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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 12/02/2017, 12:51 
Ottimo articolo di fine analisi geopolitica. Ne consiglio l'attenta lettura. Anche i commenti dei lettori che seguono l'articolo sulla fonte originale sono di grande interesse.

Iran e Siria. Come prima, peggio di prima con Trump.

“Arriva lo scontro on l’Iran”, commenta Pat Buchanan, grande firma del giornalismo politico, paleo-coservatore, galantuomo. Lo scrive costernato, perché è un sostenitore sincero di Donald Trump. Lasciamo dire a lui l’evento. Il generale Flynn ha annunciato un “ultimatum virtuale” all’Iran. Con le seguenti motivazioni: “I ribelli Houti sostenuti dall’Iran hanno attaccato una nave da guerra saudita, Teheran ha testato un missile balistico, e ciò “indebolisce la sicurezza , prosperità, stabilità, di tutto il Medio Oriente” – e non solo: “Pone a rischio vite di americani”.

Netanyahu, trionfante: “L’aggressione iraniana non resterà senza risposta”. Il presidente della Commissione Esteri Bob Corker: “L’Iran non riceverà più da noi un ‘passi’ per le sue ripetute violazioni sui missili balistici, il continuo sostegno al terrorismo, gli abusi dei diritti umani e altre attività ostili che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”.

Di colpo, il vecchio Buchanan si dev’esser sentito riportato al passato buio: la minaccia di Obama alla Siria per le (false) bombe chimiche, il tempo di Bush, anzi quello del Golfo del Tonkino, dei false flag e delle guerre americane sotto falsi pretesti.

Rivolto al presidente, cerca di farlo ragionare: scusa, “i sauditi bombardano i ribelli Houti da due anni e devastano il loro paese: i sauditi hanno diritto a restare immuni da rappresaglie nelle guerre che loro hanno scatenato? Il generale Flynn si è coordinato con gli alleati? La NATO è obbligata a unirsi a noi in ogni azione che possiamo prendere?”.

[Bella domanda: dalla fine di gennaio, navi da guerra britanniche stano guidando una grande manovra col Bahrein e gli reucci del Golfo che simula un attacco contro l’Iran. E la May aveva detto “mai più”. Tutto sembra atrocemente ripetersi]

http://nena-news.it/unified-trident-att ... o-alliran/

Oltretutto, continua Buchanan, vi rendete conto che il fatto di aver espresso questa minaccia in modo pubblico e ultimativo “rende quasi impossibile all’Iran, ed anche a Trump, di fare un passo indietro?”.

Bill Van Auken è politicamente all’opposto di Buchanan, un vecchio trotskista. Ma la sua rabbia è uguale. “Le motivazioni di questa guerra nulla hanno a che vedere con missili balistici o aggressioni a navi saudite. Dopo un quindicennio di guerre ed orrori imperialistici contro l’Irak e Siria dove Washington contava di metter al potere un governo fantoccio, è stata Teheran a guadagnarci [per forza: gli sciiti sono in maggioranza in Irak] e espandere la sua influenza, facendo da ostacolo all’egemonia Usa nella zona ricca di petrolio”.

Infatti è proprio questa la motivazione di Flynn e di Mattis, il militari che oggi affiancano Donald, e per cui vogliono stracciare il patto che Obama aveva firmato con Teheran. In uno dei suoi tweet, Trump l’ha dichiarata in modo brutalmente chiaro: “L’Iran la fa sempre più da padrone in Irak dopo che gli Usa hanno ci hanno sperperato 3 trilioni di dollari. Era ovvio da tempo”.

Nella visita alla sede della Cia una settimana prima, Trump aveva detto che gli Usa “dovevano prenderei il petrolio dell’Irak dal 2003”, e ha aggiunto: “forse voi avrete un’altra possibilità”.

La mentalità da gangster di Chicago anni ’30 sembra dunque una costante permanente del carattere politico statunitense, maggioranza o opposizione: è l’abitudine acquisita in 17 anni di criminalità internazionale non contrastata, per esempio, dalla Unione Europea (quella dei “nostri valori”). Il punto è se l’America possa permettersi di fare la guerra vera all’Iran. Il primo assalto di corpi speciali approvato da Trump – in Yemen – s’è concluso con una strage di donne e bambini sì, ma anche con la morte di un soldato Usa, il danneggiamento di due elicotteri, il panico delle teste di cuoio Usa che credevano di sfruttare l’effetto-sorpresa e invece hanno trovato resistenza imprevista, sono state sorprese loro. I commandos americani sono perfetti solo ad Hollywood. E lo stato di rivolta interna di metà della popolazione americana, l’insidia dei nemici dello Stato Profondo ostile, dovrebbero sconsigliare una ennesima avventura bellica che può costare il potere ai nuovi arrivati.

L’offerta a Mosca: spartiamoci la Siria

E qui entra in gioco la seconda parte della strategia di Flynn, “l’amico dei russi” odiato da McCain. In pratica, staccare Mosca dagli interessi di Teheran (di cui è il grande fornitore di armi), facendole una “offerta che non può rifiutare”, per usare il gergo de Il Padrino. In Siria. Riconoscendo a Putin la sua zona di egemonia.

Ma con certi dettagli, che i servizi siriani di Assad avrebbero carpito da “fonti israeliane”.

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Si tratta delle “zone di sicurezza” per “ricoverarci i profughi e proteggere i civili” che Trump ha effettivamente riproposto. Non si tratterebbe più delle no-flight zones vietate all’aviazione russa e siriana, che voleva attuare Obama in complicità con Erdogan, sfidando Mosca alla guerra. Si tratta dello smembramento della Siria, con l’offerta alla Russia di partecipare alla spartizione.

Secondo le “fonti israeliane”, le zone di sicurezza sarebbero queste:

Una prima zona al Nord-Est, che diverrebbe il ‘santuario’ delle “Forze Democratiche Siriane” (i tagliagole curdi armati dagli Usa, infeudati a Washington) da Hasaka fino all’Eufrate, dove i curdi sognano di organizzare la loro entità autonoma.

Una seconda zona a Nord di Aleppo, affidata alla Turchia, che andrà dalla frontiera turca alla città di Al Bab lunga 75 chilometri”: la zona di cui Erdogan sperava di impadronirsi,fermato dal disastro militare delle sue truppe.

La terza zona a Sud, affidata ufficialmente alla Giordania, ma in realtà a Israele, dal Golan a Daraa e Sueida”, zone dove Israele già mantiene, vezzeggia e cura i suoi wahabiti di famiglia.

La quarta zona a Ovest, dalla costa fino a Homs, affidata alla Russia”.

In pratica è la nuova versione del progetto ebraico di smembramento dei paesi circonvicini ad Israele (piano Kivunim) unito ai piani di Obama per la Siria andati a male, ma “più intelligente e perfido”, nota l’analista libanese (sciita) Amin Hoteit, perché”salvaguarda gli interessi di Russia, Turchia, Israele,distruggendo l’unità di popolo e territorio siriano, strappando allo stato siriano la componente curda a Nord, la componente drusa a Sud, la componente alawita a Est, permette alla Turchia di restare presente al Nord con possibilità di espandersi nelle regioni restanti, una volta che la Siria sia privata dei suoi alleati”.

Sì, perché l’offerta di Trump a Mosca comprenderebbe “l’uscita di Hezbollah, dell’Iran e degli altri alleati, specie dalla zona Sud per ‘rassicurare Israele’ con la creazione di una zona di sicurezza riconosciuta internazionalmente”, un cuscinetto in più attorno al sacro stato degli Eletti.

Una risistemazione di così grande rilievo o si ottiene con l’uso della forza diretta (che Trump e Flynn sanno essere sconsigliabile) oppure con il “sì” del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Quindi si spera di convincere la Russia a non opporre il veto. Ecco il fondo della “amicizia” di Trump e Flynn per Putin.

Come reagisce Mosca? Effettivamente ha proposto ad Assad di riconoscere l’autonomia dei kurdi; il governo di Damasco ha rigettato ufficialmente la proposta. Evidentemente sono in corso dei colloqui fra Mosca e Washington, probabilmente ai margini del vertice di Astana.

http://www.presstv.ir/DetailFr/2017/02/ ... omie-kurde

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In questo quadro di intese segrete in corso, si capisce forse meglio perché la giunta di Kiev abbia scatenato l’offensiva nel Donbass bombardando deliberatamente le case abitate da civili, aggravandole provocazioni: teme (o sa) che nel riconoscimento dell’Amministrazione Trump della zona di egemonia alla Russia ci sia anche l ’abbandono dell’Ucraina. Anche se la nuova ambasciatrice americana all’Onu, scelta da Trump o dai suoi, Nikki Haley, al suo primo discorso , ha attaccato violentemente Mosca come colpevole dell’aggressione nell’Ucraina Orientale, e ha ingiunto di “mettere immediatamente fine all’occupazione della Crimea”. E i media che legge Trump (come il Wall Street Journal) sono ferocissimi a sostenere il bellicista McCain nell’attribuire a Putin l’offensiva ucraina; che è notoriamente atto disperato di Poroshenko, istigato da McCain, per la quale l’Osce ha riconosciuto responsabile Kiev, e a mezza bocca anche la Merkel. https://www.wsj.com/articles/renewed-fi ... 1486152949





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Nikki Haley, la nuova, come la vecchia


Sembra di tornare alla Nuland, a “F u ck Europe”, alla sovversione nell’Est. I segnali di continuità sono più gravi di quelli di innovazione. Per esempio: Trump ha detto che gli insediamenti israeliani “non aiutano”. Il trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme soprassiede, per ora. In cambio, la Casa Bianca ha fatto sapere all’Autorità Palestinese che prenderà “le misure più severe” contro di essa, se essa si rivolge al Tribunale Internazionale per denunciare i crimini di Sion: chiuderà gli offici della Autorità a Washington, taglierà completamente i pochi fondi che dà ai palestinesi.

Dappertutto, l’impressione di déja vu.

(Dopo aver finito il pezzo qui sopra, ho ricevuto la seguente mail di un intelligente amico e lettore. La pubblico integralmente, come importante completamento delle informazioni che ho dato)

Caro Blondet, non so se anche Lei pensa che delle schermaglie fra le presunte fazioni dell’establishment statunitense non c’è da fidarsi.
E’ alla prova dei fatti che potremo vedere le reali intenzioni della nuova amministrazione Trump.
Senza parlare di Tillerson, creatura dei Rockefeller, mi pare che i militari che Trump ha posto in almeno tre poltrone chiave sono di quel gruppo che in Iraq, Flynn in testa, non volevano adottare i mercenari di Daesh ma continuare con i regolari. Non a caso Mattis sarebbe l’autore dell’impiego del fosforo bianco a Falluja. L’attuale proposito di attaccare Raqqa o di creare zone per i rifugiati denuncia l’intento di sostituire il Califfato con un protettorato USA a tempo indeterminato su quella fascia desertica che congiunge la Giordania (cioè Israele) con il Kurdistan via Deir Ez-zor.
L’attuale partita nel Donbass, come pure il recente attacco israeliano all’aeroporto militare di Damasco con tecnologia F35, servono forse ad ottenere dai Russi la promessa di persuadere Assad a rinunciare definitivamente alla regione dell’Eufrate, in cambio delle ormai stremate province di Aleppo e Idlib (quasi che l’obbiettivo statunitense originario fosse proprio quello di stremare il cuore economico del Paese per renderlo incapace di riprendersi l’Eufrate, così come fu fatto per l’Iraq riguardo all’alto Tigri).

Una volta stabilizzato il “protettorato per la sicurezza antiterrorismo” del Sunnistan con molte più basi di quelle seminascoste che l’esercito americano ad oggi detiene in Iraq, l’avanzata verso l’Azerbaijan, senza più avvalersi dell’ingestibile Turchia, se non mutilandola della sua zona a prevalenza curda, si potrà “finalmente” preparare.
Non dimentichiamo mai che l’accesso al Caspio per piazzarvi rampe di missili (anche subacquee) a medio raggio, e quindi più difficili da intercettare, è sempre nei piani occulti di Wall Street. La logistica eurasiatica si impedisce da lì e con rifornimenti da Israele via terra. I rifornimenti per l’Afghanistan invece potrebbero incontrare serie difficoltà in Pakistan grazie all’appoggio cinese che da anni ormai prepara il paese a svincolarsi lentamente dall’orbita americana (nonostante le continue intimidazioni). Ecco perché la via curdo-armeno-azera è preferita da Trump, come lo era già da Obama, prescindendo dai metodi adottati. Gli emigranti armeni hanno già ottenuto da Trump le porte d’America aperte. Scapperanno dal prossimo conflitto per poi tornare a casa a governare il nuovo protettorato USA. Un protettorato che insieme a quello instaurato nei Baltici, Ucraina e Georgia, isolerebbe Iran, Turchia e Russia e renderebbe impossibile ogni infrastruttura euroasiatica senza pagare il pizzo in dollari. I Rockefeller ritornano alle vecchie strategie del 1915 l’obbiettivo è sempre quello di avere il privilegio di coniare gratuitamente la moneta che tutti gli altri devono invece comprare.
Un giorno, forse non tanto lontano, parleremo invece della Spagna, che potrebbe intimamente volersi riprendere un po’ dei suoi legittimi diritti di posizione marittima intercontinentale dopo la batosta subita dagli anglosassoni, e dai loro servitori corsi, 212 anni or sono. Qualcuno le sta preparando l’arma letale per tagliare la testa al toro anglosassone nell’ultima corrida …
Che sia la volta buona? Certo, voler vedere affondare qualche portaerei al largo di Cadice potrebbe essere peccato, ma in fondo ci si potrebbe anche accontentare di una sonora salva in acqua per convincerli a ritornare casa, cioè la dove i loro avi hanno voluto emigrare a fare danni, poiché non gli era stato permesso di farli qui.
Cordiali Saluti
MO

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"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

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"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 12/02/2017, 13:59 
questa cosa di smembrare la siria
è vomitevole...
somiglia tanto al patto molotov-ribbentrop
sulla spartizione della polonia..

ma la macchina bellicista yanchee
mi sembra sempre protesa all'aggressione
piuttosto che alla distensione..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 12/02/2017, 14:18 
Per come la vedo io la prossima guerra sarà fra Iran e Israele perché Trump non può attaccare gli iraniani direttamente. Sarà la solita guerra per interposta persona: gli Usa aiuteranno gli israeliani e i russi gli iraniani.



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 12/02/2017, 14:25 
sottovento ha scritto:
Per come la vedo io la prossima guerra sarà fra Iran e Israele perché Trump non può attaccare gli iraniani direttamente. Sarà la solita guerra per interposta persona: gli Usa aiuteranno gli israeliani e i russi gli iraniani.

Il consumo fa guadagno. [:292]



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 12/02/2017, 14:50 
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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 09/03/2017, 15:07 
Siria, arrivano i Marines Usa

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La presenza americana si fa sempre più forte in Siria nella lotta contro le bandiere nere. I marines sono appena arrivati nel nord del Paese per affiancare le truppe curde nell’avanzata su Raqqa, la “capitale” dello Stato islamico. Secondo quanto fa sapere La Stampa, “i reparti sono dotati di artiglieria pesante, come quelli dispiegati a Sud di Mosul, a Makhmour, nelle fasi preliminari dell’offensiva sulla roccaforte dell’Isis in Iraq. L’artiglieria, probabilmente pezzi da 155 millimetri, servirà a distruggere le postazioni fortificate degli islamisti nel perimetro esterno di Raqqa, in modo da consentire alle forze curdo-arabe, Syrian democratic forces (Sdf), di avanzare verso il centro. Le Sdf si trovano in alcuni punti a soli 15 chilometri dal centro e a ridosso della linea fortificata”.

Le forze speciali americane sono invece impiegate in operazioni clandestine nel Paese già da parecchio tempo. Ma non solo. Secondo quanto riporta la Reuters, ci sarebbero già mille soldati pronti per essere schierati come riservisti in Kuwait. Tutto indica che Donald Trump ha deciso di fare sul serio nella lotta contro il Califfato, spingendo parecchio sull’acceleratore e abbandonando la dottrina della precedente amministrazione.

Una fonte anonima americana ha fatto sapere che i militari americani schierati in Siria sono, per il momento, 200. Come nota Repubblica, si tratta di un “dispiegamento che viene definito ‘temporaneo’ e non a caso: Il tetto massimo posto Obama alla presenza effettiva di soldati americani in Siria, tuttora vigente, è di 503 unità, escludendo dal conteggio il personale dislocato, appunto, temporaneamente”. Ma questo nuovo schieramento di militari indica anche una nuova strategia: Trump è disposto ad essere più flessibile nello scacchiere siriano.

La guerra in Siria si fa sempre più complessa. I caccia americani hanno svolto un ruolo importante durante l’ultima liberazione di Palmira da parte dell’esercito siriano e delle forze russe. Un primo passo verso una possibile collaborazione tra i due Paesi? Difficile dirlo. Certo è che per la prima volta, seppur per convenienza politica, le due superpotenze si sono aiutate. Le Syrian democratic forces, sostenute dagli Usa, hanno inoltre tagliato la strada che da Raqqa porta a Deir Ezzor, l’ultima ridotta dei lealisti nel deserto siriano. Un’operazione militare che dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo a Damasco.

http://www.occhidellaguerra.it/siria-ar ... rines-usa/


E' logico che Trump non può stare a guardare (dopo i misfatti di Obama) ...



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 09/03/2017, 19:21 
[:264]


Palmira, collaborazione Usa-Russia

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Convergenza di interessi, più che reale svolta politica, ma quanto emerge dai report immediatamente successivialla riconquista di Palmyra ad opera dell’esercito di Assad appare avere in ogni caso i contorni di un fatto storico nuovo ed importante all’interno del conflitto siriano: russi ed americani hanno cooperato prima, durante e dopo la battaglia per riprendere e liberare l’antica ‘perla del deserto’. Per Mosca, alleata e prima sostenitrice di Damasco, entrare nuovamente a Palmira ha voluto significare il raggiungimento di un nuovo obiettivo di carattere soprattutto mediatico, per Washington invece stanare l’Isis alle porte dell’antica città romana è stato importante per indebolire eventuali rinforzi che il Califfato era pronto ad inviare verso la provincia di Raqqa, lì dove forze curde sostenute dagli USA sono adesso stanziate a circa 15 km dalla periferia di quella che il sedicente Stato Islamico considera la propria capitale, specie dopo la caduta di Mosul.
La prima traccia: i report della ‘Combined Joint Task Force’

Spulciando uno ad uno tutti i dati forniti a fine febbraio dalla ‘Combined Joint Task Force’, ovvero il nome ufficiale dato alla coalizione internazionale a guida USA operante tra Siria ed Iraq, emerge come a partire dal 23 febbraio 2017 vengano segnalati strikes compiuti nei pressi di Palmyra; in questa data, né da Damasco e né da Mosca gli ufficiali parlavano ancora di un’imminente offensiva verso la città, liberata poi il 2 marzo e quindi esattamente una settimana dopo. Potrebbe non essere un caso che, la coalizione a guida statunitense, abbia iniziato a bombardare l’ISIS nella zona di Palmyra proprio in quella data, quando le forze russe assieme a quelle siriane hanno iniziato ad allargare il perimetro di sicurezza attorno ai territori in mano governativa nel deserto compreso tra Homs e la stessa Palmyra. Anche i report di giorno 26 e giorno 27 febbraio, parlano di bombardamenti contro obiettivi ISIS a Palmyra.

Interessante notare poi come, prima del 23 febbraio, nessun report della Combined Joint Task Force parla di bombardamenti che, in Siria, siano andati oltre la provincia di Raqqa; la data sopra citata, è forse quella spartiacque: da quel momento, gli aerei USA si sono spinti fino al deserto ad est di Homs colpendo obiettivi del califfato e, pochi giorni dopo, le forze speciali russe hanno sfondato il fronte aiutando l’esercito siriano ad entrare tra le rovine di Palmyra. Entrare nel deserto della provincia di Homs, ha voluto dire mettere piede in un territorio dove dall’ottobre 2015 operano esclusivamente aerei siriani e russi; è quindi quasi impossibile che gli americani si siano spinti con la propria aeronautica fin sopra Palmyra senza anche un minimo di coordinamento con le forze di Mosca.

Immagini successive alla presa dell’aeroporto militare della città siriana, datate quindi 3 marzo 2017, mostrano cinque carri armati distrutti all’interno di grossi hangar di cemento armato della struttura; si tratta di mezzi che erano stati abbandonati dai siriani dopo la ritirata e che potevano essere nell’immediata disponibilità dei miliziani dell’ISIS intenti ad impedire alle forze di Assad di espugnare Palmyra. Nel report della Task Force USA del 28 febbraio 2017, tra le altre cose si legge: “Near Palmyra, two strikes destroyed five tanks”, probabilmente è stato questo bombardamento qui riportato a centrare i mezzi ISIS all’interno dell’aeroporto; inoltre, a sapere della presenza di tali mezzi non potevano che essere siriani e russi, visto che le loro forze fino a dicembre erano all’interno dell’aeroporto poi abbandonato con l’improvviso avanzare dello Stato Islamico. Anche questa circostanza, confermerebbe un coordinamento tra Russia ed USA: dopo le incursioni aeree, in meno di una settimana le forze di terra di Damasco e di Mosca sono entrate in città.
La seconda traccia: il vertice militare Russia-Usa-Turchia ad Antalya

In una nota divulgata dal Ministero della difesa turco lo scorso martedì 7 marzo, si apprende che i capi di Stato maggiore di Turchia, Russia e Stati Uniti si sono incontrati nella città di Antalya, la stessa che nel 2015 ha ospitato il vertice del G20. La data dell’incontro però, non è stata specificata: si fa riferimento ad un summit che ha avuto, come punto all’ordine del giorno, il contrasto all’Isis e le azioni da mettere in campo contro il califfato in Siria ed in Iraq. Questo summit dunque, potrebbe essere stato svolto subito dopo la liberazione di Palmyra, quindi entro i primi cinque giorni di marzo, così come però anche prima della battaglia per la ripresa della città e potrebbe essere stato messo a punto ad Antalya il coordinamento Mosca – Washington per Palmyra; a prescindere dalla data comunque, l’incontro in Turchia testimonia una fase di collaborazione militare più intensa tra Russia ed USA rispetto agli ultimi mesi del 2016.
Una svolta militare silenziosa

Se a livello politico i rapporti tra Mosca e Washington continuano a tenere banco, tanto da essere al centro dell’attenzione anche dopo la campagna elettorale che ha visto il trionfo di Donald Trump, fautore di una politica di riavvicinamento con Putin, a livello militare una svolta c’è già stata ma il tutto è avvenuto senza il favore dei riflettori. A Palmyra, la più che probabile collaborazione tra Russia ed USA è avvenuta, come detto ad inizio articolo, sotto la spinta di comuni convergenze d’interessi, dettate dalla necessità di entrambe le parti di vedere il califfato indebolito nel deserto ad est di Homs; un coordinamento quindi non figlio di una reale svolta politica, ma che ha dato i suoi frutti, forse proprio grazie al fatto di non averlo ‘esposto’ mediaticamente.

Difficile però dire se Palmyra resterà un caso isolato oppure, alla luce sia del successo militare che dell’interesse adesso anche americano di vedere l’ISIS con sempre meno territori in mano, tra Mosca e Washington ci sarà spazio per una collaborazione a tutto campo nel contesto siriano; le svolte militari spesso non seguono quelle politiche, ma possono preparare il terreno a queste ultime: non appena Trump ha espresso, anche da presidente eletto, l’intenzione di riallacciare buone relazioni con la Russia, è stato esposto ad un pressing politico e mediatico molto forte, possibile quindi ipotizzare una collaborazione lontana dai riflettori ed in grado militarmente di replicare in altre occasioni quanto accaduto a Palmyra, per poi portare solo in un secondo momento la questione anche a livello politico. Per capire questo però, occorreranno ancora diversi mesi: intanto, dati alla mano, non si può non registrare questo primo approccio collaborativo avvenuto all’ombra delle antiche rovine romane del deserto siriano.

http://www.occhidellaguerra.it/palmira- ... sa-russia/



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 15/03/2017, 13:23 
Fonte: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/assad-presto-un-referendum-errori-li-ha-commessi-la-ue

Fonte: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=127490&typeb=0

Cita:
Intervista. Il presidente Assad: presto referendum in Siria. Gli errori della Ue

Fulvio Scaglione martedì 14 marzo 2017

Intervista al presidente siriano, che accusa l’Europa di avere aiutato i fondamentalisti. «Con la Russia si è sconfitto il terrorismo». «Su Trump giudizio sospeso. E il mio futuro in mano al popolo

La pietra bianca del palazzo presidenziale di Damasco, costruito nel 1910 quando qui dominavano i pasha ottomani, luccica nel sole del mattino. Ma non è una bella giornata: due kamikaze di Tahrir al-Sham, il movimento terroristico legato ad al-Qaeda, hanno appena colpito i pellegrini iracheni sciiti, la conta dei morti ha già superato i 40 e si riaffaccia lo spettro di una capitale di nuovo sotto scacco a dispetto dei controlli e dei check point. Eppure Bashar al-Assad, il giovane oftalmologo che dal 2000 è presidente della Siria, sembra del tutto a proprio agio. Elegante, rilassato, cordiale, risponde alle domande fissando l’interlocutore con gli occhi blu ereditati dalla madre. Anche protocollo e sicurezza sembrano poca cosa, se paragonati al fatto che Assad è oggi uno dei personaggi più noti a mondo e uno dei bersagli più ambiti.

Signor Presidente, ancora morti a Damasco, ancora guerra in Siria. E pesanti come pietre le parole di Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele: «Non ci sarà mai un accordo di pace in Siria finché l’Iran non lascerà il Paese». Sembra una situazione senza via d’uscita.
Il problema siriano ha molti sfumature ed è reso ancor più complicato dalle ingerenze esterne. Attacchi terroristici come quello contro i pellegrini iracheni a Damasco sono avvenuti negli ultimi anni su base quotidiana, in certe fasi quasi ogni ora. Finché ci saranno terroristi in Siria ogni abitante del Paese sarà in pericolo, questo è certo. La domanda importante è: chi aiuta e sostiene i terroristi? Ed è una domanda che vorrei fare ai politici europei, che fin dall’inizio della crisi in Siria hanno preso una strada che ha portato alla distruzione del nostro Paese, alla diffusione del terrorismo in tutta la regione, al succedersi di attentati in Europa e alla crisi dei rifugiati. L’Europa, o per meglio dire l’Occidente perché la guida è sempre stata degli americani, ha avuto finora l’unico ruolo di cooperare con gli obiettivi dei terroristi. Non ha sostenuto alcun processo politico. Ne parla, ma senza intraprendere alcuna concreta azione. Per quanto riguarda Israele, è semplice: aiuta in modo molto diretto i terroristi, sia offrendo sostegno sia lanciando attacchi contro il nostro esercito lungo la linea di confine. L’Iran, al contrario, ci aiuta a combattere il jihadismo e ci sostiene dal punto di vista politico in Medio Oriente come presso la comunità internazionale.

E Donald Trump?
Ha speso parole molto interessanti sulla necessità di combattere ed eliminare l’Isis. Adesso aspettiamo anche i fatti.

Un altro protagonista: la Russia. Qual è la natura dei rapporti tra Russia e Siria? Cooperazione o colonizzazione? Insomma: che fanno qui, realmente, i russi?
Guardiamo ai fatti: da quando abbiamo chiesto ai russi di aiutarci e loro si sono schierati accanto all’esercito siriano, il Daesh ha cominciato a perdere terreno. Prima, finché sul terreno agiva solo quella che viene chiamata Alleanza occidentale contro il terrorismo, il Daesh si allargava. La presenza russa in Siria è stata dipinta a tinte fosche solo a partire dal momento in cui qualcuno si è reso conto dei successi che otteneva sul campo. E che la battaglia comune dell’esercito siriano e di quello russo sia un successo è un fatto, non un’opinione. La riconquista di Aleppo e Palmira e di molte altre aree lo dimostra.

E l’aspetto politico? Cooperazione o colonizzazione?
Fin dall’inizio della crisi, sei anni fa, ogni iniziativa, prima politica e poi anche militare, è stata presa dal Cremlino in consultazione e accordo con il Governo siriano. Loro si comportano così. Hanno una visione politica basata su due principi: la piena sovranità della Siria, stabilita nella Carta delle Nazioni Unite come quella di ogni altro Paese; e il rispetto di un’alleanza che è ormai vecchia più di sessant’anni e non è mai vacillata.

Signor Presidente, questa guerra ha ormai prodotto centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi. Secondo le Nazioni Unite è lei il responsabile. E da molte parti le si chiede di lasciare il potere per rendere possibile un accordo di pace. Che cosa risponde? Che cosa pensa di fare?
In primo luogo, è il popolo siriano che deve scegliere il proprio Presidente e decidere chi è il colpevole di questa guerra e delle sue conseguenze. Certo non le Nazioni Unite, che non hanno alcun vero ruolo. E sappiamo anche qual è la causa: dal crollo dell’Urss, alcuni Paesi del Consiglio di Sicurezza, cioè Usa, Francia e Gran Bretagna, hanno usato l’Onu per affermare i propri interessi e rovesciare i Governi che non si allineavano ad essi. Dovrei andarmene? Per me conta solo il parere dei siriani. L’Onu e qualunque altro politico fuori dalla Siria possono dire ciò che vogliono, non me ne curo. Comunque, quando si parla dei morti e dei rifugiati, sarebbe bene ricordare che la responsabilità di una parte di quelle tragedie ricade sull’Europa. Non direttamente ma per il sostegno offerto ai terroristi fin dal principio, definiti 'moderati' anche quando si capiva che quella moderazione era solo un’illusione. Non ci sono miliziani moderati, in Siria, sono tutti estremisti. E in ogni caso, quando hai un mitra in mano, uccidi persone e distruggi beni, sei un terrorista. In Siria come in Italia come in ogni altro Paese. Non ci sono 'killer moderati' o 'terroristi moderati'. Noi, almeno, non ne conosciamo.

E i rifugiati?
Non tutti coloro che hanno lasciato la Siria lo hanno fatto a causa del terrorismo e delle distruzioni. Molti sono scappati per le difficoltà ulteriori portate dall’embargo decretato dall’Europa e dagli Usa, che ha reso ancora più difficile la vita della gente comune. Così l’embargo è diventato di fatto un alleato dei terroristi nello spingere i siriani a fuggire verso altri Paesi, in primo luogo quelli europei.

Ma lei ha, o ha mai avuto, rimpianti per il modo in cui la crisi è stata gestita da lei e dal Governo? Davvero non si sente colpevole in nulla? Se potesse tornare indietro farebbe qualcosa di diverso?
Bisogna distinguere tra il parere personale, sia pure quello del Presidente, e il dovere di un ufficiale dello Stato. Il dovere del Governo o di qualunque ufficiale è stabilito dalla Costituzione ed è di difendere il Paese. Proprio se non lo difendessimo dovremmo sentirci colpevoli. Inoltre, abbiamo sempre cercato di tenere aperto il dialogo con tutti i siriani, inclusi miliziani e terroristi, proprio per salvare più vite possibile. Non so quanti altri Paesi sarebbero disposti a discutere con dei terroristi. Così dovremmo rimpiangere di essere stati disposti a parlare e discutere con tutti? Ovviamente no.

Nemmeno un errore da qualche parte, in questi sei anni di guerra e di morte?
Ogni politica, nel modo in cui viene realizzata, ha dei margini di errore. Ma gli errori non si rimpiangono, si correggono. Ed è quanto cerchiamo di fare ogni giorno. La prego di rivolgere la stessa domanda, però, ai politici dell’Occidente: avete il rimpianto di aver sempre e solo accusato il Governo della Siria anche mentre quelli che chiamavate 'pacifici dimostranti' e 'moderati' uccidevano persone innocenti?.

Il mondo oggi si chiede quale sarà la Siria di domani. Se lei resterà al potere, avrà un’agenda di riforme sulle emergenze sociali, i diritti umani, la protezione dei cittadini rispetto all’esercito e alle agenzie di sicurezza?
La guerra è una lezione durissima per qualunque società. E noi non possiamo limitarci a prendercela con l’Occidente o con le petromonarchie del Golfo Persico che finanziano i terroristi. Dobbiamo chiederci: che cosa non funziona nel mio Paese? La mia agenda ha un caposaldo: favorire la discussione tra i siriani sul sistema che il Paese dovrà adottare. Presidenziale, parlamentare, semi-presidenziale? È un problema di Costituzione. Dalla Costituzione, poi, discende la natura delle istituzioni, dall’esercito al Governo a qualunque altra. Per modifiche di questa portata occorre un grande dibattito nazionale che porti a un referendum. Ma sembra un lusso parlare di queste cose mentre il Paese è ancora sotto attacco da parte e si rischia ogni giorno la vita. La priorità, ora, è sbarazzarsi dei terroristi per arrivare alla riconciliazione nazionale. Fatto questo, discuteremo liberamente di qualunque argomento o riforma.

Signor Presidente, la politica in Medio Oriente sembra essersi ridotta a 'uccidere per non essere uccisi'. Ma si arriverà mai a qualcosa di meglio?
È così, in effetti, ma la politica non c’entra. È un fenomeno che non è parte della nostra cultura ma che è cresciuto negli ultimi decenni a causa dell’affermarsi di una visione wahhabita che non tollera la diversità. La generazione dei miei genitori era più aperta della mia. Ed è un problema che tocca non solo le persone religiose, il rifiuto dell’altro influenza la società intera, in ogni ambito. Questo fenomeno ha avuto una grossa parte anche nella crisi della Siria. Se non impariamo a farci i conti e a combatterlo, la guerra civile diventerà un tratto permanente delle società mediorientali. Ma, ripeto, tutto questo non c’entra con la nostra cultura. Infatti lo stesso problema si è avuto in Europa, in ogni Paese dove si è permesso che il wahhabismo prendesse piede. In Francia, per esempio. Non è un caso se molti dei più feroci leader del Daesh, di al-Qaeda e di al-Nusra sono arrivati dall’Europa. Molti combattenti vengono dai Paesi arabi ma i loro capi sono quasi sempre europei. Ed è una lezione di cui tutti, noi e voi, dovremmo fare tesoro.

IL PUNTO
Una lunga fila di dossier sulle atrocità di regime

Non passa settimana senza che Ong, organizzazioni umanitarie, l’Onu, nazioni politicamente rivali e altri soggetti accusino Bashar al-Assad e il suo Governo di crimini atroci. Bombe sui civili, massacri nelle carceri, stupri di massa, pulizia etnica... Gli accusatori non si sono fatti mancare nulla. In alcuni casi con argomenti credibili, in altri sconfinando nella propoaganda. Scoprire ora, negli anni di una guerra civile in cui nessuno si è risparmiato quanto a crudeltà, che la Siria non è, quanto a sistema politico, un modello di democrazia ma un regime, è un esercizio futile e spesso ipocrita. Non è quindi sorprendente che lo stesso Assad sorvoli sul tema dei diritti umani. È la stessa Siria che negli anni tra l’indipendenza e l’avvento degli Assad era definita, nei testi di scienze politiche, "il Paese dei colpi di Stato". Lo stesso Paese che negli ultimi decenni ha affrontato almeno tre tentativi di rovesciamento violento. Lo stesso Governo che per molti anni (ma su richiesta della Lega araba, cosa troppo spesso dimenticata) ha di fatto occupato il Libano. Uno scenario, per chi parla di democrazia e diritti, non dissimile alla Libia, all’Iraq, ai Paesi del Golfo Persico, all’Egitto. Simile cioè all’intero Medio Oriente.


Nulla di nuovo per chi su questo forum va dicendo queste dall'inizio della guerra. Qualcuno comincia ad aprire gli occhi? Effetto Trump?

Cita:
Nemmeno un errore da qualche parte, in questi sei anni di guerra e di morte?
Ogni politica, nel modo in cui viene realizzata, ha dei margini di errore. Ma gli errori non si rimpiangono, si correggono. Ed è quanto cerchiamo di fare ogni giorno. La prego di rivolgere la stessa domanda, però, ai politici dell’Occidente: avete il rimpianto di aver sempre e solo accusato il Governo della Siria anche mentre quelli che chiamavate 'pacifici dimostranti' e 'moderati' uccidevano persone innocenti?.


Nz nz nz caro Hassad, queste domande ai leaders occidentali non si possono fare altrimenti il pane a tavola non lo si mette più.



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 15/03/2017, 13:31 
Cita:
Ma guarda guarda: le statue di Mosul erano false!

Era il febbraio del 2015, due anni fa. Tutti ricordiamo quei video "terrificanti" nei quali gli uomini dell'ISIS distruggevano con rabbia dozzine di statue preziose nel museo di Mosul.

I cronisti nei telegiornali ci descrivevano "con raccapriccio" quelle immagini, che andavano a rinforzare l'idea di quanto malvagi e disumani fossero gli uomini del califfato.

Ma oggi che i "cattivi dell'ISIS" non servono più, di colpo ci si accorge che quelle statue erano quasi tutte false.

In realtà, chi ha un occhio attento si era già accorto due anni fa che si trattasse di miserevoli repliche in gesso: bastava guardare la polvere bianca che schizzava da tutte le parti, sotto le martellate rabbiose dell'ISIS, per capire che quelle non fossero affatto statue di pietra o di marmo. Ma allora serviva un'immagine dell'ISIS " terrificante", per cui nessun cronista "si accorse" che si trattava di semplici repliche fatte di gesso.

Oggi invece, fingendo grande stupore, la CNN annuncia quanto segue:

"Quando l'ISIS pubblicò il suo video, gli archeologi e altre persone reagirono con sorpresa e sgomento. Ma una analisi del video ha rivelato che in molte delle statue non erano di pietra, ma di gesso."

Chiaramente, i nostri furboni della CNN ci hanno messo oltre due anni ad "analizzare" un video che rivelava la verità già due anni fa, ad un primo sguardo superficiale.

Ma la presa in giro non è finita. L'articolo della CNN continua dicendo: "All'inizio del 2014, qualche mese prima che l'ISIS si impadronisse di Mosul, in giugno, circa 1700 oggetti sui 2400 in dotazione al museo erano stati spostati a Bagdad, non perché qualcuno sospettasse quello che sarebbe accaduto, ma perché il museo di Mosul avrebbe dovuto affrontare pesanti lavori di ristrutturazione. In altre parole, molte delle statue distrutte a martellate dai fanatici dell'ISIS erano false".

Ma come, tre quarti delle statue erano stati portati via sei mesi prima, e lo scoprono soltanto adesso?

E' evidente che il sistema della menzogna mediatica funziona senza minimamente curarsi della capacità critica della gente. Nessuno infatti si domanderà come mai queste informazioni non fossero già disponibili al momento della devastazione del museo, e tutti tireranno un sospiro di sollievo nello "scoprire" oggi che i cattivissimi dell'ISIS si sono inutilmente accaniti contro ridicole statuette di gesso.

Avanti tutta, senza problemi, fino alla prossima presa per il culo.

Massimo Mazzucco

fonte: https://luogocomune.net/LC/index.php/27-media/4624-ma-guarda-guarda-le-statue-di-mosul-erano-false


Ah 'sti complottisti...



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 15/03/2017, 17:38 
MaxpoweR ha scritto:
Fonte: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/assad-presto-un-referendum-errori-li-ha-commessi-la-ue

Fonte: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=127490&typeb=0

Cita:
Intervista. Il presidente Assad: presto referendum in Siria. Gli errori della Ue

Fulvio Scaglione martedì 14 marzo 2017



Cita:
Nemmeno un errore da qualche parte, in questi sei anni di guerra e di morte?
Ogni politica, nel modo in cui viene realizzata, ha dei margini di errore. Ma gli errori non si rimpiangono, si correggono. Ed è quanto cerchiamo di fare ogni giorno. La prego di rivolgere la stessa domanda, però, ai politici dell’Occidente: avete il rimpianto di aver sempre e solo accusato il Governo della Siria anche mentre quelli che chiamavate 'pacifici dimostranti' e 'moderati' uccidevano persone innocenti?.


Nz nz nz caro Hassad, queste domande ai leaders occidentali non si possono fare altrimenti il pane a tavola non lo si mette più.


il copione doveva essere lo stesso che in libia,
bombe x proteggere questi pacifici manifestanti,
ma la russia ha detto no..
allora il piano b: l'isis..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 16/03/2017, 19:59 
Cita:
Sconfitto in Siria, Netanyahu realizza il Piano B.

Putin a Netanyahu: “Le tue accuse all’Iran si riferiscono al secolo V a. C.; ma da allora il mondo è cambiato, permettici di parlare di questo”. Diversi siti (e pochi media) hanno riportato questa risposta di Putin a Netanyahu, che l’ha visitato il 12 marzo a Mosca. Era la risposta all’affermazione di “Bibi” secondo cui le forze iraniane in Siria miravano a distruggere Israele, e quindi la Russia doveva mandare via gli iraniani dalla Siria.

Questo sunto manca di dare conto della tensione, e delle minacce implicite, del colloqui di Mosca. Ora Israel Shamir ce ne restituisce il clima.

Il 12 marzo è la festa di Purim: che rievoca il primo caso di “stress-pre-traumatico” giudaico e festeggia il primo (speriamo immaginario) sterminio di un proverbiale nemico degli ebrei: Aman, visir del persiano Assuero (Serse, o forse Artaserse ) si fa’ dare il permesso da Assuero di sterminare tutti gli ebrei nell’impero; l’ebrea Ester divenuta amante di Assuero, istruita dal cortigiano Mardocheo suo cugino giudeo, commuove il re e lo induce a rovesciare l’ordine dato: gli ebrei avranno il diritto di uccidere Aman, la sua famiglia, tutti quelli che odiano gli ebrei nel vasto impero persiano… E’ un bagno di sangue permesso per due giorni; ma siccome non è bastato, Ester la seduttrice e lobbista strappa ad Assuero il permesso di prolungare il massacro. Gli ebrei, per la gioia, si ubriacano.

E’ questa l’origine immaginaria (non esistono conferme storiche) della festa di Purim: durante la quale gli ebrei possono impazzare un loro carnevale giudaico, e ubriacarsi “fino a non sapere più che è Mardocheo e chi è Aman”, ossia gli è lo sterminatore e l’ammazzato. Originariamente una festa mediterranea del vino novello, trasformata dall’0dio ebraico in celebrazione archetipica di sterminio dei goy – sterminio che si è avuto l’accortezza di far compiere dalla superpotenza dell’epoca, senza che gli ebrei appaiano nella trama se non come vittime indifese. Il Libro di Ester è un vero manuale, sempre consultato dalla nota lobby.

Immagine
Libro di Esther , manoscritto ottocentesco. Significativa illustrazione.

Quest’anno Purim cadeva il 12 marzo. Netanyahu ha scelto quella data per l’incontro con Putin; e a Mosca, ha portato al capo del Cremlino un regalo significativo: dolcetti di Purim, homentashen in yiddisch, che significa “Orecchie di Aman”. Orecchie tagliate al biblico immaginario avversario. E’ stato lo stesso Bibi a spiegare il dono a Vladimir: i persiani avevano voluto sterminare i giudei, ma Dio li aveva soccorsi. Anche oggi gli iraniani vogliono sterminare gli israeliani; è necessario che Mosca cessi di sostenere Teheran, cacci i combattenti iraniani dalla Siria, chiuda il passaggio degli iraniani (e delle loro armi) che giungono in Siria attraverso il Libano. Anzi, la Russia si unisca alla coalizione anti-Iran che si è costituita, e vede uniti Israele e l’Arabia Saudita e gli Usa. Secondo Shamir, Bibi (nei panni di Ester la seduttrice) deve aver proposto di porre fine alla campagna anti-russa che infuria in America, e impedisce a Trump di allacciare con Mosca rapporti pacifici.

E’ stato allora che Putin ha risposto a Bibi che le sue preoccupazioni risalivano a 2500 anni fa. Ridendo di cuore, ha augurato all’ospite e a tutto il popolo ebraico un felice Purim.

Nulla di fatto per Bibi. Del resto pochi giorni prima Mikail Bogdanov, il viceministro degli Esteri di Mosca, intervistato dal giornale londinese ma di proprietà saudita Al Hayat, aveva negato che l’Iran voglia esportare la sua rivoluzione islamica in Siria, Irak, Libano e Barhein (l’incubo sunnita e giudaico); aveva esortato l’Arabia Saudita a mettersi a un tavolo con gli iraniani, e auspicato che collaborasse a riavvicinare gli Usa a Tehran. Alla domanda-ingiunzione: quando i russi manderanno via gli iraniani dalla Siria? Bogdanov ha risposto: “In Siria ci sono decine di migliaia di combattenti stranieri, tunisini, marocchini, afghani…mentre gli iraniani, come i russi, sono presenti su richiesta del governo legittimo di Damasco. Spetta al governo legittimo chiedere agli iraniani di ritirarsi”.

Netanyahu insomma se n’è tornato con le pive nel sacco. Sapendo che da Putin non avrebbe ottenuto ciò che Ester con le sue arti di letto ottenne dallo sciocco Assuero. Certo fremente di rabbia e sete di vendetta: pardon, volevo dire in pieno PST, crisi di stress pre-traumatica.

E pronto ad attuare il piano B.

Mai finire la guerra in Siria

Il piano B consiste, come sempre, nel mobilitare la nuova amministrazione Trump a uno scontro con Teheran, strumentalizzando ancora una volta le usurate forze armate americane a impicciarsi di nuovo in Siria – allo scopo di impedire o almeno ritardare o rendere costosa una vittoria di Assad, e soprattutto di logorare in un conflitto senza fine le forze di Hezbollah.

Naturalmente la direzione di Hezbollah sa che è il nemico principale, il quale può ritenere che il momento migliore per attaccarlo e debellarlo è quando le forze di Hezbollah sono impegnate in Siria: infatti non impiega in Siria, ma tiene al confine libanese con Israele, i suoi reparti d’elite missilistici anti-carro e le unità lanciarazzi.

L’aviazione israeliana ha ripetutamente attaccato dal cielo, in territorio libanese e siriano, presunti convogli d’armi che l’Iran inoltra a Hezbollah “sostenendo che non lascerà che cadano in mani Hezbollah missili avanzati o armi chimiche” (già, le armi chimiche, scusa ottima per un’aggressione americana, già usata in Irak e Siria). Per questi attacchi aerei, i caccia israeliani hanno sfidato gli S-400 russi, che non possono certo rispondere: scatenerebbero l’ampliamento del conflitto che stanno cercando di chiudere, e provate a figurarvi gli strilli mediatici e delle cancellerie europee: Putin ha abbattuto un F-16 della Vittima! E’ anche antisemita!, eccetera.

Inoltre, come sa chiunque non si limiti a leggere i media ufficiosi, i caccia israeliani hanno anche attaccato impunemente posizioni del governo siriano, sostanzialmente a supporto dei terroristi di Sion, ossia quelli di Jabreh al-Nusra (Al Qaeda) che Israele ha stanziato nel Sud siriano, ai suoi confini, e a cui fornisce direzione militare oltre che supporto logistico e assistenza medica, con l’idea di ritagliarsi alla fine una bella fetta di Siria, quando questa sarebbe stata smembrata (come prevedeva il piano Obama).

Non è nemmeno escluso che il sanguinoso attentato “islamista” a Damasco, che ha ucciso una quarantina di pellegrini sciti che visitavano lo tomba di un loro santo nel cimitero della città vecchia, abbia lo zampino di Sion. E’ avvenuto l’11 marzo, un giorno prima di Purim. Nell’entourage di Bibi ci si può essere ben ubriacati di gioia per questo regalo di “orecchie di Aman”. Persa la guerra, resta il terrorismo per dimostrare che se Assad non sene va, “non ci sarà mai pace”.

L’altra parte si prepara ugualmente a contrastare il piano B israeliano? Sembra sia una prima risposta la seguente notizia: il presidente siriano Assad concede all’Iran una base navale sulla costa siriana, vicino alla base aerea di Hmeymim, quella usata dall’aviazione russa per bombardare i “ribelli”.

Teheran: base navale nel Mare Nostrum. Ma Erdogan…

Se ciò verrà confermato, Netanyahu, che voleva allontanare l’Iran da Israele, si troverà una base navale iraniana permanente sul Mediterraneo. E non basta: poco tempo fa Mohammad Bagheri, il capo di stato maggiore iraniano, aveva ventilato che Teheran avrà bisogno di una base in Siria e anche in Yemen : quel che sembrava un pio desiderio adesso sembra l’accettazione della sfida di Bibi e l’allargamento del conflitto. Del resto nei giorni scorsi Teheran ha fatto sapere che, dopo un’esercitazione, i suoi S-300 sono a punto e pronti a contrastare ogni minaccia.

Una base iraniana nel Mediterraneo? Un altro dei grandi “successi” politico-militari di Berlino e Bruxelles, effetto del loro servile ausilio alle politiche rovinose di Obama, alla loro complicità nel progetto di rovesciare Assad, per non dire dell’ostinato mantenimento in vita dalla NATO e la sua trasformazione da alleanza difensiva a offensiva.

Immagine
I barchini iraniani, molto temuti dalle portaerei Usa

Provate solo a immaginare le urla degli europei nella NATO, le minacce di Stoltenberg, Merkel e Mogherini – e Gentiloni, l’agente Clinton supersite. E il Pentagono? Il Pentagono già sta ampliando la base tedesca di Ramstein, prolungando la pista e aumentando il numero degli aerei-cisterna per il rifornimento in volo, spostandoli dalla Gran Bretagna, insomma facendo della serva tedesca la centrale di future guerre, per le quali probabilmente non ha i mezzi.

Mosca non sembra eccessivamente preoccupata dalle minacce che possono venire dalla NATO. Invece, guarda con preoccupazione ad un suo recente “alleato”: Erdogan. Come reagirà la scheggia impazzita ad una base iraniana vicino alle sue coste? “Si opporrà vigorosamente”, prevede l’esperto militare russo Yury Netkachev: “come Stati Uniti, Israele e i membri della NATO. La Turchia oggi è considerata formalmente alleata dell’Iran nel processo di pace organizzato [da Mosca] nella cornice di Astana [per mettere fine alla guerra civile in Siria, dove non sono invitati gli americani]”. In dubbio russo è tutto in quell’avverbio: formalmente. Erdogan voleva anche lui la sua fetta di Siria; ha colluso coi terroristi comprandone il greggio, ha abbattuto l’aereo russo dopo che l’aviazione di Mosca gli aveva rovinato il grasso affare incenerendo centinaia di autobotti; ha ripetuto continuamente che Assad doveva essere rovesciato, ancora pochi giorni fa le sue truppe, che non si sono ritirate dalla Siria, hanno appoggiato i turcomanni anti-curdi con le artiglierie … insomma non è certo da convinto uomo di pace che si è seduto al tavolo di Astana per finirla col conflitto siriano. Vi è stato cordialmente costretto da Putin, e dallo scontro contro la UE che lui stesso ha provocato sulla questione dei comizi che pretende di far tenere in Germania, Olanda e Francia (la Francia ha dato l’accesso: un altro grande successo della coesione europea, Mogherini può esser fiera).

La preoccupazione russa è evidente: Erdogan, se vede l’occasione, può tornare al vecchio progetto di impadronirsi del nord Siria, pronto a fare un nuovo voltafaccia.

Per ogni evenienza, un sommergibile russo, forse più d’uno, è stato visto passare lo stretto di Gibilterra, diretto alle coste siriane.


http://www.maurizioblondet.it/sconfitto ... a-piano-b/

sti farisei ormai hanno rotto le balle pure a Madre Russia, non so se mi spiego... [:246]


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 17/03/2017, 19:56 
Cita:

Battaglia nei cieli fra Israele e Siria

E’ stato lo scontro più duro fra Israele e Siria nei sei anni della guerra civile siriana. Nella notte l’aviazione israeliana ha colpito in una serie di raid convogli e depositi di armi diretti all’Hezbollah libanese, nel Sud della Siria, come già in precedenza. Questa volta però la contraerea di Damasco ha reagito. Diversi missili a lunga gittata sono stati lanciati contro i jet con la Stella di David. Nessuno è stato colpito ma un missile siriano è stato a sua volta intercettato dal sistema antibalistico israeliano Arrow 3 a Nord di Gerusalemme.

“Abbattuto un F-16”


Damasco ha anche rivendicato di aver “abbattuto” un jet israeliano e “danneggiato” un altro, mentre i restanti quattro si sarebbero “ritirati”. Israele ha negato che i suoi aerei siano stati colpiti. Le dichiarazioni del governo siriano vanno letto in chiave interna, sono tese più che altro a rivendicare la difesa della sovranità nazionale. In realtà i missili antiaerei non avrebbero neanche sfiorato i cacciabombardieri nemici ma sarebbero entrati nello spazio aereo israeliano.

Il debutto del sistema Arrow 3

L’intercettazione del missile siriano è avvenuta per la prima volta con il sistema anti-balistico Arrow 3, considerato fra i migliori al mondo, sviluppato da Israele stessa e che quindi ha visto stanotte il suo battesimo del fuoco. Le forze armate israeliane hanno confermato i raid, la risposta siriana e l’intercettazione. E’ la prima volta che ammettono questo tipo di operazioni in Siria, condotte almeno una mezza dozzina di volte negli ultimi quattro anni. I sistemi anti-aerei usati dai siriani “non erano fra i più sofisticati”, hanno precisato. Questo significa che Damasco non ha usato i moderni S300, fra i più avanzati al mondo, appena forniti dai russi. In Siria, vicino alle basi russe nelle province di Tartus e Lattakia, ci sono anche gli ancora più potenti S400, sotto il controllo diretto del contingente dispiegato da Mosca.

Linee rosse

I siriani hanno probabilmente usato i più vecchi Sam 5, con poche chance di colpire gli F-16 israeliani. Sembra più un segnale, una linea rossa tracciata nel proprio spazio aereo, che la volontà di abbattere i jet nemici. Ma anche Israele ha tracciato da tempo la sua linea rossa nei confronti delle forniture di armi, soprattutto componenti missilistiche, a Hezbollah, che ora dispone di un arsenale impressionante nel Sud del Libano e controlla parti di territorio siriano al confine libanese e vicino al Golan.


http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2017/ ... ieli.shtml


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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 26/03/2017, 18:28 
Cita:
Siria. Imminente crollo diga Tabqa, Isis ordina evacuazione Raqqa

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-m ... a-2659739/



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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 26/03/2017, 19:03 
toh..
adesso che stanno arrivando i curdi e americani..
quelli dell'isis evacuano...
ma guarda che tempismo..
è per la diga, si capisce..
in realtà..
un AVVICENDAMENTO DI TRUPPE..

http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-m ... a-2659739/

L’Isis ha quindi ordinato l’evacuazione da Raqqa a causa del possibile crollo della diga. Lo rende noto il gruppo di attivisti ”Raqqa viene massacrata in silenzio”. L’Isis, ha affermaro il gruppo, sta avvertendo i residenti che la diga è ormai fuori servizio a causa dei bombardamenti e potrebbe crollare.

Il livello dell’acqua del bacino della diga, ha aggiunto, sta salendo. Anche l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha reso noto che la diga è fuori servizio.

MA COME?
LA DIGA STA VENENEDO GIù
E CHIUDONO GLI SCARICHI?
MAH..

Che presa per i fondelli..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: La guerra in Siria
MessaggioInviato: 04/04/2017, 19:23 
avete sentito?
assad avrebbe bonbardato con armi chimiche a idlib..
ma non le aveva consegnate?

e meno male che dovevano abolire le fake news..
ma le fake news sono sol oquelle cjhe provengono
da wikileaks o dai russi..
viceversa se provengono dall'ossevatorio siriano vattelapesca
con base a londra sono scienza infusa..

non si preoccupano nemmeno di attendere
una parvenza di indagini indipendenti..
macchè..
titoloni a prima pagina..

fate caso la consecutio temporum,
navalny, san pietroburgo, siria..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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