LA FINE DI UN UFOLOGO I ricercatori nascono e muoiono in poco tempo. È solo questione di disinteresse, oppure c’è qualcuno che rende difficile questo lavoro?
Fabio Rocca (COORDINATORE GRIFO – Procida)
Basta veramente poco per porre fine al paziente lavoro iniziato da un individuo interessato all’ufologia. Per la maggioranza, coloro che s’interessano d’ufologia, sono ragazzi ancora adolescenti (non si esclude l’esistenza di seri ricercatori anziani d’esperienza e d’età), che s’invaghiscono facilmente per questo mondo comunemente chiamato “del paranormale”. È possibile osservare sulle rubriche dei mensili o bimestrali, dedicati ad avvenimenti misteriosi che sconfinano nel fantascientifico, le pubblicità e le notizie delle nascite dei nuovi centri di ricerca ufologica, o quantomeno si cerca lo “scambio” d’idee e materiali con coetanei del sesso opposto. Ecco, ragazzi che cercano ragazze in cui certamente d’ufologico ci sarà ben poco. C’è anche una buona percentuale di ragazzi e persone che persevera nel tempo con l’operato, magari svezzandosi sotto centri ufologici di risonanza nazionale ed iniziando con il lavoro d’inchiesta ufologica, per poi dedicarsi alla ricerca vera e propria e si parte, volontà permettendo, per le sfere reali di questo campo: la sete di verità. In questo caso non si vuole più restare spettatore, e magari assorbire notiziari fasulli miscelati a veritieri, si cerca di creare una fonte di verità propria che contribuirà in seguito a mettere insieme i tasselli dell’ufologia. Se le cose stessero realmente così, l’ufologia, oggi, non sarebbe il teatrino dei divertimenti dei governi mondiali. Per essere arrivati a questa situazione bisogna tornare un po’ indietro col tempo, nel periodo in cui è avvenuta la scissione tra la metodologia di studio serio e scientifico, e “l’hobby degli acchiappa UFO”, ciò si è avuto all’incirca verso l’inizio degli anni Novanta, dove la nascita dei diritti dell’informazione e l’instaurazione a livello globale d’internet, hanno permesso lo scambio d’informazione, ma anche d’inoltrare notizie false, a cura degli stessi governi, infatti: mentre in Italia tangentopoli aveva spazzato la corruzione, i politici per continuare ad operare con le mani sporche, dovevano iniziare le manovre di rimpasto politico, in modo tale da salvare le apparenze, i segreti, e la poltrona. Idem è avvenuto nell’ufologia: con l’apertura delle frontiere e lo scambio telematico delle notizie, c’era il rischio di andare incontro al crollo del cover-up mondiale, allora si è deciso di eseguire un “rimpasto dell’amministrazione dell’insabbiamento”. La verità, non è un nemico da combattere, ma un buon specchietto per le allodole, l’ufologia è ascesa verso l’incremento, ma è stato un incremento falso e controllato. E qui, nasce la “nuova ufologia” che ha attirato ben presto a sé centinaia di persone, con la sola illusione di poter dimostrare in poco tempo, e con prove schiaccianti, la presenza sulla Terra di razze extraterrestri. I grandi centri ufologici (operanti all’incirca in ogni nazione) dovevano essere i punti nevralgici della ricerca mondiale, che li avrebbe portati alla raccolta di prove. L’infiltrazione del governo nei centri ufologici è stata così perfetta e capillare, che oggi assistiamo ad un normale carosello d’informazioni non verificabili o d’argomenti riciclati. Con l’ufologia ammalata, i primi a morire sono gli ufologi, i seri ricercatori intendo dire, la parola “ufologo” ha perso il suo significato ed è diventato un nome banale e scontato. Perché muore un ufologo? Non intendo rispondere certamente con un male fisico, ma con un male invisibile, fitto come una rete che logora lentamente le menti. È un male ingravescente che causa l’exitus con la parola “basta, è finita”. Questo male è l’ignoranza. Il Cover-up del XXI° secolo non si basa sulle ritorsione (avviene solo in piccole percentuali), ma sul dilagare della disinformazione effettuata dai media, in contrapposizione alle gocce di notizie veritiere, che dovrebbero prepararci a qualcosa di grande. Mentre tutto ciò avviene sotto i nostri occhi, un bel giorno, una persona qualsiasi inizia a trovare interessante l’argomento ufologico, oppure, ha notato delle incongruenze tra notizie governative ed aberrazioni delle stesse, decidendo di indagare. Questo è il primo passo verso la ricerca, che aprirà le porte al mondo dell’ufologia, venendo a conoscenza di una storia parallela che ha accompagnato il genere umano; sicuramente tutto ciò al primo impatto è alquanto intrigante, allora “l’ufologo” deciderà di entrare in contatto con altre persone che la pensano come lui o che sono più esperte di lui. Ed ecco che entrano in scena i colossi dell’ufologia nazionale, che accolgono (dopo iscrizione tramite pagamento mediante bollettino postale) il neo-iscritto nella grande famiglia, dandogli: un libricino che indica come opera un ufologo, un tesserino, un berretto, e delle schede da riempire per catalogare gli avvistamenti. Cosa accade in seguito al “reclutamento”? Che ben presto l’ufologo si troverà con mani e piedi legati, giacché gli avvistamenti li dovrà notificare al centro d’appartenenza, per poi sparire all’80% in un buco nero, dove sono accumulati questi dati e mai divulgati. Si accorgerà che le ricerche devono essere modulate in ogni caso dal centro, dichiarazioni e affermazioni rilasciate possono essere screditate dal centro d’appartenenza se entrano in conflitto con il loro operato o, secondo il parere di “esperti”, non veritiere. Non sempre articoli e ricerche sono presi in considerazione, poiché per entrare nella classe di giornalisti, bisogna avere anni d’esperienza e buone amicizie. Com’è possibile muoversi in uno scenario rigorosamente gerarchico, in cui si diventa un piccolo impiegato? Secondo i generali di questi centri ufologici, ci vogliono anni e anni per svezzarsi; e se invece ad appena un anno dall’iscrizione una persona ricca d’intuito, intelligente e brillante nel campo ufologico che sa muoversi rapidamente tra un argomento e l’altro, viene a conoscenza di qualcosa che spezza il normale palinsesto monotono, o di analogie ovvie tra avvenimenti apparentemente incongruenti, da creare un possibile canale di nuova ricerca? Bene, è possibile prevedere che con buona probabilità, quella ricerca o è archiviata nel buco nero, oppure rientra anch’essa nel carosello stampato sui mensili di divulgazione ufologica. Certo, bisogna essere umili nella ricerca, qui nessuno cerca fama e gloria (almeno così si dice), ma ci sono momenti in cui bisogna fare il passo più lungo della gamba per muoversi in avanti con la ricerca. E, come chi scrive, ci sono tante altre persone che sono “morte”, e con loro se ne sono andati i fascicoli sugli avvistamenti, sulle ricerche, le riviste ufologiche, le idee e la volontà di scoprire. Sempre meno linfa scorre nella ricerca, sempre più ignoranza dilaga. Ora, all’alba di questo secolo, quella che era la nuova ufologia sta crollando lentamente, sta crollando nei simposi internazionali, nelle riviste, nei siti web, nei ricercatori. Gli anni Novanta sono stati il passaggio verso questa nuova realtà. Tutti coloro che hanno abbandonato l’ufologia, oppure (ahimè) vendono per pochi spiccioli le loro ricerche, devono tornare ad operare, dai blocchi centrali si sta passando a piccoli o medi centri sempre più agguerriti e professionali, certamente ben diversi dai centri ufologici sorti alla fine dello scorso millennio: improntati sul collegamento tra la fine del mondo e l’arrivo degli extraterrestri. Il numero di avvistamenti che rimangono “imboscati” è davvero notevole, basta pensare che almeno un ricercatore in proprio, raccoglie un caso d’avvistamento e chissà quanti ce ne sono di potenziali ufologi, che non vogliono entrare in un campo che si trasforma giorno per giorno come il mondo dei “maghi”, basta poco per essere presi in giro. Il disagio che ognuno di loro prova nei confronti di una società che in parte rifiuta il fenomeno, o accetta l’avvenimento se si ritrova dinanzi all’evidenza, o chi divulga la notizia ha il proprio cognome preceduto dalla parola Dottore o Professore. Dando uno sguardo all’indietro nell’ufologia, all’incirca trenta anni fa, è possibile osservare un clima diverso di studio, dove le superpotenze rimanevano inermi dinanzi alla superiorità di questi ordigni che solcavano (e ancora solcano) i cieli, e c’era paura di chi fosse l’artefice di tutto questo, e allora, dove la scienza ufficiale non poteva arrivare, partivano i ricercatori privati, in altre parole i padri della ricerca. Tempo fa i centri ufologici erano veri poli di ricerca, semplicemente seri, con poche risorse certamente, ma bastava un foglio di carta e la volontà, per mettere insieme una teoria efficiente, anche se a quel tempo ci si muoveva in un fenomeno ancora giovane, dove non si conoscevano tanti antefatti. Invece oggi, nell’era della telecomunicazione, dove in media un abitante su tre possiede un computer, dove internet collega alla velocità della luce due antipodi del mondo, non si riesce ad elaborare una ricerca seria. Proprio oggi che abbiamo i mezzi e anche i fondi (viviamo in un’era di benessere), dobbiamo essere derisi da coloro che ci ritengono alla stregua dei magni e cartomanti? Probabilmente, si respira aria di disinteresse totale non solo nell’ufologia, ma anche nella politica, nella società e nella fede. Il modo sta mutando velocemente, con il timore che ciò che erano le certezze del passato, diverranno i dubbi del futuro. Nuovi hobby nascono per distrarsi dalla vita frenetica, ed anche l’ufologia sta diventando uno di loro. Comunque, barlumi di notizie vengono a galla, ma molto frammentari, attualmente non conosciamo cosa stiano architettando segretamente i governi, perché il FOIA permette il rilascio di materiale declassificato (anche se modificato), ciò influisce molto sull’opinione pubblica e sui sedicenti centri ufologici. Infatti, a cosa serve scavare nel fango quando quello che vogliamo sta su di un piatto d’argento? Questo consente al ricercatore di rilassarsi e dare tutto per scontato, portando se stesso verso l’apatia nei confronti dell’ufologia. Così finisce un ufologo.
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