dal 50% al 70% - ha spiegato Bruce Aylward, vicedirettore dell’Oms - ed è tipico di una malattia ad alta mortalità». In alcune zone calde si è però registrato un lieve calo della velocità di diffusione.
Era il terzo malato di Ebola in Germania
Il medico sudanese Mohammed A. era il terzo malato di Ebola in Germania. «Nonostante le cure mediche intensive e gli sforzi del personale medico il dipendente delle Nazioni Uniti non ce l’ha fatta» hanno spiegato i vertici dell’ospedale St George. Il medico era stato posto in una struttura di isolamento speciale del Reparto malattie infettive e tropicali. Secondo l’ospedale non sussistono pericoli di infezione per altri pazienti o visitatori. I medici dell’ospedale St George avevano definito la situazione del paziente, che aveva contratto il virus in Liberia, «estremamente grave, ma stabile». Era il terzo malato di Ebola arrivato in Germania. All’ospedale di Francoforte è ricoverato un medico ugandese, mentre dopo cinque settimane di cure l’ospedale di Amburgo ha dimesso il primo malato di Ebola, un esperto senegalese dell’Oms, trasferito in Germania. L’ospedale di Lipsia è uno sette dei centri clinici in Germania dotati di unità di isolamento per i malati affetti di malattia fortemente contagiose
Controlli all’aeroporto di Heathrow
Da martedì sono intanto partiti all’aeroporto londinese di Heathrow controlli più serrati sui passeggeri che arrivano dai Paesi dell’Africa occidentale colpiti dall’epidemia di ebola. Lo ha annunciato alla Camera dei Comuni il segretario della Sanità britannica Jeremy Hunt spiegando che il virus potrebbe raggiungere il Regno Unito. «È probabile che l’ebola arrivi nel Regno Unito e una decina di casi potrebbero essere confermati nei prossimi tre mesi», ha spiegato Hunt. Le nuove misure aeroportuali, che prevedono anche il controllo della temperatura e un questionario, cominceranno da Heatrow ma entro la fine della settimana si amplieranno all’aeroporto di Gatwick e alle stazioni ferroviarie dell’Eurostar che collega Londra con Parigi e Bruxelles, scali internazionali per i voli dall’Africa. In questo modo, dovrebbe essere controllato l’89% delle persone che viaggiano nel Regno Unito da Liberia, Guinea e Sierra Leone.
Le condizioni delle infermiere
Gravi e stazionarie sono le condizioni di Nina Pham, 26 anni l’infermiera americana rimasta contagiata dal virus dell’Ebola dopo essersi presa cura del paziente liberiano Eric Duncan poi morto. Ha ricevuto una trasfusione di sangue da Kent Brantly, il primo americano ad essere contagiato e sopravvissuto. Il medico, guarito grazie ad una cura sperimentale, ha donato il sangue a tre pazienti, inclusa l’infermiera. La giovane è in cura nel Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas ed è entrata in contatto con Duncan insieme ad almeno altre 70 persone. Anche per l’infermiera contagiata a Madrid, Teresa Romero, le condizioni continuano ad essere «stazionarie nella gravità», secondo l’ultimo bollettino medico, anche se le possibilità di guarigione aumentano a partire da martedì, quando si compiono 15 giorni da quando la paziente ha cominciato ad avvertire i primi sintomi della malattia. Lo ha detto oggi ai media Fernando de la Calle, dell’unità di Medicina Tropicale dell’ospedale Carlo III di Madrid, dove è ricoverata l’infermiera. Ha poi confermato che in questo momento in Spagna l’infermiera è l’unica persona che può trasmettere il virus. Le altre 15 persone ricoverate sotto osservazione sono «asintomatiche», come comunica il comitato speciale diffuso venerdì dal governo per fronteggiare la crisi. Un altro centinaio di persone restano sotto vigilanza per contatti indiretti con la donna contagiata.