I PARTITI FUORILEGGE SI VOTANO IL CONDONO
Passa il finanziamento pubblico senza controlli
I gruppi prenderanno i rimborsi nonostante la commissione apposita non abbia potuto esprimersi sulla correttezza dei bilanci. Deputati M5S lanciano banconote da 500 euro finte: “Prendetevi pure questi”La Casta fa quadrato: sbloccati 45,5 milioni di euro senza alcuna verifica sui bilanci. Nonostante le delibere degli Uffici di presidenza di Camera e Senato, che avevano congelato i versamenti. E le proteste in aula del Movimento 5 Stelle. Di Maio: "Calcio in bocca a chi lavora ogni giorno". Fraccaro: “Condono ad partitum, ladri erano e ladri sono rimasti” La Casta colpisce ancora. E si fa la sanatoria con 319 “sì” e 88 contrari. In barba alle delibere adottate dagli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama che, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, avevano “congelato” l’erogazione della tranche del finanziamento pubblico che i partiti avrebbero dovuto incassare prima della pausa estiva. Avrebbero, appunto. Perché, come noto, circa due mesi fa la “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici” – istituita dalla legge del governo Letta che elimina progressivamente il finanziamento stesso fino all’azzeramento nel 2017 – si era dichiarata impossibilitata a svolgere le dovute verifiche sui bilanci 2013 e 2014 per mancanza di personale.
Ecco dunque materializzarsi l’ennesimo colpo di spugna: l’emendamento alla proposta di legge presentata dall’ex tesoriere di Sinistra Ecologia Libertà, Sergio Boccadutri, transitato poi nel Partito democratico, a firma della deputata Teresa Piccione, anch’essa del Pd, già approvato in commissione Affari costituzionali e quindi parte del testo approdato in aula, che permette alle diverse forze che siedono in Parlamento – ad eccezione del Movimento 5 Stelle (M5S), che ha rinunciato – di spartirsi una torta complessiva di 45,5 milioni senza alcun controllo sui bilanci. Legge che ora, per il via libera definitivo, dovrà passare all’esame del Senato ma che ha già provocato la reazione sdegnata dei grillini, che poco prima della votazione finale hanno sventolato in aula banconote finte da 500 euro, in segno di protesta. “E’ un calcio in bocca a chi lavora ogni giorno, la prova che in questo paese le regole valgono solo per gli altri, non per i partiti”, accusa il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. I cui colleghi di partito hanno provato, senza successo, a stralciare fino all’ultimo la norma con un emendamento di Riccardo Nuti. Senza contare che anche la proposta della collega Fabiana Dadone di posticipare – solo per l’anno in corso – il termine per la verifica dei bilanci al 15 dicembre, dando così tempo alla commissione di garanzia di operare i controlli, è caduta sotto la mannaia della Casta.
“Siamo di fronte all’ennesima conferma di quanto ripetiamo da sempre: i partiti politici sono privi di ogni credibilità”, accusa Riccardo Fraccaro, segretario in quota M5S dell’Ufficio di presidenza della Camera. “Infatti, dopo che avevano promesso in campagna elettorale l’abolizione del finanziamento pubblico, prendiamo oggi definitivamente atto che ladri erano e ladri sono rimasti – prosegue il deputato grillino –. Di fatto sono riusciti nell’impresa di trasformare il finanziamento pubblico alle forze politiche in un racket, costringendo i cittadini a pagare per alimentare e sostenere il loro sistema clientelare”. Ma non basta: Fraccaro rincara la dose. “Dopo aver incassato, negli ultimi vent’anni, il triplo di quanto hanno effettivamente speso – ricorda – con il provvedimento approvato oggi condonano ogni eventuale irregolarità dei rispettivi bilanci sottraendo alla Commissione di garanzia, che loro stessi hanno istituito per legge, la possibilità di svolgere i necessari controlli e verifiche sulle scritture contabili. Insomma, incasseranno il bottino senza rendere conto di quanto dichiarato anche se non dovesse rispondere a verità”.
E non è finita. Perché secondo il deputato del M5S c’è un’altra norma “scandalosa” contenuta nella legge. “Si stabilisce infatti che tutti i dipendenti dei partiti politici hanno diritto, a differenza dei comuni lavoratori, alla Cassa integrazione straordinaria – conclude il parlamentare del M5S –. Una specie di reddito di cittadinanza ad partitum che, invece, dicono di non poter istituire per i comuni mortali per mancanza di fondi. L’ennesima vergogna”.
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