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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 31/03/2015, 14:45 
Non se ne esce più, l'inerzia è inarrestabile.



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 31/03/2015, 23:30 
A proposito di inerzia inarrestabile...

Cita:
FONTE WIKILEAKS.ORG

L’ACCORDO SEGRETO DI PARTENARIATO TRANS-PACIFICO [TTP] – IL CAPITOLO INVESTIMENTI

WikiLeaks pubblica oggi [25-03-2015] il "Capitolo Investimenti" dei negoziati segreti che sono in corso per il Trattato TPP [Trans-Pacific Partnership, https://wikileaks.org/tpp-investment/WikiLeaks-TPP-Investment-Chapter.pdf]. Il documento aggiunge alle precedenti pubblicazioni fatte da WikiLeaks i capitoli relativi ai diritti di proprietà intellettuale (Novembre 2013) e all'ambiente (Gennaio 2014).
Il Capitolo Investimenti del TTP, pubblicato oggi, è del 20 Gennaio 2015. Il documento è classificato come “segreto” e tale sarebbe dovuto essere per i quattro anni successivi alla sua entrata in vigore o, in mancanza di accordo, per i quattro anni successivi alla chiusura dei negoziati.

Julian Assange, editore di WikiLeaks, ha sostenuto che: "Il TPP ha segretamente previsto l’istituzione di un “Tribunale Sovranazionale” autocefalo [non dovrà rispondere a nessuno delle proprie decisioni], nell’ambito del quale le Multinazionali potranno citare in giudizio gli Stati Nazionali. Questo sistema è una sfida alla loro sovranità parlamentare e giudiciale. Tribunali di questo tipo sono già stati implementati per “raffreddare” l'adozione di misure volte alla tutela dell’ambiente, della salute pubblica e delle politiche di trasporto pubblico".

Gli Stati attualmente impegnati nella trattativa sono: Stati Uniti, Giappone, Messico, Canada, Australia, Malesia, Cile, Singapore, Perù, Vietnam, Nuova Zelanda e Brunei. Il TPP è il più grande Trattato economico della storia, perché comprende paesi che da soli rappresentano oltre il 40% del Pil mondiale.

Il Capitolo Investimenti evidenzia l'intento delle parti – che stanno negoziando il TPP sotto la guida degli Stati Uniti – di aumentare il potere delle Multinazionali creando una “Corte Sovranazionale”, ovvero un Tribunale nell’ambito del quale le imprese straniere possono "denunciare" gli Stati e ottenere un risarcimento da parte dei contribuenti "per i mancati utili futuri". Questi “Tribunali per la Risoluzione delle Controversie tra Investitori e Stati” [ISDS] sono stati progettati allo scopo di annullare i sistemi giudiziari nazionali.

I Tribunali ISDS introducono un meccanismo attraverso il quale le imprese multinazionali possono costringere i Governi a pagare un risarcimento, qualora dovesse essere affermato che le leggi o le politiche di un paese stanno influenzando [negativamente] gli utili futuri rivendicati dall'azienda ricorrente. Gli Stati, in cambio, sperano che le Multinazionali possano investire di più nei loro paesi.

Meccanismi similari, del resto, sono già stati precedentemente utilizzati. L’americana Phillip Morris, ad esempio, ha utilizzato uno di questi Tribunali per citare in giudizio l'Australia [Giugno 2011 – giudizio in corso], per ottenere che le confezioni dei prodotti derivati dal tabacco non contengano riferimenti ai danni causati dal fumo, in sostituzione di quelle correntemente utilizzate per motivi di salute pubblica.

Il gigante petrolifero Chevron, invece, ne ha utilizzato uno simile contro l'Ecuador, nel tentativo di sfuggire ad una sentenza miliardaria emessa a compensazione dell’inquinamento ambientale, mentre il Canada è stato citato in giudizio nel 2008/2009 dalle società produttrici di pesticidi, nel tentativo di “raffreddare” la minaccia di future leggi a tutela dell’ambiente.

I Tribunali ISDS sono spesso tenuti segreti, non hanno alcun meccanismo di ricorso in appello, non sono subordinati alle leggi sui diritti umani o a quelle sull'interesse pubblico, ed infine hanno pochi meccanismi attraverso i quali le altre parti interessate possono essere rappresentate.

I negoziati TPP sono stati segretamente portati avanti per cinque anni e sono ora in fase di ultimazione. Negli Stati Uniti l'Amministrazione Obama ha in programma di porre il Trattato su una corsia preferenziale, per “attraversare il Congresso” senza che i parlamentari eletti possano discutere o votare sui singoli provvedimenti.

Tutto questo, tuttavia, sta incontrando una crescente opposizione, risultato di un controllo pubblico finalmente implementato come conseguenza delle precedenti pubblicazioni dei documenti negoziali fatte da WikiLeaks.
Il TPP è stato impostato in modo tale da poter essere il precursore di un accordo altrettanto segreto tra Stati Uniti e Unione Europea, il TTIP, “Transatlantic Trade and Investment Partnership” [Trattato Transatlantico sul Commercio e sugli Investimenti].

I negoziati per il TTIP sono stati avviati dall'Amministrazione Obama nel Gennaio del 2013. Messi insieme, il TPP ed il TTIP copriranno oltre il 60% del Pil mondiale. Il terzo Trattato dello stesso tipo, anch’esso negoziato in segreto, è il TISA, relativo allo scambio di servizi, tra i quali il settore finanziario e quello della salute. Questo Trattato copre 50 paesi, tra i quali gli Stati Uniti e tutti i paesi dell'UE.

WikiLeaks ha pubblicato il testo di questo progetto segreto nell'allegato finanziario del TISA [insieme ad altri commenti e rivelazioni], nel mese di Giugno del 2014 [https://search.wikileaks.org/search?q=TISA+June+2014].

Tutti questi accordi sul cosiddetto "libero mercato" sono negoziati al di fuori dal quadro di riferimento costituito dall'Organizzazione Mondiale per il Commercio [OMC o WTO]. Questi Trattati [TTP e TTIP] non coinvolgono i cosiddetti paesi BRIC – Brasile, Russia, India e Cina.


Fonte: https://wikileaks.org

Link Originale: https://wikileaks.org/tpp-investment/press.html

25.03.2015

Scelto e tradotto per http://www.comedonchisvciotte.org da FRANCO



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 03/04/2015, 11:43 
Continuiamo a pensare, erroneamente a mio parere, che la politica economica occidentale stia sbagliando.

Certamente è vero dal nostro punto di vista... Ma per altri, per pochissimi altri, è vero l'esatto contrario.

I PREDATORI DEL SISTEMA

[...] Nella situa­zione attuale assi­stiamo al dispie­gare di forme estreme di con­cen­tra­zione della ric­chezza. Basti pen­sare che negli ultimi 25 anni la con­cen­tra­zione della ric­chezza nelle mani dell’un per cento della popo­la­zione ha visto un balzo del 60 per cento.

Per essere più chiara: i primi 100 miliar­dari degli Stati Uniti hanno visto i loro red­diti cre­scere di 240 miliardi di dol­lari solo nel 2012. Una cifra che, se redi­stri­buita, avrebbe posto fine alla povertà di milioni e milioni di per­sone sem­pre negli Stati Uniti.

Altri dati: nel 2002, cioè pochi anni prima della data che indica l’inizio della crisi glo­bale, le ban­che ave­vano assi­stito alla cre­scita dei loro pro­fitti del 160 per cento, pas­sando da 40 miliardi a 105 miliardi di dol­lari, cioè una volta e mezza il pro­dotto interno lordo su scala pla­ne­ta­ria. Nel 2010, cioè in un periodo di crisi, i pro­fitti delle cor­po­ra­tion sta­tu­ni­tensi sono saliti di 355 milioni rispetto il 2009. A fronte di que­ste cifre da capo­giro, negli Stati Uniti le tasse sui red­diti delle imprese sono solo di 1,9 miliardi di dollari.

I ric­chi e le imprese glo­bali non pote­vano da soli rag­giun­gere que­sto intenso tasso di con­cen­tra­zione della ric­chezza. Hanno avuto biso­gno di un «aiuto siste­mico», cioè di un milieu di inno­va­tive tec­ni­che finan­zia­rie e sup­porto gover­na­tivo. L’esito è stato appunto la for­ma­zione di una élite glo­bale che si auto­rap­pre­senta come un mondo a parte che trae forza dalle poli­ti­che eco­no­mi­che, dalle leggi sta­bi­lite a livello nazio­nale, ma anche glo­bale. Da que­sto punto di vista, i governi hanno svolto un fon­da­men­tale ruolo di inter­me­dia­zione, teso a ren­dere opaco, meglio fosco ciò che stava acca­dendo.

Siamo quindi di fronte a un com­plesso dispo­si­tivo fina­liz­zato alla con­cen­tra­zione della ric­chezza. Niente a che vedere con una stanza dove è dif­fi­cile scor­gere le cose a causa del fumo dei sigari di qual­che impe­ni­tente «padrone del vapore». In pas­sato è bastato aprire una qual­che fine­stra e tutto era diven­tato chiaro. Ora non è così.

La mia tesi è che abbiamo assi­stito a un cam­bia­mento di scala della con­cen­tra­zione della ric­chezza che ha man­dato in pezzi il mondo di qual­che decen­nio fa, dove esi­steva una classe media e una classe ope­rai sostan­zial­mente non ric­che, ma «abbienti». Pro­vo­ca­to­ria­mente potrei affer­mare che nel Nord glo­bale le società sono sem­pre più simili a quelle del Sud globale.

L’Europa e gli Stati Uniti non erano quindi immuni da con­cen­tra­zione della ric­chezza nelle mani di pochi, disu­gua­glianze sociali, raz­zi­smo, povertà, ma tutto ciò era miti­gato dalla cre­scita costante nel tempo di una classe media. Inol­tre, erano paesi dove era forte la ten­sione a supe­rare povertà, raz­zi­smo, dif­fe­renze di classe, ma c’era una ten­sione al supe­ra­mento di que­gli ele­menti.

Bene quel mondo è stato pro­gres­si­va­mente can­cel­lato dagli anni Ottanta in poi. Ora siamo in un mondo dove élite glo­bali «pre­dano» la ric­chezza senza troppe resi­stenze. Per tor­nare alla sua domanda, invito a pen­sare ad un aspetto che è fon­da­men­tale in una realtà come quella che ho sin­te­ti­ca­mente descritto.[...]

Estratto da. "I predatori del sistema" - Intevista di Benedetto Vecchi a Saskia Sassen

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... &sid=14872


Quindi mettetevi il cuore in pace... i loro piani stanno andando, e quel che è peggio andranno avanti come previsto e programmato



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 03/04/2015, 12:28 
la vedo come atlanticus81 che nn conosco,ma col quale mi trovo istantaneamente d'accordo.se fossimo in una partita di calcio questi signori a mio sentire attualmente starebbero vincendo quattro a zero ad un quarto d'ora dalla fine..mi si dirà che ci sono casi dove cmq tutto si è concluso col ribaltamento di risultati del genere..sarei d'accordo anche con queste statistiche..credo che nel conto vittorioso di lor signori ci sia anche questo alimentare di speranze..danno e beffa






Atlanticus81 ha scritto:
Continuiamo a pensare, erroneamente a mio parere, che la politica economica occidentale stia sbagliando.

Certamente è vero dal nostro punto di vista... Ma per altri, per pochissimi altri, è vero l'esatto contrario.

I PREDATORI DEL SISTEMA

[...] Nella situa­zione attuale assi­stiamo al dispie­gare di forme estreme di con­cen­tra­zione della ric­chezza. Basti pen­sare che negli ultimi 25 anni la con­cen­tra­zione della ric­chezza nelle mani dell’un per cento della popo­la­zione ha visto un balzo del 60 per cento.

Per essere più chiara: i primi 100 miliar­dari degli Stati Uniti hanno visto i loro red­diti cre­scere di 240 miliardi di dol­lari solo nel 2012. Una cifra che, se redi­stri­buita, avrebbe posto fine alla povertà di milioni e milioni di per­sone sem­pre negli Stati Uniti.

Altri dati: nel 2002, cioè pochi anni prima della data che indica l’inizio della crisi glo­bale, le ban­che ave­vano assi­stito alla cre­scita dei loro pro­fitti del 160 per cento, pas­sando da 40 miliardi a 105 miliardi di dol­lari, cioè una volta e mezza il pro­dotto interno lordo su scala pla­ne­ta­ria. Nel 2010, cioè in un periodo di crisi, i pro­fitti delle cor­po­ra­tion sta­tu­ni­tensi sono saliti di 355 milioni rispetto il 2009. A fronte di que­ste cifre da capo­giro, negli Stati Uniti le tasse sui red­diti delle imprese sono solo di 1,9 miliardi di dollari.

I ric­chi e le imprese glo­bali non pote­vano da soli rag­giun­gere que­sto intenso tasso di con­cen­tra­zione della ric­chezza. Hanno avuto biso­gno di un «aiuto siste­mico», cioè di un milieu di inno­va­tive tec­ni­che finan­zia­rie e sup­porto gover­na­tivo. L’esito è stato appunto la for­ma­zione di una élite glo­bale che si auto­rap­pre­senta come un mondo a parte che trae forza dalle poli­ti­che eco­no­mi­che, dalle leggi sta­bi­lite a livello nazio­nale, ma anche glo­bale. Da que­sto punto di vista, i governi hanno svolto un fon­da­men­tale ruolo di inter­me­dia­zione, teso a ren­dere opaco, meglio fosco ciò che stava acca­dendo.

Siamo quindi di fronte a un com­plesso dispo­si­tivo fina­liz­zato alla con­cen­tra­zione della ric­chezza. Niente a che vedere con una stanza dove è dif­fi­cile scor­gere le cose a causa del fumo dei sigari di qual­che impe­ni­tente «padrone del vapore». In pas­sato è bastato aprire una qual­che fine­stra e tutto era diven­tato chiaro. Ora non è così.

La mia tesi è che abbiamo assi­stito a un cam­bia­mento di scala della con­cen­tra­zione della ric­chezza che ha man­dato in pezzi il mondo di qual­che decen­nio fa, dove esi­steva una classe media e una classe ope­rai sostan­zial­mente non ric­che, ma «abbienti». Pro­vo­ca­to­ria­mente potrei affer­mare che nel Nord glo­bale le società sono sem­pre più simili a quelle del Sud globale.

L’Europa e gli Stati Uniti non erano quindi immuni da con­cen­tra­zione della ric­chezza nelle mani di pochi, disu­gua­glianze sociali, raz­zi­smo, povertà, ma tutto ciò era miti­gato dalla cre­scita costante nel tempo di una classe media. Inol­tre, erano paesi dove era forte la ten­sione a supe­rare povertà, raz­zi­smo, dif­fe­renze di classe, ma c’era una ten­sione al supe­ra­mento di que­gli ele­menti.

Bene quel mondo è stato pro­gres­si­va­mente can­cel­lato dagli anni Ottanta in poi. Ora siamo in un mondo dove élite glo­bali «pre­dano» la ric­chezza senza troppe resi­stenze. Per tor­nare alla sua domanda, invito a pen­sare ad un aspetto che è fon­da­men­tale in una realtà come quella che ho sin­te­ti­ca­mente descritto.[...]

Estratto da. "I predatori del sistema" - Intevista di Benedetto Vecchi a Saskia Sassen

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Quindi mettetevi il cuore in pace... i loro piani stanno andando, e quel che è peggio andranno avanti come previsto e programmato


Ultima modifica di alf il 03/04/2015, 12:53, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 03/04/2015, 12:38 
la vedo come atlanticus81 che nn conosco,ma col quale mi trovo istantaneamente d'accordo.se fossimo in una partita di calcio questi signori a mio sentire attualmente starebbero vincendo quattro a zero ad un quarto d'ora dalla fine..mi si dirà che ci sono casi dove cmq tutto si è concluso col ribaltamento di risultati del genere..sarei d'accordo anche con queste statistiche..credo che nel conto vittorioso di lor signori ci sia anche questo alimentare di speranze..danno e beffa


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 06/04/2015, 20:51 
Non sarà Grande Depressione o crisi come negli anni post subprime, ma alla luce degli ultimi dati è assurdo che non sia stata aperta discussione.
Alla luce degli ultimi dati sulla spesa per le costruzioni, la Fed di Atlanta prevede una crescita pari a zero del Pil Usa.
NEW YORK (WSI) - L'ultimo trimestre ha visto un rallentamento dell'attività economica e in particolare manifatturiera, mentre i primi tre mesi dell'anno diverse componenti del Pil hanno deluso. Senza parlare del mercato del lavoro ancora debole, nonostante i numeri positivi di facciata. Molto dipenderà chiaramente dai consumi e dalle mosse della Federal Reserve.

Anche se il tasso di disoccupazione è sceso al 5,5% in febbraio, la percentuale di partecipazione alla forza lavoro è ai minimi storici e sono molti gli americani che hanno rinunciato a cercare un'occupazione o che non hanno il tipo di lavoro (in termini di ore impiegate e salario) che vorrebbero.

La scusa che adducono le autorità per giustificare le ultime cifre poco incoraggianti è sempre la solita: il maltempo. Se da un lato ha indubbiamente influito, non è sufficiente per spiegare risultati così deludenti, in particolare nel settore manifatturiero e delle costruzioni.

Gli ultimi tre dati negativi in ordine di tempo sono arrivati ieri. Il settore privato ha creato meno posti di lavoro del previsto in marzo e i dati dell'ADP promettono male in vista del report occupazionale di venerdì. Per la prima volta in più di un anno la lettura è stata inferiore ai +200.000 posti.

L'ISM, pur ancora in territorio positivo, ha registrato il quinto calo consecutivo del sentiment nell'industria manifatturiera. Le spese per le costruzioni sono calate di poco in febbraio, ma i dati di gennaio sono stati rivisti nettamente in ribasso.

Insomma anche se è forse presto per parlare di economia in recessione, il trend è chiaramente al ribasso negli ultimi mesi. E sembra strano che nessun economista di Wall Street se ne sia accorto.

Possibile che alla luce di questi dati nessun analista sia preoccupato che l'economia amricana è a rischio recessione?

Se si controllano i report mandati via email ai media negli ultimi tempi fino a mercoledì, la parola 'recessione' è stata nominata solo in un testo ed era un riferimento storico al passato.

La parola non viene pronunciata nemmeno dalla Fed di Atlanta nel suo ultimo report successivo ai dati sulle spese per le construzioni. Nella fare la stima del Pil basandosi sui numeri macro, la crescita dell'economia è prevista pari allo zero.


Anche se ci sono speranze che l'economia si riprenda nel secondo trimestre e con il passare dei mesi, visto il rallentamento di inizio 2015 e dell'ultimo trimestre 2014 bisognerebbe almeno avviare una discussione costruttiva sulla possibilità che l'economia statunitense torni a decelerare.

Nelle ultime cinque recessioni, la fiducia dei consumatori - i consumi contano per circa due terzi del Pil americano - hanno iniziato a calare prima che l'economia iniziasse la fase di contrazione.

Ora il clima di fiducia sta salendo, grazie al calo dei prezzi del petrolio e alla crescita di posti di lavoro, che siano essi temporanei o part-time tale miglioramento è innegabile.

Ci sono stati segnali positivi anche nel mercato immobiliare, sempre a seconda di quanto affidamento uno voglia fare nei dati pre primaverili, la stagione in cui di solito cominciano i veri affari.

Ma ci sono altrettante valide ragioni per sostenere che l'economia americana non si riprenderà. Cosa provocherà, ad esempio, un'immediata ripresa degli investimenti aziendali ora pressoché inesistenti? In particolare in un momento in cui le aziende energetiche devono vedersela con una saturazione dell'offerta che rappresenta una calamità per il business?

Un altro dato preoccupante riguarda i nuovi ordini per i beni al consumo. Il trende è veramente preoccupante, con i cali che si susseguono a un ritmo che non si vedeva, guarda caso, dai tempi dell'ultima recessione.

Infine, fa notare l'opinionista e direttore degli uffici di Washington D.C. di Marketwatch, è raro che una ripresa tiepida come quella che abbiamo visto sin qui duri a lungo negli Stati Uniti. Non vuol dire che l'America sia destinata a ripiombare in una fase simile alla Grande Depressione o alla ressione post crisi subprime. Ma sicuramente sarebbe almeno il caso di aprire una discussione sul tema.

Fonte principale: Marketwatch

http://www.wallstreetitalia.com/article ... parla.aspx


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 08/04/2015, 19:23 
CHI DECIDE DEL FUTURO DELL'AFRICA ? (IMPERO E COLONIALISMO)
Postato il 01/04/2015 di cdcnet


A Londra, ricchi uomini decidono ancora il futuro dell’Africa

Alcuni tra i 600 milioni donati per gentile concessione dai contribuenti nel Regno Unito stanno aiutando i grandi business ad accrescere i loro profitti in Africa attraverso la Nuova Alleanza per la sicurezza sul cibo e la Nutrizione. In cambio di ricevere aiuti finanziari e investimenti corporativi, i paesi africani devono cambiare le loro leggi, rendendo più semplice l’acquisto di terre da parte delle corporazioni, il controllo dei fornitori di semi e la produzione dedicata all’export.>

L’anno scorso, il direttore del Global Justice Now Nick Dearden affermò:

“È scandaloso che, nel Regno Unito, il denaro destinato agli aiuti umanitari sia usato da grandi uomini d’affari per spartirsi l’Africa sulla base dei loro interessi. Questo è esattamente l’opposto di ciò di cui si ha bisogno, vale a dire un supporto ai piccoli contadini, a una più giusta distribuzione della terra e delle risorse per dare ai paesi africani più controllo sui loro sistemi legati al cibo. L’Africa può produrre cibo a sufficienza per sfamare il suo popolo. Il problema è che il nostro sistema alimentare è tarato sui gusti lussuosi dei più ricchi, non sui bisogni della gente comune. Il governo britannico sta usando gli aiuti economici per rendere la situazione ancora più grave”.

Etiopia, Ghana, Tanzania, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mozambico, Nigeria, Benin, Malawi e Senegal sono tutti paesi coinvolti nella New Alliance (Nuova Alleanza).

In un articolo del The Guardian di gennaio 2015, Dearden continua dicendo che, una volta, il termine sviluppo era legato a un processo di rottura con lo sfruttamento coloniale e con il trasferimento di potere sulle risorse dal “primo” al “terzo” mondo, includendo una lotta rivoluzionaria sulle risorse del pianeta.

Tuttavia, l’attuale modello si basa sul presupposto che i paesi in via di sviluppo abbiano bisogno di adottare politiche neoliberali e che i soldi pubblici nella veste di aiuti umanitari facilitino la questione. La nozione di “sviluppo” è stata dirottata dalle ricche corporazioni e il concetto di povertà è stato spoliticizzato e separato dalle relazioni di potere a questo strutturalmente intrinseche.

Per vedere tutto ciò in azione, dobbiamo guardare non più in là di una conferenza che si è tenuta lunedì 23 marzo a Londra, organizzata dalla fondazione Bill & Melinda Gates e dall’Agenzia per lo sviluppo internazionale degli Stati Uniti. Questo riservatissimo solo-su-invito meeting, con donatori e grandi compagnie di semi, ha discusso una strategia per rendere più facile per le compagnie la vendita autorizzata di semi in Africa e quindi aumentare il controllo corporativo sugli stessi.

I contadini da generazioni raccolgono e si scambiano i semi tra loro. Questo li ha portati a un certo livello d’indipendenza e ha permesso loro di innovarsi, mantenere la biodiversità, far adattare i semi alle condizioni climatiche e respingere le malattie delle piante. Le grandi compagnie di sementi con l’aiuto della fondazione Gates, del governo americano e di altri donatori stanno oggi discutendo nuove vie per aumentare la loro penetrazione nel mercato dei semi sbaragliando i sistemi già in uso da parte dei contadini.

I semi ibridi venduti dalla corporazione spesso producono un raccolto maggiore appena sono piantati, ma già la seconda generazione di semi produce raccolti scarsi e coltivazioni dalle caratteristiche incontrollabili, rendendoli non adatti alla conservazione e all’immagazzinamento. Come dice giustamente Heidi Chow dal Global justice Now, invece di conservare semi dai propri raccolti i contadini che usano semi ibridi diventano completamente dipendenti dalle compagnie di semi, di fertilizzanti e pesticidi; il tutto può dar luogo (com’è già accaduto) a una crisi agraria incentrata sul debito, il disastro ambientale e problemi di salute.

La conferenza di Londra è stata organizzata per condividere i risultati di un report effettuato dalla Monitor Deloitte sullo sviluppo commerciale del settore dei semi nell’Africa sub-sahariana. Il report dichiara che in quei paesi in cui i contadini stanno utilizzando i loro sistemi per conservare semi, le NGO e i donatori finanziari dovrebbero incoraggiare i governi a introdurre diritti di proprietà intellettuale per gli agricoltori di semi e aiutare a persuadere i contadini a comprare semi commerciali e autorizzati piuttosto che affidarsi alle loro varietà tradizionali. Il report suggerisce inoltre che i governi rimuovano le norme affinché il settore dei semi si apra al mercato globale.

La lista degli ospiti comprende corporazioni, agenzie di sviluppo, donatori, tra cui Syngenta, la Banca Mondiale e la fondazione Gates. La dice lunga il fatto che non sia stata invitata nessuna organizzazione di contadini. I contadini sono stati imbavagliati dallo spirito d’imprenditoria per centinaia di anni. Loro sono “scienziati, innovatori, rappresentanti delle risorse naturali, esperti di conservazione di semi e di ibridazione” che sono stati progressivamente ridotti a diventare recipienti di dosi tecniche e consumatori di prodotti velenosi di un’agricoltura sempre più votata all’industria. Dunque chi meglio di loro per discutere i diritti che attengono all’agricoltura?

Ma l’intero punto di una conferenza come questa è che l’Occidente considera l’agricoltura africana come un’opportunità di business, pur sempre permeata dal suono delle parole “nutrire l’Africa” o “tirar fuori milioni di persone dalla povertà”. L’eredità lasciata dall’Occidente in Africa (e altrove) è quella di metterne dentro a milioni nella povertà. Applicare riforme strutturali per dare beneficio al grande business agricolo e alla sua insostenibile e tossica immissione di OGM/materie petrolchimiche, rappresenta una continuazione di come il neocolonialismo abbia saccheggiato l’Africa. Gli Stati Uniti per decadi hanno utilizzato l’agricolturae in un ruolo chiave della politica estera per assicurarsi l’egemonia globale.

Phil Bereano,, attivista per la sovranità alimentare con AGRA e professore emerito all’Università di Washington dice:

“Questa è un’estensione di quello che la Fondazione Gates ha fatto per molti anni; ovvero lavorare con il governo americano e i giganti del business agricolo, come Monsanto, per convertire le ricchezze intrinseche dell’Africa in un affare per imprenditori estranei. Melinda e Bill non hanno forse realizzato che questo colonialismo non va più di moda? È tempo di supportare l’autoaffermazione dei contadini africani".

Boreano ha inoltre mostrato come le corporazioni occidentali intendano solamente raccogliere gli aspetti più proficui della catena di produzione alimentare e lasciare al settore pubblico africano il costo delle fasi non remunrative che portano a un profitto solamente per gli anelli più avanti della catena.

I giganti dell’agritech con i loro semi autorizzati e i loro relativi imput chimici stanno portando a un allontanamento dall’agricoltura diversificata che possa garantire una produzione alimentare locale equilibrata, la protezione dei mezzi di sostentamento della popolazione e la sostenibilità agricola. L’agricoltura africana è stata messa nelle mani dell’agritech per interessi privati dietro al finto pretesto di aiutare i poveri. La fondazione Gates possiede un numero considerevole di azioni della Monsanto. Con l’attivo sostegno della Monsanto, rapporti del Dipartimento degli Stati Uniti e della fondazione Gates con USAID, i contadini africani si trovano di fronte una forza potentissima.

Ricerche dopo riicerche suggeriscono che il supporto all’agricoltura tradizionale, all’agro ecologia e alle economie locali è urgentemente richiesto, specialmente nel sud del mondo. Invece, i governi occidentali stanno supportando le potenti corporazioni con i soldi dei contribuenti che attraverso la WTO, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale elargiscono prestiti blindati, per la coltivazione di monocolture da esportazione con l'utilizzo dei semi delle corporazioni, per la ristrutturazione delle economie, per la loro apertura alle follie della speculazione di terra e materie prime e a un sistema di commercio globalizzato manipolato a favore dell’occidente.

In questa nuova visione di Africa, quei contadini che dovrebbero avere il ruolo fondamentale in tutta questa storia, sono visti solamente come consumatori passivi delle aziende di semi e dei loro obiettivi. Il futuro dell’Africa è, ancora una volta, deciso da ricchi uomini d'affari a Londra.

Colin Todhunter

Fonte: www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.inf ... e41338.htm

TRaduzioni per www.comedonchisciotte.org da GUENDALINA ANZOLIN


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 08/04/2015, 19:31 
Il colonialismo e l'imperialismo non sono mai finiti. Anche perché il "Sistema", ed é bene ricordarlo, si basa sul paradosso della crescita infinita e sullo sfruttamento di risorse (nel terzo mondo) e di lavoro (nei paesi industrializzati).

Oggi poi subentra l'imperialismo finanziario che a sua volta sfrutta l'intero sistema.... pensate come siamo messi male!

Ovvio che il sistema collassera'... è semplicemente insostenibile nel lungo periodo. E il lungo periodo é prossimo alla scadenza



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 08/04/2015, 20:32 
Condivido l' analisi di Atlanticus.



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 04/05/2015, 20:28 
Cita:
Londra 'caccia' i poveri, via 50mila famiglie in 3 anni
"Pulizia sociale in stile Kosovo". Municipi spostano indigenti per austerità e caro affitti

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Più di 50mila famiglie povere sono state costrette a quello che appare come un vero e proprio esodo degli indigenti da Londra negli ultimi tre anni. E' quanto denuncia in prima pagina l'Independent, che pubblica l'esito di una sua inchiesta in cui ha potuto vedere documenti sino ad ora mai pubblicati. Si parla di una sorta di "pulizia sociale" portata avanti, a causa dei tagli al welfare e del caro affitti, dai municipi che offrono alle famiglie senza casa un alloggio al di fuori della capitale.
Ed ecco quindi che chi abita da sempre in un quartiere dell'est o del nord di Londra si può ritrovare in una città del tutto nuova, a centinaia di chilometri di distanza, come Manchester o Leeds, lontano da abitudini e affetti. Questo accade sempre più spesso a persone che non sono in grado di pagare i crescenti affitti della capitale.

L'Independent ricorda come questa situazione - che vede una media di 500 famiglie costrette a lasciare la capitale ogni settimana - doveva essere del tutto evitata stando alle parole pronunciate nel 2010 dal sindaco di Londra, Boris Johnson, che voleva scongiurare una "pulizia sociale in stile Kosovo".




http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... 7f8e0.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 04/05/2015, 22:05 
se nonostante rivoluzioni e guerre di ogni tipo che si sono viste solo prendendo in esame gl'ultimi mille anni siamo ancora qui a pensare che il sistema imploderà o che si combini in qualcosa di peggio ancora com'è che siamo ancora qui ad annoverare le solite cosche che controllano e sfruttono tutto.nn è per caso che se scoppierà un'altro 48,l'ennesimo,sarà in realtà sempre il popolo ad implodere ed a perdere tutto quello che si era cercato di mettere assieme in anni ed anni di lotte e sacrifici?


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 18/05/2015, 01:13 
Cita:
Lo yuan conquisterà anche il Nord America

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La valuta cinese raccolgie sempre più seguaci nel processo d’internazionalizzazione. Dopo l’istituzione in Asia-Pacifico e Europa di centri di scambio diretto per consentire investimenti in attività finanziarie denominate in Yuan, ora si spezza la resistenza del Canada, vecchio alleato degli Stati Uniti, destinato ad essere la piattaforma della “yuanizzazione” del continente americano.

Lo yuan è un componente del potere ‘morbido’ (mezzi ideologici, culturali e diplomatici utilizzati da una nazione per influenzare le azioni degli attori nel sistema internazionale) della Cina per avere il supporto dei Paesi più allineati alla politica estera degli Stati Uniti.

Con il tasso di crescita annuo pari a circa il 7% e le aspettative di redditività nelle zone economiche speciali che si riducono rapidamente, la Cina cerca di trasformare i termini delle sue relazioni economiche con i Paesi industrializzati. Con l’aumentare della domanda di prodotti ad alto valore aggiunto dei consumatori cinesi, centinaia di uomini d’affari occidentali mostrano maggiore interesse ad incrementare gli affari con il gigante asiatico.

Con il crescente ruolo della Cina sui flussi di capitale (investimenti diretti, di portafoglio, ecc.) e sul commercio mondiale, aumenta in parallelo l’orbita d’influenza dello yuan quale mezzo di pagamento ed investimento e valuta di riserva in sempre più settori dell’economia globale.

Questo è il caso del Canada, Paese aderente al trattato di libero scambio nordamericano (NAFTA) con Messico e Stati Uniti.

Sorprendentemente, il primo ministro Stephen Harper non solo non si oppone all’internazionalizzazione dello yuan ma, al contrario, non risparmia sforzi per fare di Toronto la prima piattaforma di valuta cinese fuori dall’Asia-Pacifico.

In un primo momento il governo cinese favorì l’uso della “moneta del popolo” (renminbi) solo in territorio asiatico, e in un secondo momento lo yuan superava i confini giungendo in Europa, Africa, Medio Oriente e America Latina.

Nel caso del continente americano, l’internazionalizzazione dello yuan si limitava, fino al termine dello scorso anno, a creare accordi bilaterali di swap (cambio valuta) con le banche centrali di Brasile e Argentina (le due economie maggiori del Sud America). Mentre è vero che diversi mesi fa la Cina avviò i colloqui con alti funzionari del governo dell’Uruguay per lanciare Montevideo come “capitale latino-americana dello yuan” (1), ancora i progetti non vengono finalizzati nel promuovere l’uso della moneta cinese presso i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi.

Al contrario, il governo del Canada ha potuto concludere tre importanti accordi negli ultimi sei mesi. Entrambi i Paesi, in primo luogo, approvano l’insediamento del primo centro di pagamento diretto per facilitare l’uso dello yuan nel continente americano. In precedenza ciò è stato attuato solo in Asia e Europa. Sotto la supervisione della Banca industriale e commerciale della Cina (ICBC, nell’acronimo in inglese) a Toronto, il centro di pagamento diretto permette le operazioni di cambio fra dollaro canadese e valuta cinese senza tener conto del tasso del dollaro USA, permettendo di ridurre i costi di transazione e rafforzare i legami tra le imprese di entrambi i Paesi, aumentando gli scambi di beni e servizi (2).

Secondo le stime della camera di commercio del Canada, grazie all’attivazione del centro di pagamento in yuan, i canadesi risparmieranno circa 6,2 miliardi di dollari nel prossimo decennio, le cui esportazioni raggiungeranno una cifra inaudita tra 21 e 32 miliardi di dollari.

In secondo luogo, la Banca del popolo cinese e la Banca centrale del Canada hanno firmato per uno scambio di valute triennale per un totale di 30 miliardi di dollari canadesi (200 miliardi di yuan). Una volta che il Federal Reserve System (Fed) ha concluso il programma di allentamento quantitativo (Quantitative Easing), diversi Paesi hanno subito il deprezzamento delle proprie valute rispetto al dollaro: Giappone, zona Euro ed avanzati esportatori di materie prime come Australia e Canada, senza tralasciare ovviamente le economie periferiche dalla maggiore fragilità finanziaria. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti tollera sempre meno l’apprezzamento del dollaro per via degli effetti negativi sulla crescita economica.

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Ricordiamo che nelle settimane precedenti, la Fed ha alzato il tono delle critiche sulla politica moneta accomodante della Banca centrale europea (BCE) e della banca del Giappone. Pertanto, sembra che le tensioni tra valute aumenteranno il prossimo mese (3). Tuttavia, attraverso l’accordo swap Cina e Canada abbandonano l’uso del dollaro e, quindi, diminuiranno gli effetti della volatilità del tasso di cambio su commercio e flussi di investimento bilaterali. Terzo, infine il governo cinese ha concesso una quota di investimenti agli imprenditori canadesi per un importo massimo di 50 miliardi di yuan (8,2 miliardi di dollari) partecipando al programma cinese per gli investitori istituzionali stranieri qualificati in Renminbi (RQFII, nell’acronimo in inglese) (4).

Così, come già accaduto con le imprese di Londra, Parigi, Francoforte e Lussemburgo, ora gli investitori canadesi sono sostenuti dalle autorità di regolamentazione cinesi nell’acquistare attività finanziarie denominate in yuan. Non c’è dubbio che gli accordi di cooperazione tra Cina e Canada hanno comportato risultati eccellenti sia per i futuri scambi ed investimenti delle società canadesi, sia aprendo la via all’internazionalizzazione dello yuan nel Nord America, con lo slancio del Canada.

Inevitabile conseguenza della crescente importanza della regione Asia-Pacifico nella regione nord-americana, lo yuan attualmente occupa la seconda posizione (10,2%) nella ‘classifica’ delle valute più utilizzate dal Canada nelle transazioni con Cina e Hong Kong: 8,5 volte più utilizzato rispetto al dollaro degli Stati Uniti (1,2%), superato solo dal dollaro canadese (75,4%).

Secondo la società di comunicazioni interbancarie e finanziarie internazionale (SWIFT, nell’acronimo in inglese), nel marzo 2015 le società canadesi hanno aumentato del 213% le operazioni in yuan rispetto al 2013 (5). Così grande è l’emozione suscitata dalla valuta cinese in Canada, che il 16 giugno vi sarà il primo vertice della finanza nell’Asia-Pacifico al Vancouver Convention Center, sponsorizzato da City AgeMedia, AdvantageBC e provincia della Columbia britannica (6).

L’incontro tra accademici e businessmen cercherà di costruire nuovi schemi di cooperazione con la Cina per implementare l’uso dello yuan nelle città canadesi oltre Toronto, Vancouver, Montreal e Calgary, e anche a formare importatori ed esportatori nel trarre il massimo rendimento dagli accordi raggiunti nel novembre 2014 (7).

In conclusione, mentre il presidente Barack Obama non riesce a contrastare i trionfi diplomatici globali del governo di Xi Jinping, armato dal cavallo di Troia in Canada, i cinesi rafforzano il processo di “yuanizzazione” nel “cortile” della casa bianca.


http://www.ecplanet.com/node/4635


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 18/05/2015, 01:15 
Cita:
Cina, nasce a Dongguan la prima fabbrica senza operai: “Sostituiti da 1.000 robot”

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Il piano della Shenzhen Evenwin Precision Technology Co, un’azienda privata che fabbrica componenti per telefoni cellulari, è quello di ridurre del 90% l'attuale forza lavoro (1.800 persone) sostituendola con un migliaio di robot. Nella regione del Guandong il governo ha annunciato un piano di investimenti di 135,5 miliardi di euro nei prossimi tre anni per sostituire sulle linee di assemblaggio gli automi agli umani. Ma Pechino è ancora in ritardo rispetto a Giappone, Germania e Usa

A Dongguan – l’ex “fabbrica del mondo” – al via il primo stabilimento che sostituirà completamente il lavoro manuale con gli automi. Il piano della Shenzhen Evenwin Precision Technology Co, un’azienda privata che fabbrica componenti per telefoni cellulari, è quello di ridurre del 90% l’attuale forza lavoro sostituendola con un migliaio di robot. Chen Xingqi, presidente dell’azienda, ha previsto che dopo questa prima fase sarà sufficiente il lavoro di appena duecento persone contro le attuali 1800. E che la capacità di produzione annuale dell’azienda si assesterà attorno ai 280 milioni di euro. Quello che non ha ancora reso pubblico è a quanto ammonta l’investimento fatto per la riconversione degli stabilimenti.

Secondo i dati ufficiali, da settembre scorso la metropoli di 6,5 milioni di abitanti avrebbe già avviato l’automazione di 500 fabbriche rendendo superflui 30mila lavoratori. E questi numeri verranno triplicati entro il 2016. Dongguan è nella regione sudorientale del Guandong, da sempre la più sviluppata nell’ambito del settore manifatturiero. Qui il governo ha annunciato un piano di investimenti di 135,5 miliardi di euro nei prossimi tre anni per sostituire sulle linee di assemblaggio i robot agli operai. Le singole aziende potranno ricevere sussidi per avviare il processo di automazione nei loro stabilimenti. Si tratta di cifre che oscillano tra i 20 e i 70 milioni di euro. Guangzhou, il capoluogo della regione con oltre 14 milioni di abitanti, ha annunciato che l’80% della manodopera verrà sostituita da macchine entro il 2020.

Si tratta di una svolta storica nell’economia e nella società della Repubblica popolare. Nell’ultimo decennio gli stipendi della classe operaia sono aumentati in media del 10% ogni anno. E il costo dei robot è stato inversamente proporzionale: nello stesso periodo è diminuito del 5% ogni anno. Siamo inoltre di fronte a una fase cruciale che gli economisti chiamano “il punto di svolta di Lewis”, ovvero il momento in cui in una società la percentuale di popolazione in età da lavoro lavoro comincia a calare, gli stipendi salgono più rapidamente della produttività e diminuisce il flusso di migranti che dalle campagne si sposta in città.

Secondo un recente rapporto dell’Ufficio nazionale di statistica, la forza lavoro è più vecchia, istruita e costosa di quella degli anni precedenti. L’età media ha superato i 38 anni, e il salario mensile è arrivato a più di 400 euro. E il 24% ha un diploma di scuola superiore o addirittura una laurea. Contemporaneamente i piccoli e medi imprenditori soffrono la crisi e investono sempre più nel lavoro meccanizzato. Foxconn – la più grande multinazionale di assemblaggio di componenti elettronici, balzata tristemente alle cronache negli ultimi anni per una serie di suicidi tra i suoi dipendenti – aveva annunciato il suo piano di automazione già nel 2012. Oggi, secondo un sondaggio interno, più del 30% dei suoi operai teme di essere sostituito dalle macchine.

Intendiamoci. La Cina è ancora in ritardo rispetto a Giappone, Germania e Stati Uniti. La percentuale attuale è quella di 30 robot ogni 10mila operai. Inoltre quattro automi su cinque sono prodotti e commissionati dalle multinazionali straniere che operano in Cina. Ma il settore dell’automazione è stato ritenuto fondamentale nello scorso piano quinquennale e si calcola che già nel 2017 il numero totale dei robot operativi nelle fabbriche cinesi raddoppierà e supererà quello del resto del mondo. Si passerà dalle 200mila unità attuali alle 400mila. Nel frattempo il governo ha elargito incentivi per la riconversione del lavoro e ha sponsorizzato la creazione di aziende nazionali che possano supplire la domanda interna di automi.

È sicuramente una soluzione vincente per ovviare alla carenza di forza lavoro. Ma il suo funzionamento è legato alla riuscita di un passaggio storico di ogni civiltà: contemporaneamente dovranno crescere terziario e consumatori. E non è detto che il sistema regga con una crescita economica in calo che, secondo la stessa leadership, per quest’anno sarà pari o inferiore al 7%. È il ritmo di crescita più lento dal 1990, cioè da quando la Cina ha subito sanzioni internazionali a seguito del massacro di piazza Tian’anmen.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05 ... t/1656031/


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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 18/05/2015, 08:20 
L'impero sta per crollare... forse é già caduto e non ce ne siamo resi conto.



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 Oggetto del messaggio: Re: Collasso Economico Globale
MessaggioInviato: 18/05/2015, 15:44 
Considerati gli accordi di Minsk tra Russia e Europa fatti senza la presenza americana, direi che è così.

E' per questo che gli americani sono così smaniosi di usare la loro forza militare che è l' unica cosa che gli è rimasta.



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