Biodiesel, stop all'olio di palma entro 2020. Una vittoria del MoVimento
di Mirko Busto
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Oggi è un grande giorno per la battaglia che il Movimento 5 Stelle insieme a tanti esponenti della società civile e del mondo delle associazioni sta portando avanti contro l’utilizzo dell’olio di palma. Ma soprattutto è un grande giorno per la salvaguardia del nostro Pianeta, della sua biodiversità e per la difesa di quelle terre e di quelle popolazioni che a causa di questa produzione sono defraudate e sfruttate.
La Commissione per l'Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza alimentare del Parlamento europeo (Envi) ha, infatti, approvato la stragrande maggioranza delle proposte presentate dai portavoce 5 Stelle in Europa. Tra queste, la richiesta di vietare l’utilizzo dell’olio di palma come ingrediente dei biocarburanti entro il 2020.
Un impegno importante se si pensa che l'olio di palma, in base a quanto riportato nello studio 'Globiom' dell’Ong internazionale ‘Trasporti & Ambiente’, ad oggi è il biocombustibile che produce più emissioni di gas serra. Secondo il report, infatti, il biodiesel ottenuto dall’olio di palma è fino a tre volte peggiore per il Clima del diesel fossile soprattutto per gli effetti devastanti della deforestazione.
Apprendiamo perciò con favore l’intenzione di Eni - annunciata ieri in audizione al Senato dallo stesso amministratore delegato Claudio Descalzi – di rinunciare all’utilizzo dell’olio di palma per la produzione di biodiesel puntando ad una riconversione delle raffinerie di Venezia e Gela.
Il fatto che anche un colosso dei carburanti come Eni, sotto la pressione sempre più insistente dei nostri rappresentanti, in Italia come in Europa, del mondo ambientalista e di buona parte della società civile, sia costretto a riconoscere le tragiche conseguenze ambientali e sociali legate alla produzione di olio di palma è per il M5S una grande vittoria.
Ad oggi l’Italia è infatti il secondo produttore di biodiesel di olio di palma in tutta Europa e ben il 95% viene prodotto da Eni con olio di palma . Si tratta quindi di un rilevante passo avanti verso la direzione che come M5S auspichiamo: olio di palma zero.
Ma non ci basta un addio a parole da parte di Descalzi. Pretendiamo che Eni ci fornisca al più presto una roadmap con dati, tempi precisi e azioni concrete.
I tempi sono maturi per concretizzare le buone intenzioni. I segnali che vengono dal mondo produttivo e dai consumatori non possono più essere ignorati dalle Istituzioni e dalla classe politica e dirigente di questo Paese.
Come Movimento 5 Stelle da tempo chiediamo al governo di prendere posizione in tal senso. Lo abbiamo fatto nei mesi scorsi con una mozione a prima firma Mirko Busto e di nuovo in questi giorni, con una proposta di legge a prima firma Carlo Martelli, che mira a vietare definitivamente l’importazione e l’utilizzo dell’olio tropicale in tutte le filiere produttive italiane, dall’agroalimentare alla cosmesi fino ai biocombustibili. Ormai è chiaro che la strada è questa. Il Governo calendarizzi e approvi al più presto la proposta di legge 5stelle rendendo così effettive e obbligatorie quelle che sono, per il momento, le dichiarazioni d’intenti di Eni e, in generale, del mercato.
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Fonte
Fermiamo il monopolio della produzione di energia elettrica da fonti fossili
di Gianni Girotto
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Sosteniamo con forza la
petizione online lanciata da diverse personalità che chiede al Presidente del Consiglio Gentiloni di eliminare il monopolio della produzione di energia elettrica da fonti fossili.
Su spinta delle Associazioni ambientaliste, dei consumatori e del settore delle rinnovabili e dell'efficienza energetica è stata presentata in Senato una proposta importante che riguarda lo sviluppo della generazione distribuita di energia rinnovabile, che potrebbe consentire il ripristino dei "sistemi di distribuzione chiusi", reti elettriche che permettono di scambiare energia rinnovabile verso più clienti, superando l'attuale modello dominante di organizzazione del sistema elettrico, basato sulla centralizzazione della generazione di energia elettrica in impianti di grandi dimensione che utilizzano combustibili fossili.
L'utilizzo dei "sistemi di distribuzione chiusi" da parte dei singoli cittadini o da piccole, medie o grandi aziende, che hanno deciso di produrre e autoconsumare l'energia rompe definitivamente un sistema basato su forme di oligopolio che scaricano sui costi energetici di ognuno di noi le loro inefficienze, i loro gigantismi organizzativi, i loro sprechi infiniti. Il ripristino di tali sistemi contribuisce alla decarbonizzazione dell'economia con una serie di benefici: la riduzione delle emissioni, con conseguenze positive sulla salute umana e sull'ambiente, la diminuzione del costo dell'energia e la creazione di centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.
E' una necessità sulla quale nel luglio del 2016 è intervenuta anche l'AGCM (Aurotità Garante della Concorrenza e del Mercato) ritenendo che gli "ostacoli alle reti private definiscono una discriminazione a favore del modello dominante di organizzazione del sistema elettrico, basato sulla centralizzazione della generazione di energia elettrica in impianti di grandi dimensione e sulla trasmissione e distribuzione attraverso reti pubbliche dell'elettricità e dell'unità di consumo, che riflette per lo più le scelte tecnologiche compiute nel passato e non favorisce le evoluzioni delle reti verso nuovi modelli di organizzazione del sistema elettrico che possono utilmente contribuire al raggiungimento degli obbiettivi generali di convenienza dell'energia per gli utenti, innovazione, sicurezza e sostenibilità finanziaria del sistema elettrico nazionale, oltre che di tutela della concorrenza" chiedendo al Parlamento "una revisione ed integrazione della disciplina normativa e regolamentare riguardante i Sistemi di Distribuzione Chiusi, volta a consentire la realizzazione di nuovi reti elettriche private diverse dalla RIU (rete Interna di Utenza) e ad eliminare ingiustificate limitazioni alla concorrenza tra differenti modalità organizzative delle reti elettriche e tra differenti tecnologie di generazione". Nelle conclusioni l'AGCM chiede al Ministro dello Sviluppo Economico, al Presidente della X commissione e ad altre istituzioni di intervenire "ad una revisione ed integrazione della disciplina normativa e regolamentare riguardante i Sistemi di Distribuzione Chiusi, volta a consentire la realizzazione di nuovi reti elettriche private diverse dalla RIU e ad eliminare ingiustificate limitazioni alla concorrenza tra differenti modalità organizzative delle reti elettriche e tra differenti tecnologie di generazione".
Perfino le regole dell'Unione europea per il raggiungimento degli obbiettivi al 2030 sul clima e l'energia prevedono la realizzazione di questo modello energetico. Nell’Energy Union (COM 2015/80) si legge espressamente che occorre “prendere le distanze da un'economia basata sui combustibili fossili, con una gestione centralizzata dell'energia incentrata sull'offerta, che si avvale di tecnologie obsolete e si fonda su modelli economici superati”.
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Fonte
DI BATTISTA CONTRO LA BOSCHI SU BANCA ETRURIA