Da questo studio pubblicato su Nature:
https://www.nature.com/articles/s41586-020-2818-3si evince che chi possiede una sequenza di DNA che comprende sei geni particolari presenti nel cromosoma 3 è soggetto a sviluppare forme gravi di Covid. Tali geni sono frutto del patrimonio genetico ereditato dai Neanderthal.
Questa cosa mi stuzzica parecchio delle riflessioni off-topic che prescindono dalla pandemia in senso medico. Potrebbe darsi che il covid sia favorendo (volutamente da chi lo ha creato, o naturalmente se il virus è del tutto naturale) un ulteriore step nell'evoluzione umana eliminando del tutto il retaggio Neandertaliano…
Dopotutto il nostro DNA è pieno zeppo di porzioni di virus che nel corso dell'evoluzione hanno agito o si sono integrati col nostro genoma di fatto mutandoci prima che la manina esterna desse vita ai Lulu, poi agli adamiti e di riflesso al sapiens sapiens. L'operazione covid serve a purificare ulteriormente il prodotto, togliendo di mezzo e rifusi genetici…
Tornando al covid "reale" ascoltiamo anche qualche altra campana oltre alla gran cassa del MORIREMO TUTTI...
“I numeri sono chiari: il 95% è asintomatico. Positivo non significa nè malato nè contagioso” Giorgio Palù, virologo
Pietro Di Martino
Oltre.tv
Nel clima di paura scatenato dall’aumento dei tamponi e dei positivi giornalieri, arriva la voce rassicurante e fuori dal coro del professore universitario Giorgio Palù: “Troppo allarmismo, guardiamo i numeri per quello che dicono”.
“Mi pare che si abbondi sull’allarmismo via comunicazione mediatica. Il buonsenso non è virale, la paura sì”.
Sono le parole di Giorgio Palù, professore di neuroscienze all’Università di Philadelphia, rilasciate durante un’intervista a Omibus, su La7.
“Dobbiamo guardare i numeri obiettivamente – ha continuato il professore –per quello che ci dicono: 4.700 ricoverati su 80 mila positivi sono il 6%, 420 soggetti in rianimazione sono lo 0,5%. Significa che il 94% dei casi sono asintomatici“.
Palù ha confrontato questi numeri con quelli che avevamo il 28 marzo: 26 milapersone ricoverate, sei volte di più, e 4.500 persone in rianimazione, dieci volte di più.
“Ricordiamoci che la mortalità, nel 90%, era sopra gli ottant’anni. Oggi abbiamo non soltanto una carica virale più bassa ma anche un virus che clinicamente sta infettando meno“.
Per il professore è chiaro che in alcune regioni stiamo assistendo a un’impennata dei casi e quindi andrebbe considerata la letalità.
“La mortalità [forse letalità, n.d.r.] stimata da studi di sieroprevalenza di questa malattia varia dallo 0,3 allo 0,6%, quindi 5×1000. Diciamo pure la verità, è relativamente bassa, molto più bassa rispetto alla Sars e la Mers che erano sul 10 o 36%“.
Nonostante la letalità bassa, bisogna comunque mantenere bassi i contagi, perché “più aumenta l’incidenza, più aumenta il rischio di malattie gravi”.
Giorgio Palù: “Positivo non significa malato e nemmeno contagioso”
C’è spazio anche per un commento sui tamponi. Giorgio Palù non li considera una misura salva vita ma piuttosto un utile sistema di contenimento e di diagnosi, soprattutto per circoscrivere rapidamente i focolai.
Il professore fa presente che oggi ci sono sistemi di diagnosi molto più semplici, tamponi rapidi che costano poco e hanno una sensibilità minore, che sarebbe un vantaggio.
“La loro sensibilità non è a detrimento dell’impatto clinico, anzi: una minor sensibilità correla meglio con le manifestazioni cliniche”. Perché, ha spiegato, positivo non significa malato e nemmeno contagioso.
“C’è un assioma in tutte le malattie diffusibili da quando conosciamo la microbiologia e la virologia che è la dose infettante, quella che può determinare sia la trasmissibilità che la patologia”.
Fonte:
https://www.oltre.tv/palu-verita-diretta-positivo-malato-contagioso/Fonte:
https://comedonchisciotte.org/i-numeri-sono-chiari-il-95-e-asintomatico-positivo-non-significa-ne-malato-ne-contagioso-giorgio-palu-virologo/