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Ieri, per smentire definitivamente chi insinua che non faccia più ridere, Roberto Benigni ha fatto una battuta divertentissima, degna degli anni d’oro: “Se vince il No, il giorno dopo ti immagini? Il morale va a terra, peggio della Brexit”. Purtroppo non ha spiegato il morale di chi, precisamente, andrebbe a terra.
Non certo di quei buontemponi che si sono ciucciati per vent’anni (quelli di B.) le sue geremiadi sulla “Costituzione più bella del mondo”: i quali, non avendo cambiato idea diversamente da lui, avrebbero anzi il morale alle stelle per aver salvato un’altra volta la Carta. Però, riconosciamolo, quel “peggio della Brexit” è un capolavoro di comicità volontaria. Roba forte, chapeau. Sta parlando, è bene ricordarlo, dell’ipotetica bocciatura della nuova Costituzione scritta a quattro mani, anzi a quattro piedi da Boschi&Verdini
Che potrebbe innescare – come Renzi giurò, poi smentì, infine lasciò nel vago – le dimissioni del presidente del Consiglio e la nascita di un nuovo governo fino alle elezioni del 2018. Bene: secondo il comico toscano, l’uscita di Renzi da Palazzo Chigi è paragonabile all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea (che, detto per inciso, non ha ancora sortito conseguenze, a parte lo sputtanamento di tutti i profeti di sventura che vaticinavano l’Apocalisse). L’Italia sarebbe irrimediabilmente percorsa da un’onda anomala di depressione generale, e non basterebbero tutti gli psichiatri del mondo per risollevarle il morale.
Solo le battute di Benigni potrebbero salvarci: infatti il Premio Oscar ha deciso di prevenire l’infausto evento, regalandocene qualcun’altra, a futura memoria. Tipo questa: “I costituenti stessi hanno auspicato di riformare la seconda parte della Costituzione, poi c’è la maniera di migliorarla, ma se non si parte mai…”. Hai capito? Questa “riforma” la volevano già i padri costituenti del 1946-’48, forse perché avevano la coda di paglia e si sentivano inadeguati, già prevedendo che 70 anni dopo sarebbero arrivati giureconsulti ben più sapienti e autorevoli di loro (nessuno, spero, vorrà paragonare giganti come la Boschi, Verdini, Renzi, Lotti, Alfano, Cicchitto, Casini, Pera e Napolitano a gentucola tipo De Gasperi, Togliatti, Parri, Ruini, Terracini, Calamandrei e Croce).
Le cose andarono così. Eletti nel 1946 col sistema proporzionale in un’apposita Assemblea costituente, quei poveracci lavorarono per due anni giungendo alla fine a un testo condiviso dalla stragrande maggioranza, poi lo approvarono quasi all’unanimità, ma già si resero conto che era una schifezza.

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