Gli Stati Uniti prepararono Hitler alla guerra contro l’Unione Sovietica – Parte 7
I soldati della Wehrmacht sono sempre in uniforme grigia, con le maniche rimboccate e hanno il vantaggio di camminare sulla nostra terra e, più spesso che no, quello di sedere in un’auto o su una motocicletta, con un mitra MP-40. I soldati sovietici vengono raffigurati spesso mentre marciano, con vecchi fucili trilineari (vedi qui), indossando cappotti militari. I cavalli della Wehrmacht sembrano addirittura cavalli selvaggi. Le immagini non corrispondono alla realtà dell’epoca, ma dominano ugualmente le menti delle persone. Infatti i soldati della Wehrmacht andavano a piedi ed erano armati di fucile. Le divisioni completamente motorizzate erano solo una piccola parte dell’esercito tedesco.

Nell’esercito tedesco, tutti i reggimenti di artiglieria delle divisioni di fanteria erano dotati di pezzi ippotrainati. Nella sola Wehrmacht, nel 1941, c’era più di un milione di cavalli, l’88% dei quali era nelle divisioni di fanteria. A quell’epoca, l’Armata Rossa era molto più motorizzata. Le divisioni di fanteria dell’Armata Rossa disponevano di due reggimenti di artiglieria, uno a trazione meccanica e uno ippotrainato. I reggimenti a trazione meccanica usavano trattrici STZ-NATI. S-65 Stalinetz e T-20 Komsomolets, vagoni ferroviari ed altro equipaggiamento.
I nostri soldati chiamavano scherzosamente le pistole mitragliatrici “armi da polizia” o “da gangsters”. Anche i Tedeschi la pensavano così e lo dicevano chiaramente: “Questo tipo di arma non è adatta per far fuoco oltre i 200 metri” e, per vincere le battaglie, nel 1941, era necessario colpire il nemico a partire da 400 metri, per questo motivo il nostro esercito aveva in dotazione, come “armi da mischia”, fucili e mitragliatrici in quantità limitata. Allo stesso modo si comportava l’esercito tedesco.
Nell’esercito tedesco, l’atteggiamento verso le pistole mitragliatrici era ancora lo stesso agli inizi del 1943, perché, quando a Stalingrado, l’armata di von Paulus, accerchiata dal nostro esercito, si era arresa alle truppe del Fronte del Don, comandate da Rokossovsky, essa disponeva ancora, oltre agli altri armamenti, di 156.987 fucili e di più di 10.000 mitragliatrici. Nelle divisioni sovietiche, che avevano il compito di respingere l’invasione tedesca fuori dai confini, venivano molto più utilizzati i fucili mitragliatori e i fucili semiautomatici delle pistole mitragliatrici.
Un grande successo dei progettisti sovietici V.G. Fedorov, V.A. Degtyarev, S.G. Somonov e F.V. Tokarev fu lo sviluppo del fucile semiautomatico. La produzioni dei fucili semiautomatici ideati da Tokarev e Simonov si era mantenuta sempre costante. Prima della guerra, l’Armata Rossa disponeva della miglior arma automatica del mondo, assai superiore alle pistole mitragliatrici, più di un milione e mezzo di fucili semiautomatici.
Bisogna notare che il nostro fucile semiautomatico SVT era assai superiore alle armi similari in dotazione alla Wehrmacht e non sfigurava affatto al confronto con i fucili semiautomatici degli Stati Uniti. Dopo la guerra, il fucile semiautomatico è diventato l’armamento personale più comune in tutte le nazioni NATO.

Durante la guerra, i fondi necessari alla produzione di fucili semiautomatici scarseggiavano. Anche la produzione industriale tedesca di questo tipo di arma era di costi “proibitivi”. Solo gli Stati Uniti hanno avuto la possibilità di produrre fucili semiautomatici in quantità massicce.
L’Armata Rossa, invece che i fucili semiautomatici, cominciò ad usare sempre più i fucili mitragliatori e le mitragliatrici. Bisogna pensare che era finita l’epoca della guerra di trincea e l’utilità dell’arma personale, tipica della fanteria della Prima Guerra Mondiale, aveva perso della molta della sua importanza e perciò l’apparato industriale dell’Unione Sovietica non si era concentrato solo sulla produzione di fucili semiautomatici. Secondo me, questa è stata la decisione giusta, è stato molto più utile usare il denaro per costruire cannoni, carri armati ed aerei.
Uno degli episodi recenti di uso massiccio di fucili semiautomatici è stata la difesa di Tula, nell’autunno del 1941. Gli SVT, compresa la versione automatica, venivano prodotti nella fabbrica di armi di Tula e consegnati immediatamente alle truppe che difendevano la città.
Uno dei prigionieri di guerra tedeschi, catturato presso Tula, aveva detto, meravigliato: “Non ci aspettavamo che i Russi fossero armati di fucili mitragliatori”.
A.V. Isaav ha scritto: “Il fucile semiautomatico Tokarev è rimasto una leggenda quasi dimenticata. Solo qualche occasionale immagine in televisione dei soldati delle “Tigri Asiatiche” o di quelli, tutti in nero, di un altro “fronte di liberazione”, con (fucili semiautomatici) FN FAL tutti lustri e scintillanti, che ci ricordano che cosa sarebbe potuto succedere se la guerra fosse scoppiata qualche anno dopo”.
Tutti quelli che dicono che all’inizio della guerra il nostro esercito non aveva un numero sufficiente di armi automatiche, sono in errore. L’Armata Rossa disponeva di più armi automatiche dei Tedeschi e anche con migliori caratteristiche di combattimento.

Producevamo non solo eccellenti armi automatiche personali, ma anche ottime carabine, fucili da cecchino, pistole e il miglior fucile al mondo, il Mosin modello 1891/1930. Alcuni ricercatori affermano che la mancanza di cannoni anticarro nell’Armata Rossa, era stata la causa disastro del 22 giugno 1941. Queste opinioni sono apparse però dopo che questo tipo di armamento è stato, ingiustamente, glorificato nei film di guerra, allo scopo, non troppo onorevole, di sminuire i meriti della nostra ottima artiglieria, come era stata definita nel 1945, durante la Parata della Vittoria sulla Piazza Rossa a Mosca: “La miglior artiglieria del mondo”. Prima dell’attacco all’Unione Sovietica nel 1941 i Tedeschi erano dotati di cannoni anticarro, il nostro esercito aveva iniziato ad riceverli all’inizio della guerra, nell’agosto del 1941. Questo si può spiegare solo con il fatto che avevamo già più cannoni della Germania.
Sono stati proprio i nostri “normali” cannoni, non quelli anticarro, che hanno fermato i carri armati tedeschi a Mosca e a Leningrado nel 1941. I pezzi da 76 mm. e i cannoni antiaerei da 85 mm. della difesa antiaerea di Mosca erano in grado di colpire qualunque carro tedesco a oltre 1000 m. di distanza.
Rokosskovsky aveva scritto: “Bisogna onorare gli ufficiali superiori che comandavano l’artiglieria dell’esercito sovietico, devo dire che la nostra artiglieria, dal punto di vista qualitativo, per quanto concerneva l’addestramento degli ufficiali e di tutto il personale, era molto al di sopra dell’artiglieria di tutti gli altri eserciti delle nazioni capitaliste. E questo è stato provato dalla Grande Guerra Patriottica. A partire dai primissimi scontri, la modalità principale di ingaggio nei confronti dei carri armati nemici, per annullare la loro mobilità e la loro forza d’urto, era stata principalmente l’uso dell’artiglieria. Che si è coperta di eterna gloria nella battaglia di Mosca”.
Allo stesso tempo bisogna notare che, per la fanteria è meglio avere cannoni anticarro, magari non altrettanto validi come i migliori, piuttosto che non averne affatto.
Ma la guerra è la guerra, e non sempre si può prevedere il punto esatto dove i carri armati sfonderanno le linee nemiche, ed è impossibile far arrivare dappertutto le batterie controcarro. In ogni caso, le reali capacità dei cannoni anticarro, così come quelle dei Panzerfaust tedeschi, sono state, di solito, molto ingigantite. Fucile contro carro armato, tanto varrebbe andare all’assalto del carro con la baionetta. Un cannone anticarro può naturalmente distruggere un trasporto truppa blindato come un carro armato, è anche possibile usarlo per altre attività, anche come antiaereo, ma non può essere definito come l’arma di elezione per l’uso anticarro. Non era l’arma di elezione contro i carri, così come non lo erano i bazooka tedeschi, di cui ne erano stati costruiti circa 8 milioni di pezzi.
Hitler non risparmiava i suoi soldati, che non avevano praticamente speranze di sopravvivenza nell’ingaggiare i carri armati con i bazooka, il cui tiro utile era di 30-50 metri. Anche nelle battaglie urbane contro i blindati, i soldati armati di bazooka andavano incontro a perdite enormi, centrando un numero di bersagli che non era più del 10% del totale, mentre, in campo aperto, il numero dei carri colpito era addirittura insignificante.
Ma nel 1941 i nostri carri non erano minacciati dai bazooka, dal momento che i primi modelli tedeschi erano arrivati nel 1943, per essere poi usati massicciamente nel 1945.
Per quanto riguarda i cosiddetti lanciagranate, A.V. Isaev ha scritto: “La frase -lanciagranate a propulsione razzo- fa venire in mente qualcosa che funziona alla velocità della luce, come un RPG-7: un tubo sulla spalla di un soldato e una carica cumulativa. Comunque, un progetto del genere, negli anni ’30 era semplicemente impossibile. Le ricerche erano indirizzate in aree completamente diverse. I cannoni dinamico-reattivi da 37 mm. erano inferiori come capacità di penetrazione della corazza e i normali cannoni da 45 mm. non erano affidabili per bloccare i carri pesanti di un potenziale nemico. Non bisogna esagerare l’importanza delle purghe staliniane nella storia dei cannoni dinamico-reattivi. Certamente, L.V. Kurchevsky era stato arrestato nel 1937 e poi rilasciato nel 1939, ma i suoi cannoni erano stati adottati e anche costruiti in piccolo numero. La ragione principale del loro abbandono era però dovuta a scarsi risultati tecnici, bassa affidabilità e ridotta capacità di penetrazione”.
Tukhachevsky e Kurchevskoy avevano fatto la proposta di finanziare il progetto e la realizzazione esclusivamente di cannoni dinamico-reattivi. Se il governo sovietico avesse dato seguito alle loro proposte, il nostro esercito si sarebbe trovato sprovvisto di artiglieria anticarro. V.G. Grabin ha scritto di tutto i lavoro da lui fatto per superare le obiezioni di Tukhachevsky e far approvare il leggendario pezzo da 76 mm., uno dei migliori cannoni della Grande Guerra Patriottica. Qualcuno crede poi che la causa delle nostre sconfitte nel primo periodo della guerra fosse dovuta ad un fraintendimento, da parte dell’Armata Rossa, delle tecniche di guerra moderna, evidenziato dalla composizione delle divisioni di cavalleria. Si è detto che queste divisioni sarebbero state mandate dai nostri comandanti alla carica contro i carri armati, causando la morte inutile di uomini e animali. Questo semplicemente non è vero.
La verità è che la cavalleria non combatteva con le sciabole, ma con fucili, mitragliatrici, granate, mortai ecc. e spesso avanzava insieme ai blindati come unità mobile, ma le battaglie si svolgevano comunque senza l’uso delle sciabole o dell’armamento personale. I cavalli, di regola, venivano portati al sicuro e la cavalleria combatteva come la fanteria. Secondo la normativa di guerra, la carica all’arma bianca era consentita solo contro truppe nemiche scarsamente armate e molti cavalleggeri hanno fatto la guerra senza prendere parte a nessuna carica a sciabole sguainate. Unità flessibili come quelle di cavalleria avevano il vantaggio, su carri armati, trasporti truppa e motociclette, di non aver bisogno di gasolio, benzina o strade.
I corpi di cavalleria erano fra le componenti più stabili dell’Armata Rossa nel 1941. A differenza delle truppe motorizzate, nel 1941 riuscivano ad operare spostamenti complessi negli ambienti più disparati. La cavalleria ha combattuto con successo fino al 1945, arrivando ad includere nei suoi ranghi diversi tipi di armamento, compresi centinaia di carri armati. Nonostante l’Armata Rossa fosse in ritardo rispetto alla Wehrmacht per quanto riguarda il numero di veicoli, la cosa era compensata in qualche modo dalla cavalleria. Come unità mobile, essa era indispensabile, per esempio, in difesa, per fermare lo sfondamento nei punti deboli del fronte, contrattaccare o permettere un rapido ripiegamento di truppe in pericolo e, naturalmente, durante le offensive.
La Cavalleria dell’Armata Rossa era l’Arma più bella che fosse in servizio. Guardate la nostra cavalleria, così elegante sui suoi cavalli bai con le macchie bianche sul muso, animali alti, robusti di razza Budenny, e il cuore vi si riempirà di gioia alla loro vista, bellezza e orgoglio uniti alla bravura e alla forza russa.
E per quanto riguarda i Tedeschi? Avevano o no una cavalleria? Ce l’avevano. Unità di cavalleria pura esistevano in tutte le divisioni tedesche, in più nella Wehrmacht, all’epoca dell’attacco all’Unione Sovietica, c’era anche una intera divisione di cavalleria. Per tutta la durata della guerra poi, i Tedeschi avevano costantemente aumentato il numero delle unità di cavalleria.
Molti accusano l’Armata rossa di essere stata sempre alla ricerca del contrattacco, invece di creare e mantenere una difesa in profondità. Gli autori che scrivono queste cose non sanno nulla di strategia militare.La difesa, certo, anche su un fronte di diverse migliaia di chilometri (durante la guerra la lunghezza del fronte era variata da 2.200 a 6.000 km., con una profondità di territorio coinvolto nei combattimenti di più di 2.500 km.) può portare solo ad una disastrosa sconfitta.
“Una strategia di difesa è come la morte, specialmente quando una divisione ha in carico un settore di fronte di non meno di 4-8 km. di lunghezza e 4-6 km. di profondità. Con un settore difensivo di 8-12 km. per divisione si può solo sperare di reggere la difesa. Qualunque cosa si faccia, la minor densità di truppe causerà uno sfondamento del fronte”, parola degli esperti.
Un esercito in difesa aspetta passivamente l’attacco. E’ molto difficile prevedere il punto esatto dove il nemico sferrerà l’offensiva principale. E normalmente l’attacco principale arriva nel punto dove meno lo si aspetta. Nella direzione dell’attacco principale un avversario riesce a concentrare forze da 3 a 10 volte superiori a quelle che si trovano sulla difensiva e così, se si attacca con forze superiori e nessuna difesa di solito resiste.
I nostri capi militari questo lo sapevano, ma non avevano la forza e i mezzi sufficienti per riguadagnare l’iniziativa strategica ed erano costretti a stare sulla difensiva, con limitati contrattacchi. Tutte le nazioni europee, dalle grandi alle più piccole, comprese Polonia, Francia, Inghilterra e anche Finlandia, avevano piani militari di tipo offensivo. Anche l’Unione Sovietica aveva piani di attacco, anche nel caso di guerra con la Germania. La parola “offensivo” non implica però in nessun modo che l’URSS stesse preparando un attacco, che stesse per commettere un’aggressione.
I piani operativi, per l’eventualità di un attacco nemico erano stati consegnati alle forze armate nazionali. Non siamo stati in grado di portarli a termine, ma l’Armata Rossa aveva contrattaccato alla prima opportunità.M. Giants aveva scritto queste parole riguardo al contrattacco sovietico del 1941: “D’altro canto, le continue e irrazionali, spesso inutili offensive sovietiche avevano eroso, piano piano, l’impeto bellico delle truppe tedesche, causando perdite tali da indurre Hitler a cambiare la sua strategia e, alla fine, avevano creato le condizioni per la sconfitta della Wehrmacht alle porte di Mosca. Tutti quegli ufficiali e quei soldati sovietici che erano sopravvissuti alla loro offensiva, un battesimo del fuoco importante e pagato a caro prezzo, avevano poi usato tutto quello che avevano imparato così in fretta per infliggere terribili perdite ai loro aguzzini”.
E così è: Giants riconosce che i nostri attacchi erano stati efficaci e avevano portato a risultati utili.
I nostri comandanti militari venivano spesso accusati di essere impreparati dal punto di vista professionale. Ci si riferiva, in modo particolare, al fatto che le posizioni negli alti comandi della gerarchia militare venivano assegnate a chi si era distinto in battaglia in Spagna, a Khalkhin-Gol, in Finlandia, indipendentemente dalla loro mancanza di esperienza o di particolari abilità. Una domanda sorge spontanea: “Perché avremmo dovuto affidare le posizioni di comando a gente che non aveva fatto nulla per mostrare il proprio valore, che non aveva avuto promozioni, invece che a ufficiali che avevano rischiato la vita e si erano distinti in battaglia come eroi?”
Come è stato dimostrato dalla storia, l’Unione Sovietica ha vinto la guerra perché ha avuto a sua disposizione moltissimi generali e progettisti di valore. E’ stato fatto un uso molto intelligente delle risorse umane e, in Russia, persone capaci di lavoro creativo e grande leadership ce ne erano a centinaia di migliaia. Questo è confermato da tutta la storia russa, prima, durante e dopo la guerra. Una storia fatta di grandi successi e grandi vittorie, nessun’altra nazione al mondo ha un centesimo di tutto questo. Noi, più di qualsiasi altro al mondo, attraverso il lavoro e la lotta, ci siamo guadagnati il diritto di camminare a testa alta. Purtroppo, molti Russi si vergognano della loro storia e rimangono confusi di fronte all'”illuminato” Occidente.
FonteFonte inglese