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 Oggetto del messaggio: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 19/06/2016, 16:30 
Il sito web del canale televisivo russo "Tvzvezda" ha pubblicato una serie di articoli sulla Grande Guerra Patriottica del 1941-1945 dello scrittore Leonid Maslovsky, basati sul suo libro "Russkaya Pravda", uscito nel 2011.

In questi articoli d'autore, Maslovsky rivela "i miti di un nemico immaginario, la Russia, e gli eventi della Grande Guerra Patriottica che mostrano la grandezza della nostra vittoria". L'autore dice poi che nei suoi articoli "svelerà l'inutile ruolo tenuto dagli Stati Uniti nei preparativi tedeschi per la guerra contro l’Unione Sovietica".



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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 19/06/2016, 16:33 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica

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Nel corso degli anni ’30, la Russia (URSS) aveva un tasso di sviluppo significativamente maggiore di quello di tutte le altre nazioni al mondo. La situazione non andava a genio alle forze oscure che governavano il pianeta, gli Stati Uniti e certi circoli internazionali.

La Germania stava iniziando a preparare la guerra alla Russia (allora Unione Sovietica). E, ancora una volta, la leadership tedesca era caduta in una rete che alla fine aveva portato alla rovina il suo popolo, regalando agli Stati Uniti il controllo assoluto del mondo. Si, avete capito bene. I Tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale hanno conquistato il controllo del mondo, senza saperlo, ma non per loro, per gli Stati Uniti.

Fin dal 1924 i grandi monopoli tedeschi, con l’aiuto e la partecipazione attiva di Stati Uniti ed Inghilterra, avevano sperato di usare la Germania come forza d’urto contro l’Unione Sovietica, iniziando la ricostruzione del complesso militare-industriale della Germania. Il Trattato di Pace di Versailles del 1919, che vietava alla Germania la ricostituzione dell’esercito, fu dimenticato. Dopo aver perso la Prima Guerra Mondiale del 1914-1918, solo i pigri non tiravano sassi ai Tedeschi.

I Tedeschi venivano derisi, umiliati, rappresentati come esseri inferiori. I Tedeschi dicevano di non essere capaci di fare nulla e di sapere solo iniziare le guerre per poi perderle. Per i Tedeschi era una vergogna, ma la Prima Guerra Mondiale, che aveva causato più di 10 milioni di morti, era veramente riuscita a disfare e a far fallire la Germania e i Tedeschi erano silenziosi, sofferenti, consci della loro colpa. Tutto questo andò avanti per 15 anni.

Nel 1933 in Germania andò al potere il Partito Nazista (fondato nel 1919), guidato da Adolf Hitler (Schicklgruber). Hitler diceva: “Tedeschi, voi siete una grande nazione, in voi scorre sangue blu”. Dopo anni di umiliazioni ed insulti, i Tedeschi venivano chiamati “una grande nazione”! Ai tedeschi fu promesso il mondo intero e praticamente tutta la Germania seguì Hitler. Tutto pianificato dai signori della guerra.

I Tedeschi avevano già incominciato a sognare le terre dei Russi e degli Ucraini. Queste dichiarazioni e queste promesse avevano gettato le basi mistico-religiose che sostenevano l’idea stessa della grandezza della nazione tedesca, con l’introduzione di riti e armamentari vari, come, p.e., la svastica. In quegli anni, Stati Uniti ed Inghilterra continuavano ad investire nell’industria bellica tedesca e noi, in Unione Sovietica, nonostante tutte le misure prese, trovavamo estremamente difficoltoso competere con la Germania nella produzione di armamenti e nel reclutare soldati ed ufficiali per le forze armate.

La Seconda Guerra Mondiale si scatenò nel 1939 per consentire agli Stati Uniti di conseguire i seguenti obbiettivi strategici:

  • La distruzione reciproca (o un significativo indebolimento) di Unione Sovietica e Germania.
  • La subordinazione dell’Europa alla volontà degli Stati Uniti.

L’avvento al potere dei Nazisti contribuì anche alla formazione dello Stato di Israele.

Senza aiuti concreti alla Germania da parte di Stati Uniti ed Inghilterra, non ci sarebbe stata la Seconda Guerra Mondiale, dal momento che la Germania non era in condizioni di armare un esercito con i quantitativi necessari di armi moderne. Stati Uniti ed Inghilterra crearono tutte le condizioni per lo scoppio della guerra allo scopo di distruggere l’URSS.

Gli Stati Uniti dovevano liberarsi di due potenze, per instaurare con la forza una dittatura mondiale e poter vivere a spese del lavoro e della ricchezza degli altri popoli. L’eliminazione della Germania e dell’Unione Sovietica aprì la strada all’egemonia mondiale degli Stati Uniti.

La Germania si stava preparando ad assediare l’Unione Sovietica e a distruggere i Russi e le altre popolazioni che vivevano nel suo territorio. I Tedeschi sognavano la nostra terra, la Grande Germania, e volevano la nostra morte. Milioni di Tedeschi erano pronti ad ucciderci e a prendere le nostre terre e le nostre cose.

L’ideologia liberale, che ha il denaro come valore supremo (nell’ideologia socialista il valore supremo è l’uomo), portò la Germania ed altre nazioni europee ad un punto tale che il gangsterismo divenne per esse la norma di comportamento.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 19/06/2016, 16:41 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 02

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Prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si erano verificati i seguenti eventi: la guerra di Spagna, l’occupazione della Germania (da parte del partito nazista), l’Italia e il Giappone alla conquista dei territori di altri stati, la formazione di un’alleanza militare contro l’Unione Sovietica, il rifiuto di Inghilterra e Francia di firmare un patto di mutua assistenza con l’URSS, la capitolazione della Cecoslovacchia nei confronti della Germania tramite l’accordo di Monaco. Nel 1931 in Spagna era stata rovesciata la monarchia e proclamata la repubblica. La Repubblica Spagnola non era durata a lungo. Nel 1936 i fascisti spagnoli, sotto la guida del generale Francisco Franco avevano operato una secessione, preparata e sostenuta da Italia e Germania.

Inghilterra e Francia avevano optato per una politica di non intervento, che in pratica aveva il valore di un’alleanza con i nazisti. Nel 1939 in Spagna si era installata la dittatura del generale Franco. In Spagna erano arrivati volontari da tutto il mondo per combattere i fascisti, ma questo non era stato sufficiente, perché non potevano vincere. Anche l’Unione Sovietica aveva mandato in Spagna dei volontari che, prima avevano combattuto contro i nazisti e poi li avevano sconfitti in terra e in cielo. Quando però i Tedeschi avevano incominciato a far affluire i loro armamenti di ultima generazione, i volontari si erano convinti che il materiale militare tedesco, specialmente gli aerei, fosse superiore a quello dei Sovietici.

I nostri caccia “I-16″ e “I-15″ erano stati fino ad allora i migliori del mondo, ma di colpo era diventato evidente come appartenessero ormai ad una generazione di armi obsolete. Alle stesse conclusioni si era arrivati riguardo ad altri tipi di armamento, in particolar modo i carri armati. Il Governo Sovietico aveva preso allora tutte le misure per accelerare lo sviluppo e la messa a punto di tutta una serie di armi di nuova generazione, che non fossero inferiori, ma in certi casi anche superiori ai modelli analoghi delle altre nazioni.

Ancora una volta la Russia fece il miracolo, e già nel 1941 avevamo nuove armi per le truppe e, cosa più importante, eravamo in grado di aumentarne la produzione, come si è verificato poi nel corso di tutta la guerra. Dalla fine del 1942, la produzione bellica era di gran lunga superiore a quello che riusciva a fare la Germania, pur con tutta l’Europa a disposizione. Per quanto riguarda gli altri eventi, bisogna ricordare che nel 1935 l’esercito italiano aveva invaso l’Abissinia (Etiopia) e che il 7 marzo del 1936 alcuni battaglioni nazisti avevano occupato, senza trovare resistenza, la regione smilitarizzata della Renania.

Nell’aprile del 1939 l’Italia aveva occupato l’Albania. Nel marzo del 1938 c’era stata l’annessione, o piuttosto la conquista dell’Austria da parte della Germania. Il 29-30 settembre 1938, in seguito agli accordi di Monaco, la Cecoslovacchia era stata divisa e i Sudeti ceduti alla Germania che, nel marzo 1939, aveva poi occupato il resto della Cecoslovacchia.

Il Giappone nel 1931 aveva occupato la Manciuria e catturato una larga parte del territorio cinese. Stalin, nel suo discorso al 17° Congresso del Partito, aveva detto: “La guerra si è insinuata silenziosamente in mezzo alle nazioni e ha trascinato nella sua orbita cinquecento milioni di persone, estendendosi in un vasto territorio, da Tietsin a Shangai, attraverso l’Abissinia, fino a Gibilterra…la nuova guerra imperialista è diventata un fatto”.

Contro L’Unione Sovietica si era formata un’alleanza militare che comprendeva le potenze mondiali più aggressive, Germania, Giappone e Italia. Oltre a questi ultimi due paesi, si erano alleati con la Germania anche Ungheria, Romania e Finlandia. Il Governo Sovietico era preoccupato dall’intenzione dell’Occidente di innescare un conflitto militare fra la Germania e i suoi alleati e l’Unione Sovietica, con il possibile coinvolgimento di Inghilterra, Francia e Stati Uniti in questa guerra contro l’URSS.

Il Governo dell’Unione Sovietica aveva ben di che preoccuparsi. Negoziati con le nazioni occidentali, che non avevano stretto patti di alleanza con la Germania, erano iniziati fin dalla primavera del 1939, ma non avevano portato ad alcun risultato. Gran Bretagna e Francia si erano rifiutate di siglare un patto di mutua assistenza con l’Unione Sovietica. Non volevano neanche firmare un patto di mutua assistenza con la Polonia, che intanto bramava, insieme alla Germania, di attaccare l’Unione Sovietica. La Germania non aveva però voluto allearsi alla Polonia, C’è ragione di credere che un tale comportamento fosse dovuto alla decisione di liquidare la Polonia, sterminare i Polacchi e inglobare le loro terre nella Grande Germania. Forse è in questo modo che Hitler considerava la Polonia un alleato nei confronti dell’Unione Sovietica.

Naturalmente la questione del desiderio insoddisfatto della Germania di avere la Polonia come proprio alleato è interessante ma, per capire la storia della Seconda Guerra Mondiale, dobbiamo prendere in considerazione eventi globalmente più importanti: come mai, Gran Bretagna e Francia si erano rifiutate, nel maggio del 1939 di firmare un patto di mutua assistenza con l’Unione Sovietica, rinunciando così, quando non era ancora troppo tardi, a neutralizzare le ambizioni aggressive della Germania? Le avevano già regalato Austria e Cecoslovacchia e, proprio per il loro rifiuto di firmare un trattato con l’Unione Sovietica, queste due nazioni possono essere definite come dirette responsabili dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Inghilterra e Francia non avevano firmato un trattato di mutua assistenza con l’Unione Sovietica perché erano sicure che la guerra non sarebbe arrivata fino a loro: l’Inghilterra se ne stava sulla sua isola e la Francia dietro la Linea Maginot. L’Inghilterra e la Francia speravano nella distruzione reciproca, o almeno in un estremo indebolimento, di Russia, Germania e delle altre nazioni europee, con il conseguente proprio rafforzamento.

Alcuni leaders politici e membri del parlamento ne parlavano apertamente, in particolare il Ministro per la Produzione Aerea d’Inghilterra, Moore-Brabazon. Il figlio di Winston Churchill, Randolph raccontava di come avrebbe dovuto essere l’ideale riuscita della guerra nell’est: quando l’ultimo Tedesco fosse stato ucciso, l’ultimo Russo avrebbe dovuto giacere morto lì vicino. Sembra che il figlio avesse ereditato i sogni del padre.

E’ evidente che Inghilterra e Francia cercassero di rafforzare la Germania per usarla contro l’Unione Sovietica. In particolare, il patto di Monaco non aveva aumentato la loro sicurezza, a differenza di quello che avrebbe fatto di lì a poco il trattato firmato da Germania ed Unione Sovietica, e questo ha contribuito al diffondersi della teoria cospiratoria del rafforzamento della Germania in vista di un attacco all’URSS.

Il Patto di Monaco, proprio perché firmato da Inghilterra e Francia (naturalmente non senza la benedizione degli Stati Uniti) può essere definito un crimine, non solo nei riguardi di Cecoslovacchia ed Unione Sovietica, ma anche verso tutta l’umanità. Ma di questo tutti tacciono, parlano invece del Patto Molotov-Ribbentrop, che il Governo dell’Unione Sovietica aveva utilizzato per garantire al proprio popolo pace, sicurezza e lavoro, allo scopo di incrementare la produzione di massa di nuovi modelli di armamento, come i carri armati del tipo T-34 e KV.

Come aveva fatto la Germania a diventare più forte acquisendo Austria e Cecoslovacchia? Consideriamo quest’ultima. I soli impianti industriali “Skoda” fornirono ai Tedeschi, durante la Seconda Guerra Mondiale, tante di quelle armi che permisero loro di armare 40 divisioni. Nel 1938-1939 queste fabbriche avevano prodotto “la stessa quantità di articoli di tutti gli stabilimenti inglesi messi insieme… per il solo 1938″, scrisse Winston Churchill.

Lo storico inglese F. Rothstein ha scritto quanto segue: “Probabilmente, in tutta la storia della diplomazia (compreso l’indottrinamento politico della propaganda interna), non si ritrova un simile esempio di aiuto ad un aggressore (dal 1935 al 1939) per l’attacco ad un altro stato (l’Unione Sovietica) che sia stato scelto come obbiettivo da tutta la classe dirigente della Gran Bretagna”. Le azioni di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia portarono allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 19/06/2016, 22:16 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 3

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Nel 1939 l’Unione Sovietica aveva fatto ogni possibile sforzo per allinearsi alle nazioni-guida dell’Occidente, nel tentativo di far fronte comune alla minaccia fascista. Senza però arrivare a nessun risultato. Nei negoziati fra L’URSS e le delegazioni militari di Francia ed Inghilterra del 21 agosto 1939, la (nostra) nazione aveva avuto la conferma della riluttanza dei paesi occidentali a raggiungere un accordo con l’Unione Sovietica. La loro mancanza di volontà per il raggiungimento di un’intesa era stata evidente già fin dall’inizio, quando si erano presentati alle trattative con 9 giorni di ritardo.

L’Unione Sovietica aveva offerto aiuti militari alla Polonia, ma quest’ultima aveva rifiutato. Il 18 agosto 1939, Il Ministro degli Esteri polacco, Josef Beck e gli ambasciatori di Inghilterra e Francia avevano rilasciato la seguente dichiarazione: “Non abbiamo nessun accordo militare con l’Unione Sovietica e neanche lo vogliamo”. L’URSS aveva invece tutte le intenzioni di raggiungere un’intesa militare con la Polonia, in quanto era evidente che, nel caso quest’ultima fosse stata attaccata dalla Germania, le truppe tedesche sarebbero arrivate in breve tempo ai confini dell’Unione Sovietica, in Ucraina e Bielorussia Occidentale e questo avrebbe notevolmente ridotto il tempo necessario per la cattura dei centri vitali dell’Unione Sovietica.

Che cosa avrebbe dovuto fare l’Unione Sovietica in questa situazione, quando né l’Inghilterra, né la Francia, né la Cecoslovacchia (sotto la pressione delle altre due nazioni), né la Polonia avevano voluto entrare in un’alleanza di mutuo sostegno con l’URSS? Che cosa avrebbe dovuto fare l’Unione Sovietica, mentre l’Occidente si preparava ad attaccare la Germania (e il Giappone da est) e tutte le nazioni occidentali “benedicevano” gli aggressori? Il nostro governo aveva trovato allora una via d’uscita dalla situazione senza speranza a cui si era trovata di fronte l’Unione Sovietica, nella forma di un patto di non aggressione con la Germania.

Questo accordo, o “patto”, come era stato chiamato, aveva modificato l’atteggiamento delle potenze occidentali e del Giappone verso di noi. Avevano iniziato a prenderci in considerazione.

Stalin, il 23 agosto 1939, aveva negoziato personalmente con il Ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop. Le trattative erano terminate nella stessa giornata con la firma, da parte del suddetto ministro e del Ministro degli Esteri dell’Unione Sovietica, Vyacheslav Mikhailovich Molotov (Scriabin), di un trattato di non aggressione fra Unione Sovietica e Germania. Era stato chiamato con il nome dei ministri firmatari: “Il Patto Molotov-Ribbentrop”.

Probabilmente il Patto conteneva un protocollo segreto riguardante le “sfere di influenza” dei rispettivi paesi. La Germania si era impegnata non interferire nella politica interna della Polonia Orientale, Estonia, Lettonia, Lituania e Bessarabia, ossia di quei territori che, prima della rivoluzione, facevano parte dell’Impero Russo e dopo la rivoluzione dello Stato Sovietico, e che erano stati poi strappati militarmente dalla Polonia alla giovane Repubblica Sovietica nel 1918-1920.

L’Unione Sovietica si era impegnata a non intervenire negli affari interni di Polonia, Ucraina Occidentale e Bielorussia Occidentale. In ogni caso, vale la pena ricordare che il Congresso di Vienna del 1814-1815, aveva portato alla ridistribuzione della Polonia: dalla parte più estesa del Ducato di Varsavia era stato creato il Regno di Polonia, che era stato poi conferito allo Zar di Russia. Gli altri territori polacchi erano stati ceduti alla Prussia e all’Austria.

Il Governo Sovietico aveva riconosciuto il diritto all’autodeterminazione del popolo polacco e aveva annullato tutti trattati del governo zarista sulla spartizione della Polonia. La Polonia aveva “ringraziato” nel 1920 il Governo Sovietico attaccandolo militarmente.

In un discorso del 3 luglio 1941, Stalin aveva detto: “Che cosa abbiamo guadagnato firmando un patto di non aggressione con la Germania? Abbiamo assicurato alla nostra nazione la pace per un anno e mezzo e l’opportunità di preparare le sue forze di difesa…” Stalin stava dicendo la verità. Era stato in quel periodo di tempo che si erano progettati nuovi modelli di armi e se ne era iniziata la produzione di massa.

Bisogna anche ricordare che, durante il periodo di conformità con il trattato, la Germania ci aveva fornito un certo quantitativo di attrezzature industriali uniche ed essenziali, che ci avevano poi permesso di produrre grossi quantitativi di armi di alta qualità.

Le consegne erano regolate da un certo numero di accordi. In particolare, il 19 agosto, pochi giorni prima che si arrivasse alla firma del patto di non aggressione, c’era stato l’accordo sovietico-tedesco sul prestito e su ulteriori forniture di materiale industriale.

Tutto questo comporta naturalmente una domanda: come mai la Germania ci aveva permesso di recuperare una parte del loro territorio, ci aveva fatto dei prestiti e ci aveva fornito di attrezzature industriali che avrebbero potuto essere usate per la produzione bellica?

Queste circostanze si spiegano con il fatto che la Germania non teneva in gran considerazione le capacità di una razza “inferiore” come quella slava, e pensava di riprendersi tutto in poche settimane, in fondo poi le fabbriche con le attrezzature tedesche avrebbero finito per funzionare nella (grande) Germania.

“Lasciamo che i Russi le costruiscano per i Tedeschi”, si diceva a Berlino, giocando col fuoco. Sopratutto, Hitler pensava che, dopo la firma del trattato con URSS, la Germania potesse quietamente espandere i territori da lei controllati, accumulando quel potenziale umano ed industriale che, alla fine, le avrebbe permesso di distruggere senza alcuno sforzo l’Unione Sovietica.

Il patto sovietico-tedesco è stato descritto come un atto di aggressione da tutti quelli che odiano la Russia e il suo popolo. Dopo tutto è stato grazie a questo accordo se abbiamo vinto e siamo sopravvissuti a questa terribile guerra con l’Europa. L’accordo era stato concluso per migliorare la sicurezza dei popoli che vivevano sul territorio dell’Unione Sovietica. Noi siamo fieri di questa soluzione diplomatica e politica, ma molti da noi danno retta ai calunniatori della Russia e sono pronti a pentirsi del semplice fatto che sia stato firmato un tale trattato. E non capiscono ancora che invece noi abbiamo molto di cui essere orgogliosi e nulla di cui pentirci.

La nostra nazione, il nostro governo ci ha dato a quel tempo un milione di ragioni per essere orgogliosi della Patria e del suo popolo. E questo vale anche per un trattato di non aggressione con la Germania, voluto dal nostro governo per evitare che l’Unione Sovietica venisse coinvolta nella guerra in Europa e in Germania.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 19/06/2016, 22:37 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 4

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Il primo settembre 1939 la Germania aveva invaso la Polonia. Questo giorno è considerato l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Nè Gran Bretagna, nè Francia erano andate in soccorso dei Polacchi.

La Polonia, all’epoca, era una grande nazione, con un esercito forte e ben armato, ma non era riuscita a resistere in modo significativo alla Wehrmacht ed era stata sconfitta in pochi giorni dall’esercito tedesco. A metà settembre, le truppe tedesche erano arrivate in Ucraina Occidentale e in Bielorussia Occidentale.

L’Unione Sovietica non poteva prevenire l’ulteriore avanzata delle armate tedesche. Il 17 settembre 1939, il Governo Sovietico aveva inviato una nota all’ambasciatore polacco in cui era scritto: “Il Governo Polacco si è disintegrato e non mostra segni di vita. Questo significa che lo Stato Polacco e il suo Governo hanno cessato di esistere… rimanendo senza strutture di comando, la Polonia è diventata il terreno ideale per tutti i tipi di incidenti e sorprese che potrebbero costituire una minaccia per l’Unione Sovietica… in virtù di questa situazione, il Governo Sovietico ha incaricato il Comando Generale dell’Armata Rossa di dare l’ordine di attraversare il confine e mettere sotto la sua protezione la vita e i beni delle popolazioni dell’Ucraina Occidentale e della Bielorussia Occidentale”.

Nello stesso giorno, il 17 settembre 1939, dopo la consegna della nota all’ambasciatore polacco, truppe sovietiche delle Forze Ucraine (sotto il comando del Comandante di Primo Grado S.K. Timoshenko) e Bielorusse (sotto il comando del Comandante di Secondo Grado M.P. Kovalev) erano entrate nella Polonia orientale.

Nel periodo fra il 9 e il 17 settembre, il Governo Polacco aveva abbandonato la nazione ed era stato creato un governo polacco in esilio in Francia, successivamente trasferito in Inghilterra.

Le popolazioni dell’Ucraina Occidentale e della Bielorussia Occidentale avevano accolto l’Armata Rossa con fiori, eretto archi di trionfo e innalzato le bandiere rosse, togliendo la fascia bianca dalla bandiera polacca.

La necessità dell’invasione sovietica della Polonia era stata riconosciuta in Occidente. All’epoca, il Primo Lord dell’Ammiragliato, Winston Churchill, il 1° ottobre, in un’intervista radiofonica, aveva detto: “La Russia sta perseguendo una fredda politica di auto-interesse… C’è chiaramente bisogno di proteggere la Russia dalla minaccia nazista, dal momento che l’esercito russo è sul confine. In ogni caso ora questo confine esiste e, di conseguenza, si è creato il Fronte Orientale, che la Germania nazista non osa attaccare”.

Churchill aveva provocato la Germania con le parole “non osa attaccare”, ma le sue dichiarazioni non condannano assolutamente le azioni dell’Unione Sovietica, in quanto l’Inghilterra si era impegnata a proteggere la Polonia dalla Germania.

Sulla base della decisione governativa, il Ministero degli Esteri Inglese aveva inviato a tutte le ambasciate e a tutti gli uffici stampa un telegramma in cui si ribadiva come l’Inghilterra non intendesse al momento dichiarare guerra all’Unione Sovietica e rimarcava il desiderio di mantenere i migliori rapporti possibile con l’URSS. Questo era stato riferito, il 23 settembre, dal Commissario per gli Affari Interni L. Beria al Commissario del Popolo per la Difesa Voroshilov.

Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Polacco, W. Stanchievicz, aveva sottolineato che: “I soldati sovietici non hanno sparato contro i nostri, facendosi riconoscere in ogni modo possibile”. Forse è per questo che, nella gran maggioranza dei casi, le truppe polacche si erano arrese all’Armata Rossa senza combattere.

Le popolazioni della Bielorussia e dell’Ucraina non solo si erano dimostrate amichevoli nei confronti delle truppe sovietiche, ma nel settembre del 1939 si era verificata anche una ribellione anti-polacca.

Il 21 settembre, il Vicecommissario alla Difesa, il Comandante di Primo Grado G.I. Kulik, riferiva a Stalin: “Gli ufficiali polacchi …hanno una paura matta dei contadini e della popolazione ucraina, la cosa si è aggravata con l’arrivo dell’Armata Rossa e la gente minaccia gli ufficiali. Al punto che, a Bushtyn, alcuni ufficiali polacchi che erano stati acquartierati in una scuola, si erano trovati particolarmente esposti ed avevano chiesto di essere protetti come prigionieri di guerra, per paura di possibili rappresaglie da parte della popolazione locale”.

Sul territorio polacco, le truppe tedesche e sovietiche non si comportavano da alleati. Per comune accordo, non era previsto che le forze tedesche e sovietiche si avvicinassero a meno di 25 km.

A Brest, le truppe tedesche e sovietiche non erano entrate in contatto fra di loro. I Tedeschi erano usciti per primi dalla città e solo dopo erano entrati i Sovietici.

Non ci sono documenti, non ci sono fotografie, non c’è nessun indizio di una sfilata comune di truppe tedesche e sovietiche. Si, ci sono i filmati dei soldati tedeschi che escono da Brest, ma non ci sono foto di movimenti congiunti, di una parata, di truppe tedesche e sovietiche.

L’uscita dei soldati tedeschi da Brest si era svolta in forma di parata, perché essi non avrebbero voluto cedere Brest e, solo dopo aver ricevuto ordini precisi, avevano lasciato la città con le bandiere al vento, come dei vincitori. Ma non c’era stata nessuna parata con l’ Armata Rossa e la Wehrmacht.

Bisogna notare che le nostre azioni in Polonia nel 1939 non sono state differenti da quelle, per esempio, dell’Inghilterra e degli Stati Uniti in situazioni simili, ma non identiche, a quelle in cui si era trovata l’Unione Sovietica. L’URSS era intervenuta in Polonia per garantire la sicurezza della propria popolazione e proteggere anche gli abitanti dell’Ucraina Occidentale e della Bielorussia Occidentale.

L’Inghilterra, per (controllare) il Canale di Suez, aveva occupato l’Egitto ignorando le proteste del Governo egiziano. Gli Stati Uniti, nel 1942, avevano occupato il Marocco, senza il consenso del Sultano del Marocco e del Governo di Vichy.Nel 1941, Unione Sovietica ed Inghilterra avevano inviato truppe in Iran. Ci sono altri esempi di azioni da parte di Regno unito e Stati Uniti, simili a quelle dell’Unione Sovietica.

Ma, a differenza dell’Unione Sovietica, il desiderio di Inghilterra e Stati Uniti è sempre stato quello di conservare i vantaggi che derivano dallo sfruttamento delle altre nazioni, i vantaggi commerciali.

Il 28 settembre, l’Unione Sovietica stipulava un accordo con la Germania riguardante la linea di demarcazione fra Germania e URSS. In pratica, il confine avrebbe dovuto correre lungo la Linea Curzon, come stabilito dal Trattato di Pace di Parigi del 1919-1920.

I Polacchi non avevano nessun bisogno dei Tedeschi, né come alleati, né come colonia. La Germania voleva il territorio polacco.

La salvezza, i Polacchi la devono interamente all’Unione Sovietica. Ma lo hanno dimenticato e parlano della nazione russa come del loro più grande nemico.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 20/06/2016, 01:52 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 5

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Nel novembre del 1939, la questione della sicurezza nazionale era il problema centrale del governo dell’Unione Sovietica. Dal punto di vista della sicurezza era impossibile entrare in Finlandia dal confine situato nei pressi di Leningrado perché questa nazione ci era ostile. Nel caso di guerra con la Germania, una linea di confine in quella posizione avrebbe permesso la rapida conquista da parte dei Tedeschi di Leningrado e di tutta la parte nord-occidentale dell’Unione Sovietica, cosa che avrebbe comportato un incalcolabile numero di vittime ed anche la sconfitta militare dell’URSS.

Il confine con la Finlandia era a 32 km. da Leningrado. E’ chiaro che l’Imperatore Alessandro non era molto competente negli affari di Stato. Dopo la conquista della Finlandia, aveva ceduto l’Istmo di Karelia, che apparteneva alla Russia, alla stessa Finlandia per “completarne l’estensione territoriale”.

L’annessione della Finlandia alla Russia nel 1809, con il nome di Granducato di Finlandia, non era avvenuta a detrimento della sovranità dei Finlandesi, dal momento che questi ultimi, dal XII al XIV secolo erano stati sotto il dominio degli Svedesi.

L’Unione Sovietica, dopo la rivoluzione del 1917, aveva restituito l’indipendenza alla Finlandia. Quest’ultima aveva poi ringraziato la Russia nel 1919-1020, quando, insieme alle altre nazioni dell’Intesa, aveva partecipato all’intervento anti-sovietico, per attaccare poi, nel 1922, la Karelia sovietica.

Le truppe finlandesi erano state sconfitte e l’Armata Rossa le aveva estromesse dal nostro territorio. La Polonia nel 1920 e la Finlandia nel 1922 avevano infatti cercato di strappare una parte della regione ad una Russia logorata da una guerra combattuta tutta sulla difensiva.

Nel 1939, come anche prima di allora, la Finlandia non aveva fatto mistero della sua ostilità verso l’Unione Sovietica ed era interessata non al rafforzamento ma bensì all’indebolimento della stabilità della Russia. Inoltre, la Finlandia era certa che in caso di confronto con l’Unione Sovietica, sarebbe stata sostenuta da tutte le nazioni occidentali, comprese Germania, Inghilterra e Francia, e di conseguenza aveva rifiutato la richiesta di Mosca di arretrare il confine presso Leningrado di poche decine di chilometri all’interno dell’Istmo di Karelia.

Come compensazione, l’Unione Sovietica era disposta a concedere il doppio del territorio nella Karelia sovietica, ed aveva anche chiesto di poter affittare una certa estensione di terreno per poter costruire una base navale all’ingresso del Golfo di Finlandia. Queste condizioni, assai favorevoli alla Finlandia, non erano state prese in considerazione. Inoltre, i Finlandesi avevano iniziato a comportarsi in modo provocatorio, fino a causare lo scoppio delle ostilità

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Il comportamento tenuto dalle maggiori nazioni europee mostra come i paesi occidentali spingessero i Finlandesi verso una guerra con l’Unione Sovietica. Nelle sue memorie, K.A. Meretskov ha scritto: “Il 26 novembre avevo ricevuto un messaggio d’emergenza, in cui si riferiva che, presso il villaggio di Mainila, i Finlandesi avevano aperto il fuoco sulle guardie di frontiera sovietiche. Quattro persone erano rimaste uccise e altre nove ferite. Dopo aver ordinato di prendere il controllo del confine per tutta la sua estensione, utilizzando le forze del Distretto Militare, avevo immediatamente inoltrato il dispaccio a Mosca. Dalla capitale era arrivato l’ordine di preparare un contrattacco. Il tempo per la sua preparazione avrebbe dovuto essere di una settimana, ma in pratica si era dovuto ridurlo a quattro giorni perché in alcuni punti le truppe finlandesi avevano già passato il confine, incuneandosi nel nostro territorio ed inviando gruppi di sabotatori nelle retrovie dei Sovietici”.

A causa di questi avvenimenti, il 28 novembre 1939, il governo dell’URSS aveva denunciato il trattato di non aggressione sovietico-finlandese e aveva ritirato il corpo diplomatico dalla Finlandia.

Il 30 novembre 1939, le truppe del Distretto Militare di Leningrado erano passate all’offensiva nell’Istmo di Karelia. Immediatamente, i nostri soldati si erano trovati di fronte alla “Linea Mannerheim”. Il Generale Badu, che aveva costruito queste fortificazioni, aveva scritto: “In nessuna altra parte del mondo ci sono condizioni naturali così favorevoli alla costruzione di una linea fortificata come in Karelia. Nel suo punto più stretto, fra i due specchi d’acqua, il Lago Ladoga e il Golfo di Finlandia, ci sono boschi fitti e montagne. Con il legno e con il granito, e quando è stato necessario con il cemento, abbiamo costruito la famosa Linea Mannerheim. Come una grande fortezza, la Linea Mannerheim ha, in più, ostacoli anticarro realizzati in granito. Anche i carri armati T-26 non sarebbero in grado di superarli. In mezzo alle rocce i Finlandesi hanno ricavato con gli esplosivi postazioni per mitragliatrici e piazzole per artiglieria che non temono le bombe più potenti. Se non c’era abbastanza granito i Finlandesi non hanno disdegnato il cemento”.

C’è comunque l’opinione che la Linea Mannerheim fosse ben lungi dall’essere il miglior esempio di fortificazione europea. Le difficoltà a cui erano andate incontro le nostre truppe erano dovute alla mancanza di intelligence affidabile sui principali punti di difesa della linea.

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K.A. Meretskov ha scritto: “Prima dell’azione avevo chiesto informazioni a Mosca, ma, ancora una volta, avevo ricevuto indicazioni, in seguito non confermate, che sottostimavano la reale efficacia della Linea Mannerheim. Sfortunatamente questo aveva creato molte difficoltà. L’Armata Rossa ha dovuto letteralmente arrivarci addosso per capire di che cosa si trattasse”.

Comunque, la ragione della lenta avanzata delle nostre truppe non è stata questa, ma il fatto che l’Armata Rossa non aveva un significativo vantaggio numerico sull’esercito finlandese. Questo perché, per ottenere la vittoria in simili condizioni, un esercito in attacco deve conquistare una testa di ponte nelle linee di difesa dell’avversario.

L’esercito finlandese, nell’Istmo di Karelia era di 130.000 uomini, quello sovietico di 169.000. Ci sono storie di “ondate umane” che vanno all’assalto dei bunker, ma non sono vere.

L’Armata Rossa disponeva di un gran numero di carri armati con blindatura antiproiettile, ma questi non erano in grado di sfondare la linee finlandesi in quanto vi erano casematte e bunker mimetizzati che potevano essere distrutti solo con armi speciali, che non erano a disposizione delle truppe di prima linea del Distretto Militare di Leningrado.

A causa di questo (sfavorevole) rapporto di forze e dell’assenza di artiglieria di grosso calibro, l’Armata Rossa non era riuscita ad avanzare in modo significativo, in una zona boscosa e contro fortificazioni permanenti. Anche lungo la direttrice secondaria, fra i laghi Ladoga e Onega, le truppe sovietiche non erano riuscite ad imbastire un’offensiva di successo.

Il Comando sovietico aveva capito, ancor prima che l’Armata Rossa entrasse in Finlandia, che era impossibile superare le fortificazioni fisse della Linea Mannerheim con le forze attualmente a disposizione, e così l’attacco era stato fermato. Dovevamo aumentare la consistenza delle truppe fino al livello che un esercito all’offensiva dovrebbe avere sulla linea dell’attacco principale, con l’armamento appropriato.

Nel febbraio del 1940 la consistenza dell’esercito sovietico ammontava a 460.000 uomini, contro i 150.000 di quello finlandese, la giusta proporzione per un esercito in attacco, secondo la dottrina militare. Per la distruzione dei bunker in cemento armato, il contingente disponeva di mortai da 280 mm., obici B-4 da 203 mm., che i Finlandesi chiamavano “il martello di Stalin” e tutta l’artiglieria da 152 mm. necessaria.

Come risultato di tutta questi preparativi, la Linea Mannerheim nel febbraio del 1940 veniva conquistata in breve tempo.

K.A. Meretskov, in una riunione dell’aprile 1940 spiegava con le seguenti parole le ragioni del nostro insuccesso durante l’attacco del dicembre 1939: “Come era stata condotta la nostra offensiva nelle zone fortificate? E’ sbagliato dire che cercavamo di conquistarle con attacchi frontali. Il fuoco d’artiglieria era molto efficace e costringeva il nemico ad abbandonare le trincee, ma l’offensiva era stata comunque respinta. Perché? Perché non era stata fatta la cosa più importante: i bunker non erano stati distrutti. In essi rimanevano comunque dei difensori che riuscivano a bloccare l’avanzata della fanteria che cercava di proteggersi dal fuoco delle mitragliatrici stando al riparo dei carri. Abbiamo assistito ad atti di eroismo da parte di carri armati che avevano sfondato la zona fortificata, ma, in ogni caso, non riuscivamo a diminuire la distanza fra i carri e la fanteria a causa delle fortificazioni in cemento armato”.

Tra parentesi, i Finlandesi, il 29 ottobre 1941 [durante la Grande Guerra Patriottica] avevano attaccato la zona fortificata della Karelia sovietica, subendo gravi perdite e non erano riusciti a sfondare da nord in direzione di Leningrado. La regione fortificata della Karelia aveva bloccato i Finlandesi: una fortezza imprendibile per tutta la durata della guerra.

Nel 1939, fra i laghi Ladoga e Onega, i Finlandesi erano riusciti, con grande gioa per tutta l’Europa, a circondare una parte delle nostre truppe. Questa azione era stata resa possibile dagli errori dei nostri comandanti e dalla presenza di altri fattori che vedremo dopo. Ma anche questo triste evento non sminuisce il nostro onore, perché i Finlandesi avevano combattuto contro gente che era stata alla fame e al freddo e frazionata in piccole guarnigioni per due mesi.

Per le nostre truppe, attaccare in mezzo a dense foreste, senza il necessario numero di uomini con esperienza per poter sostenere l’offensiva, era stato estremamente difficile. I nostri comandanti non conoscevano le fortificazioni finlandesi e il numero delle truppe in esse dislocate. E chi avrebbe potuto immaginare che la piccola Finlandia avesse potuto schierare un esercito così numeroso? Onore, gloria ed eterna memoria ai nostri soldati che, per due mesi sono stati tenuti in queste condizioni terribili di difesa, in modo da poter allontanare una parte delle truppe finlandesi dalla Linea Mannerheim.

La guerra con la Finlandia era durata 3 mesi e 12 giorni. Le perdite sovietiche erano state di 131.476 uomini, quelle dell’esercito finlandese di 48.243. Le nostre perdite superavano almeno di tre volte quelle finlandesi, ma dobbiamo ricordare che avevamo dovuto conquistare una fortezza di cemento armato e avevamo dovuto avanzare fra rocce, foreste e paludi, nel più sfavorevole dei terreni.

Dopo aver sfondato la Linea Mannerheim, le forze sovietiche avevano avuto l’opportunità di occupare rapidamente l’intera Finlandia, in quanto l’esercito finlandese era completamente distrutto, ma avevamo scelto di non farlo e, appena la Finlandia lo aveva richiesto, avevamo firmato un trattato di pace.

Così, il 12 marzo 1940 era stato firmato il trattato di pace. L’unione Sovietica aveva ottenuto l’Istmo di Karelia, il litorale nord-est del Lago Ladoga nella regione di Kuolajarvi e parte delle penisole di Rybachy e Sredny. I finlandesi avevano anche concordato di cedere in affitto l’isola di Hanko e gli isolotti adiacenti .

Durante la Grande Guerra Patriottica, i difensori della penisola di Rybachy sono diventati, a ragione, i leggendari eroi dell’Artico, su cui si sono scritti poemi e composte canzoni. Hanno difeso con onore la nostra patria, gli Stretti e i convogli degli Alleati. Non si sa se avremmo potuto tenere l’Artico e Murmansk senza quelle penisole. Questo conferma che, nella guerra con la Finlandia, il nostro governo aveva cercato esclusivamente di aumentare la sicurezza della popolazione dell’Unione Sovietica.

Gli errori commessi dalle nostre forze armate durante la guerra finlandese erano stati considerati attentamente, i risultati negativi e positivi del nostro esercito, analizzati. Sull’esperienza della campagna di Finlandia era stata poi creata la Commissione Militare Principale del Consiglio dell’Armata Rossa.

Inoltre, Voroshilov era stato nominato Commissario per la difesa Popolare da S.K. Timoshenko. Sulla guerra di Finlandia si sono scritte molte storie. In particolare quella che i soldati sovietici combattessero con i fucili, mentre quelli finlandesi con i mitragliatori. Fatto è che, nei reggimenti di fanteria finlandesi, i mitragliatori erano solo il 3% del totale dei fucili. Erano usati sopratutto da battaglioni specializzati. I fucili poi, in battaglia erano più affidabili dei mitragliatori leggeri finlandesi, che potevano contenere solo 20 colpi. Le armi automatiche dell’Armata Rossa erano migliori di quelle finlandesi e ne avevamo molte più di loro.

Naturalmente l’Occidente aveva fornito armi ai Finlandesi. Gran Bretagna, Francia e Svezia avevano inviato aerei in Finlandia, più di 500. Anche Stati Uniti, Norvegia, Italia ed altre nazioni avevano mandato armi alla Finlandia. Le storie sui soldati finlandesi armati tutti di fucile mitragliatore, sono però completamente inventate, uno dei tanti esempi di distorsione della verità riguardo alla guerra contro la Finlandia.

Durante una riunione di ufficiali dell’Armata Rossa, dove si studiavano gli errori commessi combattendo contro la Finlandia, Stalin, il 17 aprile 1940 aveva detto: “Potevamo fare a meno della guerra? Mi sembra che una cosa del genere fosse impossibile… la guerra è stata necessaria perché i negoziati di pace con la Finlandia non avevano dato risultati e la sicurezza di Leningrado doveva essere garantita. Naturalmente, la sua sicurezza è anche la sicurezza di tutta la madrepatria…” Nel corso di quella riunione aveva coniato lo slogan : “Non sprecate neanche un minuto a commiserare il suo popolo”.

Stalin era molto preoccupato per gli errori commessi dall’esercito, perché le nostre operazioni militari in Finlandia nel 1939 avevano fatto capire ai Tedeschi che noi avevamo ancora molto da imparare sull’organizzazione di un conflitto moderno. E una tale conclusione spingeva la Germania ad una guerra contro di noi.

La guerra con la Finlandia è stata una prova di forza dell’Occidente contro la Russia. Dopo l’accerchiamento e la sconfitta da parte dei Finlandesi della nostra 44° divisione di fanteria, Winston Churchill, in un’intervista radiofonica del 20 gennaio 1940, aveva detto che “la Finlandia aveva aperto al mondo la debolezza dell’Armata Rossa”.

Questa dichiarazione era stata fatta allo scopo di affrettare l’attacco tedesco all’Unione Sovietica e, naturalmente, come come si sarebbe visto dalle successive azioni militari dell’Armata Rossa, non era assolutamente veritiera. Tutta la politica dell’Occidente era volta al raggiungimento di un unico scopo: l’attacco tedesco all’Unione Sovietica.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 20/06/2016, 23:35 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 6

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La Germania usava metodi di disinformazione semplici ma efficaci: Hitler emanava un ordine di attacco e la data stabilita per l’inizio dell’offensiva veniva successivamente cancellata. Per quanto riguarda l’offensiva sul fronte occidentale, Hitler aveva impartito l’ordine 27 volte e lo aveva annullato 26 volte.

Nei confronti dell’Unione Sovietica si era comportato nello stesso modo. La Germania spargeva disinformazione a piene mani e con successo. Goebbels scriveva nel suo diario, il 25 maggio 1941: “Per quanto riguarda la Russia, siamo riusciti ad organizzare una gran quantità di messaggi non veritieri. Articoli giornalistici falsi non danno alle altre nazioni l’opportunità di capire dove finisce la verità e incominciano le bugie. Questa è l’atmosfera di cui abbiamo bisogno”.

Il 14 giugno del 1941, Goebbels scriveva ancora nel suo diario: “I programmi radiofonici inglesi già dicono che la nostra campagna contro la Russia è un bluff”. Il 15 giugno aggiungeva: “Il nostro gioco ha avuto pieno successo”.

I nostri agenti in Unione Sovietica e in Inghilterra avevano dato credito alla disinformazione tedesca e avevano messo al corrente Mosca sulla presunta data dell’attacco tedesco all’URSS. Erano però passati giorni, settimane e anche mesi dalla data indicata e la Germania non aveva ancora attaccato l’Unione Sovietica. I rapporti della nostra intelligence venivano guardati con sempre più diffidenza.

E poi, il 14 giugno 1941, sui quotidiani sovietici era apparso un comunicato della TASS che negava l’esistenza di voci “sull’imminenza di una guerra fra Unione Sovietica e Germania”, asserendo che non esistevano pretese economiche o territoriali da parte della Germania nei confronti dell’URSS, contestando anche tutte le notizie di presunti concentramenti di truppe tedesche e sovietiche sul confine.

La TASS riportava anche che: “Anche la Germania sta pienamente ottemperando alle clausole del Patto di Non Aggressione Tedesco-Sovietico, esattamente come sta facendo l’Unione Sovietica, ed è per questo che, secondo quanto si dice negli ambienti di governo sovietici, le voci sulla presunta intenzione della Germania di rompere il patto ed attaccare l’Unione Sovietica sono prive di ogni fondamento”. Molotov aveva consegnato questo messaggio della TASS a Schulenberg, il 14 giugno del 1941, ancora prima della sua pubblicazione sugli organi di stampa.

L’annuncio della TASS era stato una mossa diplomatica astuta e dalla tempistica perfetta da parte del governo sovietico, studiata in modo che fossero i Tedeschi stessi a rivelare le proprie intenzioni, perchè, nel caso di un attacco tedesco all’Unione Sovietica, essi potessero essere identificati, senza ombra di dubbio, come gli aggressori.

L’annuncio della TASS era studiato in maniera che la Germania potesse rispondere solo in due modi: dire qualcosa, cioè ribadire le proprie intenzioni di pace o dichiarare guerra, oppure tacere. Rimanere in silenzio però in questo caso era praticamente una dichiarazione di intenti per una futura apertura delle ostilità nei confronti dell’Unione Sovietica.

Hitler non poteva fare nulla per controbattere la mossa del governo sovietico e così in Germania il messaggio non era stato neppure menzionato. Il governo sovietico, guidato da Stalin, aveva fatto capire al mondo che la Germania avrebbe attaccato presto l’Unione Sovietica.

Tutte le affermazioni infondate sul fatto che Stalin ritenesse che la Germania non potesse attaccarci e che pertanto non avesse preso tutte le precauzioni per respingere l’aggressione, sono assolutamente prive di fondamento.

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Prima dell’annuncio della TASS, il 10 maggio 1941, Rudolf Hess si era paracadutato sulla Scozia. Era stato un fedele seguace di Adolf Hitler, e aveva in seguito occupato una delle maggiori cariche nella Germania nazista. Ci sono tutte le ragioni di credere che Hess volesse, a nome di Hitler, raggiungere con la Gran Bretagna un accordo basato su mutue concessioni, in questo modo la Germania avrebbe potuto iniziare una guerra con l’Unione Sovietica senza paura di essere attaccata alle spalle.

Nonostante tutte le azioni intraprese dal governo sovietico per assicurarsi un secolo di pace dopo la guerra e nonostante nessuno possa accusare di aggressione l’Unione Sovietica, ci sono però decine di “storici”, come Viktor Suvurov, che scrivono che l’Unione Sovietica aveva attaccato o voleva attaccare la Germania.

Egli scrive queste cose nonostante il fatto che tutta la storia della Seconda Guerra Mondiale faccia chiaramente capire come l’aggressore sia stata la Germania nazista, che aveva attaccato non solo l’Unione Sovietica, ma anche molte altre nazioni. Il gruppo dirigente tedesco, e Adolf Hitler personalmente, avevano più volte dichiarato pubblicamente la loro intenzione di procurarsi spazio vitale all’est, e la necessità di impossessarsi della terra appartenente alle razze considerate inferiori: i vasti territori dell’Unione Sovietica.

Parla inoltre dei progetti aggressivi dell’Unione Sovietica, sapendo bene che, fin dall’inizio, dalla formazione del Partito Nazista, e poi con l’avvento al potere di Hitler, la Germania aveva sempre guardato con cupidigia verso est, verso l’Unione Sovietica, e il suo scopo era la dominazione totale. Questo progetto era stato annunciato al mondo intero e oggigiorno gli accusatori della Russia fanno finta di non saperlo.

Essi mentono deliberatamente e infangano il popolo più pacifico della Terra, il popolo russo. Anche Hitler, in un discorso tenuto ad una riunione al quartier Generale, il 9 gennaio 1941, aveva detto: “Stalin, che è capo della Russia, è una testa fina e non si opporrà apertamente alla Germania”. E, il 5 maggio 1941, l’addetto militare in Unione Sovietica Krebs riferiva ad Halder: “I Russi faranno qualsiasi cosa per evitare una guerra. Faranno qualunque concessione, anche territoriale”.

La nostra più grande sfortuna è che l’Occidente liberale finanzia individui che, deliberatamente distorcono la nostra storia e i media liberali pubblicizzano con tutti i mezzi disponibili i lavori di questi falsari. Il bugiardo di cui si parla è Viktor Suvurov (il vero nome è Rezun) di nazionalità inglese. I suoi libri ingombrano gli scaffali delle librerie russe e hanno “educato” una buona parte delle nuove generazioni. Sono convinto che nessuna nazione occidentale, in nessuna circostanza, avrebbe mai permesso una cosa del genere.

I nostri intellettuali credono che, a seguito delle purghe del 1937-1938, ufficiali maturi e con esperienza siano stati sostituiti da rimpiazzi giovani ed inesperti e questo avrebbe portato alle gravi sconfitte subite all’inizio della guerra.

In realtà, era tempo di rimpiazzare i morti: J.B. Gamarnik, V. M. Primakov, M. N. Tukhachevsky, I. F. Fedko, I. E. Yakir, with G.F. Zhukov, Konev, Malinovsky, Rokossovsky, F. I. Tolbukhin, che avevano partecipato alla Prima Guerra Mondiale, eccetto Tolbukhin, che era già un ufficiale, come soldati semplici. Tutti quanti erano stati promossi al loro rango per i loro meriti in battaglia, nel servizio militare e nello studio.

Tutti coloro che erano stati sostituiti non avevano partecipato alla Prima Guerra Mondiale ed erano stati promossi per i loro meriti nella guerra partigiana. M.N. Tukhachevsky aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale solo per pochi mesi. L’addestramento delle truppe, all’epoca di Uborevich e Yakir, era molto scarso e i comandanti molto poco qualificati, e questo è provato dai documenti che descrivono la condizione in cui si trovava l’Armata Rossa in quegli anni, in modo particolare nel 1936.

Nel periodo fra il 1937 e il 22 giugno 1941 il numero dei soldati dell’Armata Rossa era aumentato di 3,56 volte: da 1.433.000 a 5.100.000 persone. Il 1 gennaio 1941 il corpo ufficiali era costituito da 580.000 uomini e, il 22 giugno, da 680.000. Praticamente tutti gli ufficiale dell’Armata Rossa provenivano dall’accademia militare, coloro che prima della guerra non avevano ricevuto un’educazione di questo tipo non erano più dello 0.1% del totale. Tutto questo fa capire come non ci sia stata affatto la decapitazione dell’esercito.

Per tre anni, dal 1 gennaio 1937 al 1 maggio 1940, l’esercito aveva congedato 36.898 persone per i motivi più disparati, compresi quelli dovuti a malattia, limiti di età e cattiva condotta, non 40.000 come si crede comunemente.

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Secondo l’articolo 58, vennero arrestati 9.913 soldati e 1.364 vennero condannati alla pena capitale.

Durante il periodo delle purghe nel corpo ufficiali, tenendo conto di quanti erano stati dimessi o reintegrati, vennero congedate in realtà 13.685 persone. In relazione al numero di ufficiali presenti nell’Armata Rossa al 31 dicembre 1940, la percentuale dei congedati dall’esercito per motivi politici è del 2,36%. Inoltre, questo 2,36% di ufficiali licenziati era stato sostituito da personale adddestrato.

Da quanto riportato sopra, è evidente che tutti i discorsi sulla “decapitazione dell’esercito” alla vigilia della Grande Guerra Patriottica del 1941-1945, semplicemente non sono veri.

Si può certamente affermare che il nostro corpo ufficiali, il 22 giugno 1941 non era sufficientemente preparato a combattere una guerra moderna, di nuovo tipo, contro un nemico che disponeva di forze assai superiori, ma la ragione di questa impreparazione non è correlata alle purghe nell’esercito.

Possiamo comunque essere d’accordo sul fatto che era quasi impossibile trovare ufficiali capaci di essere alla pari e di opporsi ad un esercito che aveva conquistato tutte le nazioni europee, Francia compresa, che aveva numerosi alleati e un armamento doppio di quello dell’Armata Rossa.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 20/06/2016, 23:38 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 7

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I soldati della Wehrmacht sono sempre in uniforme grigia, con le maniche rimboccate e hanno il vantaggio di camminare sulla nostra terra e, più spesso che no, quello di sedere in un’auto o su una motocicletta, con un mitra MP-40. I soldati sovietici vengono raffigurati spesso mentre marciano, con vecchi fucili trilineari (vedi qui), indossando cappotti militari. I cavalli della Wehrmacht sembrano addirittura cavalli selvaggi. Le immagini non corrispondono alla realtà dell’epoca, ma dominano ugualmente le menti delle persone. Infatti i soldati della Wehrmacht andavano a piedi ed erano armati di fucile. Le divisioni completamente motorizzate erano solo una piccola parte dell’esercito tedesco.

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Nell’esercito tedesco, tutti i reggimenti di artiglieria delle divisioni di fanteria erano dotati di pezzi ippotrainati. Nella sola Wehrmacht, nel 1941, c’era più di un milione di cavalli, l’88% dei quali era nelle divisioni di fanteria. A quell’epoca, l’Armata Rossa era molto più motorizzata. Le divisioni di fanteria dell’Armata Rossa disponevano di due reggimenti di artiglieria, uno a trazione meccanica e uno ippotrainato. I reggimenti a trazione meccanica usavano trattrici STZ-NATI. S-65 Stalinetz e T-20 Komsomolets, vagoni ferroviari ed altro equipaggiamento.

I nostri soldati chiamavano scherzosamente le pistole mitragliatrici “armi da polizia” o “da gangsters”. Anche i Tedeschi la pensavano così e lo dicevano chiaramente: “Questo tipo di arma non è adatta per far fuoco oltre i 200 metri” e, per vincere le battaglie, nel 1941, era necessario colpire il nemico a partire da 400 metri, per questo motivo il nostro esercito aveva in dotazione, come “armi da mischia”, fucili e mitragliatrici in quantità limitata. Allo stesso modo si comportava l’esercito tedesco.

Nell’esercito tedesco, l’atteggiamento verso le pistole mitragliatrici era ancora lo stesso agli inizi del 1943, perché, quando a Stalingrado, l’armata di von Paulus, accerchiata dal nostro esercito, si era arresa alle truppe del Fronte del Don, comandate da Rokossovsky, essa disponeva ancora, oltre agli altri armamenti, di 156.987 fucili e di più di 10.000 mitragliatrici. Nelle divisioni sovietiche, che avevano il compito di respingere l’invasione tedesca fuori dai confini, venivano molto più utilizzati i fucili mitragliatori e i fucili semiautomatici delle pistole mitragliatrici.

Un grande successo dei progettisti sovietici V.G. Fedorov, V.A. Degtyarev, S.G. Somonov e F.V. Tokarev fu lo sviluppo del fucile semiautomatico. La produzioni dei fucili semiautomatici ideati da Tokarev e Simonov si era mantenuta sempre costante. Prima della guerra, l’Armata Rossa disponeva della miglior arma automatica del mondo, assai superiore alle pistole mitragliatrici, più di un milione e mezzo di fucili semiautomatici.

Bisogna notare che il nostro fucile semiautomatico SVT era assai superiore alle armi similari in dotazione alla Wehrmacht e non sfigurava affatto al confronto con i fucili semiautomatici degli Stati Uniti. Dopo la guerra, il fucile semiautomatico è diventato l’armamento personale più comune in tutte le nazioni NATO.

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Durante la guerra, i fondi necessari alla produzione di fucili semiautomatici scarseggiavano. Anche la produzione industriale tedesca di questo tipo di arma era di costi “proibitivi”. Solo gli Stati Uniti hanno avuto la possibilità di produrre fucili semiautomatici in quantità massicce.

L’Armata Rossa, invece che i fucili semiautomatici, cominciò ad usare sempre più i fucili mitragliatori e le mitragliatrici. Bisogna pensare che era finita l’epoca della guerra di trincea e l’utilità dell’arma personale, tipica della fanteria della Prima Guerra Mondiale, aveva perso della molta della sua importanza e perciò l’apparato industriale dell’Unione Sovietica non si era concentrato solo sulla produzione di fucili semiautomatici. Secondo me, questa è stata la decisione giusta, è stato molto più utile usare il denaro per costruire cannoni, carri armati ed aerei.

Uno degli episodi recenti di uso massiccio di fucili semiautomatici è stata la difesa di Tula, nell’autunno del 1941. Gli SVT, compresa la versione automatica, venivano prodotti nella fabbrica di armi di Tula e consegnati immediatamente alle truppe che difendevano la città.

Uno dei prigionieri di guerra tedeschi, catturato presso Tula, aveva detto, meravigliato: “Non ci aspettavamo che i Russi fossero armati di fucili mitragliatori”.

A.V. Isaav ha scritto: “Il fucile semiautomatico Tokarev è rimasto una leggenda quasi dimenticata. Solo qualche occasionale immagine in televisione dei soldati delle “Tigri Asiatiche” o di quelli, tutti in nero, di un altro “fronte di liberazione”, con (fucili semiautomatici) FN FAL tutti lustri e scintillanti, che ci ricordano che cosa sarebbe potuto succedere se la guerra fosse scoppiata qualche anno dopo”.

Tutti quelli che dicono che all’inizio della guerra il nostro esercito non aveva un numero sufficiente di armi automatiche, sono in errore. L’Armata Rossa disponeva di più armi automatiche dei Tedeschi e anche con migliori caratteristiche di combattimento.

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Producevamo non solo eccellenti armi automatiche personali, ma anche ottime carabine, fucili da cecchino, pistole e il miglior fucile al mondo, il Mosin modello 1891/1930. Alcuni ricercatori affermano che la mancanza di cannoni anticarro nell’Armata Rossa, era stata la causa disastro del 22 giugno 1941. Queste opinioni sono apparse però dopo che questo tipo di armamento è stato, ingiustamente, glorificato nei film di guerra, allo scopo, non troppo onorevole, di sminuire i meriti della nostra ottima artiglieria, come era stata definita nel 1945, durante la Parata della Vittoria sulla Piazza Rossa a Mosca: “La miglior artiglieria del mondo”. Prima dell’attacco all’Unione Sovietica nel 1941 i Tedeschi erano dotati di cannoni anticarro, il nostro esercito aveva iniziato ad riceverli all’inizio della guerra, nell’agosto del 1941. Questo si può spiegare solo con il fatto che avevamo già più cannoni della Germania.

Sono stati proprio i nostri “normali” cannoni, non quelli anticarro, che hanno fermato i carri armati tedeschi a Mosca e a Leningrado nel 1941. I pezzi da 76 mm. e i cannoni antiaerei da 85 mm. della difesa antiaerea di Mosca erano in grado di colpire qualunque carro tedesco a oltre 1000 m. di distanza.

Rokosskovsky aveva scritto: “Bisogna onorare gli ufficiali superiori che comandavano l’artiglieria dell’esercito sovietico, devo dire che la nostra artiglieria, dal punto di vista qualitativo, per quanto concerneva l’addestramento degli ufficiali e di tutto il personale, era molto al di sopra dell’artiglieria di tutti gli altri eserciti delle nazioni capitaliste. E questo è stato provato dalla Grande Guerra Patriottica. A partire dai primissimi scontri, la modalità principale di ingaggio nei confronti dei carri armati nemici, per annullare la loro mobilità e la loro forza d’urto, era stata principalmente l’uso dell’artiglieria. Che si è coperta di eterna gloria nella battaglia di Mosca”.

Allo stesso tempo bisogna notare che, per la fanteria è meglio avere cannoni anticarro, magari non altrettanto validi come i migliori, piuttosto che non averne affatto.

Ma la guerra è la guerra, e non sempre si può prevedere il punto esatto dove i carri armati sfonderanno le linee nemiche, ed è impossibile far arrivare dappertutto le batterie controcarro. In ogni caso, le reali capacità dei cannoni anticarro, così come quelle dei Panzerfaust tedeschi, sono state, di solito, molto ingigantite. Fucile contro carro armato, tanto varrebbe andare all’assalto del carro con la baionetta. Un cannone anticarro può naturalmente distruggere un trasporto truppa blindato come un carro armato, è anche possibile usarlo per altre attività, anche come antiaereo, ma non può essere definito come l’arma di elezione per l’uso anticarro. Non era l’arma di elezione contro i carri, così come non lo erano i bazooka tedeschi, di cui ne erano stati costruiti circa 8 milioni di pezzi.

Hitler non risparmiava i suoi soldati, che non avevano praticamente speranze di sopravvivenza nell’ingaggiare i carri armati con i bazooka, il cui tiro utile era di 30-50 metri. Anche nelle battaglie urbane contro i blindati, i soldati armati di bazooka andavano incontro a perdite enormi, centrando un numero di bersagli che non era più del 10% del totale, mentre, in campo aperto, il numero dei carri colpito era addirittura insignificante.

Ma nel 1941 i nostri carri non erano minacciati dai bazooka, dal momento che i primi modelli tedeschi erano arrivati nel 1943, per essere poi usati massicciamente nel 1945.

Per quanto riguarda i cosiddetti lanciagranate, A.V. Isaev ha scritto: “La frase -lanciagranate a propulsione razzo- fa venire in mente qualcosa che funziona alla velocità della luce, come un RPG-7: un tubo sulla spalla di un soldato e una carica cumulativa. Comunque, un progetto del genere, negli anni ’30 era semplicemente impossibile. Le ricerche erano indirizzate in aree completamente diverse. I cannoni dinamico-reattivi da 37 mm. erano inferiori come capacità di penetrazione della corazza e i normali cannoni da 45 mm. non erano affidabili per bloccare i carri pesanti di un potenziale nemico. Non bisogna esagerare l’importanza delle purghe staliniane nella storia dei cannoni dinamico-reattivi. Certamente, L.V. Kurchevsky era stato arrestato nel 1937 e poi rilasciato nel 1939, ma i suoi cannoni erano stati adottati e anche costruiti in piccolo numero. La ragione principale del loro abbandono era però dovuta a scarsi risultati tecnici, bassa affidabilità e ridotta capacità di penetrazione”.

Tukhachevsky e Kurchevskoy avevano fatto la proposta di finanziare il progetto e la realizzazione esclusivamente di cannoni dinamico-reattivi. Se il governo sovietico avesse dato seguito alle loro proposte, il nostro esercito si sarebbe trovato sprovvisto di artiglieria anticarro. V.G. Grabin ha scritto di tutto i lavoro da lui fatto per superare le obiezioni di Tukhachevsky e far approvare il leggendario pezzo da 76 mm., uno dei migliori cannoni della Grande Guerra Patriottica. Qualcuno crede poi che la causa delle nostre sconfitte nel primo periodo della guerra fosse dovuta ad un fraintendimento, da parte dell’Armata Rossa, delle tecniche di guerra moderna, evidenziato dalla composizione delle divisioni di cavalleria. Si è detto che queste divisioni sarebbero state mandate dai nostri comandanti alla carica contro i carri armati, causando la morte inutile di uomini e animali. Questo semplicemente non è vero.

La verità è che la cavalleria non combatteva con le sciabole, ma con fucili, mitragliatrici, granate, mortai ecc. e spesso avanzava insieme ai blindati come unità mobile, ma le battaglie si svolgevano comunque senza l’uso delle sciabole o dell’armamento personale. I cavalli, di regola, venivano portati al sicuro e la cavalleria combatteva come la fanteria. Secondo la normativa di guerra, la carica all’arma bianca era consentita solo contro truppe nemiche scarsamente armate e molti cavalleggeri hanno fatto la guerra senza prendere parte a nessuna carica a sciabole sguainate. Unità flessibili come quelle di cavalleria avevano il vantaggio, su carri armati, trasporti truppa e motociclette, di non aver bisogno di gasolio, benzina o strade.

I corpi di cavalleria erano fra le componenti più stabili dell’Armata Rossa nel 1941. A differenza delle truppe motorizzate, nel 1941 riuscivano ad operare spostamenti complessi negli ambienti più disparati. La cavalleria ha combattuto con successo fino al 1945, arrivando ad includere nei suoi ranghi diversi tipi di armamento, compresi centinaia di carri armati. Nonostante l’Armata Rossa fosse in ritardo rispetto alla Wehrmacht per quanto riguarda il numero di veicoli, la cosa era compensata in qualche modo dalla cavalleria. Come unità mobile, essa era indispensabile, per esempio, in difesa, per fermare lo sfondamento nei punti deboli del fronte, contrattaccare o permettere un rapido ripiegamento di truppe in pericolo e, naturalmente, durante le offensive.

La Cavalleria dell’Armata Rossa era l’Arma più bella che fosse in servizio. Guardate la nostra cavalleria, così elegante sui suoi cavalli bai con le macchie bianche sul muso, animali alti, robusti di razza Budenny, e il cuore vi si riempirà di gioia alla loro vista, bellezza e orgoglio uniti alla bravura e alla forza russa.

E per quanto riguarda i Tedeschi? Avevano o no una cavalleria? Ce l’avevano. Unità di cavalleria pura esistevano in tutte le divisioni tedesche, in più nella Wehrmacht, all’epoca dell’attacco all’Unione Sovietica, c’era anche una intera divisione di cavalleria. Per tutta la durata della guerra poi, i Tedeschi avevano costantemente aumentato il numero delle unità di cavalleria.

Molti accusano l’Armata rossa di essere stata sempre alla ricerca del contrattacco, invece di creare e mantenere una difesa in profondità. Gli autori che scrivono queste cose non sanno nulla di strategia militare.La difesa, certo, anche su un fronte di diverse migliaia di chilometri (durante la guerra la lunghezza del fronte era variata da 2.200 a 6.000 km., con una profondità di territorio coinvolto nei combattimenti di più di 2.500 km.) può portare solo ad una disastrosa sconfitta.

“Una strategia di difesa è come la morte, specialmente quando una divisione ha in carico un settore di fronte di non meno di 4-8 km. di lunghezza e 4-6 km. di profondità. Con un settore difensivo di 8-12 km. per divisione si può solo sperare di reggere la difesa. Qualunque cosa si faccia, la minor densità di truppe causerà uno sfondamento del fronte”, parola degli esperti.

Un esercito in difesa aspetta passivamente l’attacco. E’ molto difficile prevedere il punto esatto dove il nemico sferrerà l’offensiva principale. E normalmente l’attacco principale arriva nel punto dove meno lo si aspetta. Nella direzione dell’attacco principale un avversario riesce a concentrare forze da 3 a 10 volte superiori a quelle che si trovano sulla difensiva e così, se si attacca con forze superiori e nessuna difesa di solito resiste.

I nostri capi militari questo lo sapevano, ma non avevano la forza e i mezzi sufficienti per riguadagnare l’iniziativa strategica ed erano costretti a stare sulla difensiva, con limitati contrattacchi. Tutte le nazioni europee, dalle grandi alle più piccole, comprese Polonia, Francia, Inghilterra e anche Finlandia, avevano piani militari di tipo offensivo. Anche l’Unione Sovietica aveva piani di attacco, anche nel caso di guerra con la Germania. La parola “offensivo” non implica però in nessun modo che l’URSS stesse preparando un attacco, che stesse per commettere un’aggressione.

I piani operativi, per l’eventualità di un attacco nemico erano stati consegnati alle forze armate nazionali. Non siamo stati in grado di portarli a termine, ma l’Armata Rossa aveva contrattaccato alla prima opportunità.M. Giants aveva scritto queste parole riguardo al contrattacco sovietico del 1941: “D’altro canto, le continue e irrazionali, spesso inutili offensive sovietiche avevano eroso, piano piano, l’impeto bellico delle truppe tedesche, causando perdite tali da indurre Hitler a cambiare la sua strategia e, alla fine, avevano creato le condizioni per la sconfitta della Wehrmacht alle porte di Mosca. Tutti quegli ufficiali e quei soldati sovietici che erano sopravvissuti alla loro offensiva, un battesimo del fuoco importante e pagato a caro prezzo, avevano poi usato tutto quello che avevano imparato così in fretta per infliggere terribili perdite ai loro aguzzini”.

E così è: Giants riconosce che i nostri attacchi erano stati efficaci e avevano portato a risultati utili.

I nostri comandanti militari venivano spesso accusati di essere impreparati dal punto di vista professionale. Ci si riferiva, in modo particolare, al fatto che le posizioni negli alti comandi della gerarchia militare venivano assegnate a chi si era distinto in battaglia in Spagna, a Khalkhin-Gol, in Finlandia, indipendentemente dalla loro mancanza di esperienza o di particolari abilità. Una domanda sorge spontanea: “Perché avremmo dovuto affidare le posizioni di comando a gente che non aveva fatto nulla per mostrare il proprio valore, che non aveva avuto promozioni, invece che a ufficiali che avevano rischiato la vita e si erano distinti in battaglia come eroi?”

Come è stato dimostrato dalla storia, l’Unione Sovietica ha vinto la guerra perché ha avuto a sua disposizione moltissimi generali e progettisti di valore. E’ stato fatto un uso molto intelligente delle risorse umane e, in Russia, persone capaci di lavoro creativo e grande leadership ce ne erano a centinaia di migliaia. Questo è confermato da tutta la storia russa, prima, durante e dopo la guerra. Una storia fatta di grandi successi e grandi vittorie, nessun’altra nazione al mondo ha un centesimo di tutto questo. Noi, più di qualsiasi altro al mondo, attraverso il lavoro e la lotta, ci siamo guadagnati il diritto di camminare a testa alta. Purtroppo, molti Russi si vergognano della loro storia e rimangono confusi di fronte all'”illuminato” Occidente.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 20/06/2016, 23:43 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 8

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I rapporti dell’intelligence avevano segnalato che un imminente attacco tedesco contro l’Unione Sovietica era previsto per il 22 giugno 1941, ma il governo sovietico era stato del parere che i Tedeschi avessero deliberatamente fatto trapelare tali informazioni sulla data dell’attacco all’URSS.

Il senso di queste manovre tedesche avrebbe potuto essere dovuto al desiderio di spingerci ad una mobilitazione forzata, in modo che schierassimo tutto le nostre truppe in vicinanza del confine, dando così ai Tedeschi il pretesto di dichiararci aggressori e la possibilità di infliggere seri danni a tutto il nostro esercito. Il fatto che i giorni, indicati dalla nostra intelligence per l’attacco tedesco all’Unione Sovietica fossero passati senza che fosse accaduto nulla di rilevante, aveva completamente screditato i nostri servizi segreti. L’attacco del 22 giugno 1941 era stato però segnalato da troppe fonti di informazione.

Il governo sovietico riteneva che fosse inaccettabile ripetere gli errori del passato. Il 1 agosto 1914, la Germania aveva dichiarato guerra alla Russia dopo che lo Zar Nicola II aveva decretato lo stato di mobilitazione. Naturalmente la Prima Guerra Mondiale era stata scatenata allo scopo di distruggere la Russia, ma il pretesto della dichiarazione di guerra era stato proprio la mobilitazione della Russia.

Perciò non si può escudere che Stalin, alla propoata di S.K. Timochenko e G.K. Zhukov, riguardo alla mobilitazione per il 14 giugno 1941, avesse detto: “Voi chiedete di mobilitare la nazione, radunare le truppe e farle muovere sul confine occidentale? Ma questo vuol dire guerra! Lo capite o no?”.

Il governo sovietico aveva schierato il 60% delle sue truppe sulla seconda e sulla terza linea di difesa, a circa 400 km. dal confine. Questa decisione era stata presa allo scopo di preservare l’Armata Rossa, nel caso che i Tedeschi, con tutta la loro forza e tutta la loro esperienza fossero riusciti a sfondare il fronte al primo assalto, questo perché, anche con un uguale rapporto di forze, molto probabilmente non saremmo riusciti ad assorbire il colpo e ciò avrebbe portato alla perdita di tutto l’esercito.

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Come conseguenza di questa decisione, il nostro esercito ha combattuto le sue battaglie maggiori a Smolensk, Kiev, Leningrado e ha sconfitto le forze tedesche nei pressi di Mosca. Bisogna notare che, sebbene non ci siano prove di una mobilitazione all’inizio della guerra e neanche di reclutamenti intensivi delle truppe della riserva a scopo di addestramento, un certo numero di pseudo-storici accusa ancora l’Unione Sovietica di aver attaccato la Germania.

Ma le loro calunnie non convincono, vista la quantità di fatti che indicano il contrario. Se avessimo dichiarato lo stato di mobilitazione prima della Germania, diciamo il 21 giugno 1941 e i Tedeschi lo avessero fatto il 22 giugno 1941, anche se tutto fosse successo anche solo qualche ora prima, sarebbe stato sufficiente a fornire il pretesto a tutta l’Europa per poter dire che eravamo stati noi ad attaccare la Germania.

L’Unione Sovietica sarebbe stata biasimata per aver dato inizio alla Seconda Guerra Mondiale. Questa è la vera ragione per cui Stalin aveva rifiutato la proposta di mobilitare tutte le truppe di stanza al confine. Che vantaggio avrebbe portato ai nostri soldati un annuncio del genere? Le forze armate devono essere sempre pronte al combattimento.

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La sera del 21 giugno 1941 Stalin aveva ordinato di dispiegare le truppe secondo le direttive. La sua ordinanza ribadiva che un attacco avrebbe potuto avere inizio con azioni provocatorie da parte dei Tedeschi e le nostre truppe, per evitare complicanze (cioè le accuse all’URSS di aver iniziato le ostilità), non avrebbero dovuto rispondere alle provocazioni. Inoltre, queste direttive contenevano ordini per Timoshenko e Zhukov affinché si preparassero ad un possibile attacco nella notte fra il 21 e il 22 giugno 1941.

Prima della missione di Hess (in Scozia) e dell’annuncio della TASS, il concentramento delle truppe tedesche presso i nostri confini non indicava ancora che esse fossero pronte ad un immediato attacco contro l’Unione Sovietica. Inoltre, questi uomini erano lì da diversi mesi, e l’URSS non aveva fatto nulla per attaccarli. La presenza di forze tedesche così vicino ai nostri confini avrebbe potuto essere giustificata dal desiderio dei Tedeschi di fuorviare l’Inghilterra.

Tuttavia, dopo la missione di Hess e la (non) reazione tedesca al comunicato della TASS, la dirigenza sovietica si era sempre più convinta che lo scopo di queste truppe fosse quello di attaccare l’Unione Sovietica. Il 22 giugno 1941 la minaccia era diventata reale perché la Germania aveva terminato le ostilità nei Balcani ed era pronta ad una nuova guerra.

Non c’era comunque la sicurezza di un attacco contro di noi, il giorno successivo, da parte della Germania e dei suoi alleati. C’era la tenue speranza che i Tedeschi volessero attaccare prima l’Inghilterra. Oggi è tutto chiaro, ma allora non era così evidente come sembra. Il governo dell’Unione Sovietica aveva però compreso perfettamente la situazione ed aveva emanato le direttive alle truppe.

La nostra intelligence aveva speso all’estero un sacco di soldi pubblici, ma il governo sovietico non aveva mai ricevuto le informazioni necessarie a prendere le giuste decisioni, dopo che si era venuti a conoscenza della missione di Hess, neppure sulla direzione e sulla forza della linea di attacco principale dei Tedeschi. Infatti, un esercito può resistere in difesa solo se conosce in anticipo la direzione e la forza dell’attacco principale delle forze nemiche.

La data dell’attacco è un’informazione secondaria, se confrontata a quella sulla direzione dell’offensiva principale del nemico. La mancanza dell’intelligence necessaria alla difesa dei nostri confini, portò i militari all’inazione, perché non conoscevano le direttrici lungo cui il nemico avrebbe sferrato gli attacchi principali e, di conseguenza, le truppe erano state dislocate in maniera abbastanza omogenea lungo tutto il confine.

I dubbi sull’affidabilità delle informazioni forniteci dall’intelligence riguardanti la data dell’attacco ci avevano costretto ad agire con estrema cautela. Se nel 1941 fossimo stati accusati di aver attaccato la Germania, non sappiamo come si sarebbero potute evolvere le nostre relazioni con Gran Bretagna e Stati Uniti, i nostri futuri alleati.

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Naturalmente, la preoccupazione per i rapporti con i nostri futuri alleati non era stata l’elemento principale che si era tenuto in considerazione al momento di prendere le decisioni. Qualunque persona normale, che si fosse trovata al posto della dirigenza sovietica, sarebbe rimasta scettica fino all’ultimo minuto sull’attacco tedesco del 22 giugno 1941.

Prima di tutto, la Germania, ogni volta che aveva attaccato una nazione, aveva prima presentato rivendicazioni o comunque fatti, che giustificassero tale azione. All’Unione Sovietica non erano state fatte richieste di sorta, né orali, né scritte. In secondo luogo, la dirigenza sovietica sapeva bene che le truppe tedesche non erano pronte a combattere in condizioni invernali, dal momento che l’esercito tedesco non disponeva di abbigliamento adatto a quella stagione e, secondo gli standard sovietici, in quelle condizioni non sarebbe stato loro possibile iniziare una guerra. Terzo, l’Unione Sovietica credeva che la Germania avesse intenzione di attaccare prima l’avversario più debole, l’Inghilterra, per eliminarne completamente la minaccia militare (non tenendo fede alle rassicurazioni fatte da Hess) e solo dopo gettarsi contro l’Unione Sovietica.

Tutte queste ragioni erano state considerate come dati di fatto e avevano messo in dubbio la possibilità di un attacco tedesco contro l’Unione Sovietica il 22 giugno 1941. Il governo non voleva assolutamente che noi potessimo passare per aggressori ma, nonostante tutti i dubbi, aveva preso le misure necessarie per respingere l’aggressione, in base alle informazioni allora disponibili. Sfortunatamente, i dati dell’intelligence non erano stati sufficienti e i nostri comandi militari non erano stati in grado di concentrare le truppe sulle direttrici degli attacchi principali dei Tedeschi e dei loro alleati. Le azioni dei nostri governanti prima dello scoppio delle ostilità avevano portato alla conclusione che essi fossero da condannare.

L’Occidente glorifica i suoi governi e i suoi eserciti, i perdenti della guerra, e alcuni pazzi cercano di sottolineare gli errori e i fraintendimenti del governo e dell’esercito dei vincitori, la nazione che ha sconfitto il più forte dei nemici, il più agguerrito esercito del mondo. I nostri Capi di Stato, come del resto i nostri comandanti militari hanno certamente commesso degli errori (solo chi non fa nulla non commette errori), ma i loro sbagli non li hanno portati alla sconfitta, come invece è stato per gli errori dei dirigenti e dei comandanti militari tedeschi.

I nostri capi, politici e militari, hanno portato alla vittoria l’Unione Sovietica, contro gli eserciti dell’Europa Unita, contro il sofisticato apparato industriale tedesco, che era quello più sviluppato di Francia, Cecoslovacchia e di tutte le altre nazioni europee messe insieme.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 20/06/2016, 23:47 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 9

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L’armamento dell’Armata Rossa, nel giugno del 1941, era numericamente superiore a quello della Wehrmacht, nonostante il fatto che i Tedeschi avessero confiscato armi in tutte le nazioni da loro conquistate in Europa, comprese quelle della Francia, che disponeva di un gran numero di carri armati, cannoni ed aerei. Per quanto riguarda il numero dei soldati arruolati, la Germania superava l’Unione Sovietica di 1,6 volte: c’erano circa 8.5 milioni di persone nella Wehrmacht e poco più di 5 milioni nell’Armata Rossa, che era un esercito di operai e contadini.

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Questo squilibrio di forze esisteva nonostante il fatto che, nel prepararsi a respingere l’aggressione, l’Unione sovietica, solo nel periodo che va dal 1937 al 22 giugno 1941, avesse aumentato la consistenza dell’Armata Rossa da 1.433 a 5.1 milioni di persone. Quando però si parla delle nostre sconfitte del 1941, si accenna solo molto velocemente all’enorme forza distruttrice che era calata su noi in quel terribile periodo. Infatti non era solo il peso della Germania, ma si trattava di quello di tutta l’enorme nazione chiamata “Europa”, che, in tempo di pace, andava ben oltre la nostra forza e le nostre possibilità.

C’è voluta, per quasi quattro anni, tutta l’infinita forza vitale del popolo sovietico per sconfiggere il nemico che aveva attaccato la nostra nazione. Gli operai spesso dormivano in fabbrica, così da avere più ore per il lavoro, mentre gli ufficiali e i soldati dell’Armata Rossa morivano a decine di migliaia nelle continue e feroci battaglie contro l’invasore.

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Diamo allora un’occhiata alla consistenza del nemico: le forze armate tedesche disponevano di 8.5 milioni di persone, con 1.2 milioni di personale civile, rastrellate in tutte le nazioni europee, e, quando era il caso, anche in quelle extra-europee. Degli 8.5 milioni di soldati, 5.2 milioni erano quelli delle forze di terra. Il numero di 8.5 milioni non comprende però gli uomini degli eserciti degli altri alleati europei della Germania, vale a dire Italia, Ungheria, Romania e Finlandia. E qui non si parla di piccoli contingenti: le forze armate del Regno di Romania, per esempio, da sole, contavano da 700.000 a 1.100.000 uomini e le forze di difesa finlandesi erano di 560.000 – 605.000 persone.

Se consideriamo che la consistenza media degli eserciti di questi paesi alleati era di circa 625.000 uomini, e questo è il numero più basso possibile, vediamo come, di fatto, il 22 giugno 1941, la Germania e i suoi alleati avessero a disposizione almeno 11 milioni fra ufficiali e soldati perfettamente addestrati, cosa che consentiva ai Tedeschi di rimpiazzare molto rapidamente le perdite e rafforzare le proprie truppe.

La nostra Armata Rossa, che nel 1941 aveva al massimo 5 milioni di uomini, ha resistito a tutti gli eserciti agli ordini alla Germania, che, tutti insieme, assommavano a più di 11 milioni di persone. Se le forze tedesche, che, da sole, superavano quelle sovietiche di 1.6 volte, le sommiamo a quelle di tutti i loro alleati europei, allora (possiamo dire) che in realtà sopravanzavano l’esercito sovietico di almeno 2.2 volte.

Quella contro cui ha resistito l’Armata Rossa era veramente una potenza mostruosa. Ecco perché Krebs aveva detto ad Hitler: “La Russia farà qualunque cosa per evitare la guerra. Farà qualunque tipo di concessioni, anche territoriali”.

I fatti sono questi: il numero degli abitanti della “nuova Germania”, cioè di tutta Europa, era di oltre 300 milioni di persone nel 1941, più di 1.5 volte la popolazione dell’URSS che all’epoca era di 194.1 milioni di persone.

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Ci si potrebbe chiedere: come mai l’Unione Sovietica non aveva aumentato la consistenza del proprio esercito, portandolo a 11 milioni, prima dello scoppio della guerra? Dovete capire che questi 11 milioni di persone avrebbero dovuto essere sottratti allo sviluppo economico della nazione, in un momento in cui l’agricoltura e l’industria facevano tesoro di ogni lavoratore, sarebbe stato poi necessario armarli e addestrarli, fornire loro vestiti e scarpe, mantenendo però costante la produzione (industriale ed agricola).

Ci eravamo appena risollevati da due guerre devastatrici, la Russia non disponeva di fondi per finanziare le forze armate, che numericamente equivalevano a quelle dei grandi e ricchi stati che in Europa facevano parte della Germania Unita. Allo scoppio delle ostilità le fabbriche erano state poste sotto la legge marziale, con l’orario di lavoro prolungato, un certo numero di operai e tecnici era stato arruolato nelle forze armate, ed erano stati rimpiazzati ai macchinari da donne e ragazzi, a cui venivano affidati compiti che non richiedevano un alto grado di specializzazione. I lavoratori qualificati avevano mantenuto il loro posto. La stragrande maggioranza dei contadini andava in guerra senza armamento.

Gli 8.5 milioni di uomini dell’esercito tedesco erano armati con 5.639 fra carri armati e semoventi, più di 10.000 aerei da caccia e oltre 61.000 fra cannoni e mortai. La Marina, nel giugno 1941, aveva 217 navi delle classi principali, compresi 161 sommergibili. Il 22 giugno 1941, questi 5.5 milioni fra ufficiali e soldati della Germania hitleriana e i suoi alleati avevano attraversato il confine e invaso la nostra terra. Di questi 5.5 milioni di uomini, più di 800.000 erano loro alleati.

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Durante la guerra, le truppe alleate della Germania erano sempre aumentate di numero; per quanto riguarda unicamente i prigionieri, alla fine delle ostilità avevamo catturato 752.471 fra Rumeni, Ungheresi, Italiani e Finlandesi. Questo esercito di 5.5 milioni di uomini aveva attaccato l’Unione Sovietica con circa 4.300 fra carri armati e semoventi, 47.200 fra cannoni e mortai, 4.980 aerei da caccia e 190 navi da guerra.

Il numero di truppe a disposizione dell’Armata Rossa nel giugno del 1041 ammontava a più di 5 milioni di persone e precisamente: 4.5 milioni nelle forze di terra e della difesa antiaerea, 476.000 nell’Aviazione e 344.000 nella Marina. C’erano inoltre più di 67.000 fra cannoni e mortai, 1860 carri armati di nuovo tipo e più di 2700 (3719 secondo G.K. Zhukov) aerei da caccia di ultimo modello. Inoltre l’esercito aveva un gran numero di aerei e blindati ormai obsoleti. La Marina aveva a sua disposizione 276 navi delle classi principali, compresi 212 sommergibili.

Le truppe che ci avevano attaccato superavano di almeno 500.000 uomini quelle di tutte le forze armate russe. Dobbiamo però ricordare che, nel giugno del 1941, la guerra con la Germania non aveva coinvolto le divisioni che erano state dislocate in Estremo Oriente, per far fronte ad un eventuale attacco nipponico, nel Caucaso, dove fronteggiavano la Turchia, e in altre aree pericolose. Credo che in queste zone fossero dislocati non meno di un milione di uomini.

Perciò, il 22 giugno del 1941, le truppe a disposizione dell’Armata Rossa, necessarie per rispondere all’attacco della Germania e dei suoi alleati, non ammontavano a più di 4 milioni di uomini, contro i 5.5 milioni dei Tedeschi e dei loro satelliti. Inoltre, la Germania, fin dalle prime settimane di guerra aveva trasferito una divisione fresca dall’Europa al fronte orientale.

Come si può vedere da tutti questi dati, l’Armata Rossa, all’inizio della guerra, aveva 19.800 fra cannoni e mortai, oltre 86 navi da guerra di tipo comune, in più rispetto alle forze dei Tedeschi e dei loro alleati che avevano attaccato l’Unione Sovietica.

Le caratteristiche belliche delle nostre armi di piccolo calibro, come quelle dei cannoni e dei mortai di tutte le dimensioni, non solo non erano inferiori, ma in molti casi addirittura superiori a quelle delle armi tedesche.

Per quanto riguarda poi blindati ed aerei, il nostro esercito ne aveva in numero ben superiore rispetto a quelli a disposizione del nemico all’inizio della guerra. Ma il grosso dei nostri carri e dei nostri aerei, a confronto di quelli tedeschi, erano mezzi di “vecchia generazione”, obsoleti. I carri armati avevano una corazzatura che era unicamente a prova di proiettile, una percentuale considerevole di aerei e blindati erano mal funzionanti ed erano stati ritirati.

Bisogna comunque sottolineare che, prima della guerra, l’Armata Rossa disponeva di 595 carri pesanti KB, di 1225 carri medi T-34 e di 3719 arei di nuovo modello YAK-1, LaGG-3, Mig-3, bombardieri Il-4 (DB-ZB), PE-8 (TB-7), PE-2 e Il-2.

In pratica avevamo progettato e costruito tutta una quantità di equipaggiamento nuovo, specifico, costoso e altamente tecnologico nel periodo 1939 – metà 1941, che è poi il lasso di tempo in cui è rimasto in vigore il “Patto di Non Aggressione Molotov-Ribbentrop”. Nei 19 anni di pace pre-bellica, l’Unione Sovietica aveva costruito 11.500 aziende di grosse dimensioni. Allo scoppio delle ostilità, la maggior parte di queste fabbriche avevano iniziato a lavorare per il fronte, per la vittoria. Prima della guerra la quasi totalità del nostro armamento era stato realizzato proprio da queste aziende di recente costruzione: altoforni, forni Martin-Siemens per l’acciaio con cui si sarebbero realizzati cannoni, aerei, carri armati, navi, sommergibili e tutti gli altri prodotti del comparto industriale militare.

La presenza di un così gran numero di armi ci ha permesso di sopravvivere e di vincere. Anche con le enormi perdite di armamento nel periodo iniziale della guerra, erano comunque rimaste armi sufficienti per resistere durante la ritirata e preparare la controffensiva presso Mosca. In alcune parti del fronte si erano comunque verificate carenze di artiglieria e di armi automatiche e di piccolo calibro, c’erano state mancanze di munizioni, si era tardato nell’emergenza ad indirizzare nella giusta direzione le unità di artiglieria e c’erano state irregolarità nei rifornimenti alle truppe.

In seguito alle cruente battaglie e alla ritirata dell’esercito, erano andati perduti aerei e sopratutto carri armati. Di questi ultimi, molti erano stati abbandonati per mancanza di carburante, altre volte per permettere agli equipaggi di sfuggire agli accerchiamenti. Abbiamo perso aerei in combattimento e a terra, negli aeroporti, ma devo dire che, nel 1941, l’esercito tedesco non aveva nulla di simile ai nostri carri pesanti KB, ai nostri cacciabombardieri corazzati Il-2 o all’artiglieria a razzo BM-13 (Katyusha).

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 20/06/2016, 23:50 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 10

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Il 22 giugno 1941 le truppe tedesche avevano iniziato l’attacco all’Unione Sovietica su tre direttrici: verso est, in direzione Mosca (Gruppo di Armate “Centro”), verso sud-est, in direzione Kiev (Gruppo di Armate “Sud”) e verso nord-est, in direzione Leningrado (Gruppo di Armate “Nord”). In più, la divisione tedesca “Norvegia” doveva avanzare nella direzione di Murmansk.

Nel gruppo di armate tedesche che, tutte insieme avevano attaccato l’URSS, vi erano truppe provenienti anche da Italia, Romania, Ungheria, Finlandia e gruppi di volontari da Croazia, Slovacchia, Spagna, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Danimarca e da altre nazioni dell’Europa Occidentale.

La Germania aveva iniziato l’attacco con un bombardamento sulle città, con la popolazione civile ancora immersa nel sonno, mostrando da subito, con questo modo di agire criminale, la sua totale mancanza di umanità.

Era così iniziata la guerra più sanguinosa di tutta la storia dello Stato russo. La nostra è stata una lotta mortale contro tutta l’Europa. Riferendosi alla guerra contro l’Unione Sovietica, Hitler aveva detto: “Stiamo parlando di una guerra di sterminio”.

Alcuni storici parlano e scrivono, alle volte con gran dispiacere, di come il piano di attacco tedesco all’Unione Sovietica fosse mal concepito, ed asseriscono che la Germania, nel 1941, avrebbe dovuto, in ogni caso, concentrare l’attacco in una sola direzione, verso Mosca.

Secondo la mia opinione, se le cose fossero andate così, non sarebbero comunque riusciti a sconfiggerci e a prendere Mosca, perché noi avremmo potuto manovrare i gruppi d’armata freschi (della seconda e terza linea di difesa) e battere i Tedeschi sui fianchi, da nord e da sud, e ben difficilmente le loro truppe avrebbero potuto raggiungere Mosca. Anche se fossero scampati alla distruzione, per loro non sarebbe stato possibile catturare la città; è più probabile che, dopo i combattimenti con l’Armata Rossa, si sarebbero trovati circondati.

Hitler e il Quartier Generale dell’esercito tedesco avevano dato al piano di attacco all’Unione Sovietica il nome di “Barbarossa”, in onore dell’omonimo imperatore germanico, noto per la sua crudeltà.

Il 29 giugno 1941, Hitler aveva dichiarato: “In quattro settimane saremo a Mosca e la raderemo al suolo”. Nessun generale tedesco, nelle proprie previsioni, prevedeva la presa di Mosca più tardi del mese di agosto. Il termine per la cattura della città era stato infatti fissato ad agosto, e al mese di ottobre quello per la conquista di tutto il territorio dell’Unione Sovietica, dagli Urali lungo tutta la linea Arkhangelsk-Astrakhan.

Gli alti comandi dell’esercito americano credevano che l’avanzata dei Tedeschi avrebbe portato alla completa invasione dell’Unione Sovietica in un tempo variabile da uno a tre mesi, mentre i militari inglesi optavano per le 3-6 settimane. Avevano fatto queste previsioni perché conoscevano bene le dimensioni dell’attacco che la Germania aveva scatenato contro l’Unione Sovietica. Tutto l’Occidente infatti si domandava, fra sé e sé, per quanto tempo avremmo potuto rimanere in guerra con la Germania.

Il governo tedesco era così sicuro di una rapida vittoria, che non aveva neanche pensato alla necessità di acquistare l’equipaggiamento invernale per l’esercito.

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La fiducia della dirigenza tedesca in una rapida vittoria era comunque ben fondata perché, dopo l’invasione dell’Unione Sovietica con un esercito di 5.5 milioni di uomini (senza contare quelli dei loro alleati), la Germania disponeva ancora (nel resto d’Europa) di 4 milioni di soldati non coinvolti nella guerra sul fronte orientale.

Le forze nemiche avanzavano dal Mare di Barentz al Mar Nero, su un fronte di oltre 2.000 km. I Tedeschi usavano la tattica della “blitzkrieg”, o “guerra-lampo”, contro le nostre truppe, e la loro intenzione era quella di annientarle con un attacco rapido come la folgore.

Il fatto di aver dislocato il 57% delle forze sovietiche sulla seconda e terza linea di difesa, aveva però, già dall’inizio, scombussolato i piani della blitzkrieg tedesca; piani che poi, grazie alla resistenza delle truppe della prima linea di difesa, avevano dovuto essere definitivamente accantonati.

A proposito di blitzkrieg, (bisogna dire che) i Tedeschi, nell’estate del 1941, non erano neanche riusciti a distruggere la nostra aviazione. La Germania, un mese dopo l’attacco all’Unione Sovietica, aveva già perso un terzo dei suoi aerei, abbattuti dai nostri piloti e dalla nostra contraerea, perché noi avevamo aeroplani e cannoni antiaerei.

Il primo giorno di guerra, il 22 giugno 1941, i Tedeschi, incuranti delle perdite, avevano passato l’intera giornata bombardando (o cercando di farlo) i nostri aeroporti, con attacchi a ondate successive. Non si può però dire che i nostri piloti non se lo aspettassero.

I punti di osservazione tenevano sotto controllo la situazione 24 ore su 24, e riportavano alle basi aeree ogni violazione dello spazio aereo sovietico.

I nostri piloti erano stati informati delle forze nemiche in avvicinamento, e avevano combattuto contro di loro, a costo delle loro vite. I piloti della Luftwaffe non erano riusciti a prendere il controllo dello spazio aereo sovietico bombardando le nostre basi aeree, e perciò non avevano ottenuto la completa libertà di movimento nell’aria, necessaria per le battaglie successive.

L’affermazione secondo la quale i depositi di materiale militare dell’Unione Sovietica fossero dislocati tutti sul confine occidentale e che, di conseguenza, nelle prime settimane di guerra una gran quantità di equipaggiamento fosse caduta nelle mani del nemico, non corrisponde a verità.

Infatti, nelle prima linea di difesa, fino a 100 km. dal confine, era stato dislocato solo il 43% delle nostre truppe, che bisognava comunque rifornire costantemente di armi, munizioni, pezzi di ricambio, carburante, lubrificanti, uniformi e cibo.

A questo scopo erano stati predisposti magazzini nelle immediate vicinanze di queste truppe. In questi depositi vi erano però solo piccoli quantitativi di equipaggiamento militare.

I depositi di importanza strategica non erano, in nessun caso, mai allestiti presso il confine, praticamente tutto l’equipaggiamento bellico veniva sempre conservato nelle retrovie, sopratutto nei distretti militari di Mosca e del Volga.

Per questo motivo, la perdita delle armi e delle munizioni che erano nei depositi del confine occidentale non avrebbe avuto nessun effetto significativo sui rifornimenti dell’esercito.

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Durante tutte le battaglie che si erano susseguite da luglio a dicembre 1941, ai depositi erano stati consegnati più di 30 milioni di proiettili di artiglieria per i pezzi di calibro compreso fra 45 mm. e 203 mm., e più di 22 milioni di proiettili per quelli da 45 mm. a 76 mm., compresi anche quelli per l’antiaerea.

La quantità di proiettili dei vari calibri, ricevuti dalle truppe, nello stesso periodo, rappresentava una percentuale che variava dal 28% al 35% del totale immagazzinato il 22 giugno 1941.

I depositi che si trovavano lungo le linee di difesa erano di dimensioni molto più ridotte ma erano stati tutti riforniti di munizioni nella seconda metà del 1941. Il fatto che nel dicembre 1941 nei magazzini ci fossero decine di milioni di proiettili era dovuto agli enormi rifornimenti che erano stati fatti prima della guerra.

Una metà dei proiettili consegnati nel 1941 era stata impiegata in battaglia, l’altra metà era andata perduta durante il trasporto o la ritirata. Ecco perché possiamo dire che i nostri padri, nel 1941, spararono, contro gli invasori tedeschi e i loro alleati, circa 3.888.000 proiettili da 45 mm., 3.565.000 proiettili da 76 mm., 3.888.000 proiettili da carro armato e 3.680.000 colpi per le batterie contraeree.

Questi numeri non sembrano quelli di un esercito disarmato, in fuga e in preda al panico. Per sparare così tanti proiettili, non ne avevamo bisogno solo a milioni, ma ci volevano anche migliaia di cannoni, e nel 1941 l’Armata Rossa li aveva.

Ecco il vero motivo della nostra sopravvivenza. Le nostre truppe si stavano ritirando, ma combattevano con coraggio e sopravvivevano grazie ad un quantitativo sufficiente di armi e munizioni.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 21/06/2016, 00:07 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 11

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Alcuni storici e diversi generali tedeschi ci hanno lasciato testimonianze sul coraggio degli ufficiali e dei soldati dell’Armata Rossa, e sulle enormi perdite di uomini e materiale subite dai Tedeschi nei primi giorni della Grande Guerra Patriottica.

Il Capo di Stato Maggiore delle forze di terra tedesche, Colonnello Generale Franz Halder, scriveva nel suo diario il 26 giugno 1941: “Il Gruppo di Armate Sud avanza lentamente e, sfortunatamente, subiscono perdite considerevoli. La reazione nemica contro il Gruppo di Armate Sud lascia intendere come la sua catena di comando sia solida ed energica“. Il 27 giugno scriveva: “Al fronte…le cose non sono andate nel modo in cui erano state pianificate dal Quartier Generale”.

Ancora, il 17 luglio 1941, Halder aggiungeva nel suo diario: “Il Comando nemico agisce in modo energico e competente. Il nemico combatte con ferocia e fanatismo. Le nostre unità corazzate subiscono pesanti perdite, in uomini ed equipaggiamento. Le truppe sono affaticate”. E il 17 luglio: “Le truppe sono sfinite…L’efficienza bellica sta lentamente scemando…”.

E allora chi e con che mezzi ha ridotto “l’efficienza bellica” e “il numero dei mezzi”? I loro soldati e i loro ufficiali erano stati decimati dalle armi sovietiche. Gli aerei tedeschi erano stati abbattuti dagli aerei e dalla contraerea sovietica, e i carri armati erano stati distrutti sopratutto dall’artiglieria sovietica.

Per quanto riguarda le battaglie che si erano svolte dal 22 giugno al 3 luglio 1941, il generale tedesco Kurt vov Tippelskirch ha scritto: “Prima del 3 luglio, pesanti combattimenti si sono susseguiti sull’intero fronte. I Russi si sono ritirati verso est molto lentamente, e spesso, dopo aver sopravanzato i carri tedeschi, hanno operato dei feroci contrattacchi”.

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Paul Carell, nel suo libro: “Hitler si dirige ad Est”, elogia il coraggio dei soldati sovietici che avevano combattuto in Bielorussia alla fine del mese di giugno 1941: “I Russi combattevano come fanatici, ed erano comandati da ufficiali e Commissari che non avevano ceduto al panico sorto dopo la prima serie di sconfitte”. Notate: invece di dire “coraggiosi”, usa il termine “fanatici”, e, in mezzo a tutto il resto, dice anche che c’era stato del panico e che l’intelligenza e il coraggio dei nostri soldati erano stati trasformati in fanatismo irrazionale non da loro stessi, ma dai comandanti e dai Commissari.

Tutto questo ci fa capire come ci siano due verità: tutti conoscono la verità sulle nostre sconfitte, e anche in modo molto esagerato, ma nessuno sa la verità sulle nostre vittorie dell’estate 1941. L’unico modo di informare la popolazione della nostra nazione è quello di farlo attraverso l’opera degli intellettuali russi. Nel resto del mondo si tende invece a parlare solo delle proprie vittorie e le sconfitte si cerca di ricordarle il meno possibile, o mai, se possibile.

L’aviazione tedesca era andata incontro a gravi perdite fin dalle prime ore di guerra, quando avevano cercato testardamente, per tutto il giorno, di bombardare le nostre basi aeree. In queste azioni i Tedeschi avevano perso un numero di aerei paragonabile a quello delle perdite sovietiche. Il primo giorno avevamo perso 800 aerei, distrutti a terra.

Queste perdite non potevano comunque influenzare in maniera significativa né l’avanzata delle armate tedesche, né lo stato dell’aviazione sovietica, dato che, all’inizio della guerra, disponevano di più di 20.000 aerei (nel solo periodo 1 gennaio 1939 – 22 giugno 1941, l’Armata Rossa aveva ricevuto 18.000 aerei da caccia e 7.000 carri armati). Si trattava però sopratutto di carri con corazzatura leggera e gli aerei erano di vecchio tipo.

Bisogna comunque notare che l’Armata Rossa, prima della guerra, aveva 595 carri pesanti KV, 1.225 carri medi T-34 e 3.719 arei di nuovo modello: YAK-1, LaGG-3, Mig-3, bombardieri Il-4 (DB-ZB), PE-8 (TB-7), PE-2, Il-2.

Ecco che cosa aveva scritto il Commissario del Popolo per l’industria aviatoria dell’Unione Sovietica dal 1940 al 1946, A.I. Shakhurin: “Se facciamo riferimento ai primi 14 giorni di combattimenti, secondo fonti tedesche, la Luftwaffe aveva perso, in questo periodo, più aerei che in tutte le quindicine successive. Nell’intervallo fra il 22 giugno e il 5 luglio (1941) l’aviazione tedesca aveva perso un totale di 807 velivoli di tutti i tipi e dal 6 al 19 luglio, altri 477. Un terzo di tutta l’aviazione di cui disponevano i Tedeschi prima dell’attacco contro la nostra nazione, era andato distrutto”.

E così, nel primo mese di combattimenti, dal 22 giugno 1941 al 19 luglio 1941, la Germania aveva perso 1.248 aerei. E’ sorprendente che queste gloriose vittorie, nel periodo peggiore della guerra, siano oggi conosciute solo da poche persone in tutta la Grande Russia.

Chi e con quali armi era riuscito ad abbattere 1.284 aerei della Luftwaffe durante il primo mese di guerra? I nostri piloti e i nostri cannonieri avevano potuto eliminare quella quantità di velivoli perché avevano ciò che serviva: aerei e cannoni antiaerei.

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Secondo i dati pubblicati nel 2005 da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Mondiale di Storia, nel periodo compreso fra il 22 giugno 1941e il 10 novembre 1941, i Tedeschi avevano perso, combattendo contro l’Unione Sovietica, 5180 aerei. L’URSS ne aveva persi circa 10.000. Dato che la nostra aviazione disponeva in maggioranza di velivoli con prestazioni belliche molto inferiori a quelli della Luftwaffe e, visto che il nostro esercito era in ritirata e non sempre era possibile spostare gli aerei su altri aeroporti, il rapporto delle perdite conferma il fatto che la Luftwaffe, nei primi mesi di guerra, non era riuscita a conseguire il completo dominio dell’aria.

Anche le perdite di equipaggiamento di ogni tipo erano enormi, così come lo erano quelle del grande popolo sovietico, dei soldati e degli ufficiali dell’Armata Rossa. L’ex Comandante in Capo della 4° Armata tedesca, il generale G. Blumentritt aveva detto: “Le prime battaglie, nel giugno del 1941 ci hanno fatto vedere che cosa era capace di fare l’Armata Rossa. Le nostre perdite avevano raggiunto il 50%… Le nostre truppe avevano imparato in fretta che cosa voleva dire combattere contro i Russi”.

Il 29 giugno 1941, F. Halder aveva scritto nel suo diario: “I Russi combattono dappertutto fino all’ultimo uomo…Solo raramente si arrendono”. Alcuni dei nostri storici affermano che quelli che si erano arresi ed erano stati catturati erano sopratutto lavoratori del genio disarmati, che erano più di 150.000.

La maggioranza dei dotti storici liberali russi rende felice l’Occidente includendo automaticamente nel numero dei prigionieri di guerra tutti gli ufficiali e i soldati sovietici che erano stati circondati, senza tenere conto delle perdite subite negli scontri successivi agli accerchiamenti.

Fanno inoltre riferimento alle ben note e riconosciute fonti di informazione ufficiale sulla consistenza delle unità militari non solo prima dell’inizio dei combattimenti, ma anche prima che iniziassero tutte le azioni militari. In questo modo, volutamente o no, si fa crescere di molto il numero dei soldati sovietici presi prigionieri dal nemico.

Sfortunatamente, anche se nel giugno del 1941 erano state portate a termine alcune manovre di successo da parte di alcune delle nostre unità, sembra che scriverne o parlarne sia inaccettabile. Ma questi casi ci sono stati. Per esempio, nel periodo che va dal 23 al 29 giugno 1941, durante le battaglie di corazzati a Dubno, Lutsk e Rivne, i nostri carri armati avevano colpito duramente le forze tedesche sul fronte sud-occidentale a nord di Dubno, in particolare la 16° Divisione Panzer, erano avanzati di una cinquantina di chilometri, avevano occupato Dubno e attaccato alle spalle il 3° Battaglione Motorizzato nazista.

I Tedeschi avevano fatto affluire truppe da altre zone e avevano così salvato la loro cavalleria, ma nel frattempo tutte le nostre truppe, che in precedenza erano state circondate, avevano fatto in tempo ad allontanarsi. Grazie a questo contrattacco, le nostre unità avevano potuto ritirarsi in maniera ordinata da Kiev.

Da tutto questo si capisce che le nostre truppe si stavano si ritirando, ma combattevano con coraggio contro i Nazisti invasori. La ragione di questa ritirata è da attribuirsi esclusivamente al fatto che ad attaccarci era stata una forza soverchiante, proveniente da tutta Europa.

Tutti i calcoli teorici dicevano che l’Unione Sovietica avrebbe dovuto perdere la guerra. Ma noi invece l’abbiamo vinta!

Un esercito può resistere in maniera organizzata contro un nemico, su un fronte molto esteso, solo se esistono solide strutture di comando e di controllo. Senza un forte potere centrale non vi sarebbero state truppe, armi, cibo e munizioni. Proprio così, senza il gruppo dirigente della nazione, un esercito di cinque milioni di persone avrebbe perso la sua capacità di combattere.

Il Capo di Stato dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, in quei terribili anni, era il Capo del Consiglio dei Commissari del Popolo (Consiglio dei Ministri), Segretario Generale del Comitato Centrale del PCUS e Comandante Supremo, Joseph Vissarionovich Stalin. Molti storici hanno scritto che Stalin, nei primi giorni di guerra, si era perso d’animo ed era confuso, e che solo gente “coraggiosa”, come N.S. Khrushchev aveva impedito a Stalin di lasciare il governo.

Questi fanno riferimento alle memorie di A.I. Mikoyan. Ma non si possono prendere seriamente, dal momento che molti ricercatori ritengono che le memorie di Mikoyan siano state alterate. Probabilmente, dopo aver letto le proprie “memorie”, Mikoyan si sarà rivoltato nella tomba dalla rabbia. Ma i morti non possono protestare. Le informazioni che provengono da queste memorie non corrispondono ai fatti accertati da altri documenti.

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Documenti d’archivio, scritti personalmente da Stalin nel periodo 21 giugno – 3 luglio 1941, attestano che, ogni giorno, eccetto il 29 e 30 giugno, Stalin aveva ricevuto dei visitatori al Cremlino. Le annotazioni non recano solo la data, l’ora e il numero progressivo, ma anche i nomi delle persone ricevute da Stalin.

Il 29 e 30 giugno Stalin aveva lavorato sul campo, alla valutazione delle condizioni dei vari fronti, sopratutto quello occidentale, e la resa di Minsk; aveva apportato correzioni alla “Direttiva di Sovnarkom e del Comitato Centrale del PCUS”, aveva messo a punto il testo del prossimo discorso radio alla nazione e preparato altri documenti di interesse pubblico. Bisogna notare che tutti i suoi discorsi Stalin se li scriveva da solo.

Di che tipo di confusione si può parlare se, nel solo primo giorno di guerra, il 22 giugno 1941, Stalin aveva ricevuto 29 persone? Lo storico V. M. Zhukhrai ha detto che un uomo del genere, risoluto e fiero, che aveva passato il Rubicone della morte per impiccagione, non poteva di certo smarrirsi. Stalin non era completamente in sé, perché, secondo l’Accademico B. S. Preobrazhensky, il 22 giugno 1941, era affetto da una grave forma di tonsillite, con febbre di circa 40°. Solo i terribili eventi della guerra erano riusciti a farlo alzare, appoggiandosi al muro, dal divano nella sua dacia di Volyn e a farlo andare al Cremlino. La malattia di Stalin, come quelle di altri partecipanti alla Grande Guerra Patriottica, è stata documentata dal dottore in Scienze Storiche B.G. Soloviev e dal laureato in Scienze Filosofiche V.V. Sukhodeyev.

Riguardo al comportamento di Stalin il 22 giugno 1941, Molotov aveva detto a Chuev: “Sarebbe inappropriato dire che ha perso coraggio, ma è vero che la cosa lo ha colpito pesantemente, anche se ha cercato di non farlo vedere”. Secondo le memorie del Primo Segretario del Partito Comunista (Bolscevico) di Bielorussia, P.K. Ponomarenko, Stalin lo aveva chiamato il 22 giugno alle 7 del mattino. Un altro testimone degli eventi di quei giorni è stato Chadaev, che ricorda come Stalin fosse andato nell’ufficio di Molotov dopo il suo discorso alla radio.

Ci sono molte altre memorie, da quelle di G.K. Zhukov a quelle del pilota M.V. Vodopyanov, che dice di aver avuto una colloquio con Stalin il 22 giugno 1941. Il pilota Vodopyanov, eroe dell’Unione Sovietica, il 22 giugno 1941 era partito con un idrovolante dalla regione a nord di Mosca, era ammarato sulla Moscova a Khimki e si era recato immediatamente al Cremlino, dove era stato ricevuto da Stalin (Gli Eroi dell’Unione Sovietica e del lavoro socialista venivano ricevuti da Stalin senza fare anticamera).

Vodopyanov aveva proposto (a Stalin) un raid aereo da effettuarsi sulla Germania per bombardare Berlino. Partendo dalle isole di Saamarema (Ezel) e Hiiumaa (Dago), l’aviazione sovietica avrebbe potuto bombardare Berlino ed altri centri industriali della Germania.

Durante la riunione del Politburo del PCUS, a cui avevano partecipato Stalin, il Commissario alla Difesa, Maresciallo S.K. Timoshenko e il Comandante in capo dell’esercito, Generale G.K. Zhukov, era stata presa la decisione di trasformare i Distretti del Baltico, Occidentale e di Kiev nei Fronti Nord-Occidentale, Occidentale e Sud-Occidentale. Al comando dei tre Fronti erano stati nominati rispettivamente il Colonnello Generale F.I. Kuznetsov, il Generale dell’esercito D.G. Pavlov e il Colonnello Generale M.P. Kirponos.

La ragione principale del rifiuto di Stalin di tenere un discorso il primo giorno di guerra era dovuta all’incertezza sulla situazione dei vari fronti. Le uniche parole che era riuscito a scrivere erano state: “La nostra causa è giusta. Il nemico verrà distrutto. La vittoria sarà nostra”. Questo era esattamente nello stile di Stalin, frasi magari non molto belle, ma parole che si ricordano per tutta la vita. Molotov non aveva negato di aver scritto il testo del discorso insieme a Stalin.

Il 24 giugno 1941 era stato deciso di istituire un Consiglio per l’Evacuazione, presieduto da L.M. Kaganovich, per il trasferimento di popolazione, istituzioni, merci militare e di altro genere, equipaggiamento industriale e altri beni di valore. In tre giorni era stata stilata la risoluzione sulle procedure da adottarsi per la rimozione e il ricollocamento di persone e merci di valore, insieme alla decisione di allontanare da Mosca le riserve di stato di metalli preziosi, le gemme del Fondo dei Diamanti dell’Unione Sovietica e i pezzi pregiati dell’Armeria del Cremlino.

E il 29 giugno 1941 avevamo adottato la già menzionata “Direttiva di Sovnarkom e del Comitato Centrale del PCUS e delle organizzazioni sovietiche delle zone di frontiera”. Era un documento molto corposo che definiva in modo dettagliato quelle che avrebbero dovuto essere le azioni del governo e del popolo sovietico durante la guerra.

Tutti questi fatti testimoniano l’infondatezza delle asserzioni sulla disorganizzazione delle truppe e sulla la confusione di Stalin e degli altri membri del governo nei primi giorni di guerra.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 21/06/2016, 00:09 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 12

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Il 3 luglio 1941, Stalin si era rivolto alla nazione in un discorso radiofonico e aveva iniziato il suo intervento con le seguenti parole: “Compagni! Cittadini! Fratelli e sorelle! Combattenti del nostro Esercito e della nostra Marina! Mi rivolgo a voi, amici miei! L’attacco a tradimento della Germania hitleriana contro la nostra Madrepatria è iniziato il 22 giugno e ancora continua”.

Stalin non aveva nascosto la sua eccitazione e diceva la verità, rinforzando la fede in una vittoria al di là da venire. “Nonostante l’eroica resistenza dell’Armata Rossa, nonostante il fatto che le divisioni più combattive del nemico e la parte migliore della sua aviazione siano già state distrutte e sepolte sul campo di battaglia, l’avversario continua a spingersi in avanti, portando sempre nuove forze al fronte.

Le truppe di Hitler sono state in grado di catturare la Lituania, gran parte della Lettonia, la parte ovest della Bielorussia e parte dell’Ucraina occidentale. L’aviazione fascista ha esteso l’attività dei suoi bombardieri, colpendo Murmansk, Orsha, Mogilev, Smolensk, Kiev, Odessa e Sebastopoli. La nostra Madrepatria è in grave pericolo.

Come è potuto accadere che la nostra gloriosa Armata Rossa si sia arresa davanti alle truppe fasciste nelle nostre città e nelle nostre campagne? Le truppe fasciste tedesche sono davvero una forza invincibile, come strombazzano senza sosta i boriosi propagandisti fascisti? Certamente no! La storia insegna che non ci sono armate invincibili e mai ci sono state…La stessa cosa si potrebbe dire per l’attuale esercito nazista di Hitler.

Questo esercito non ha ancora incontrato una resistenza seria in tutto il continente europeo. Solo nel nostro territorio ha trovato una netta opposizione, le migliori divisioni della Germania fascista sono state distrutte dalla nostra Armata Rossa, questo significa che l’esercito fascista di Hitler può essere sconfitto e sarà sconfitto, sconfitto come le armate di Napoleone e di Guglielmo”.


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Subito dopo, Stalin aveva analizzato le ragioni del successo temporaneo della Germania nazista e la necessità del Patto di Non Aggressione del 1939, dicendo che la Germania, avendo rotto il Trattato, si era mostrata “agli occhi del mondo come un sanguinario aggressore… Ecco perchè tutto il nostro valoroso esercito, tutta la nostra prode Marina, tutti i nostri piloti, i nostri falchi, tutto il nostro popolo, tutti i migliori in Europa, America ed Asia e, infine, anche la miglior gente della Germania, condanneranno questo atto di tradimento dei fascisti tedeschi…e capiranno che la nostra causa è giusta, che il nemico sarà sconfitto, che noi dobbiamo vincere.

A causa di una guerra che ci è stata imposta, la nostra nazione ha ingaggiato una lotta mortale con il nostro peggiore e più subdolo nemico, il fascismo tedesco…Che cosa occorre per eliminare il pericolo che sovrasta la nostra nazione e che misure bisogna attuare per sconfiggere il nemico?

Prima di tutto è necessario che il nostro popolo, il popolo sovietico, capisca la reale entità del pericolo che minaccia la nostra nazione e si liberi della noncuranza, della mancanza di attenzione, del vivere in modo tranquillo e costruttivo, naturali in tempo di pace, ma pericolosi ora che la guerra ha radicalmente cambiato la situazione”
.

Stalin aveva parlato degli obbiettivi del nemico, della necessità di stare concentrati, della mobilitazione e della riorganizzazione del lavoro secondo le nuove regole di guerra, “nessuna pietà per il nemico“, senza lamentazioni, allarmismo e diserzioni.

“Il popolo dell’Unione Sovietica deve sollevarsi contro il nemico per difendere i propri diritti, la propria terra. L’Armata Rossa, la Marina e tutti i cittadini dell’Unione Sovietica devono difendere ogni centimetro del territorio sovietico, combattere fino all’ultima gocia di sangue per le nostre città e i nostri villaggi, mostrare il coraggio, l’iniziativa e tutto il buonsenso del nostro popolo”, aveva detto Stalin.

Inoltre, Stalin aveva parlato dell’aiuto da dare ai feriti dell’Armata Rossa, del rafforzamento delle retrovie, del sostegno alle nostre truppe regolari nella loro lotta contro sabotatori e paracadutisti nemici, della necessità, durante la ritirata, di confiscare tutto il materiale rotabile ferroviario, di non lasciare al nemico nulla di utilizzabile, cibo, carburante, di portar via tutto il bestiame, di creare gruppi di partigiani, della natura della nostra guerra, intesa come guerra “mondiale popolare” e di liberazione, del fatto che ci sarebbero stati “alleati fedeli”, del trasferimento dei poteri per il consolidamento della nazione e la creazione del Comitato di Difesa dello Stato, della necessità di tutti i cittadini di stringersi attorno al Partito e al Governo per sconfiggere il nemico e vincere.

Alla fine del discorso, Stalin si era rivolto alla popolazione: “Tutte le nostre forze, che sostengano la nostra gloriosa Armata e Marina Rossa! Tutta la forza del popolo, che sconfigga il nemico! Avanti, fino alla nostra vittoria!”.

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La gente aveva fede nella propria forza e nel proprio potere, nella vittoria. Consideravano Stalin come un loro padre. Lo storico O.A. Platonov scrive: “Infatti, nel suo discorso alla nazione, Stalin aveva delineato un programma di respiro nazionale per combattere il nemico. Il suo linguaggio semplice e comprensibile aveva permesso di far arrivare molte delle necessità belliche essenziali direttamente nei cuori e nelle menti di tanti cittadini russi. Il valore morale della sua azione era stato enorme. Le sue parole “La nostra causa è giusta, il nemico sarà sconfitto” erano diventate lo slogan principale della Grande Guerra Patriottica. Saldezza d’animo e certezza della vittoria avevano ispirato il popolo russo”.

Ricordando l’impatto sul popolo sovietico del discorso di Stalin del 3 luglio 1941, il poeta e scrittore S.V. Mikhalkov aveva scritto: “Oggi, che lo si voglia ammettere o no, è stato il suo discorso del 1941, iniziato con le parole “Fratelli e sorelle”, ad aver sollevato un entusiasmo, mai visto prima, fra la gente di tutte le età. Andavano nei centri di reclutamento per offrirsi volontari. Avevano fede, una grande fede, nella parola, come se essa fosse stata pronunciata da una persona di grande carisma. E il fatto è che Stalin, per milioni di persone, era un uomo di grande autorità, cosa che può essere negata solo per stupidità o malizia”. Ma oggi si scrive solo dei malvagi intenti di Stalin e della ritirata delle nostre truppe nell’estate del 1941.

La Grande Guerra Patriottica divampava, consumando sempre nuovi territori dell’Unione Sovietica. Il 26 settembre 1941, il bollettino dell’Alto Comando tedesco riportava la vittoria a Kiev. In esso si affermava che (i Tedeschi) avevano catturato 665.000 uomini, 3.718 cannoni e 884 carri armati.

Per molto tempo, a queste cifre fornite da Goebbels non era stata data importanza, ma, all’inizio della Perestroika, esse hanno incominciato ad affiorare negli studi storici ed anche nei testi scolastici. Gli storici russi hanno sempre smentito questi dati, facendo presente che, prima delle operazioni militari a Kiev, nel settore sud-occidentale del fronte, erano dislocati 677.085 uomini. Alla fine degli eventi bellici, le formazioni militari che erano riuscite a sfuggire all’accerchiamento ed erano riuscite a ritirarsi nelle retrovie, ammontavano, da sole, a 150.541 uomini.

Se consideriamo che le truppe del fronte sud-occidentale, durante i feroci combattimenti che erano durati tutto il mese di settembre, avevano subito pesanti perdite e che un grosso contingente era riuscito a sfuggire all’accerchiamento e moltissimi uomini erano riusciti a filtrare attraverso le linee nemiche, allora è chiaro come i Tedeschi, presso Kiev, non avessero potuto fare più di 50.000 prigionieri.

Le truppe del Fronti Sud-Occidentale e di Bryansk avevano di fatto fermato l’offensiva di G. Guderian a Romny, ma il fuoco dei carri armati dalla testa di ponte di Kremenchug, dove erano state concentrate in segreto, per il ricongiungimento con Guderian, 4 divisioni panzer, aveva deciso l’esito della battaglia nel fronte sudoccidentale di Kiev in favore delle forze tedesche.

I Tedeschi avevano vinto la battaglia di Kiev arrestando la loro offensiva in direzione di Mosca e dispiegando le divisioni corazzate di Guderian a sud di Kiev. Vasilevsky ha scritto riguardo alla battaglia difensiva di Kiev: “ Il nemico aveva conquistato il successo a caro prezzo. L’Armata Rossa, in questa feroce battaglia, aveva distrutto 10 divisioni nemiche. (I Tedeschi) avevano perso più di 100.000 fra soldati ed ufficiali. Le perdite del nemico continuavano ad aumentare. Per più di un mese le truppe sovietiche avevano fermato il Gruppo d’Armata Centro nella zona di Kiev. Questo è stato molto importante nella preparazione della battaglia di Mosca”.

La battaglia per la difesa di Kiev era durata dal 7 luglio al 26 settembre 1941. I nostri uomini avevano trovato la morte nei pressi di Kiev. La Wehrmacht non aveva mai incontrato una simile resistenza in tutte le guerre scatenate dalla Germania. Il Feldmaresciallo più stimato da Hitler, von Boch, aveva scritto: “Kiev è stata un brillante successo. Ma, visto come i Russi si presentavano di fronte a me, orgogliosi e sull’attenti, non so se sarà mai possibile sconfiggerli”.

Dopo la caduta di Kiev, era stato sempre più difficile sostenere la difesa di Odessa, che aveva combattuto per 73 giorni contro 18 divisioni tedesche e rumene, ma solo il 16 ottobre le nostre truppe si erano ritirate in modo ordinato dalla città.

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I Tedeschi non davano pace alla Crimea, da cui la nostra aviazione colpiva i campi petroliferi della Romania. Il 18 ottobre le truppe tedesche avevano dato il via all’offensiva e, alla metà di novembre, avevano occupato tutto il territorio della Crimea, meno l’eroica città russa di Sebastopoli. Nel 1941 Sebastopoli si era rivelata un osso troppo duro per i Tedeschi. L’armata Rossa e la Flotta del Mar Nero avrebbero difeso la città per 250 giorni, dal 30 ottobre 1941 al 4 luglio 1942.

La battaglia di Smolensk era durata dal 10 luglio al 10 settembre 1941. Era stata uno dei motivi dei mutamenti apportati al Piano Barbarossa. La Battaglia di Smolensk, che si era sviluppata su un fronte di 650 km., per una profondità di 250 km.aveva fatto naufragare i piani di Hitler per una guerra lampo contro l’Unione Sovietica.

Le truppe sovietiche avevano inflitto pesanti perdite al Gruppo di Armate Centro. Per la prima volta nel corso della Seconda Guerra Mondiale, le forze tedesche erano state costrette alla difensiva lungo il fronte principale. In più, grazie proprio alla battaglia di Smolensk, il Comando germanico non aveva osato distaccare il terzo Gruppo Panzer per l’attacco a Leningrado. La battaglia di Smolensk e quella di Kiev avevano permesso al comando sovietico di guadagnare tempo e di preparare la difesa di Mosca e la successiva sconfitta del nemico nella battaglia di Mosca nel 1941-1942.

Le battaglie di Smolenk e di Kiev si erano svolte in maniera parallela, ma possono essere considerate un’unica operazione militare, volta ad arrestare temporaneamente l’offensiva su Mosca delle orde fasciste. Alle formazioni militari che si erano maggiormente distinte nella battaglia di Smolensk era stato conferito il titolo di “Guardie”. Queste sono state le prime formazioni di “Guardie” nell’Armata Rossa.

Nella battaglia di Elninskaya, che si era svolta contemporaneamente alla battaglia di Smolensk, le nostre truppe, che non avevano il vantaggio numerico, ma superavano il nemico nel numero dei pezzi di artiglieria, erano passate all’offensiva il 30 agosto 1941, avevano sfondato le difese tedesche, liberato la città di Yelnia, distrutto 8 divisioni della Wehrmacht (sette di fanteria e una motorizzata), eliminato il saliente di Elninsky che minacciava l’ala sinistra del fronte occidentale, ricacciato i Tedeschi oltre il fiume Desna, liberato una vasta estensione di territorio e catturato molti prigionieri.

Allo stesso modo della battaglia di Smolensk, il 10 luglio era iniziata quella di Leningrado. In questo giorno era iniziato l’assalto diretto delle truppe tedesche. Avevamo a mala pena forze sufficienti per difendere la città. Le nostre truppe non erano riuscite ad impedire che venisse tagliato il collegamento terrestre fra Leningrado e il territorio dell’Unione Sovietica, ma allo stesso tempo, erano riuscite ad impedire l’accerchiamento completo (della città) da parte delle armate tedesche.

Per fermare i Tedeschi nei pressi del fiume Volkhov e della sua centrale idroelettrica, vicino a Tikhvin, il Comando generale delle Forze Armate dell’Unione delle Repubbliche Socialistiche Sovietiche (Stavka) aveva inviato in soccorso 4 divisioni, di cui 20.000 uomini erano stati immediatamente trasferiti per via aerea, gli altri con la flotta del lago Ladoga. Questo episodio fa capire che il nostro esercito aveva il pieno controllo del lago Ladoga, compresi i mezzi navali ed aerei.

La nostra è stata una guerra santa. Benedetti sono i soldati morti in guerra e santi sono i vincitori che sono ritornati a casa dal fronte, santi i lavoratori che hanno forgiato le armi nelle retrovie. L’Europa è stata in guerra con la Russia per oltre sette secoli, ma non è stata capace di sconfiggerla in battaglia. Le “misteriose anime russe” erano troppo dure per essere masticate dai denti europei. E nell’esercito di Hitler c’erano tutte le nazioni europee, meno la Serbia e la Grecia, mentre gli Inglesi se ne stavano rintanati nella loro isola. E tutti hanno ucciso i nostri uomini, le nostre donne, i nostri bambini.

Hitler e il Quartier Generale tedesco avevano fatto i calcoli giusti: l’esercito tedesco avrebbe distrutto in fretta quello sovietico a Leningrado e a Kiev, le armate si sarebbero riunificate e avrebbero marciato su Mosca. Ma non avevano capito che davanti a loro non c’era l’Europa, ma l’eroica Russia. In questo caso, l’esperienza bellica fatta in Europa non era stata un vantaggio, ma piuttosto un ostacolo per la Germania.

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 Oggetto del messaggio: Re: Gli USA prepararono Hitler alla guerra contro l’URSS
MessaggioInviato: 21/06/2016, 00:10 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 13

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L’evacuazione di intere popolazioni e il trasferimento delle attività industriali a fronte della rapida avanzata delle truppe naziste e dei loro alleati è stato una dei grandi eventi verificatisi durante la Grande Guerra Patriottica. E’ stata un’impresa compiuta dal popolo sovietico, dal governo di Stalin, dai soldati e dagli ufficiali della NKVD e dai dirigenti delle industrie sovietiche, senza la quale non avrebbe potuto esserci la vittoria nel 1945.

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Il 24 giugno 1941 era stato creato il Consiglio per l’Evacuazione. Il 3 luglio 1941 era stato nominato Presidente del Consiglio per l’Evacuazione N.M. Shvernik. Il lavoro vero e proprio connesso al trasferimento delle attività industriali era stato affidato al suo vice, A.N. Kosygin.

Fin dall’inizio, la struttura organizzativa del Consiglio era stata valutata attentamente. Le decisioni venivano prese di comune accordo fra il governo e i dirigenti delle imprese industriali. L’evacuazione interessava non solo la popolazione e le attività economiche, ma anche i beni materiali, compreso il cibo.

Già il 3 luglio 1941 era stato deciso di allontanare dalla prima linea e trasferire nelle retrovie le fabbriche di aeroplani, le fonderie di Mariupol (carri armati) ed altre 26 fabbriche di armi del Commissariato Militare di Leningrado e delle zone centrali della nazione. Anche dalla Bielorossia, dove l’invasione delle orde nemiche era stata particolarmente rapida, si era riusciti ad evacuare 109 grosse aziende industriali.

Solo per trasferire la “Zaporizhstal” [https://en.wikipedia.org/wiki/Zaporizhstal] erano occorsi 8.000 carri merci. Non erano solo le installazioni militari ad essere state trasferite, ma anche tutto il materiale necessario alla vita civile, come le attrezzature della centrale idroelettrica di Dnieper. Erano stati evacuati anche i beni delle comuni agricole, automezzi, trattori, mietitrebbia, grano, bestiame, ecc.

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I reperti di valore di musei, librerie, circoli e centri culturali, compresi i musei di Mosca, Leningrado, Novgorod, Pskov, Smolensk, Tula, Feodosia e varie città dell’Ucraina e della Bielorussia erano stati trasferiti tutti ad est. Erano stati evacuati 18.430 pezzi della Galleria Tretyakov di Mosca, 300.000 del Museo Russo di Leningrado e 1.117.000 reperti dell’Hermitage.

Il periodo più critico di tutta l’operazione di trasferimento era stata la requisizione della metà di tutto il parco carri delle ferrovie russe. In sei mesi, per trasportare tutto il materiale erano stati movimentati circa 1.500.000 di vagoni. Persone e cose erano state spostate anche per mare e per via fluviale. Nella seconda metà del 1941 erano state trasferite ad est, come da programma, 2.593 aziende industriali, di cui 1.523 di grandi dimensioni.

Nel 1942 erano state evacuate altre 150 grosse industrie. Secondo i dati incompleti delle zone di guerra del fronte orientale, erano stati movimentati 2.400.000 bovini, 5.100.000 fra pecore e capre, 200.000 maiali, 800.000 cavalli e una gran quantità di macchinari agricoli, granaglie ed altri generi alimentari.

Le aziende non dovevano pensare solo al trasferimento, ma anche alla risistemazione e alla ripresa della produzione. Molte delle attività industriali che erano state evacuate si erano integrate con le imprese del settore già presenti negli Urali, in Siberia, nella zona del Volga e dell’Asia Centrale. Molte zone industriali si era però dovuto ricostruirle da zero. La maggior parte delle aziende erano diventate pienamente operative entro 1,5-2 mesi dall’arrivo nella sede di destinazione. Come esempio, i 3/4 delle fabbriche di aeroplani, alla fine del 1941 erano già state tutte trasferite e nove di esse lavoravano a pieno regime. La stessa cosa era successa alle fabbriche di carri armati.

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La piena ripresa delle attività delle aziende interessate all’evacuazione si era avuta alla metà del 1942. Insieme al trasferimento delle attrezzature industriali era stata completata l’evacuazione della popolazione dalla linea del fronte. Il 5 luglio 1941 il Consiglio dei Commissari del Popolo dell’Unione Sovietica (dal 1946 Consiglio dei Ministri) aveva adottato una speciale risoluzione “Sulle procedure per l’evacuazione della popolazione in tempo di guerra” e sulle “regole di evacuazione”. Nell’autunno del 1941, nell’ambito del Consiglio per l’Evacuazione, era stato istituito uno speciale ufficio, sotto la direzione del Vice-presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa K.D. Pamfilova, per autorizzare, in tutte le principali zone del paese, l’accoglienza ai rifugiati.

I Comitati Esecutivi dei Soviet avevano creato i centri operativi più importanti direttamente sul campo. I primi a partire dalla linea del fronte erano stati i treni con i bambini. Nel primo mese ne erano stati evacuati 300.000 da Leningrado e 500.000 da Mosca e dintorni e l’evacuazione era continuata anche in seguito. Era stata trasferita anche la popolazione adulta. In condizioni difficili, nei primi giorni di guerra, erano state rilocate 120.000 persone dalle Repubbliche Baltiche, 300.000 dalla Moldova, più di 1.000.000 dalla Bielorussia, 350.000 dalla zona di Kiev, 3.500.000 da tutta l’Ucraina, 1.700.000 da Leningrado e 2.000.000 da Mosca.

Dal giugno 1941, al 1 febbraio 1942 erano state evacuate nelle retrovie 10.400.000 persone a mezzo ferrovia e 2.000.000 erano state trasportate via acqua, per un totale di 12.400.000 in tutto il periodo. Altri 8 milioni di persone furono trasferite durante la seconda fase dell’evacuazione, nell’estate del 1942. Il Consiglio dei Commissari del Popolo dell’URSS, il 13 settembre 1941 aveva adottato la risoluzione “Sulla costruzione di nuove abitazioni per i rifugiati”. Gli edifici da edificare avrebbero dovuto essere semplici e tradizionali. La stragrande maggioranza dei profughi si era dichiarata più che soddisfatta della sistemazione fornita dalla popolazione locale. Nessuno era rimasto senza un tetto sulla testa. A tutti i 12.4 milioni di evacuati nel 1941 e a tutti gli 8 del 1942 erano stati forniti alloggio, cibo e cure mediche.

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A causa delle enormi dimensioni del conflitto militare, sopratutto durante il primo, estremamente difficile periodo, tutti questi problemi erano stati risolti con enormi difficoltà, grazie unicamente alla forza dello stato sovietico. Nella storia del mondo non si era mai verificato nulla del genere. Lo stato sovietico aveva, da solo, evacuato e ricostruito più di 2.500 aziende industriali.

Per raggiungere un simile risultato era stato necessario avere un governo di grande valore ed una classe lavoratrice intelligente, perchè questi traguardi potevano essere raggiunti solo attraverso l’eroico lavoro di milioni di persone accomunate da un unico obbiettivo: la vittoria sul nemico. L’Unione Sovietica, durante la guerra, aveva quel tipo di governo e quel tipo di popolo.

Non solo i lavoratori del fronte interno, i soldati e gli ufficiali dell’esercito, ma anche quelli della NKVD avevano fatto tutto il possibile per vincere. Avevano combattuto sui vari fronti della Grande Guerra Patriottica, sacrificando la loro vita sull’altare della vittoria, avevano raccolto informazioni, lottato contro il controspionaggio tedesco, provveduto all’ordine pubblico nelle città appena liberate dalle truppe sovietiche e ancora brulicanti di agenti tedeschi, li avevano combattuti nelle retrovie, scontrandosi anche con i sabotatori tedeschi e i criminali comuni arruolati nelle truppe nemiche. Insieme a migliaia di altri, la loro opera è stata molto importante per la sicurezza della nazione.

Nel 1941 le unità militari del Commissariato del Popolo per gli Affari Interni erano di un tipo completamente diverso da tutte le altre. Queste persone sono state i nostri eroi e meriterebbero dei monumenti. L’immagine della struttura militare della NKVD che abbiamo al giorno d’oggi è abbastanza lontana dalla realtà. Il solo fatto che siamo riusciti a resistere e, alla fine, a sconfiggere le orde dei fascisti tedeschi è dovuto all’enorme contributo dei soldati e degli ufficiali delle formazioni dell’NKVD.

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Infatti gli ufficiali e i soldati semplici delle unità NKVD avevano il compito di difendere l’esercito dagli atteggiamenti dispotici dei loro ufficiali. I comandanti sulla linea del fronte, ad esempio Meretskov, avevano sotto il loro comando diverse centinaia di migliaia di uomini che avevano l’obbligo di eseguire i loro ordini. Ma che cosa sarebbe successo se quest’uomo si fosse lasciato guidare dalla vanità personale, avesse iniziato a bere, a vacillare o avesse preso decisioni disastrose nei confronti dei subordinati? Per prevenire eventualità del genere, i comandanti di questo livello dovevano essere controllati. E come farlo? Gli accertamenti erano condotti dai rappresentanti del Commissariato del Popolo per gli Affari Interni.

Non meno importante, fra tutte le lamentele che arrivavano all’NKVD, era il controllo sull’attività dei comandanti in capo dell’esercito. Non è un segreto che venissero ricevute, da parte dell’NKVD, decine e alle volte anche centinaia di denunce riguardanti le attività dei comandanti dell’esercito al fronte. Arrivava poi il momento in cui era indispensabile controllare che cosa stessero veramente facendo questi comandanti, puntualizzare le loro mancanze e allo stesso tempo spiegare loro che il potere del comando militare è, ad ogni livello, subordinato a quello dello stato.

A questo scopo i comandanti venivano convocati dall’NKVD e si valutava se essi fossero ancora degni di fiducia, come nel caso di Meretskov, per un incarico di comando al fronte. Se non c’erano ragioni per dubitare della loro lealtà, gli ufficiali ritornavano al fronte nella stessa posizione e con lo stesso grado. Se però qualche comandante veniva degradato, doveva presentarsi davanti ad una commissione di inchiesta, dove si decideva sulla possibilità di un suo futuro servizio nell’esercito, al comando di grosse formazioni militari. Se invece l’NKVD riteneva che le azioni commesse fossero atti criminali, allora gli ufficiali interessati venivano mandati sotto processo. In tutta la storia militare, però, i casi di questo genere sono stati veramente molto pochi. Solo i comandanti le cui azioni avevano causato grosse perdite umane durante le attività belliche erano stati perseguiti.

Solo la presenza di un controllo dell’esercito da parte di un’autorità superiore poteva mettere al riparo dallo strapotere dei comandanti. Questo tipo di gestione e di controllo snello, profondo e assolutamente ben concepito, lavorava per la causa comune della giustizia e della vittoria. Uno sforzo enorme era stato fatto dall’NKVD per l’identificazione di tutti i rifugiati. Immaginatevi l’estate e l’autunno del 1941. Centinaia di migliaia di persone si dirigevano ad est. C’erano formazioni militari che erano sfuggite all’accerchiamento, sbandati, disertori, agenti tedeschi, rifugiati con bambini, masserizie, mandrie ed animali di tutti i tipi.

La maggior parte di queste persone doveva trovare un ricovero, cibo, lavoro o la propria unità militare. All’occidente non c’era più un vero e proprio confine, il fronte era in costante movimento, ma i distaccamenti delle guardie di frontiera stazionavano in prima linea e venivano chiamate squadre di difesa. Ogni persona che si dirigeva ad est doveva rivolgersi al personale delle squadre di difesa e dei dipartimenti speciali. A questi uomini spettava il compito di controllare, e si può dire che abbiano salvato molte persone dall’inedia, indirizzandole presso le corrette strutture pubbliche che davano casa e lavoro ai rifugiati. Curavano la riorganizzazione delle struture militari. Identificavano i disertori, gli agenti nemici e i sabotatori che si nascondevano fra i profughi, proteggendo in tal modo le retrovie da ulteriori morti e distruzioni. Il titanico lavoro dei rappresentanti dell’NKVD veniva portato avanti con coscienza e disinteressatamente.

L’efficienza di questo particolare distaccamento è confermata dal ritorno di centinaia di migliaia di uomini e rifugiati nei ranghi dell’Armata Rossa. Per esempio, il 10 ottobre 1941, Il Vice-Capo dei Reparti Speciali S. Milshtein aveva scritto: “I Reparti Speciali e le Squadre Difensive dell’NKVD a protezione delle retrovie hanno messo in detenzione 657.364 soldati sbandati dalle loro unità e in fuga dal fronte. Queste squadre speciali, con funzione di sbarramento, hanno fermato 249.969 persone e le squadre per la difesa delle retrovie dell’NKVD altre 407.395, facenti parte del personale militare. Fra tutti quelli in custodia delle squadre speciali, ne sono stati arrestati 25.878, tutto il resto, 486.632 uomini, è stato suddiviso in squadre e rimandato al fronte”.

Questo numero non comprende i soldati che erano fuggiti dai campi di prigionia o che erano stati rilasciati per altri motivi, perché i rapporti dell’NKVD dell’epoca non fanno questo tipo di distinzione. Bisogna notare che allora non esistevano i battaglioni di punizione ma, anche se fossero esistiti, sarebbero stati formati solo da quelle 25.878 persone che erano state arrestate, tutti gli altri 486.632 erano stati utilizzati per la formazione di nuove unità o come rimpiazzi per le divisioni al fronte.

Nel 1941 era stata presa la decisione sulla verifica obbligatoria per tutti i soldati fuggiti dalla prigionia o senza giustificazione. Questi venivano inviati nei centri di transito e di raccolta che erano stati istituiti in tutto l’esercito. Questa era una decisione perfettamente comprensibile, un traditore poteva causare la morte di centinaia, migliaia o anche di decine di migliaia di cittadini sovietici.

In meno di quattro mesi l’NKVD aveva restituito all’esercito 632.486 persone, senza contare gli sbandati e gli evasi dai campi di prigionia. Se aggiungiamo quelli che avevano rotto l’accerchiamento e gli ex prigionieri di guerra, il numero di soldati che era ritornato a far parte dell’Armata Rossa alla fine del 1941 non ammontava a meno di 1.000.000 di persone. Tutti i nostri storici però li annoverano fra i prigionieri fatti dai Tedeschi. C’è motivo di credere che questi soldati siano stati contati due volte, come prigionieri e come uccisi in combattimento.

E’ ovvio che i dati sulle nostre perdite durante la guerra richiedano un esame ed un conteggio attento, onesto, qualificato ed obbiettivo. K.K. Rokossovski, nel suo libro, afferma che, durante il periodo più buio per il nostro esercito, l’estate-autunno 1941, le unità militari erano state ricostituite con i soldati e con gli ufficiali che erano riusciti a fuggire dall’accerchiamento o dai campi di prigionia.

Da questi fatti appare evidente come centinaia di migliaia di persone, militari e civili, possano dire grazie agli ufficiali e ai soldati dell’NKVD. Si può anche vedere come il numero dei caduti e dei prigionieri di guerra sovietici sia minore di quanto comunemente creduto. Senza l’attività dell’NKVD la vittoria in guerra sarebbe potuta avvenire solo a costo di perdite molto più significative o non sarebbe stata affatto possibile.

Il popolo dell’Unione Sovietica ha fatto tutto quanto in suo potere per vincere. Durante la guerra aveva donato allo stato soldi e gioielli, volontariamente e gratuitamente, per contribuire alla produzione bellica, per un ammontare di 16 miliardi di rubli.

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MessaggioInviato: 21/06/2016, 00:12 
Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 14

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L’inizio della battaglia di Mosca

Il Comando nazista aveva messo a punto una grande offensiva per la cattura di Mosca, chiamata in codice “Tifone”. Il 30 settembre 1941 è considerato il giorno d’inizio della battaglia di Mosca. In un precedente articolo sulla battaglia di Kiev avevamo espresso dei dubbi sull’effettivo numero dei nostri prigionieri di guerra.

Gli stessi dati, non veritieri, sul numero dei soldati e degli ufficiali sovietici catturati a Vyazma li troviamo quando leggiamo la maggior parte dei resoconti sulle nostre perdite in questa località, all’inizio della battaglia di Mosca.

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Bisogna notare che l’esercito tedesco, alla fine del mese di settembre 1941, era ancora molto agguerrito. Le forti perdite di uomini e materiali nelle battaglie di confine di Minsk, Kiev, Smolensk, Leningrado e in tutte le altre migliaia di cittadine e villaggi dell’Unione Sovietica difesi dai nostri soldati, erano state compensate dai Tedeschi facendo affluire truppe fresche dal resto d’Europa.

In tutta la durata delle guerra, l’Armata Rossa ha combattuto 160 battaglie importanti, mentre gli scontri di entità minore si contano a decine di migliaia. Ma fra tutte le battaglie, tre hanno una particolare importanza: quelle di Mosca, Stalingrado e Kursk, non perchè siano state le battaglie più grandi di tutta la Grande Guerra Patriottica (ce ne sono state di più imponenti), ma perchè in esse si è deciso il destino della Madrepatria, dell’intera nazione. Per salvare l’Unione Sovietica queste battaglie abbiamo dovuto vincerle .

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La battaglia di Mosca può essere divisa in due parti: una difensiva, dal 30 settembre al 5 dicembre 1941, ed una offensiva, dal 5 dicembre al 20 aprile 1942. Per l’esecuzione del piano destinato alla presa di Mosca il Comando tedesco aveva spostato il Gruppo d’Armate “Centro” ad est di Smolensk: 1.800.000 uomini, 1.700 carri armati, più di 14.000 fra cannoni e mortai e 1390 aerei.

Per contrastare l’avanzata delle truppe della Whermacht c’erano i nostri tre Fronti: quello Occidentale (sotto il comando del Colonnello-Generale I.S. Konev), quello della Riserva (comandato dal Maresciallo dell’Unione Sovietica S.M. Budyonny) e quello di Bryansk (comandato dal Colonnello-Generale A.I. Eremenko). In totale, sui tre fronti, erano schierati 1.250.000 uomini, 990 carri armati, 7.600 fra cannoni e mortai e 677 aerei.

Il primo giorno dell’offensiva, il 30 settembre 1941, le forze tedesche erano riuscite a sfondare le nostre difese e a circondare le truppe del Fronte di Bryansk, ma non erano riuscite a mantenere l’accerchiamento e cosi, il 23 ottobre, i contingenti del Fronte di Briank, con l’aiuto dell’aviazione, erano riusciti a ritirarsi e a raggiungere le nuove linee di difesa. Nel corso di questi duri e sanguinosi combattimenti le nostre forze avevano subito pesanti perdite. Questa battaglia del 1941 va sotto il nome di Operazione Orel-Bryansk.

Il 30 settembre 1941, il Fronte di Bryansk era costituito dalla 50°, 3°, 13° armata e dal loro gruppi d’assalto, in totale la consistenza di questa formazione era di circa 250.000 uomini.

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Il 10 novembre 1941, il Fronte Bryansk veniva disaggregato. Il 2 ottobre 1941, con il 50% dei carri armati e il 75% delle divisioni di fanteria del Gruppo di armate “Centro” i Tedeschi avevano eseguito due imponenti attacchi nella direzione di Vyazma, sfondando il nostro fronte e circondando una parte delle nostre truppe dei fronti Occidentale e della Riserva.

Anche se circondate, le nostre forze, al comando del Tenente-Generale M.F. Lukin avevano combattuto con coraggio, tenendo impegnate 28 divisioni tedesche, impedendo fino a metà ottobre a 14 di esse di avanzare su Mosca. Dopo la metà di ottobre, una parte delle nostre truppe era riuscita a rompere l’accerchiamento e a raggiungere il fronte della difesa di Mosca e un’altra parte aveva continuato a compiere azioni di guerriglia dietro le linee nemiche.

L’alto comando tedesco, nel suo rapporto, parlava di 663.000 prigionieri di guerra fatti dai Tedeschi a Vyazma. Il reale valore delle informazioni fornite da Goebbels e dai comandanti tedeschi lo conosciamo bene, grazie proprio alle parole di Goebbels, secondo cui una bugia, ripetuta 1000 volte, diventa una verità. I numeri forniti da Goebbels, presi senza riserve, hanno indotto a sbagliare un gran numero dei nostri ricercatori e dei nostri storici.

Il numero effettivo delle nostre truppe circondate a Vyazma, nelle fonti sovietiche, viene indicato facendo riferimento non agli uomini ma alle armate. L’enciclopedia della Grande Guerra Patriottica (1985), scritta da M.M. Kozlov, G.K. Zhukov, A.M. Vasilievsky e K.K. Rokossovsky dice che a Vyazma erano state circondate 4 armate del Fronte Occidentale e di quello della Riserva (19°, 20°, 24° e 32°). Ogni armata era costituita da circa 80.000 uomini, per cui, all’inizio dei combattimenti, in queste armate non potevano esserci più di 320.000 uomini.

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Tenendo poi conto della reale entità delle perdite in combattimento, che ammontavano a più del 50% dei soldati e degli ufficiali dell’Armata Rossa, si può dire che, di fatto, non erano state circondate più di 150.000 persone. I combattimenti erano continuati fino al 12-13 ottobre. Molti dei soldati e degli ufficiali circondati erano caduti in combattimento, alcuni erano riusciti a sfuggire, altri erano passati alla guerriglia e così, il vero numero dei soldati e degli ufficiali sovietici fatti prigionieri non superava le 50.000 unità. E’ anche possibile che il numero complessivo dei prigionieri sia stato calcolato (dai Tedeschi) estrapolandolo da episodi isolati.

Come al solito i Tedeschi, nelle loro dichiarazioni, avevano esagerato i risultati raggiunti dalla loro offensiva, avevano sovrastimato il numero dei prigionieri sovietici fatti a Vyazma di almeno 10 volte. Le sacche di Kiev e Vyazma sono stati gli episodi di accerchiamento delle nostre truppe più importanti e più conosciuti di tutta la Grande Guerra Patriottica. Sfortunatamente, il numero dei soldati e degli ufficiali dell’Armata Rossa che erano stati circondati e sopratutto catturati, è ancora, per la maggior parte degli storici, quello fornito dalle assai poco affidabili fonti tedesche.

Nell’ottobre del 1941, l’alto comando sovietico aveva a sua disposizione un gran numero di uomini per la difesa di Mosca e della sua area fortificata. Le truppe tedesche in alcuni punti avevano sfondato le nostre difese, oltrepassato la linea del fronte e inviato guastatori nelle nostre retrovie e si erano verificati casi in cui l’assenza delle nostre divisioni in una specifica località aveva permesso all’esercito tedesco di superare la nostra linea di difesa.

In quei momenti critici, in assenza di truppe regolari che fossero in grado di opporsi alle unità tedesche che erano riuscite a filtrare attraverso una parte dello schieramento sovietico, tutte le unità militari della zona erano state costrette a combattere insieme contro il nemico.I cadetti della Scuola Militare di Podolsk avevano ritardato l’avanzata dei Tedeschi nel momento più critico, fino all’arrivo delle unità militari vere e proprie.

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A causa del concentramento tedesco nei luoghi previsti per l’offensiva contro le nostre difese, un gran numero di carri armati tedeschi era riuscito a passare attraverso le linee sovietiche, almeno fino all’arrivo dei nostri carri e delle nostre batterie controcarro, che in Russia combattevano alla morte. Dobbiamo sempre ricordare ed onorare l’impresa dei cadetti di Poldosk, ragazzi che hanno resistito fino alla morte contro i carri armati tedeschi, a fianco delle altre unità dell’Armata Rossa, ma questo episodio non deve farci credere che mancassero solide difese, come p.e. altre formazioni militari sulla strada degli invasori fascisti diretti a Mosca.

Se vi capita di leggere che il Gruppo di Armate “Centro”, dopo aver circondato le forze sovietiche a Vyazma, si era aperto la strada verso Mosca, non credete a quello che leggete.La favola che la via di Mosca fosse aperta passa di libro in libro, se ne parla in TV e ci si fanno film.

Il fatto è che Stalin aveva nominato Zhukov comandante del settore occidentale, ma non gli aveva dato un nuovo esercito.Zhukov aveva assunto il comando delle armate di I.S. Konev e S.M. Budyonny. Il 10 ottobre 1941 Khonev aveva assegnato a Zhukov 4 armate, la 22°, 29°, 30° e la 16°, Konev ne aveva fornite altre 4, la 31°, 33°, 43° e la 49°. Le 8 armate che Konev e Budyonny avevano trasferito a Zhukov, prima dell’inizio delle ostilità ammontavano a circa 666.400 uomini.

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Queste 8 armate erano state riunite nel Fronte Occidentale e messe sotto il comando di Zhukov. Così Zhukov, il 10 ottobre 1941 aveva avuto non due reggimenti, come dicono i detrattori della Russia, ma 8 armate. Queste armate erano quelle di Vyazma; delle 12 che erano là, 4 erano state circondate e 8, quelle di Konev e Budyonny, erano passate poi sotto il comando di Zhukov. In pratica era stato con queste 8 armate, sfuggite all’accerchiamento, che Zhukov aveva potuto tenere il fronte fino all’arrivo delle truppe fresche.

La battaglia di Vyazma aveva mostrato come, anche con una linea di difesa accuratamente preparata, il nemico può sempre sfondare il fronte, e la difesa di Vyazma era stata preparata in modo scrupoloso, secondo le richieste del Quartier Generale del 10 settembre 1941: “trincerarsi saldamente, anche a scapito delle linee di penetrazione secondarie, e strutturare le difese mantenendo 6 o 7 divisioni di riserva per creare un gruppo da manovra agile e potente in vista di future offensive”.

I comandanti dell’esercito e la Stavka avevano messo a punto la direttiva N° 002 373, datata 27 settembre, dove si diceva: “In tutte le parti del fronte bisogna instaurare una difesa rigida e invalicabile e allo stesso tempo condurre azioni di ricognizione attiva sulle forze nemiche e, solo se necessario, intraprendere azioni di attacco allo scopo di migliorare le proprie posizioni difensive. Bisogna mobilitare tutte le truppe di fanteria del Fronte, le armate e le divisioni per le operazioni di scavo, in modo da creare sul fronte un sistema di trincee a pieno profilo su diverse linee, con sistemi di comunicazione, filo spinato ed ostacoli anticarro”.

L’esecuzione, a regola d’arte, delle direttive del Quartier Generale era stata descritta da Konev e dal comandante del Fronte Occidentale M.F. Lukin, che avevano scritto: “Le trincee erano state scavate praticamente dappertutto, trincee a pieno profilo. Le zone dove stazionavano i carri armati erano state minate e, dove possibile, erano state create scarpate e fossati anticarro. Erano stati costruiti ripari e mimetizzazioni per le piazzole dei cannoni”.

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Nonostante queste misure, la difesa di Vyazma non aveva retto. Questo conferma che le azioni di difesa, da sole, non garantiscono la tenuta del fronte, in assenza della necessaria densità di truppe e di informazioni sulla direttrice principale dell’attacco nemico.

Le truppe del Fronte Occidentale, sotto il comando di G.K. Zukhov si erano ritirate sulla linea difensiva di Mozhaisk. Il 20 ottobre 1941, il Comitato per la Difesa dello Stato (GKO) aveva dichiarato lo stato d’assedio per Mosca e le zone circostanti.

Nel mese di ottobre il nemico aveva compiuto 31 raid aerei su Mosca. A questi attacchi avevano preso parte in totale 2.000 aerei nemici, di cui 278 erano stati abbattuti. Solo 72 aerei erano riusciti a sganciare le loro bombe sulla città. Da metà ottobre fino ai primi di novembre, a Mozhaisk si erano svolti continui combattimenti.

La costruzione della zona fortificata alla periferia di Mosca era iniziata nel luglio del 1941. La linea di difesa principale era costituita da un sistema di fortificazioni permanenti, che comprendevano bunker, ridotte in cemento armato, ostacoli anticarro e anti-uomo.

Questa zona comprendeva Volokolamsk, Mozhaisk, Maloyaroslavets e la regione fortificata di Kaluga. Al 10 ottobre 1941 erano stati costruiti 296 ridotte, 535 bunker, 170 km. di fossati anticarro e 95 km. di scarpate. L’area fortificata di Kaluga non era stata interessata dai combattimenti perchè alla fine di ottobre le truppe tedesche, al comando di F. Boch, erano riuscite a penetrare solo per 75 km. all’interno delle nostre difese ma erano state incapaci di sfondare la linea del fronte.

Nell’area di Volokolamsk, la 16° armata aveva combattuto agli ordini del Tenente-Generale Rokossovsky, a Mozhaisk c’era la 5° armata del Maggiore-Generale Lelyushenko e, dopo il suo ferimento, del Maggiore-Generale L.A. Govorov, a Narofominsk la 33° armata del Tenente-Generale M.G. Yefremov, a Maloyaroslavets la 43° armata del Maggiore-Generale K.D. Golubev e nella direttrice di Kaluga la 49° armata del Tenente-Generale I.G. Zakharkin. I nomi di questi comandanti sono entrati nella storia della battaglia di Mosca e in quella della nostra nazione.

Feroci battaglie erano state combattute nelle vicinanze e all’interno della città di Kalinin (Tver), che era stata conquistata dai tedeschi il 14 ottobre. Il 17 di ottobre era stato creato il Fronte di Kalinin, sotto il comando del Colonnello-Generale I.S. Konev. I tedeschi avevano dovuto fermarsi e non erano riusciti ad attaccare alle spalle il fronte nord-occidentale o a sfondate in direzione di Tula.

L’esercito e la popolazione della città di Tula, aveva fermato le truppe nemiche, infliggendo loro gravi perdite in uomini e materiali (100 carri armati). Il loro è stato un contributo decisivo per la difesa di Tula e per la liberazione dall’accerchiamento delle unità del Fronte di Briansk.

Nel mese di ottobre la difesa di Mosca era stata portata avanti al limite della resistenza umana. Il popolo russo, sovietico, aveva combattuto da solo. Ma non bisognerebbe anche mettere una parola buona per Stalin, che, nel luglio 1941, aveva organizzato la costruzione delle ridotte fortificate, dei bunker, delle barriere anticarro e delle altre opere difensive nelle zone fortificate alla periferia di Mosca e che aveva fornito armi, munizioni, cibo e uniformi ai soldati?

Le nostre truppe sono riuscite a resistere sul fronte Occidentale davanti a Mosca sopratutto perchè, nell’ottobre 1941, i soldati e gli ufficiali sovietici che combattevano il nemico avevano le armi per abbattergli gli aerei, distruggergli i carri armati e confondere la sua fanteria.

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Fonte inglese


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