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Grigio
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 Oggetto del messaggio: Un'isola di rifiuti nel Pacifico
MessaggioInviato: 19/08/2009, 14:35 
WASHINGTON, Stati Uniti - Dall'alto potrebbe assomigliare ad una gigantesca isola. Ma nessuno può approdarvi e scendervi. In realtà si tratta di una gigantesca concentrazione di spazzatura che arriva soprattutto dagli Stati Uniti e che per una serie di correnti a spirale si concentra in un’area remota dell'Oceano Pacifico.

Si estende su un diametro di circa 2500 chilometri ed è un concentrato senza uguali di spazzatura, dove per l'80 per cento è plastica. Il fenomeno, poco conosciuto, è noto come Pacific Trash Vortex e stando ad un rilevamento realizzato in queste ultime settimane sembra aver assunto dimensioni mai raggiunte da quando negli Anni Cinquanta, il fenomeno iniziò a manifestarsi.

Chris Parry del California Coastal Commission di San Francisco (Usa) è colui che ha guidato il recente sopralluogo: "Arrivando nell’area si osserva all’orizzonte qualcosa che assomiglia ad un’isola. Non è un miraggio, né una vera isola, ma un condensato tale di spazzatura che se la si pesasse raggiungerebbe i 3,5 tonnellate di peso".

La discarica interessa i primi 30 metri di mare e sta facendo piazza pulita di ogni forma di vita. Spesso una parte di tutto ciò, nel roteare continuo, finisce anche sulle spiagge delle Isole Hawaii dove si arena dando origine a depositi di plastica e altro spessi anche alcuni metri.

Il materiale che viene per lo più rilasciato in mare dagli Stati Uniti finisce in quell’area dell’Oceano Pacifico in seguito alla presenza della North Pacific Subtropical Gyre, una lenta corrente oceanica che si muove in senso orario a spirale, prodotta da un sistema di correnti ad alta pressione.

Per questa particolare situazione, l’area del Pacifico è poco o nulla frequentata sia dai pescherecci che da altre navi e dunque il fenomeno della discarica sfugge all’occhio dei più.

Ma quanto succede in quel remoto luogo dell’oceano è solo la punta dell’iceberg dei problemi che produce la plastica, soprattutto quella non biodegradabile, che contrariamente a quanto si pensa, è ancora molto utilizzata. Essa si distrugge solo in porzioni molto piccole, ma non nei suoi elementi primi. E i piccoli pezzetti di plastica creano un danno maggiore alle specie marine perché più facilmente inghiottibili.

Simulazione del Vortice di Plastica nel Pacifico e una vittima dei rifiuti galleggianti rimasta intrappolata in un cerchio di plastica e cresciuta in modo anomalo.
ImmagineImmagine

Simulazione del Vortice di Plastica nel Pacifico
http://www.greenpeace.org/international/assets/binaries/trash_vortex.swf

Fonte: http://www.scienze.tv/node/1535



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MessaggioInviato: 20/08/2009, 13:39 
pazzesco [:13]

e nessuna nazione (spetterebbe agli usa) si fa carico di pulire quell'immondezzaio? Complimenti ai governi per la loro serietà [:213] [:213] [:213] [:89]



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MessaggioInviato: 20/08/2009, 14:13 
Cita:
cagliari79 ha scritto:

pazzesco [:13]

e nessuna nazione (spetterebbe agli usa) si fa carico di pulire quell'immondezzaio? Complimenti ai governi per la loro serietà [:213] [:213] [:213] [:89]


E che gli importa...tanto loro contano sul fatto di morire prima e lasciare la grana ai posteri.
Oggi al TG2 hanno parlato della questione in toni molto soft (ovviamente)...sembrerebbe che nei nostri mari ci siano....pare che...ma senza fare riferimento a questa isola di rifiuti....tanto per ribadire ancora una volta che le cose le diranno pure...ma la gente non si deve preoccupare più di tanto...e poi ci meravigliamo se abbiamo nel sangue qualsiasi tipo di sostanza tossica....chissà come mai eh!
Ecco perché mi arrabbio quando leggo di mirabolanti progetti di colonizzare altri pianeti....abbiamo ampiamente dimostrato di non saperci prendere cura dell'uncio che ci é stato donato....e vorremmo pure contaminarne altri? Siamo ridicoli e ancora molto molto arretrati, e questo nessuno lo può contestare, perché i fatti parlano chiaro.



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MessaggioInviato: 20/08/2009, 15:32 
Non voglio sbagliarmi, ma giorni fa ho visto un servizio televisivo che informava di una prima nave prototipo per il recupero della plastica e la conversione in idrocarburi, era diretta nel pattume oceanico, ma non conosco altri dettagli



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MessaggioInviato: 21/08/2009, 12:39 
Cita:
rico61 ha scritto:

Non voglio sbagliarmi, ma giorni fa ho visto un servizio televisivo che informava di una prima nave prototipo per il recupero della plastica e la conversione in idrocarburi, era diretta nel pattume oceanico, ma non conosco altri dettagli


In modo diversi la notizia circola da tempo...sicuramente non ti sbagli [;)]



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MessaggioInviato: 21/08/2009, 12:53 
gli artefici della fine del mondo siamo noi stessi e questa ne è la prova definitiva [V]



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MessaggioInviato: 21/08/2009, 12:57 
Cita:
inconscio ha scritto:

gli artefici della fine del mondo siamo noi stessi e questa ne è la prova definitiva [V]


Questo é fuori discussione...più che di presunti invasori alieni ci dobbiamo preoccupare di noi stessi...e della stupidità di cui siamo capaci.



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MessaggioInviato: 10/06/2012, 19:56 
L'ISOLA DI PLASTICA DEL PACIFICO ? NON ESISTE.

Negli ultimi tre anni si è sentito parecchio discutere su quella che è stata definita "isola di plastica del Pacifico", un ammasso di frammenti plastici che si è formato nella regione settentrionale dell'Oceano Pacifico per via di una specifica combinazione di venti e correnti oceaniche.

Una delle fotografie più celebri, quando si affronta questo argomento, è quella di un uomo che percorre in canoa uno specchio d'acqua occupato interamente da rifiuti; ma quanto è corretta questa raffigurazione dell'isola di plastica del Pacifico?

Il sito Io9 ha intervistato la biologa marina Miriam Goldstein, ricercatrice dello Scripps Institution che si è dedicata per anni allo studio della ciclo marino della plastica e del suo impatto sull'ecosistema oceanico.

"L'immagine del tizio nella canoa mi ha perseguitato per tutta la mia carriera" afferma Goldstein. "Credo che qualcuno abbia voluto mostrare qualcosa di drammatico per illustrare la sua storia, e grazie alla magia di Internet, la fotografia è stata mal interpretata".

L'immagine, infatti, è stata scattata nei pressi del porto di Manila, da tutt'altra parte del pianeta rispetto all'isola di plastica del Pacifico. Questo non ha fatto altro che alimentare interpretazioni sempre meno corrette della realtà della plastica nei nostri oceani, creando leggende metropolitane che Goldstein ha contribuito ha svelare.

Il primo esempio di informazione non corretta è proprio il fatto che ci sia un'isola di plastica che galleggia nel bel mezzo del Pacifico settentrionale. "Non abbiamo mai visto nulla di simile a quell'immagine" spiega la ricercatrice. "Non l'ho mai vista personalmente, e non la vedremo mai dalle immagini satellitari".

Quella che è stata definita "isola" non è altro che un ammasso di milioni di frammenti microscopici grandi pochi millimetri che ricoprono circa 5000 km quadrati di oceano. Ci sono anche oggetti di medie dimensioni, come bottiglie e sacchetti, ma la maggior parte della plastica è quasi invisibile ad occhio nudo prima dei campionamenti dei ricercatori.

Per scoprire l'accumulo di plastica in questa regione del Pacifico i ricercatori hanno dovuto prelevare e filtrare l'acqua marina decine di volte al giorno nel corso di diversi viaggi all'interno dell'ammasso di plastica, percorrendo migliaia di chilometri nel bel mezzo dell'oceano.

In alcuni dei prelievi, la totalità dei campioni mostrava grandi quantitativi di frammenti microscopici di plastica. Sappiamo che la plastica tende ad accumularsi in questa regione perchè il metodo di analisi utilizzato da Goldstein è ormai ampiamente collaudato, e ci sono record storici di altri prelievi nella stessa zona di oceano. "I detriti microplastici nel nord Pacifico sono aumentati di due ordini di grandezza tra il 1972-187 e il 199-2010, sia quantitativamente che nella densità".

E' vero, quindi, che c'è una regione di Oceano Pacifico popolata da plastica. Ma se vi aspettate di vedere un'isola galleggiante composta da bottiglie e pneumatici, la delusione è dietro l'angolo.

Un'altra questione interpretata non correttamente dai media è la letalità della plastica. E' assolutamente vero che molti animali sono a serio rischio di sopravvivenza per colpa dei rifiuti plastici; altri, tuttavia, sembrano non badare minimamente al problema, o addirittura prosperare tra i materiali sintetici.

La realtà è che la plastica, solo per il fatto di essere tale, non sembra uccidere la maggior parte degli animali. "Alcune ricerche sugli albatri mostrano una correlazione tra la plastica e la malnutrizione, e si possono osservare molti pulcini morti per via dei loro stomaci pieni zeppi di plastica. Il problema è che non sappiamo se ci siano degli uccelli che ingeriscono plastica e sopravvivono".

Il problema si fa più complicato con i pesci, dato che sono stati trovati alcuni esemplari, apparentemente in salute, che avevano ingerito materiali plastici. Senza contare alcuni animali, come i "ragni d'acqua" (gerridi), alcuni granchi e invertebrati, che sfruttano la plastica per prosperare come mai era successo nella loro storia recente.

In una ricerca precedente, ad esempio, la Goldstein e i suoi colleghi hanno scoperto che i gerridi stanno sfruttando la plastica per deporre uova in quantitativi estremamente superiori alla norma. Questo non significa che i nostri mari sono destinati ad essere invasi da ragni d'acqua, ma che c'è abbondanza di biomassa commestibile (le uova dei gerridi) per altri animali acquatici, come alcune specie di pesci o microrgranismi non ancora ben conosciuti.

Non è del tutto corretto, quindi, affermare che la plastica stia distruggendo ogni forma di vita marina. E' corretto dire, invece, che la plastisfera sta cambiando l'equilibrio degli ecosistemi acquatici.

"Una delle principali preoccupazioni è che una superficie solida possa trasportare specie invasive" spiega Goldstein. "Alcuni animali sono bravi a fare l'autostop e possono essere distruttivi. Aggiungendo grossi pezzi di plastica, queste specie possono muoversi più facilmente, e possono introdursi in posti come le isole del nord Pacifico, in cui ci sono alcune delle barriere coralline più belle del mondo".

La plastica, quindi, non è un veleno che uccide qualunque forma di vita incontri sul suo cammino. E' una variabile aggiuntiva nel complesso sistema ambientale marino, variabile che sta modificando l'intero equilibrio del pianeta.

Studiare l'ammasso di plastica del Pacifico contribuirà sicuramente a creare nuove e accurate ipotesi sull'impatto futuro dei rifiuti sintetici. Con la scomparsa di alcune specie, altre prenderanno il loro posto, cambiando completamente la catena alimentare marina e il nostro stile di vita.




http://www.antikitera.net/news.asp?id=11701&T=5


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MessaggioInviato: 10/06/2012, 22:00 


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nemesis-gt ha scritto:




Che roba...... [:(]



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Occore fare una bonifica di quell'area... Il problema che se è grande come il texas il costo è enorme e in un crisi economica così grande non lo faranno mai [:(!] [:(!]. Spero che in un futuro non prossimo un flotta di navi possa ripulire quell'area e magari riciclarne tutto il materiale plastico.



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 Oggetto del messaggio: Re: Un'isola di rifiuti nel Pacifico
MessaggioInviato: 08/06/2015, 01:24 
Cita:
Ocean Cleanup Array – Operativo in Giappone dal 2016

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The Ocean Cleanup Array, cosa vi ricorda? È il progetto ideato dall’allora 19enne Boyan Slat che aveva ideato una soluzione per eliminare le microplastiche dagli oceani. Dal 2013, quando è stato annunciato per la prima volta, Ocean Cleanup Array ha fatto tanti passi avanti. Ma dal 2016 diventerà ufficialmente il primo sistema di pulizia degli oceani.

Un’idea semplice, ma in grado di raccogliere 7.250.000 tonnellate di rifiuti in soli 5 anni, come confermato dallo studio di fattibilità, lo scorso anno. Il dispositivo è formato da una piattaforma a cui sono collegate due lunghe panne, in grado di intercettare e trattenere i rifiuti galleggianti anche di piccole dimensioni.

È stato lo stesso Boyan, oggi ventenne fondatore e CEO di The Cleanup Ocean, ad annunciare che il suo Array sarà il primo sistema al mondo utilizzato per ripulire passivamente l’inquinamento prodotto dalla plastica negli oceani. La conferma è arrivata in occasione della conferenza dedicata alla tecnologica più grande dell’Asia, il Seoul Digital Forum, in Corea del Sud.

Si parte proprio dall’Asia, precisamente dal Giappone, dove l’Array verrà distribuito e messo in funzione nella seconda metà del 2016. Le prime acque ad essere ripulite dalla plastica saranno quelle al largo della costa di Tsushima, un’isola situata tra il Giappone e la Corea del Sud, oggi oggetto di ricerca.

Come funziona?
L’Ocean Cleanup Array, lo ricordiamo, è formato da due lunghe braccia che si trovano a pelo d’acqua.

Il dispositivo è profondo circa 3 metri, in modo tale da intercettare la maggior parte della plastica che si trova in mare.

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I rifiuti vengono così catturati dalle panne che non si muovono dalla loro posizione ma che agiscono come una sorta di grande imbuto, dove la plastica viene spinta proprio dall’angolo dei bracci. Una volta fatta arrivare alla piattaforma di raccolta, viene filtrata, separata dal plancton e conservata per il riciclo.

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Quello in funzione in Giappone, il prossimo anno, avrà le due braccia lunghe circa 2.000 metri, diventando così la più lunga struttura galleggiante mai stesa in mare (battendo il record attuale di 1000 metri detenuti dal Tokyo Mega-Float).

Ocean Cleanup Array sarà operativo per almeno due anni, durante i quali eliminerà la plastica prima che essa possa raggiungere le coste dell’isola di Tsushima. Quest’ultima sta anche valutando se i rifiuti raccolti possano essere utilizzati come fonte di energia alternativa.

Perché Tsushima? Una scelta non casuale visto che qui il problema dell’inquinamento in mare è molto grave. Ciò ha portato i il governo locale a cercare soluzioni innovative per risolverlo.

“Prendersi cura del problema rifiuti degli oceani del mondo è una delle più grandi sfide ambientali che l’umanità si trova ad affrontare oggi” ha detto Boyan Slat, secondo cui si tratta del primo passo verso l’obiettivo di ripulire la Great Pacific Garbage Patch. “Questa distribuzione ci permetterà di studiare l’efficienza e la durata del sistema nel tempo”.

Diffondere il più possibile questa soluzione è un’importante pietra miliare della missione del Cleanup Ocean per eliminare l’inquinamento della plastica dagli oceani. Entro cinque anni, dopo una serie di installazioni, Cleanup Ocean prevede di implementare un sistema di 100 chilometri per ripulire circa la metà della Great Pacific Garbage Patch, tra le Hawaii e la California.


http://www.altrogiornale.org/ocean-clea ... -dal-2016/


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 Oggetto del messaggio: Re: Un'isola di rifiuti nel Pacifico
MessaggioInviato: 08/06/2015, 01:53 
idea semplice e geniale!



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