... mentre la Boldracc .. ehm, la Boldrini ...
La provocazione
Foibe, nella Giornata del ricordo porta alla Camera la negazionista Alessandra Kersevan
Per la Lega è «una vergogna», per Democrazia Solidale-Centro Democratico un omaggio «a una negazionista». La polemica è così infuocata da aver tirato in ballo perfino la presidente della Camera Laura Boldrini, che però s’è chiamata fuori dalla contesa.

Al centro della rissa, la conferenza programmata questa mattina a Montecitorio dalla deputata di Sinistra Italiana-Sel Serena Pellegrino. Argomento: «Il Giorno del ricordo, l’insufficienza storica e culturale delle parole che lo istituiscono e lo celebrano». Tra i relatori, la dottoressa Alessandra Kersevan. Secondo gli organizzatori è la «storica più accreditata» per parlare delle foibe. Secondo i detrattori è, appunto, una negazionista.
Ci sono alcuni precedenti indicativi: nel 2013 Kersevan era stata invitata a parlare dall’università di Verona, ma poi non se ne fece nulla. Troppe proteste. I suoi antipatizzanti usarono addirittura dei gas lacrimogeni per scongiurare la conferenza, mentre l’anno prima fu protagonista di un pepato scambio di opinioni a Porta a Porta, incassando le critiche del conduttore Bruno Vespa e di Maurizio Gasparri.
In un’intervista rilasciata un anno fa a libera.tv, la Kersevan ha detto: «L’Italia continua a dimenticare le proprie responsabilità storiche. La giornata del ricordo delle foibe viene strumentalmente utilizzata per cancellare dalla memoria collettiva la brutale politica di italianizzazione forzata attuata dallo Stato italiano dopo la prima guerra mondiale». Di più. Nel 2012 fu lei a contestare qualcuno, ovvero Paolo Mieli: durante un dibattito, l’ex direttore del Corriere spiegò che «non esistono casi di partigiani comunisti uccisi da partigiani cattolici, ma solo il contrario». La Kersevan si alzò in piedi, indignata, innescando una gazzarra. Ecco, nelle ultime ore la studiosa torna ad accendere gli animi. «Basta speculare sul dramma dell’esodo e delle foibe: Pellegrino non è degna di rappresentare i cittadini al Parlamento!» ringhia il capogruppo alla Camera del Carroccio, Massimiliano Fedriga, che attacca frontalmente la sua collega di sinistra. Interviene Matteo Salvini: «Dov’è la Boldrini sempre pronta a difendere i diritti di tutti? Si è accorta che ospiterà una negazionista?».
Al posto della terza carica dello Stato, interviene il presidente di turno Simone Baldelli. Che fa sapere: non è possibile sindacare sui contenuti di una conferenza stampa. Salta su il capogruppo di Sel, Arturo Scotto: «Sono convinto, conoscendo la sua sensibilità e l’amore per la pace e i diritti umani, che nella conferenza stampa non ci sarà nessuna contraddizione con il valore che noi attribuiamo alla ricorrenza» di domani, Giorno del ricordo. No, «Sel-Si non può stare contemporaneamente dalla parte delle vittime e da quella dei carnefici» tuona il deputato Gian Luigi Gigli del gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico.
Assediata dalle polemiche, l’onorevole Pellegrino respinge le accuse: «Non ci interessa ridimensionare le foibe, crediamo che le persone infoibate vadano onorate e non strumentalizzate». Il problema, continua lei, è che il centrodestra utilizza l’argomento per ridimensionare le colpe del fascismo.
Bip Bip. Il cellulare della deputata di Sel riceve un messaggino. «Vede? Un cittadino mi ha scritto “Lo sterminio di Tito è un dato certo, quelle dei fascisti erano bravate”. Bravate, capisce? Eppure a Gonars», in provincia di Udine, «i fascisti avevano realizzato un campo di concentramento!».
C’è da dire che il clima attorno al Giorno del ricordo ha cominciato a surriscaldarsi a inizio settimana, quando il centrodestra aveva criticato l’annunciata assenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, alla celebrazione di Trieste. Appuntamento domani, alla foiba di Basovizza. L’assessore Veneto all’Istruzione, Elena Donazzan, ha scritto al Quirinale auspicando un cambio di programma. Giorgia Meloni ha bollato come «grave» l’assenza del Presidente e quella di Pietro Grasso, seconda carica dello Stato. Analoghe dichirazioni sono piovute da Gasparri e da Carlo Giovanardi.
A tarda sera, i fumi della battaglia non si sono ancora diradati: «È inaccettabile che una collega di Sel dia vita a un percorso di rivisitazione storica per sminuire le colpe dei titini» insiste Fedriga. Macché vergogna, sbotta la Pellegrino: «Non me la sento di mettere la parola fine al dramma delle Foibe. Facciamo parlare gli storici, non abbiamo mai parlato di negazinismo».
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