Cita:
Giovanni dalla Teva ha scritto:
Prima di tutto vorrei ringraziarla Sig. operanuova, per la sua gentilezza, nell'avermi risposto e mi scuso infinitamente se per caso ho dato l'impressione che potesse essere rivolto a Lei, il mio precedente intervento, quando invece riguardava qualche persona che scrive nel forum ...
Non si preoccupi, egregio Giovanni. Anche se io avessi ricevuto questa impressione, non mi sarei minimamente offeso perché lei ha rivolto una critica (che comunque nella prima parte ha un suo fondamento in ermeneutica) all’opera, cioè al commento, non all'autore. Risponderle, peraltro, è un piacere.
Cita:
Constatate le sue grandi conoscenze, mi piacerebbe quando può, ricevere un suo parere generato da un suo imput...
Ora la sua traduzione, con il verbo consegnare, avvalla maggiormente questa interpretazione storica, che pure io condivido pienamente.[/b][/u]
Cita:
Sig. operanuova scrive:
perchè Luca in 22,49, ritorna a copiare esattamente Marco 14,47.
Questa è la chiara dimostrazione che l'evangelista Luca non possedeva la sua capacità critica Sig. operanuova, di osservazione!!!!!!!!!
Ecco, Giovanni, come già avevo scritto prima a Veritas, io non ho grandi conoscenze in materia di Sacre Scritture. Mi sono interessato, però, molto a fondo di alcuni fatti e personaggi evangelici con l'obiettivo di redigere non lavori critici bensì opere di prosa (monologhi, atti di una "tragedia", un "processo”) e qualche strofa. Su questi pochi personaggi ed eventi ho sviscerato tutto quanto era disponibile in letteratura sacra e laica, nelle numerose traduzioni delle più varie confessioni e nei testi critici, cercando di "interpolare" al meglio. Per interpolazione io intendo un concetto simile a quello matematico, dove in una funzione f(x) si aggiungono nuovi punti sul piano cartesiano - voci letterali, nel nostro caso, in un piano letterale - a partire da un insieme discreto di punti noti. Queste aggiunte io tendo ad estrarle dai simboli i cui significati sono frutto di ulteriori indagini. Mi sono interessato, quindi, soltanto di alcuni personaggi e fatti nei quali la comunicazione simbolica/segreta - concetto proprio degli studi ebraici e non dei grecisti - appare rilevante e quindi potenzialmente integrabile coi piani letterali propri. Come può vedere, con buona pace di qualcuno, c'è un metodo. Che poi il metodo sia sperimentale e possa anche condurre a risultati errati, questo è un rischio proprio della ricerca. Di ogni ricerca, anche di quelle basate su metodologie consolidate come in filologia classica.
Ora io credo che Giuda sia uno di questi personaggi per i quali la comunicazione simbolica (o perlomeno nascosta) può integrare il piano letterale.
Le dico subito che io sono giunto a un esito - probabilisticamente alto perché quando si accumulano una ventina di prove logiche la 'probabilità congiunta' di un errore di giudizio è molto bassa - che sta a metà tra le ipotesi propugnate da voi e quelle diffuse tra i cristiani coi paraocchi. A mio avviso sia Pietro sia Giuda confidavano (e Giuda tentò di farla avvenire a modo suo "consegnando" Gesù) in una rivolta armata sull’onda delle credenze del messianismo regale. La dimostrazione per Giuda è lunga (pur se semplice) e perciò, per risponderle, mi limiterò a pochi cenni oltre la riflessione del "paradidomi".
1) I trenta denari. Questa è una “magnifica somma” in senso ironico: è poca roba. Secondo i testi, Giuda gestiva (rubando, col titolo di kleptês in Gv 12:6) una borsa che consentiva il sostentamento di una ventina di persone perennemente in viaggio e dalla quale addirittura si poteva prelevare per donare ai poveri. Soltanto uno stupido avrebbe potuto tradire per “trenta denari”, la paga di un operaio per qualche mese di lavoro. Giuda, avendo avuto l'affidamento di una borsa, stupido non doveva esserlo. Trenta denari, simbolicamente, rappresentano la cifra del riscatto di una schiavitù. Quale schiavitù?
2) L’impiccagione al fico. Il fico – come ho dimostrato in un altro lavoro – è il simbolo dello studio ebraico della Torah, così come lo è la tenda. Giuda si suicida ad una concezione ebraica.
3) Il campo di sangue. Con i trenta denari si compra un campo per la sepoltura degli stranieri. Giusto quello che era l’intento di Giuda: seppellire gli stranieri.
4) Come lei, Giovanni, ha notato, Lc 22:49 recita (in tutte le traduzioni) «Signore, dobbiamo colpire con la spada?», cioè con la spada al singolare, quando appena in Lc 22:38 era stato scritto «Signore, ecco qui due spade». Dove è andata a finire la seconda? Soltanto l’Iscariota, in attesa degli eventi, poteva avere motivi per non sguainarla.
Qui mi fermo, per non tediare. Aggiungo solo, per motivare quello che ho scritto prima, che esistono generi letterari e autori nei quali anche un articolo determinativo è informativo al massimo, dove la totale coerenza sul piano letterale proprio è meno importante di quella della comunicazione sul piano improprio, questo perché la coerenza si ottiene mediante il lessico "esoterico" della enclave culturale che ha prodotto il testo.
Idiozie di un ignorante, come scrisse una tizia? Non so, tutto è possibile. Un paio di queste idiozie, però, hanno fatto il giro d'Italia e valicato l'oceano. E non soltanto in Internet, non solo tra i "dilettanti". Ai posteri - come scrisse il poeta - l'ardua sentenza.
Un caro saluto.
ON