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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 20/01/2017, 16:34 
Cita:
World Economic Forum Davos: l'allarme di Soros, Trump "è un potenziale dittatore" Nel corso di una cena organizzata a margine dei lavori del World Economic Forum, l'uomo che nel settembre del 1992 guadagno' in un sol giorno piu' di un miliardo di dollari speculando contro la lira e la sterlina, a 86 anni compiuti, torna ad attaccare Trump e a chiedere al Congresso Usa di contrastare quella che puo' costituire 'in nuce' una vera minaccia per la democrazia americana -

"Donald Trump è un impostore, un imbroglione e un potenziale dittatore". "Non è a favore di una società aperta ma di una dittatura, di uno stato-mafia". A meno di 24 dall'inauguration day del 45esimo presidente americano il finanziere americano di origine ungherese, George Soros, ha lanciato da Davos la sua 'maledizione' al nuovo corso Usa appena iniziato. Nel corso di una cena organizzata a margine dei lavori del World Economic Forum, l'uomo che nel settembre del 1992 guadagno' in un sol giorno piu' di un miliardo di dollari speculando contro la lira e la sterlina, a 86 anni compiuti, torna ad attaccare Trump e a chiedere al Congresso Usa di contrastare quella che puo' costituire 'in nuce' una vera minaccia per la democrazia americana. "Il Congresso - ha detto - deve costituire un bastione per proteggere i diritti americani e c'e' una coalizione bipartisan su questo". "Sono personalmente convinto Trump che fallira', e non perche' c'e' gente come me che lo spera, ma perche' le sue idee sono talmente contradditorie che gia' si impersonano nei suoi consiglieri". L'Europa si sta per disintegrare Soros, che durante la campagna del 2016 ha donato alla sfidante Hillary Clinton oltre 10 milioni e mezzo di dollari, ha anche lanciato un'allarme sull'Europa "che e' sul punto di disintegrarsi". "Il referendum in Italia e la Brexit sono stati un disastro" ha commentato. Questo, ha aggiunto, "e' un processo che va contrastato e per farlo bisogna reinventare l'Europa". Secondo Soros infatti l'Europa "e' diventata troppo complicata". "Non si puo andare avanti cosi', la gente e' frustrata e sfortunatamente questa alienazione ha portato sostegno ai partiti anti-europei". Difficile cambiare il Trattato di Maastricht, ha aggiunto, ma bisogna trovare degli escamotoge per modificare le regole "e per fare questo ci vuole un grande sforzo". Una via di salvezza? "I politici devono comprendere che non hanno risposto alle aspettative della gente e devono cambiare direzione". Brexit sarà "un lungo divorzio". Theresa May non durerà Sulla Brexit Soros e' convinto che "sara' un lungo divorzio, perche' e' piu' facile sposarsi che divorziare, che danneggera' sia la Gran Bretagna che l'Ue". In questo processo, ha aggiunto il miliardario Usa "Theresa May non durera', c'e' gia una grande divisione nel governo e un contrasto con il Parlamento". Inoltre i britannici "stanno negando a loro stessi la situazione. L'economia non va male come previsto, ma l'inflazione avra' il sopravvento e ridurra' gli standard di vita. Solo allora si renderanno conto". I mercati si renderanno conto della realtà Parlando dei mercati - che nella scommessa anti-Trump sono costati cari a Soros che ha perso un miliardo di dollari - il finanziere ungherese ha detto di continuare a credere in un ribasso. "L'incertezza e' nemica degli investimenti a lungo termine - ha spiegato - e non penso che i mercati continueranno a salire. Ora stanno ancora celebrando ma appena si renderanno conto della realta' prevarra' la sfiducia". Come andra' Trump? "Difficile dirlo perche' in realta' lui stesso non ci ha pensato. Non si aspettava di vincere ed e' stato preso di sorpresa mentre era ancora impegnato a costruire il suo 'brand'. Poi solo quando e' stato eletto ha iniziato a pensare cosa fare".



http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... refresh_ce


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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 20/01/2017, 16:47 
tutta scena. i grandi speculatori come soros hanno solo da avvantaggiarsi da avvenimenti come la vittoria di trump, la brexit e l'eventuale disgregazione dell'europa. hanno infatti prima speculato (come riporta l'articolo) su lira e sterlina e ancora gioveranno del ritorno di altri stati alla moneta sovrana. nessuno può dire come andrà in usa, io credo che semplicemente ci saranno contenti e scontenti, ci sarà come sempre accade chi guadagnerà e chi perderà. il vero problema degli ultimi anni è che vincono solo i ricchi e i capitali non sono più una fonte di investimento ma un modo per creare altri guadagni che restano in mani circoscritte perché anni fa i magnati investivano in attività che creavano lavoro quindi ricchezza, oggi i ricchi speculano in borsa, comprano società, contribuiscono alla crisi per guadagnare altri soldi. costoro non dovrebbero interrogarsi su trump e la disgregazione dell'europa, dovrebbero chiedersi cosa hanno fatto loro per evitarlo.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2017, 13:42 
Cita:


Juncker a Trump: “Con crac euro sarà la guerra”


ROMA (WSI) – La Brexit? Un fallimento e una tragedia. A dirlo in una lunga intervista alla BBC il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, il quale ha avvertito dei rischi geopolitici che comporterebbe la spaccature dell’Eurozona, citando il pericolo di conflitto nei Balcani.

“Ogni giorno scopriamo nuovi problemi dei quali non eravamo nemmeno al corrente. La gente pensa che la Brexit sia la fine. Ma questo è solo l’inizio”, ha detto sottolineando come l’entusiasmo di Trump sulla volontà del Regno Unito di dire addio all’Unione Europea sia stato per lui “sorprendente e fastidioso”.

Parlando delle frasi pronunciate da Donald Trump con il vice presidente Mike Pence, Juncker ha detto: “non è accettabile, non si possono invitare altri ad abbandonare l’Europa unita”. Con le sue politiche protezioniste sotto lo slogan ‘America First’, Trump sta impaurendo gli europei. Se l’Europa collassa scoppierà una nuova guerra nei Balcani.
“Brexit è un fallimento e una tragedia”

“La Brexit costerà al Regno Unito fino a 60 miliardi di euro. È un fallimento e una tragedia. Sarà triste, così come è stato triste il voto nel referendum in Gran Bretagna. Per me è una tragedia”: sono le parole esatte pronunciate da Juncker.

La premier inglese Theresa May notificherà in via formale all’Unione europea la volontà di uscire dal mercato unico il prossimo 29 marzo, ricorrendo all’articolo 50 dei Trattati e dando così il via al periodo di trattative di due anni al termine del quale l’Ue passerà da 28 a 27 paesi membri. In merito il numero uno della Commissione europea ha promesso di attuare con Londra un negoziato amichevole ma d’altra parte ha affermato che le istituzioni europee non sono certamente ingenue.

“Non ho per nulla sentimenti ostili in relazione alla Gran Bretagna. Negozieremo in modo amichevole, in modo equo, e non siamo ingenui”.

Il riferimento di Juncker è al conto che la City dovrà pagare per uscire dall’euro.

“Sarà un conto che rispecchia gli impegni passati dal governo britannico e dal parlamento britannico. Non ci saranno sanzioni, punizioni, niente del genere”.

La cifra che circola negli ultimi tempi è di 60 miliardi di euro che serviranno per pagare gli impegni di finanziamento già presi e le pensioni dei funzionari inglesi che hanno lavorato all’Ue durante la permanenza di Londra nell’Unione europea.

Infine Juncker fa una promessa:

Sono fortemente determinato a preservare i diritti degli europei che vivono in Gran Bretagna e dei britannici che vivono nell’Unione europea (…) non è materia di scambio, è questione di rispetto della dignità umana.

Il mandato del presidente della Commissione Ue scade nel 2019.



http://www.wallstreetitalia.com/brexit- ... -tragedia/


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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2017, 14:03 
Intanto oggi a Roma i vari burocrati hanno ripetuto fino alla noia gli errori che hanno fatto e le migliorie che devono applicare nei prossimi anni (pensando che staranno ancora li a imporci i loro dictat). Non sanno più cosa dire per evitare che l'UE crolli come un castello di carte ma il processo è iniziato ed è inarrestabile. prima il Regno Unito, poi la Francia, poi tutti gli altri.

Cita:
"Abbiamo creato un'Unione unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace, libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare."

http://www.quotidiano.net/politica/trat ... -1.2990465



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2017, 14:38 
Bisogna riconoscere che da 60 anni in Europa non ci sono state guerre, se escludiamo gli ex slavi.
Niente guerre armate, ma guerre economiche, con conseguenti vittime SI.
E guarda caso la Germania c'entra sempre.
DNA "sassone" ???



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Comunque lo spessore delle persone alla fine viene fuori.
La carta NON È tutta uguale.
C'è chi è pergamena e chi carta igienica!
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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2017, 14:51 
Sono d'accordo con te. C'è anche da dire che l'Unione Europea in se è nata come un bel progetto ma alla fine è stato solo un progetto economico vantaggioso per pochi e svantaggioso per molti. Giusto per fare un esempio quando sono stato in Grecia con la dracma si respirava un'aria di benessere, il paese era vivo. Ritornatoci con l'euro tutta un'altra storia (questo come impressioni da turista e potrei dire lo stesso della Spagna). Del resto chi non direbbe lo stesso di come si viveva con la lira. Ok erano altri tempi, eravamo un paese industrializzato e la mano d'opera restava in Italia, chiediamoci perché ci siamo ridotti così? Ci hanno detto che il problema era il ns debito pubblico legato alla Prima Repubblica, il problema è che quelli della Prima Repubblica di quel debito ne hanno profittato per farsi gli affari loro, in altri paesi più onesti quella sovranità monetaria produce ricchezza anche grazie al debito.

Facciamo un caso banale ma efficace: oggi non c'è ricchezza e se tizio deve comprar un trattore fa un finanziamento, ergo fa un debito ma investe per la sua azienda, migliora il raccolto e alla fine ne guadagna. Noi col pareggio di bilancio tutto ciò come paese non possiamo farlo ma abbiamo un macigno di tasse e gli imprenditori scappano all'estero, ergo più disoccupazione e altri paesi che crescono e ringraziano.

Oggi i "grandi" della Ue hanno detto che bisogna ripartire, questo termine troppo abusato non so su quali principi si fondi visto che le basi per crescere non ci sono e le hanno distrutte loro con l'austerità.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2017, 15:38 
ORSOGRIGIO ha scritto:
Bisogna riconoscere che da 60 anni in Europa non ci sono state guerre, se escludiamo gli ex slavi.
Niente guerre armate, ma guerre economiche, con conseguenti vittime SI.

Già..... guerre economiche che hanno raso al suolo nazioni intere.

E i BABBEI oggi festeggiano pure.... [:292]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2017, 15:44 
Thethirdeye ha scritto:
ORSOGRIGIO ha scritto:
Bisogna riconoscere che da 60 anni in Europa non ci sono state guerre, se escludiamo gli ex slavi.
Niente guerre armate, ma guerre economiche, con conseguenti vittime SI.

Già..... guerre economiche che hanno raso al suolo nazioni intere.

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L’EUROPA È MORTA MA FESTEGGIA IL COMPLEANNO
24 marzo 2017
http://uneuropadiversa.it/leuropa-morta ... ompleanno/



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2017, 16:21 
Cita:
La povertà in Europa: 342 miliardari e 123 milioni di persone a rischio indigenza


http://www.lastampa.it/2015/09/09/ester ... agina.html

Che dire: un vero successo.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2017, 16:51 
E adesso censurano anche il Parlamento Europeo

Guarda su youtube.com


Pensavate che almeno in Parlamento la censura non arrivasse? Sbagliavate! D'ora in poi, se un deputato europeo dice cose che il Presidente della seduta, a suo INSINDACABILE GIUDIZIO, definisce non adatte, non solo la trasmissione che vi state guardando comodamente da casa potrà essere interrotta all'improvviso, ma il suo intervento sarà cancellato dalla registrazione e non potrete vederlo neanche più in seguito.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 14/04/2017, 01:13 
Cita:
C’è la guerra in Europa per chi sa vederla



Nel 1997 W.G. Sebald tenne a Zurigo alcune memorabili conferenze sul tema “Guerra aerea e letteratura”. Si trattava di lezioni di poetica, essenzialmente, e di riflessione sulla condizione della letteratura tedesca nel secondo dopoguerra. I testi delle conferenze, successivamente rielaborati, vennero pubblicati in un volume – Storia naturale della distruzione (Adelphi) – che resta a tutt’oggi tra le vette delle produzione di Sebald e tra i tentativi più sbalorditivi di creare un nesso tra gli spropositi novecenteschi e le opere prodotte dagli scrittori. Il secolo breve, come lo chiamò Hobsbawn, aveva spalancato domande abissali, e gli artisti avevano a loro volta articolato domande ulteriori, ciascuno a modo proprio.

Sebald era uno scrittore e non uno storico. Il che significa che la sua specifica, e prima ancora il suo metodo, passava attraverso la delusione delle aspettative. Gli scrittori cercano di sabotare la versione del mondo così come viene loro consegnata. Ogni opera è un mondo restituito irriconoscibile agli uomini. Per questa ragione, ogni scrittore attenta all’ordine costituito, come sapeva bene Roberto Bolaño che descrisse i poeti come teppisti che seminano il panico per le strade. Ma non è necessario aver letto Roberto Bolaño per confezionare ordigni letterari. In letteratura il sabotaggio è un gesto naturale. Bastino alcuni: Pasternak, Pasolini, Céline, Ezra Pound: il carcere, il manicomio, il suicidio, certificano l’inconciliabilità di due statuti contrapposti.

Con le sue lezioni zurighesi Sebald compì un gesto analogamente coraggioso. Era uno scrittore tedesco, era nato quando la Seconda Guerra Mondiale era ancora in corso, e metteva la parola nella piaga della Storia. Il mea culpa, in Germania, era un atto dovuto: tra tutte le vergogne, la Shoah era la più monumentale. Sarebbe stato quindi naturale biasimare la Germania, fare abiura del più abnorme tra i disastri della Storia. Ma Sebald si mosse in direzione opposta: si concentrò sulla Germania come vittima di un’operazione, mai vista prima, di distruzione da parte degli alleati. “La sola Royal Air Force – scrisse – sganciò sul territorio nemico un milione di tonnellate di bombe in quattrocentomila incursioni, che delle cento trentuno città attaccate – alcune solo una volta, altre a più riprese – parecchie vennero quasi interamente rase al suolo, che fra i civili le vittime della guerra aerea in Germania ammontarono a seicentomila persone, che tre milioni e mezzo di alloggi andarono distrutti, che alla fine del conflitto i senzatetto erano sette milioni e mezzo”. La Germania aveva commesso un abominio, certamente; però, diceva Sebald, aveva anche subito “un’operazione di annientamento senza precedenti nella storia”.

Cosa voleva dire Sebald elencando i danni prodotti dei bombardamenti? Voleva forse riabilitare la Germania da una condanna unilaterale della Storia? Soprattutto: cosa c’entrava tutto questo con delle lezioni di poetica? Sebald ci mette poco, ad arrivare al punto, quando scrive che di tanta distruzione non è rimasta traccia nell’elaborazione che i tedeschi fecero del proprio passato. Forse per via di un senso di colpa collettivo? Niente affatto. Al contrario: “La distruzione totale non si presenta quindi come il terrificante esito di un processo di pervertimento collettivo, ma – per così dire – come il primo stadio di una ricostruzione pienamente riuscita”. I tedeschi vogliono dimostrare che torneranno ad essere i più forti: volontà di potenza allo stato puro. E gli scrittori? In fondo è questa la domanda che, da scrittore, interessa a Sebald. È lì che vuole arrivare. E gli scrittori hanno taciuto. E tacendo, si sono messi al servizio della nuova ideologia. “Per la stragrande maggioranza dei letterati rimasti in Germania durante il Terzo Reich, dopo il 1945 fu molto più urgente ridefinire la propria immagine anziché raffigurare il mondo reale che stava loro attorno”. È un’operazione di propaganda: la Germania doveva risorgere dalle sue stesse ceneri, e gli scrittori, lungi dal sabotare l’operazione, prestarono le loro penne alla ricostruzione nazionale. Sebald correda il testo con fotografie che ritraggono città completamente rase al suolo. Poi fa un ulteriore passo avanti. Pubblica cartoline che risalgono agli anni del primo dopoguerra: ritraggono cittadine rimesse in pieni, sorrette da didascalie in cui si dice all’incirca “Più bella di com’era prima”.

Che cosa c’entra tutto questo con l’Europa? Noi scrittori siamo spesso sollecitati a intervenire sul significato dell’Europa, sulla sua valenza culturale, su un’identità diffusa, se mai ne esiste una, e sulle sue prospettive. Ci viene richiesto, così come ad altri lavoratori del pensiero, di provare a definire il retroterra culturale dell’Europa, il patrimonio comune, le vie eventuali di sviluppo, per rendere più evidente ancora quel che l’Europa è già. Ovvero, detto con eccesso di sintesi, l’unico continente in pace. Tra i lavoratori del pensiero, noi scrittori abbiamo un ruolo per certi versi più strategico: dobbiamo impastare immaginario creando delle forme da condividere con gli altri. Come si usa dire in questi anni, a noi scrittori è richiesto di produrre una narrazione, perché soltanto con una narrazione nuova l’Europa esisterà davvero. Il che, così formulato, assomiglia a quello che lo stesso Eric Hobsbawn, nella seconda metà del secolo scorso, chiamò “invenzione della tradizione”: una tradizione finzionale, politicamente funzionale.

E vale evidentemente anche per l’Europa, il Vecchio Continente. Perché dunque inventare una storia nuova per un soggetto che già la possiede, che è studiata dai nostri figli a scuola, su cui viene valutata la loro idoneità a conseguire o meno un titolo di studio? Perché dunque il nostro imbarazzo, ogni volta che qualcuno ci invita a conferire su questo tema? Non basterebbero gli storici, i sociologi, gli antropologi, gli archeologi, per ottemperare a questo compito? Perché è richiesto il nostro intervento – l’intervento cioè di esperti in finzione – perché un luogo diventi più reale? Perché c’è una disponibilità anche finanziaria così generosa da parte di organismi sovranazionali per foraggiare i tentativi di reinvenzione di un continente che esiste già da tanto tempo? Perché tanto denaro, tanti bandi – e dunque una macchina produttiva così imponente – per scoprire quello che è già stoccato negli hangar della storia? Io credo che sia questa la domanda più urgente che bisogna farsi.

È qui che ci torna in aiuto Sebald, che sul finire del millennio pose una domanda scomoda allo stato di cui era cittadino e agli scrittori di cui era collega. Le fotografie che ritraggono le città distrutte ci riguardano: quell’Europa è il nostro continente. È il nostro continente quello in cui i confini sono cambiati infinite volte non solo nell’ultimo secolo ma nell’ultimo millennio; e ogni confine che cambia, lo sappiamo bene, sono morti lasciati sulle strade, vedove indurite, orfani senza casa e con tutto da rifare. Quello di cui parlava Sebald nelle sue conferenze zurighesi era lo scenario che conosciamo bene, quello che anche noi abbiamo studiato a memoria senza riuscire a calcolare quanto dolore ci fosse dentro una scissione, un’annessione, una conquista ottenuta attraverso le rese e la firma dei trattati.

L’Europa è sempre stato un continente in guerra: questo è quel che dicono le fotografie delle città tedesche bombardate. Di fronte a quelle foto Sebald contestava alla Germania postbellica la volontà di opporre alla coscienza critica la volontà di potenza, e agli scrittori di farsi portavoce di quell’ideologia, di fare finzione di una sciatta malafede. È un fatto: la storia dell’Europa è quella di un continente ferocemente bellicoso al suo interno. I suoi stati da sempre sono in lotta tra di loro, i morti che hanno causato sono sepolti sotto i nostri prati, i confini sono più confusi delle linee di una mano. Noi scrittori siamo invitati a fare quel che fecero i tedeschi dopo la Seconda Guerra mondiale. A dire cioè che certo ci sono state delle guerre, ma ora, nel presente, siamo in pace. Se esistono minacce arrivano da fuori. Siamo invitati a produrre cartoline con la didascalia “più bella di com’era prima”. Possiamo ricevere del denaro, in cambio, perché l’invenzione dell’Europa sia ancora più efficace. In altri tempi, questa sarebbe stata chiamata propaganda.

Ma l’Europa è attraversata da una spietata e inarrestabile guerra tra i suoi stati. Nel presente. Le armi tradizionali hanno solo lasciato il posto ai flussi finanziari, i cannoni ai diktat delle banche centrali. È una guerra invisibile, passa attraverso codici e algoritmi; è digitale, ronza dentro i computer, non alza polvere, non scava trincee. L’Europa continua cioè a essere flagellata da guerre interne, singoli stati sono strangolati, messi all’angolo dai tassi d’interesse, dai debiti, dalle clausole, dai patti sottoscritti. Una tale cinica e invisibile ferocia si era raramente esercitata. Ma anche l’invisibile può uccidere, e infatti questa guerra provoca morti silenziose, annienta fasce intere di popolazione, rinforza l’odio, spinge alla guerra di tutti contro tutti. Le armi sono economiche. Le vittime sono sotto gli occhi di tutti. Ma come scrittori, siamo invitati a far finzione del presente, perché l’Europa ha più bisogno di ridefinire la propria immagine, anziché raffigurare il mondo reale che le sta intorno. Mentre noi siamo sollecitati a inventare a pagamento un continente in pace, l’Europa è in guerra: la Germania, la Grecia, il Portogallo, la Spagna, l’Italia, sono paesi impegnati in un conflitto atroce. È una guerra di algoritmi, forse più violenta ancora. Basta leggere i giornali e dare un nome alle cose che succedono. Anche questo facciamo noi scrittori.


https://comedonchisciotte.org/ce-la-gue ... a-vederla/


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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 14/04/2017, 10:35 
Non ci sono guerre tra eserciti perché é in atto una guerra subdola, economica e silenziosa.
I paesi potenzialmente fastidiosi per la grante Cermania sono tutti ricattabili, ergo sono costretti ad abbassare la testa.
Hanno sostituito i panzer con le procedure d'infrazione e le sanzioni.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 14/04/2017, 12:38 
TheApologist ha scritto:
Non ci sono guerre tra eserciti perché é in atto una guerra subdola, economica e silenziosa. I paesi potenzialmente fastidiosi per la grante Cermania sono tutti ricattabili, ergo sono costretti ad abbassare la testa. Hanno sostituito i panzer con le procedure d'infrazione e le sanzioni.

Esattamente. Ci hanno rifilato l'euro (cioè il Marco) e ci hanno messo il cappio al collo del pareggio di bilancio e altre normative che schiacciano la ns economia, per tali motivi non cresciamo da anni e non ritorneremo a crescere. Oltretutto Draghi termina il suo mandato nel 2019 e sicuramente al suo posto piazzeranno un tedesco, ergo perderemo quel margine di aiuto che abbiamo avuto fino ad oggi.
Cita:
“Dopo la fine del mandato di Draghi nel 2019, il prossimo governatore della BCE deve essere un tedesco, che si senta obbligato a seguire la tradizione della stabilità monetaria della Bundesbank”. Lo ha dichiarato alla Bild il vice-presidente della CSU, il partito gemello della CDU della cancelliera Angela Merkel al Bundestag, Hans-Peter Friedrich. Parole condivise dal collega di partito Hans-Peter Uhl, che attacca la politica dei tassi zero del governatore italiano, chiarendo come la Germania non possa permettersi un altro Draghi e come sia necessario mettere a capo della BCE un esperto di finanza tedesco.

https://www.investireoggi.it/economia/d ... i-berlino/



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 14/04/2017, 13:27 
TheApologist ha scritto:
Non ci sono guerre tra eserciti perché é in atto una guerra subdola, economica e silenziosa.
I paesi potenzialmente fastidiosi per la grante Cermania sono tutti ricattabili, ergo sono costretti ad abbassare la testa.
Hanno sostituito i panzer con le procedure d'infrazione e le sanzioni.



Veramente in ucraina si combatte anche con le armi e quella sempre europa è :)



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Essere Interdimensionale
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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 14/04/2017, 13:43 
MaxpoweR ha scritto:
TheApologist ha scritto:
Non ci sono guerre tra eserciti perché é in atto una guerra subdola, economica e silenziosa.
I paesi potenzialmente fastidiosi per la grante Cermania sono tutti ricattabili, ergo sono costretti ad abbassare la testa.
Hanno sostituito i panzer con le procedure d'infrazione e le sanzioni.



Veramente in ucraina si combatte anche con le armi e quella sempre europa è :)

Gia é vero! Allora che la facciano finita no? Gli Ucraini rinuncino ai territori "infetti", e si godano la democrazia all'Europea, pravj sektor e i saluti romani.
D'altronde le altre soluzioni quali sono, pulizia etnica alla Miloseviç?



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“Questa crisi, questo disastro [europeo] è artificiale, e in sostanza questo disastro artificiale ha quattro lettere: EURO.”
Joseph Stiglitz
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