07/05/2017, 15:04
07/05/2017, 15:40
Plutone77 ha scritto:Morire di fame in mezzo al petrolio: Venezuela, storia di una rivoluzione naufragata
Caracas, 6 mag – Si può morire di fame in un paese che ha riserve petrolifere accertate pari o addirittura superiori rispetto al paese che è il produttore di oro nero per definizione, vale a dire l’Arabia Saudita? Si può, se ti chiami Venezuela e se la rivoluzione promessa da Chavez quasi vent’anni fa è ormai finita, più che nel petrolio, nel sangue dei tanti morti in mezzo alle strade. Quasi 40 venezuelani uccisi, 717 i feriti e centinaia di arresti: sono questi i numeri delle numerose proteste di piazza che, in questi giorni, stanno mettendo a dura prova il governo di Maduro, subentrato al defunto presidente a partire dal 2013.
Al netto dei dubbi – più o meno legittimi – sulla reale natura della forte contestazione all’esecutivo, l’innesco della rabbia popolare nasce, più che da spinte straniere, da una devastante situazione interna, con una nazione sull’orlo del baratro economico e sociale. Non serve infatti scomodare gli Stati Uniti (comunque da sempre interessati a conservare il loro ‘cortile di casa’ sudamericano) per rendersi conto che la rivoluzione chavista partita nel 1999 si è risolta in un pressoché totale fallimento.
Parliamo di numeri. Dati alla mano, il Venezuela siede su qualcosa come 300 miliardi di riserve. Tanto? Poco? L’Arabia Saudita – sia pur con valori solo stimati, dato che quelli reali sono coperti da segreto di Stato – è seconda in classifica, staccata di misura di un abbondante 30%, mentre il Canada (sul terzo gradino del podio) ne ha circa la metà. Caracas può dunque contare su quasi il 20% delle riserve mondiali accertate, riserve che però non riesce in alcun modo a mettere a frutto. Buona parte dei guai legati al petrolio vanno fatti risalire al 2006, quando Chavez decise d’imperio di nazionalizzare l’intero settore. Mossa non sbagliata in teoria, visto che le sorti del Venezuela dipendono dal greggio, ma inopportuna dato che il governo si è ritrovato da un giorno all’altro senza le competenze necessarie per gestire la propria ricchezza. La manutenzione ha così cominciato a scarseggiare, non tutti gli impianti sono in funzione, il fruttuoso bacino dell’Orinoco sconta gravi ritardi nell’esplorazione sotterranea, gli operai sono pagati male e lavorano in condizione precarie. Il risultato? Rispetto ai massimi del 2005, la produzione è collassata da 3,6 a poco più di 2 milioni di barili al giorno. Il calo ha inciso sui conti nazionali doppiamente, trascinato dal ribasso nei corsi del Brent e Wti. Tanto che in certi momenti, complice anche la non sempre eccelsa qualità di tutto il greggio locale, il paese si è trovato costretto addirittura a…importarlo, per di più dagli Stati Uniti.
Filippo Burla
http://www.ilprimatonazionale.it/esteri ... ela-63719/
07/05/2017, 17:31
mik.300 ha scritto:manutenzione..
pezzi di ricambio..
mmm sta cosa mi fa pensare,
non credo che i tecnici venezuelani
sono diventati asini all'improvviso..
non è che per caso
il venezuela è sotto forse qualche forma di embargo tecnologico
che impedisce una corretta cura degli impianti?
a me viene in mente cuba....
07/05/2017, 17:46
Perché il Venezuela è sull’orlo del baratro e l’Arabia Saudita no
http://www.internazionale.it/opinione/g ... a-petrolio
07/05/2017, 19:28
07/05/2017, 21:40
11/05/2017, 10:47
11/05/2017, 10:55
mik.300 ha scritto:https://comedonchisciotte.org/venezuela-sale-la-tensione-e-gli-usa-annunciano-esercitazioni-militari/
Venezuela : Sale la Tensione e gli USA annunciano Esercitazioni Militari
11/05/2017, 20:23
Plutone77 ha scritto:
Tra un po' se ne verrà fuori qualcuno con la storia che il Venezuela è un paradiso[...] e che comunque, se la crisi c'è, è solo colpa degli yankee
12/05/2017, 19:05
mik.300 ha scritto:Plutone77 ha scritto:Venezuela, la repressione sempre più dura, i morti salgono a 34 il blindato investe i manifestanti
Le immagini degli scontri cruenti in piazza dei contestatori di Maduro con la polizia
Balla Maduro, dimena il suo fisico corpulento a ritmo di musica il presidente venezuelano sul palco davanti ai suoi sostenitori . Ha appena firmato il decreto che istituisce l’Assemblea Costituente e denunciato l’inizio di «una insurrezione armata da stroncare». «Abbiamo il diritto di difenderci dal terrorismo e lo faremo», promette mentre nelle strade di Caracas i blindati della polizia investono e schiacciano i manifestanti che volevano raggiungere in corteo la sede del Parlamento per protestare contro quella che considerano un espediente del «presidente-tiranno» per evitare le elezioni chieste a gran voce dalla piazza. Le immagini postate sui social mostrano un furgone della Guardia nazionale che investe almeno tre manifestanti nella capitale prima di essere centrato da una molotov.
Giovedì, giornata nazionale di mobilitazione studentesca, la repressione dalle strade è arrivata fin dentro le università. Un leader studentesco, José López, è stato ucciso mentre partecipava a un’assemblea nel suo campus, nella città di El Tigre, nella regione orientale di Anzoátegui. Alcuni civili armati - dei famigerati «colectivos», il braccio armato del regime — si sarebbero infiltrati tra gli studenti. «Uno dei presenti lo ha avvicinato e gli ha sparato diverse volte prima di scappare in sella a una motocicletta”, ha spiegato la Procura in una nota. Salgono così a 34 le vittime di un mese di proteste. All’ Università Centrale del Venezuela, il più importante ateneo pubblico del Paese, gli agenti hanno sparato gas lacrimogeni contro centinaia di studenti. Tensione anche negli atenei di altre città, come l’Università Bicentenaria di Aragua, dove molti manifestanti sono stati colpiti da granate lacrimogene sparate ad altezza d’uomo e pallettoni di gomma.
Un gruppo di studenti dell’Università cattolica di Caracas è marciato fino alla sede della Conferenza episcopale per consegnare ai vescovi un messaggio per Papa Francesco, «deve sapere che ci stanno picchiando e ci stanno uccidendo».
La mobilitazione studentesca è arrivata all’indomani di una delle giornate più sanguinose. Le violenze più gravi sono avvenute a una manifestazione antigovernativa a Las Mercedes, quartiere alla periferia est di Caracas, dove la Guardia nazionale è intervenuta con cariche e lacrimogeni contro i cortei di manifestanti che hanno lanciato bottiglie molotov. Qui è stato ucciso un manifestante di 17 anni, Armando Cañizales, colpito al collo da un proiettile. «Stava per diplomarsi, faceva il musicista e voleva iscriversi a Medicina all’università come sua mamma», ha twittato il deputato José Manuel Olivares , rimasto pure lui ferito lunedì scorso mentre partecipava a un corteo a El Paraíso, nel cuore della capitale. Tra i 300 manifestanti feriti negli scontri anche il vicepresidente dell’Assemblea Nazionale, Freddy Guevara, colpito da un lacrimogeno alla caviglia. Un altro dimostrante è stato arso dalle fiamme generate dall’esplosione di una moto della polizia.
Stretto tra la crescente tensione nelle piazze — con centinaia di migliaia di venezuelani che si riversano nelle strade ogni giorno ormai da oltre un mese — e la montante pressione internazionale, Maduro reagisce stracciando la Costituzione scritta dal suo padrino politico , Hugo Chávez. Un inganno, denunciano alcuni espatriati italiani: la Costituente sarà formata da 500 membri, ma soltanto la metà saranno eletti dal popolo a suffragio universale. Gli altri saranno scelti da consiglieri comunali e altri funzionari, tutti «uomini» del presidente.
http://www.corriere.it/video-articoli/2 ... 814c.shtml
mah..
queste uccisioni anonime mi fanno pensare a piazza maidan..
agli assassini perpetrati dai golpisti
da imputare al regime "sanguinario"..
non si capisce xchè un sostenitore di maduro
dovrebbe infiltrarsi tra gli studenti
e amazzare a bruciapelo questo lopez,
leader studentesco..
dove starebbe il vantaggio?
a me puzza di propaganda..
i consiglieri comunali sono scelti dal governo?
o eletti dai cittadini??
anche in italia partecipano all'elezione del presidente
esponenti di regioni ed enti locali..ecc.
il senso è quello..
rendere il più rappresentativo possibile l'organo assembleare..
a me pare tutto un remake della rivoluzione ucraina..
12/05/2017, 19:24
12/05/2017, 19:48
12/05/2017, 19:55
Il Venezuela, il fallimento socialista ed il grande silenzio della sinistra
Il Venezuela è nel caos più totale. Crisi politica, sociale, economica. In altre parole, ci troviamo di fronte all’ennesimo fallimento dell’ideologia socialista. Uno degli aspetti più incredibili di questa triste vicenda è il silenzio assordante della classe intellettuale e dirigente di sinistra. Se, infatti, durante il periodo Chavista (1999-2013), il Venezuela ci è stato spesso, erroneamente, presentato come una storia economica di grande successo, nel corso di questi ultimissimi anni la retorica pro-Caracas si è notevolmente affievolita.
Da Jeremy Corbyn a Bernie Sanders, passando per Jean-Luc Mélenchon, Pablo Iglesias, Alexis Tsipras e, perfino, il “Che Guevara” dei 5 Stelle, Alessandro Di Battista: dopo tanti endorsement, nessuno di loro ha oggi la voglia o la forza di commentare e condannare apertamente le azioni dell’ormai de facto dittatore Nicolás Maduro. Forse che il Venezuela non è abbastanza socialista per la classe politica occidentale? Oppure, vista la mala parata, è più corretto tacere ed ammettere implicitamente che la tanto amata “Rivoluzione Bolivariana” è stata semplicemente un enorme, catastrofico insuccesso, fin dall’inizio?
Dopo un breve periodo (1999-2007) di relativa prosperità, principalmente dovuto al prezzo record del petrolio, anziché alle politiche economiche anti-capitaliste di Hugo Chavez, a partire dal biennio 2008-2009, l’economia venezuelana è rapidamente entrata in depressione ed oggi, stando al recente sondaggio “Encuesta sobre Condiciones de Vida 2016”, oltre l’81% delle famiglie venezuelane vive in condizioni di povertà. Stando sempre a questi dati, nel corso dell’ultimo anno il 75% dei venezuelani ha perso peso (in media 8.7 chili) per mancanza di cibo e malnutrizione. Inoltre, secondo fonti governative venezuelane, nel 2016 la mortalità infantile è aumentata del 30%, quella delle madri è salita del 65% e i casi di malaria sono aumentati del 76%. Possiamo quindi tranquillamente parlare non solo di crisi economica, ma di vera e propria crisi umanitaria.
Grafico 1: Prezzo per barile di petrolio tra 9 Maggio 1997 ed il 9 Maggio 2017 – Fonte Nasdaq (osservare crescita del prezzo tra 2001 e 2007-2008 e crollo prezzo tra 2014 e 2015)
Questo è il risultato di 17 anni di socialismo. Chavez e Maduro hanno trasformato l’economia più ricca dell’America Latina in una delle più povere del continente e meno libere del mondo. Secondo l’ultimo “Indice di libertà economica” pubblicato dalla Heritage Foundation tre mesi fa, solo la Corea del Nord (che tanto piace al leader della Lega Nord Matteo Salvini e al Senatore Antonio Razzi) risulta essere più oppressa del Venezuela.
Grafico 2: Indice della libertà economica del Venezuela e del mondo tra il 1995 e il 2017 – Fonte Heritage Foundation, ultimo report “Index of Economic Freedom” pubblicato a febbraio 2017
Detto ciò, l’attuale disastro economico, sociale e politico del Venezuela trova origine nel “dorato” periodo Chavista. La totale incapacità, inadeguatezza ed incompetenza di Nicolás Maduro hanno semplicemente fatto il resto, portando la debole democrazia venezuelana verso la dittatura ed al collasso.
A partire dai primi anni 2000 Chavez (detto anche “il Comandante”) iniziò un forte programma di nazionalizzazione di interi settori economici. Come riporta anche Bloomberg, Chavez decise di nazionalizzare completamente anche l’industria petrolifera, la fonte principale di ricchezza del paese. Nel giro di pochi anni la PDVSA, la principale azienda petrolifera venezuelana, finì sotto il totale controllo del governo. Nel dicembre 2002, dopo un lungo sciopero generale anti-governativo, 19.000 dipendenti della PDVSA furono licenziati (alcuni addirittura torturati) e successivamente sostituiti da nuovo personale più leale all’operato del governo.
Ad oggi, l’azienda risulta essere mal governata e come riporta Reuters la sua produzione di petrolio ha raggiunto livelli minimi, pari a quelli del 1993. Inoltre, a partire dal 2007, diverse grandi aziende petrolifere straniere, come, ad esempio, Exxon Mobil e ConocoPhillipps, hanno abbandonato il paese, a seguito dell’esproprio illegale di tutti i loro asset da parte dei diversi governi a guida Chavez.
Questo è però solo uno degli esempi più eclatanti del fallimento delle politiche economiche socialiste di Chavez. Nel 2005 infatti il suo governo iniziò ad espropriare e nazionalizzare l’intero settore agricolo e ad imporre massimali di prezzi alle derrate alimentari. Ciò ha naturalmente portato ad un drastico calo della produzione e, se poco più di un decennio fa il Venezuela produceva – ad esempio – quasi tutto lo zucchero di cui aveva bisogno, oggi deve importarne invece circa l’80%. Stando ai dati dell’associazione dei produttori di zucchero, nel 2016 il Venezuela ha infatti prodotto solamente 242.306 tonnellate di zucchero raffinato, esattamente il 68% in meno rispetto alle 740,000 tonnellate prodotte nel 2006.
Subito dopo aver assunto il controllo totale di tutti i settori strategici del paese, Chavez avviò un forte programma di welfare.
Nel giro di pochi anni questo programma sociale divenne finanziariamente impossibile da sostenere, principalmente a causa degli introiti sempre minori provenienti dal settore petrolifero ormai completamente assoggettato al potere politico.
Di conseguenza, anziché accumulare riserve di petrolio, diversificare l’economia venezuelana e migliorare le condizioni macroeconomiche del paese, i successivi governi Chavez si focalizzarono con forza sulla repressione dei dissidenti, sull’oppressione dei media e sul controllo dei mezzi di produzione e dei prezzi. Inutile sottolineare il fatto che nell’arco di pochi anni Chavez si trovò in una situazione finanziaria peggiore di quella iniziale. Proseguendo il programma economico del suo precedessore, Nicolás Maduro ha portato a compimento l’opera avviata dal “Comandante”, distruggendo definitivamente il Venezuela.
Come riportano le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, si prevede che il prodotto interno lordo venezuelano diminuirà del 4,1% quest’anno, dopo essere già calato del 35,5% tra il 2013 ed il 2016. Come scrive l’Economist, sembra di essere in uno scenario di guerra. Si prevede inoltre che la decrescita economica possa contunuare anche nel prossimo quinquennio. E come riporta anche il Wall Street Journal in un recentissimo articolo, l’inflazione ha ormai raggiunto il 720% e potrebbe superare il 2000% entro la fine dell’anno. L’import di alimenti è crollato del 70% in un solo anno e al mercato nero un dollaro statunitense equivale a circa 4.500 bolivar.
Grafico 3: Tasso di inflazione Venezuela tra 1999 e 2022 (previsioni) – Fonte Fondo Monetario Internazionale, World Economic Outlook, ultimo report pubblicato ad aprile 2017.
A livello di ordine pubblico la situazione è altrettanto cupa. Nel corso di questo ultimo mese, 37 persone sono morte; 700 sono state ferite e 1800 sono state arrestate. Stando ad una recente inchiesta del New York Times, nel 2016 il numero di omicidi ha raggiunto il livello record di 28.479. I supermercati sono ormai vuoti ed in mancanza di medicine, beni primari e cibo decine di migliaia di venezuelani stanno iniziando a scappare e a rifugiarsi nel vicino Brasile.
Anche gli oltre 160mila italiani residenti nel paese sud-americano sono in grave pericolo. Sembra incredibile però apprendere che solo pochi mesi fa (esattamente il 24 gennaio) alcune forze politiche italiane (SEL e M5S in primis) si siano opposte ad una mozione – presentata dall’attuale maggioranza – sulla crisi del Venezuela. Ancora più triste poi notare come alcuni commentatori e politici nostrani continuino a sostenere l’ormai insostenibile ed illiberale governo di Caracas, voltandosi dall’altra parte.
Come la storia ha già avuto modo di insegnarci più volte, anziché avvicinarsi all’utopia tanto conclamata, un sistema economico socialista è destinato sempre e comunque al fallimento e alla miseria. Parafrasando Friedrich Von Hayek, questo tipo di sistema può solo portare verso la via della povertà, della fame, della privazione e della servitù. La triste parabola del Venezuela ce lo dimostra nuovamente.
Dopo tanto silenzio, forse, è finalmente arrivato il momento, anche per gli intellettuali e politici di sinistra, di ammetterlo.
scritto da Giovanni Caccavello il 11 Maggio 2017
12/05/2017, 21:42
Plutone77 ha scritto:Plutone77 ha scritto:
Tra un po' se ne verrà fuori qualcuno con la storia che il Venezuela è un paradiso[...] e che comunque, se la crisi c'è, è solo colpa degli yankee
zakmck ha scritto:Solo che ora come da tradizione, si aggiungeranno i soliti tifosi, che inevitabilmente butteranno la discussione sul confronto tra capitalismo e sistemi comunisti-socialisti quando non anche quelli del destra vs sinistra.
13/05/2017, 01:32
zakmck ha scritto:Solo che ora come da tradizione, si aggiungeranno i soliti tifosi, che inevitabilmente butteranno la discussione sul confronto tra capitalismo e sistemi comunisti-socialisti quando non anche quelli del destra vs sinistra.