Inchiodare la NATO alle sue responsabilità per la crisi dei migrantiIl caso della nave Aquarius ha aperto uno squarcio di verità sulla crisi dei migranti che si è abbattuta sull’Italia in questi anni grazie alle complicità ed alla subordinazione dei precedenti governi alle direttive delle centrali mondialiste.Se non ci fosse stato il blocco di questa nave, non sarebbe stato portato alla conoscenza dell'opinione pubblica la complicità sfacciata delle ONG con il grande business che si svolge sulla pelle dei migranti.
Per la sua posizione geografica, l'Italia si trova come uno stato di frontiera sulla rotta per i rifugiati che provengono dal Nord Africa e dal Medio Oriente. Secondo le norme dell'UE (trattato di Dublino), il paese che è il primo punto di arrivo è obbligato ad accogliere i rifugiati e questi, qualora passino la frontiera, devono essere rinviati al paese di primo arrivo, in questo caso l'Italia. Il governo Italiano sostiene che tali regole sono nulle e inefficaci dato il numero senza precedenti, e dato che i 28 Stati membri dell'UE dovrebbero vedere assegnata una quota di migranti per una più equa distribuzione dei rifugiati.
Tuttavia esiste un punto che risulta celato e trascurato nella copertura dei media,ovvero che la grande maggioranza dei migranti e profughi è il risultato di guerre di destabilizzazione e conflitti che sono stati sponsorizzati dalle potenze della NATO, sia direttamente che in modo occulto, e che hanno consentito la creazione di reti illegali di traffico di esseri umani che hanno costruito il loro profitto su quelle guerre.La questione quindi non è quella di un governo accusato come xenofobo o populista perchè nega l'accoglienza alle navi delle ONG, tanto meno un problema di una semplice dislocazione umanitaria che deve essere regolata fra gli Stati europei. Si tratta piuttosto del sostanziale dilemma del perché uno o pochi paesi europei (Italia e Grecia) debbano subire le conseguenze di questo traffico di migranti e profughi in forma sproporzionata, mentre altri stati membri dell'UE chiudono i loro porti e le frontiere. Soprattutto quando quegli stati membri, come la Gran Bretagna e la Francia, hanno assunto un ruolo così determinante nell'impegnarsi in guerre NATO illegali guidate dagli Stati Uniti che hanno portato direttamente come conseguenza l'attuale ondata di rifugiati verso l'Europa.
In altre parole, sembra grossolanamente ingiusto, per non dire inutile, che alcuni paesi come l'Italia sono costretti a far fronte a una crisi dei rifugiati su base nazionale quando tale crisi è stata generata su base internazionale attraverso le guerre della NATO in Asia centrale, Medio Oriente e Africa. Il problema che deve essere chiarito dai governi come quello italiano è il perchè le potenze NATO non si sono mai fatte carico di tale questione.Si affaccia poi anche l'altra grande questione non chiarita sul traffico illegale di esseri umani. Assistiamo ad una collusione sistematica tra trafficanti di esseri umani, mafie di varia estrazione, governi e le cosiddette organizzazioni non governative umanitarie (ONG) che stanno aiutando e favorendo il flusso di migranti verso gli stati europei di prima linea come l'Italia.
Nel l'ultimo episodio di questa settimana, la nave di ricerca e salvataggio Acquarius, al centro delle polemiche, con oltre 600 migranti e profughi a bordo è in comproprietà, come riferito, con un gruppo civico franco-tedesco chiamato SOS Méditerranée e Medici Senza Frontiere (Medici Senza Frontiere, o MSF). Quest'ultimo è finanziato dal losco miliardario e speculatore finanziario George Soros, il quale è certamente uno degli sponsor del programma volto a promuovere grandi flussi migratori in Europa. Come quella, diverse altre ONG di salvataggio operanti nel Mediterraneo godono dei finanziamenti della "Open Society Foundations" di Soros. Per conto di chi si muove questo personaggio? Quali interessi rappresenta?
Sicuramente bisogna domandarsi con quale autorità si sono auto-nominati questi gruppi privati che, per mezzo di navi battenti varie bandiere, raccolgono rifugiati al largo delle coste della Libia e poi trasportano questi disgraziati in Italia? La domanda appare lecita considerando il business milionario che le ONG realizzano dietro la copertura delle "finalità umanitarie". La collusione con gli scafisti e con le mafie si dimostra evidente, come appurato anche dall'inchiesta del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro. Ben venga quindi la "guerra alle ONG" dichiarata da Salvini, alla buon ora.
Un problema di queste dimensioni richiederebbe una risposta internazionale dalla UE e da altri organismi per stabilizzare i paesi tormentati dalla guerra e da altre privazioni mobilitando ingenti investimenti finanziari privi di debito. Si dovrebbe poi aprire una inchiesta internazionale, come hano proposto vari giuristi, per accertare le responsabilità delle potenze della NATO nell'aver provocato guerre e conflitti dietro falsi pretesti, come accaduto in Libia, in Mali, in Costa d'Avorio,nella Repubblica Centrafricana e segretamente in Siria, dove gli autori responsabili dovrebbero essere perseguiti e costretti a pagare risarcimenti ai paesi che hanno destabilizzato.
Il nuovo governo italiano giustamente, per la prima volta, rifiuta di essere costretto a diventare una discarica per i rifugiati dalle guerre illegali e dalla tratta illegale di esseri umani causata da altri. In particolare, quando esiste una responsabilità collettiva degli Stati colpevoli, come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, che si nascondono e si defilano quando si tratta di farsi carico delle conseguenze delle loro azioni militari.Non si può non riconoscere che la resa dei conti questa settimana tra l'Italia e l'establishment dell'UE è stata un primo passo avanti. Non si tratta di sottrarsi agli obbligi umanitari ma piuttosto di mettere allo scoperto la falsa narrativa della crisi dei rifugiati e collocare questa in una prospettiva più realistica di quali siano le cause, di quali siano i possibili rimedi e di procedere in un ambito internazionale coordinato. In altre parole si tratta di inchiodare la NATO alle sue responsabilità.
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