A Coblenza
Salvini e Le Pen invadono casa Merkel. È partito l'assalto all'Europa: "Votiamo"

«Dopo la Brexit e la vittoria di Trump, nei prossimi mesi tocca a noi». È il succo del vertice organizzato ieri a Coblenza, Germania, dai partiti che a Bruxelles compongono il gruppo "Europa delle nazioni e della libertà". Quello della francese Marine Le Pen, dell' olandese Geert Wilders, della tedesca Frauke Petry. E di Matteo Salvini.
I prossimi mesi prevedono sfide elettorali in Germania e nei Paesi Bassi. A Parigi. Forse in Italia. E i cosiddetti populisti (ma «così ci chiamano» gli avversari, ringhia Salvini) sognano di sfruttare l' onda del malessere contro l' Unione europea, l' immigrazione, l' islam, la globalizzazione. Ad Amsterdam e dintorni, i sondaggi descrivono un Wilders galoppante. L' aria che tira a Parigi consente alla Le Pen di sognare, anche se sarà dura spuntarla sulla grande ammucchiata che cercherà di fermarla. Come già successo alle regionali del 2015.
Frauke Petry di Alternativa per la Germania spaventa la Merkel: in alcuni lander dove si è votato nel 2016 ha superato il 24%. Alcuni giornali la descrivono come una pericolosa estremista, accusando il suo partito di negare addirittura l' Olocausto. Lei ha risposto rifiutando ad alcune testate tedesche l' accredito per seguire i lavori di ieri. Mentre i leader sfilavano sul palco della Congress Hall gridando «vogliamo un' altra Europa!» (Wilders) o «cacciamo le Merkel, gli Hollande, i Renzi!» (Salvini), un corteo di contestatori - in larga parte mobilitati da sinistra e sindacati - mostrava poster di Hitler e di Mussolini. Tanto da aver noleggiato una chiatta che, dal fiume Mosella, s' è avvicinata al quartier generale populista vomitando fischi e insulti. Tra la folla, c' erano anche il vice della Cancelliera tedesca, Sigmar Gabriel, e il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn.
Dentro la sala, giurano i presenti, manco se ne sono accorti. L' applausometro ha premiato la Le Pen: «Viviamo la fine di un' era e la nascita di una nuova», il 2017 sarà «l' anno del risveglio dei popoli del centro Europa», perché «il tempo in cui i nazionalisti erano gruppi marginali è finito». Staffilata alla Merkel: «La Cancelliera si presenta sui media francesi come un' eroina umanitaria per aver accolto i rifugiati, però non chiede ai tedeschi cosa pensano di questa politica migratoria».
Wilders accusa i «partiti tradizionali» che «promuovono la nostra islamizzazione»: le donne, ha aggiunto, «hanno paura di mostrare i loro capelli biondi». La padrona di casa Petry cita Trump, «ci ha indicato la via!».
Poi ecco Salvini. Comincia con un pensiero alle vittime della valanga in Abruzzo. «Migliaia di persone sono senza casa e senza luce mentre i migranti sono in albergo. Questa non è solidarietà, questa è pazzia». Seguono attacchi all' euro «fallito e criminale» . Conclude auspicando che «qualcuno torni a preoccuparsi delle sorti dei nostri giovani», accusando «i finti leader anti-sistema» che hanno un unico obiettivo: «Dividere» l' asse sovranista, così come lo definisce anche Giorgia Meloni che - da Roma - ritiene quella di «centrodestra» un' etichetta «ormai superata».
Lorenzo Fontana, il vice di Salvini che ieri era con lui a Coblenza, ricorda che la città tedesca «è simbolica», perché lì «ci fu opposizione alla rivoluzione francese alla fine del XVIII secolo. Oggi come ieri il futuro si gioca nella capacità di affermare valori tradizionali e identità». E giura: faremo alleanze «coerenti», il che suona come un ennesimo segnale bellicoso nei confronti del leader di Forza Italia.
Salvini: «Lavoriamo per un' ampia intesa, Berlusconi decida cosa fare». Salta su la Meloni, che il 28 gennaio ha organizzato una manifestazione romana insieme alla Lega. «In piazza invito tutti, anche il Cavaliere.
Ma vogliamo coerenza». A Coblenza, c' è gran voglia di elezioni. Un desiderio che gasa ancora di più Salvini e la Meloni. Stamattina, il leghista farà capolino davanti alla Consulta. Parola d' ordine: «Urne subito».
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