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 Oggetto del messaggio: Re: Santa Romana Chiesa non conosce vergogna
MessaggioInviato: 26/08/2016, 17:25 
1 milione sono diverse orge in meno... So sacrifici...



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 Oggetto del messaggio: Re: Santa Romana Chiesa non conosce vergogna
MessaggioInviato: 26/08/2016, 18:12 
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 Oggetto del messaggio: Re: Santa Romana Chiesa non conosce vergogna
MessaggioInviato: 07/09/2016, 14:36 
curia.jpg







da brividi ....



zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Santa Romana Chiesa non conosce vergogna
MessaggioInviato: 07/09/2016, 15:11 
barionu ha scritto:
curia.jpg





da brividi ....



zio ot [:305]


da buon toscano gli avrei gentilmente risposto di pupparmi l'u...signolo!



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 Oggetto del messaggio: Re: Santa Romana Chiesa non conosce vergogna
MessaggioInviato: 16/09/2016, 15:39 


Ti pareva ,...


[IL Tribunale di Bruxelles ha bocciato la richiesta di far pagare agli enti ecclesiastici la tassa di proprietà sugli immobili non versata tra il 2008 e il 2012.

La causa era stata proposta dal radicale Maurizio Turco. La chiesa risparmia così tra i 4 e i 5 miliardi di euro


ROMA - La Corte di giustizia europea boccia la richiesta di far pagare alla Chiesa le rate arretrate dell’Ici, la vecchia imposta sugli immobili oggi diventata Imu. La sentenza è stata pronunciata questa mattina dall’ottava sezione del Tribunale di primo grado del Lussemburgo, ma potrà essere impugnata in appello dai ricorrenti, l’ex deputato del Partito Radicale Maurizio Turco ed il fiscalista Carlo Pontesilli.

Gli enti ecclesiastici, invece, evitano una condanna che sarebbe potuta costare alle loro casse tra i quattro e i cinque miliardi di euro per l’imposta illegittimamente non versata dal 2008 al 2012 ai quali si sarebbero potuti sommare altri 500-600 milioni all’anno, da pagare anche in futuro, se i giudici europei avessero bocciato le nuove norme sull’Imu introdotte ai tempi del governo di Mario Monti.

Il contenzioso sugli sconti fiscali alla Chiesa va avanti dal 2006. Nel 2012 la Commissione europea, dopo diverse archiviazioni secondo alcuni in odore di insabbiamento, condannò l’Italia per aiuti di Stato illegali in favore degli enti ecclesiastici in quanto gli sgravi di cui godevano cliniche, alberghi, scuole e altre attività commerciali legate al mondo cattolico distorcevano la concorrenza danneggiando i loro competitori, che invece le tasse le pagavano.

Tuttavia Bruxelles, ai tempi alla giuda dell’esecutivo comunitario c’era il portoghese José Manuel Barroso, non decretò il recupero dell’imposta sugli immobili non pagata dal 2008 (il periodo precedente era prescritto) perché riteneva fosse tecnicamente impossibile stabilire quanto e quali soggetti dovessero mettere mano al portafoglio. Secondo le stime dell’Anci un buco per le casse dello Stato da 4-5 miliardi.



Il contenzioso con la Commissione fu quindi chiuso con le nuove regole istituite dal governo Monti alla nascita dell’Imu, imposta che secondo Bruxelles metteva fine agli aiuti di Stato illegali.

Altro punto messo in discussione dal ricorso dei Radicali, secondo i quali invece l’esenzione dal pagamento dell’Imu per gli enti non commerciali continua a regalare un vantaggio competitivo alla Chiesa di circa 500 milioni di euro all’anno, così come la vecchia norma del Testo Unico delle imposte sui redditi (articolo 149,4) creato ai tempi di Tremonti e ancora in vigore concede un ulteriore sconto fiscale di circa 100-150 milioni a cliniche, scuole e alberghi legati al mondo cattolico in quanto pagano la metà dell’Ires rispetto ai concorrenti.


Dunque nel Lussemburgo sul banco degli imputati c’era la Commissione, ma al suo fianco si è schierato anche lo Stato italiano, contrario al ricorso e dunque favorevole alla decisione del 2012 che non ingiungeva al governo di recuperare i soldi e dichiarava in linea con le regole Ue il regime fiscale per gli enti ecclesiastici introdotto dall’Imu.
Il Tribunale con la sentenza di oggi una svolta, almeno per gli addetti ai lavori, comunque l’ha data dichiarando ricevibile il ricorso.

Nel mondo dei giuristi una piccola rivoluzione, visto che mai era stata applicata agli aiuti di Stato la nuova norma del Trattato di Lisbona che allarga la platea dei soggetti che hanno diritto ad impugnare le decisioni della Commissione europea (che infatti si è battuta per evitare il semaforo verde alla causa, un precedente che in futuro renderà più attaccabili le sue decisioni). Nel merito, invece, i quesiti del ricorso sono stati bocciati con la formula: i ricorrenti «non sono riusciti a

dimostrare» l’illegittimità delle decisioni del 2012 della Commissione.

Ma proprio la ricevibilità decretata dai giudici del Tribunale di primo grado permetterà ai Radicali di fare appello di fronte alla Corte di giustizia del Lussemburgo.




http://www.repubblica.it/economia/2016/ ... 20083/?rss



e intanto Monsignor Renzi

http://www.ilblogdellestelle.it/renzie_ ... s_pushcrew


di MoVimento 5 Stelle Senato

Un miliardo e mezzo di nuovi tagli alla Sanità: uno scherzo?


Niente affatto, perché questa potrebbe essere la 'sorpresina' che il governo ha in serbo per gli italiani, da inserire dentro la prossima manovra finanziaria.



La notizia è apparsa stamattina sulla stampa e il Presidente del Consiglio si è precipitato a smentirla, ma dopo le tante balle raccontate, le sue rassicurazioni non sono più credibili: di Matteo Renzi non ci fidiamo.

La stampa parla di un braccio di ferro in corso all'interno dell'esecutivo, di tagli da 1,5 miliardi di euro più 1 miliardo che dovrebbe venire dall'intervento sulle spese delle Regioni che sappiamo bene dov'è che solitamente vanno a tagliare. Il premier ha negato, consapevole che una notizia del genere, proprio mentre sta per partire la campagna referendaria sulla riforma costituzionale, potrebbe avere effetti devastanti, ma il sospetto è che questo sia solo l'antipasto del solito balletto fatto di dichiarazioni, passi in avanti, indietro e di lato che finisce sempre con il tradursi in vergognosi tagli alla sanità.

Finora questo governo per far quadrare i conti dello Stato ha usato la Sanità come bancomat invece che combattere l'evasione, tagliare le pensioni d'oro ed eliminare gli sprechi della Pubblica amministrazione e della politica.

Tra il 2015 e il 2016 il presidente del Consiglio e il suo ministro Beatrice Lorenzin hanno tagliato al comparto 4,3 miliardi di euro, oggi oltre 200 visite specialistiche - fino a ieri garantite dal sistema sanitario - sono a pagamento; la spesa farmaceutica continua a crescere senza che il governo intervenga per frenarla e porre un limiti ai già cospicui guadagni delle aziende farmaceutiche; e non c'è traccia dei 7 miliardi di risparmi derivanti dalla digitalizzazione in sanità promessi dal ministro della Salute.

Gli italiani, intanto, rinunciano a curarsi: 11 milioni di persone solo lo scorso anno. Se quando entreremo nella sessione di bilancio, tra meno di un mese, dovessimo trovare tracce dei tagli alla sanità di cui parlano oggi i giornali, faremo di tutto per impedire l'ennesimo scempio sulla salute degli italiani.



zjo ot [:197]



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 Oggetto del messaggio: Re: Santa Romana Chiesa non conosce vergogna
MessaggioInviato: 02/10/2016, 09:41 
CIP DI ATTENZIONE .


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MessaggioInviato: 01/11/2016, 11:37 

SCANDALO VATICANO: LE OFFERTE IN ORO DELLE PERSONE?

ALTRO CHE POVERI, ECCO DOVE ANDAVANO A FINIRE..




Immagine



http://www.italiainmovimento.it/2016/09 ... no-finire/





SPY STORY ALL’ITALIANA – UN’INCHIESTA PARALLELA SULLA FUGA DEL LATITANTE AMEDEO MATACENA SVELA UN’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE IN CUI CI SONO UN AGENTE DEI SERVIZI AFFILIATO ALLA MASSONERIA, UN MONSIGNORE CHE TRAFFICA LINGOTTI D’ORO, SGHERRI DEL CLAN CASAMONICA, GENERALI E POLITICI

Valeria Di Corrado per “Il Tempo”

Un agente dei Servizi segreti italiani, affiliato al Grande Oriente d’Italia, accusato di aver favorito la latitanza di un ex parlamentare condannato per concorso esterno alla ’ndrangheta. Un monsignore che vuole vendere “in nero” centinaia di chili d’oro, custoditi nel caveau del Vaticano, frutto delle offerte dei fedeli. Un’imprenditrice corleonese che contatta un poliziotto in servizio presso la presidenza del Consiglio dei ministri per “piazzare” i lingotti.

Sullo sfondo compaiono generali dell’Esercito italiano, politici di centrodestra, esponenti della famiglia Casamonica; mentre si intrecciano accordi per la vendita di petrolio “d2”, gas liquefatto e giubbotti antiproiettile. Sono questi gli ingredienti di un’avvincente spy story internazionale, di cui si trova traccia nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore distrettuale antimafia Cafiero De Raho e dal sostituto Giuseppe Lombardo.

LA LATITANZA DI MATACENA

Lo scorso aprile gli uomini della Dia hanno perquisito da cima a fondo le abitazioni di Domenico Sperandeo, agente dell’Aise di origine palermitana ora in pensione, e Franco Ciotoli, l’assistente capo della Polizia di Stato in servizio presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, sequestrando pc, Ipad e hard disk.

Entrambi sono indagati per associazione di tipo mafioso “in concorso necessario” con Amedeo Gennaro Matacena, ex deputato forzista condannato in via definitiva quale decisivo concorrente esterno della ’ndrangheta reggina e latitante da circa tre anni, Chiara Rizzo e Maria Grazia Fiordelisi, rispettivamente moglie e segretaria di Matacena, Martino Antonio Politi, considerato il suo factotum, l’ex ministro forzista Claudio Scajola e la sua segretaria Roberta Sacco, nonché Vincenzo Speziali, latitante in Libano sposato con la figlia di un ex presidente libanese e nipote dell’omonimo senatore Pdl.

Sono tutti accusati dai pm calabresi di far parte di «un’associazione per delinquere segreta collegata all’associazione di tipo mafioso e armata denominata ’ndrangheta da rapporto di interrelazione biunivoca al fine di estendere le potenzialità operative del sodalizio in campo nazionale e internazionale».

«In particolare – si legge nel capo d’imputazione – hanno posto in essere, consentito o comunque agevolato condotte delittuose dirette ad agevolare l’attività di interferenza di Speziali su funzioni sovrane (quali la potestà di concedere l’estradizione, in capo alle rappresentanze politiche della Repubblica del Libano), finalizzate a proteggere la perdurante latitanza di Matacena», in modo da «mantenere inalterata la piena operatività di Matacena e della galassia imprenditoriale a lui riferibile, costituita da molteplici società usate per schermare la vera natura delle relazioni politiche, istituzionali e imprenditoriali da lui garantite a livello regionale, nazionale e internazionale».

I RAPPORTI CON LA MASSONERIA



Dall’attività di intercettazione della Procura reggina emerge «in maniera inequivocabile» che, subito dopo le perquisizioni degli uomini della Direzione investigativa antimafia, «la direzione dell’Aise aveva invitato Sperandeo affinché si pensionasse», così come poi è accaduto. Sperandeo «risulta inserito – si legge nel decreto di perquisizione – in una loggia massonica, verosimilmente il Grande Oriente d’Italia, sin dai tempi in cui era ancora in servizio all’Aise».

«Tale eventuale appartenenza – precisa il pm Lombardo nel decreto – viola i limiti imposti dalla legge in ordine all’iscrizione alle logge massoniche di un soggetto che riveste lo status di militare in servizio». Sperandeo, che dalle carte risulta difeso dall’avvocato Daniele Francesco Lelli (penalista noto per aver difeso personaggi di spicco in processi alla criminalità organizzata), viene intercettato mentre parla al telefono con avvocati, dipendenti Rai e professionisti romani, di riunioni con tutti i “fratelli” che ogni martedì si incontrano per la “tornata rituale” in un “tempio” diverso.

L’ORO DEI FEDELI IN VENDITA

Nelle carte dell’inchiesta emerge anche come Sperandeo e Ciotoli abbiano fatto da intermediari per “piazzare” lingotti d’oro per conto di un prelato del Vaticano, avvalendosi del supporto dei soci del gruppo Goldiam (società di diritto maltese, nonché “mandate” del gruppo Viloro, con sede in Romania, Svizzera e Dubai).

Il 7 ottobre 2015 viene interrogato dagli inquirenti uno di questi imprenditori: «Nel periodo di Pasqua dello scorso anno fui invitato a Roma perché un alto prelato del Vaticano era intenzionato a vendere un consistente quantitativo di oro. (…) Il Monsignore mi disse che aveva la necessità di effettuare un’operazione riservata che prevedeva la vendita di un primo stok di 400 chili. (…) Richiedeva il pagamento in contanti o attraverso il deposito presso una cassetta di sicurezza estera». Un altro dei soci della Goldiam riferisce ai pm: «A dire del Monsignore l’oro era custodito nel caveau del Vaticano. Appresi che proveniva dalla Svizzera ed era frutto della fusione di oro donato dai fedeli alla Chiesa».

FONTE: dagospia.com



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Immagine


Italia anni 50 ....


fatto documentato

http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... avolo.html

https://books.google.it/books?id=59VtBd ... sa&f=false



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MessaggioInviato: 01/11/2016, 13:45 
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... avolo.html





Il matrimonio del diavolo




Il 1998 è un anno fitto di anniversari.


La scelta può cadere sulle rivoluzioni del 1848 in Europa. O sulle elezioni del 1948 che cinquant' anni fa sancirono l' oligopolio politico della Dc. O sulla fiammata del 1968 che incendiò scuole e università d' America e di mezza Europa. Per non parlare dei carri armati sovietici che, sempre nel 1968, soffocarono la "primavera" della Praga di Dubcek.

E' più difficile che qualcuno si ricordi di un avvenimento che nel marzo del 1958 spaccò l' Italia in due fronti contrapposti. Da una parte la Chiesa corrusca di Pio XII, e dall' altra lo schieramento laico frustrato e diviso.



Chi si ricorda infatti dei coniugi Mauro Bellandi e Loriana Nunziati, due giovani di Prato, colpevoli di essersi sposati in Comune col rito civile invece che in chiesa con quello religioso? E chi si ricorda del Vescovo di Prato monsignor Pietro Fiordelli che, venuto a conoscenza di quel matrimonio, fece leggere dal pulpito ai suoi parroci una pastorale in cui i coniugi Bellandi erano definiti "pubblici peccatori", e il rito civile che li aveva uniti "l' inizio di uno scandaloso concubinato"? Fu, all' epoca, un episodio clamoroso.


Gli "sposi di Prato" diventarono il simbolo della protesta laica contro le ingerenze sempre più marcate della Chiesa di Roma. Il processo che ne seguì riaprì questioni che si ritenevano risolte con il Concordato e con il famoso articolo 7 votato dalla Costituente con l' approvazione di Palmiro Togliatti. I più noti penalisti, costituzionalisti ed esperti di diritto ecclesiastico scesero in campo. Pietro D' Avack e Giacomo Delitala per la difesa degli ecclesiastici di Prato, e Achille Battaglia e Leopoldo Piccardi per conto dei coniugi Bellandi, sfoderarono il meglio della loro dottrina.



Per comprendere l' importanza di una vicenda che appassionò gli italiani è necessario però risalire all' origine della controversia. Il 12 agosto 1956 il giornale parrocchiale pratese Richiami, diretto da Don Danilo Aiazzi, riprodusse una lettera del vescovo Pietro Fiordelli a lui indirizzata come responsabile della parrocchia di S. Maria del Soccorso. La lettera era intrisa di particolare violenza.

Cominciava così:



"Oggi, 12 agosto, due suoi parrocchiani celebrano le nozze in Comune rifiutando il matrimonio religioso.


L' Autorità Ecclesiastica ha fatto ogni sforzo per impedire il gravissimo peccato. Questo gesto di aperto, sprezzante ripudio della Religione è motivo di immenso dolore per i sacerdoti e per i fedeli. Il matrimonio cosiddetto civile per due battezzati assolutamente non è matrimonio, ma soltanto inizio di uno scandaloso concubinato". Nella frase seguente il tono saliva fino ad arrivare all' aperta intimidazione:





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"Pertanto lei, signor Proposto, alla luce della morale cristiana e delle leggi della Chiesa, classificherà i due tra i pubblici concubini e, a norma dei canoni 855 e 2357 del Codice di Diritto canonico, considererà a tutti gli effetti il signor Bellandi Mauro come pubblico peccatore e la signorina Nunziati Loriana come pubblica peccatrice. Saranno loro negati tutti i SS. Sacramenti, non sarà benedetta la loro casa, non potranno essere accettati come padrini a battesimi e cresime, sarà loro negato il funerale religioso. Solo si pregherà per loro perché riparino il gravissimo scandalo". Una messa al bando dalla comunità cristiana in piena regola. Ed infine, perché la condanna risultasse più forte e totale, la lettera del vescovo terminava con queste incredibili parole che sembravano riesumate dai secoli più bui del Medio Evo: "Infine, poiché risulta all' Autorità ecclesiastica che i genitori hanno gravemente mancato ai propri doveri di genitori cristiani, permettendo questo passo immensamente peccaminoso e scandaloso, la Signoria Vostra, in occasione della Pasqua, negherà l' Acqua Santa alla famiglia Bellandi e ai genitori della Nunziati Loriana. La presente sia letta ai fedeli".






Il clamore di una vicenda così insolita, e dal sapore di una faida di tempi lontani, fu notevole. Frotte di cronisti si precipitarono a Prato per dar conto di un episodio che travalicava di molto la cronaca cittadina e coinvolgeva migliaia di cittadini che ogni anno celebravano il loro matrimonio con rito civile.


Dalle cronache dei giornali risultò che il "concubino" Bellandi era un giovane commerciante, di idee comuniste, che aveva militato con onore nella divisione Arno, comandata da "Potente", e da Bruno Fanciullacci, medaglie d' oro della Resistenza. Lei, la "concubina" e "pubblica peccatrice", era invece una ragazza della media borghesia, proprietaria di un bar, cattolica anche se non molto osservante. La violenta pastorale letta in tutte le chiese di Prato ebbe conseguenze gravi. Il giro d' affari di Bellandi si ridusse della metà, per non parlare degli insulti, delle lettere anonime, e di un' aggressione subita da parte di uomini sconosciuti che lo percossero alla nuca, al fianco, alla tempia. La querela dei Bellandi e dei loro genitori contro il vescovo e il parroco di Prato era inevitabile.


La causa che ne seguì riportava in discussione i Patti Lateranensi e più in generale i rapporti tra Stato e Chiesa trent' anni dopo il Concordato. Gli avvocati del vescovo sostennero che il loro assistito, condannando i "concubini", aveva seguito solo il suo stretto dovere ed adempiuto ad una precisa prescrizione concordataria. Una tesi non condivisa dai giudici i quali affermarono che "con il classificare due persone come pubblici concubini si viene indubbiamente ad offendere la loro reputazione". E che "le leggi della Chiesa non possono contenere norme che autorizzino le autorità ecclesiastiche a ledere un bene del cittadino tutelato dalle leggi dello Stato". L' attesa per il verdetto che metteva fine, dopo ricorsi ed appelli, alla vicenda degli sposi di Prato, era vastissima. Il giorno in cui il Tribunale di Firenze - 1 marzo 1958 - pronunciò la sentenza l' aula era gremita e la piazza presidiata dalla polizia.


Dopo dotte discussioni sul diritto canonico e concordatario i giudici arrivarono alla conclusione che il vescovo di Prato, monsignor Pietro Fiordelli, doveva essere condannato a 40.000 lire di multa, e il parroco don Danilo Aiazzi invece assolto per aver obbedito ad un ordine superiore. Una condanna tutto sommato mite e compromissoria che suscitò però nel campo dei moderati e dei cattolici vivissime proteste trasformandosi in un tema elettorale.


Il Corriere della Sera, che si era distinto nella difesa del vescovo di Prato, pubblicò un accorato editoriale nel quale si affermava che i difensori dei Bellandi si erano richiamati "volenti o nolenti, a considerazioni proprie del protestantesimo, nella persuasione, così evidente, di offrire qualche arma alla campagna anticlericale promossa dai socialcomunisti in vista delle prossime elezioni". In Vaticano la notizia della sentenza del Tribunale di Firenze provocò un cataclisma. Dal pomeriggio del 1 marzo il primo piano del Palazzo apostolico, sede della Segreteria di Stato, si trasformò in una specie di sala comando operativa. Il pro-segretario Domenico Tarantini denunciò l' atto illegale della magistratura, gli abusi laicisti, la debolezza del governo.


Il sostituto segretario Angelo Dell' Acqua si preoccupò delle conseguenze internazionali della sentenza. Via radio fu dato l' ordine di comunicare immediatamente le disposizioni alle Nunziature Apostoliche per organizzare manifestazioni di solidarietà in tutto l' Occidente col vescovo di Prato. A mezzanotte giunse da Bologna una telefonata allarmante. Informava che il cardinale arcivescovo Giacomo Lercaro aveva ordinato a tutte le parrocchie di tenere per un mese i portali delle chiese parati a lutto e di suonare a morto ogni giorno per cinque minuti. Si stava così creando un' atmosfera di psicosi che sarebbe esplosa alcune ore dopo in forma drammatica. Era già notte quando fu stilato il primo comunicato ufficiale che rifletteva esattamente lo stato d' animo della Santa Sede. Diceva tra l' altro: "Come cattolici e come italiani non possiamo pensare senza fremere che in Italia, come nella Cina comunista, i vescovi vengono condannati".



Arrivò l' alba. Il primo piano del Palazzo Apostolico era ancora illuminato. Soltanto le luci dell' appartamento di Pio XII erano spente. La giornata di papa Pacelli era stata piena di amarezze. La condanna di monsignor Fiordelli era stata considerata un vulnus imperdonabile inferto alla Chiesa e quasi un' offesa personale. A tarda sera, alle 20.30, il Papa era tornato nella sua cappella privata per recitare il rosario. Di là si recò nella camera da pranzo dove, in pochi minuti, consumò un pasto frugale: un brodo, un po' di formaggio e verdura, un frutto. Il Papa, come suo solito, aveva mangiato da solo: gli facevano compagnia alcuni canarini che per l' occasione venivano liberati dividendo il pasto con lui. Suor Pasqualina, la fidata segretaria e tuttofare che lo accudiva da trent' anni fece poi sapere di aver visto il Papa così turbato solo per il bombardamento di Roma del giugno 1943.



di GIANNI CORBI
03 marzo 1998 sez.



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MessaggioInviato: 04/11/2016, 22:42 
Radio Maria scomunicata dal Vaticano dopo le parole sul terremoto: “Offensiva e scandalosa”



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Padre Giovanni Cavalcoli ai microfoni dell'emittente cattolica aveva parlato del sisma come di un "castigo divino" da collegare alla legge sulle unioni civili. Dichiarazioni condannate dal sostituto segretario di Stato della Santa Sede Becciu: "Non rispondono alla teologia della Chiesa. I terremotati ci perdonino”. E la radio prende le distanze: "Espressioni fatte a titolo personale"
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MessaggioInviato: 05/11/2016, 17:45 
Mi chiedo perchè non ci sia stata la stessa reazione di sdegno verso il vice ministro israeliano che ha detto la stessa cosa...



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 Oggetto del messaggio: Re: Santa Romana Chiesa non conosce vergogna
MessaggioInviato: 05/11/2016, 18:07 
MaxpoweR ha scritto:
Mi chiedo perchè non ci sia stata la stessa reazione di sdegno verso il vice ministro israeliano che ha detto la stessa cosa...

Ueeeeeeeeee!!!!!!
Israele ha un bel HAARP e potrebbe darci un'altra botta. [B)] [B)]



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MessaggioInviato: 05/11/2016, 18:42 
MaxpoweR ha scritto:
Mi chiedo perchè non ci sia stata la stessa reazione di sdegno verso il vice ministro israeliano che ha detto la stessa cosa...


Tra l'altro quell'idiota pare non sia nemmeno di fede ebraica, ma di religione drusa. L'imbecillità regna sovrana al di là di credo politico, religioso, razza o cultura.


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MessaggioInviato: 05/11/2016, 18:48 
Plutone77 ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
Mi chiedo perchè non ci sia stata la stessa reazione di sdegno verso il vice ministro israeliano che ha detto la stessa cosa...


Tra l'altro quell'idiota pare non sia nemmeno di fede ebraica, ma di religione drusa. L'imbecillità regna sovrana al di là di credo politico, religioso, razza o cultura.

Sono d'accordo, ma ho una perplessità.
Ma allora sono solo furbi loro, o siamo ..... noi ?????



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 Oggetto del messaggio: Re: Santa Romana Chiesa non conosce vergogna
MessaggioInviato: 05/11/2016, 18:57 
Domanda retorica, suppongo. [:D]


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