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MessaggioInviato: 21/01/2010, 11:59 
Come volevasi dimostrare (ormai da anni) gli avvistamenti UFO sono sensibilmente diminuiti; dopo le "ondate" 2008-2009 sono ben scare le fonti che riportano qualche avvistamenyo significativo.
E questo è un altro problema degli UFO! Perché vengono ad ondate? Una volta si tirava in ballo il Pianeta Marte (ogni due anni l'orbita è più vicina a noi), cosa dire?
Una cosa è certa: quando non volano, non si ... vedono.



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MessaggioInviato: 21/01/2010, 12:37 
Grazie 2di7.. vediamo cosa ne pensano gli esperti.

Edit; In effetti (come consigliato da altri) potrebbe essere una semplice perdita d'olio idraulico dal pistone del braccio. [8]


Ultima modifica di Lawliet il 21/01/2010, 13:14, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 21/01/2010, 17:49 
In effetti ...[:(]



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MessaggioInviato: 21/01/2010, 21:17 
Parlai del CISU come di un ... "prolungamento" del CICAP ...
Ecco un'intervista di uno dei massimi esponenti del centro:


Conversazione con Maurizio Verga
di Daniele Federico


-E tu ci credi agli alieni? Lo abbiamo chiesto a uno dei più autorevoli studiosi di UFO in Italia



Esistono migliaia e migliaia di avvistamenti UFO registrati da macchine fotografiche, ma stranamente tutte queste immagini sono mosse, distanti e in ogni caso poco chiare. Sono tutti falsi o sporcature di pellicola? E le scie chimiche? E le presunte connivenze tra i governi e gli extraterrestri? Eccovi un intervista che non vuole rivelare niente, ma almeno lo fa con molta chiarezza.

Maurizio Verga ha 45 anni, è di Como e dal ‘76 indaga e studia gli UFO. Ha scritto tutta una serie di articoli per riviste come "Mufon Ufo Journal", “Flying Saucer Review", "Magonio" e “Perspectivas Ufologicas”.
Nel ‘85 ha fondato il CISU (Centro Italiano Studi Ufologici), successivamente si è specializzato nei software dedicati alla ricerca sugli UFO. Dal ‘95 ha iniziato a sfruttare il web collaborando a vari progetti tra cui Ufo Online, WikiUfo e NaziUfo sulle armi fantastiche e non convenzionali sulle quali i tedeschi hanno condotto ricerche nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
In più si interessa di velivoli sperimentali, della Seconda Guerra Mondiale, di test atomici, film di fantascienza.

-Spesso “UFO” viene confuso con “alieno”. Facciamo un po’ d’ordine: se un UFO non è un alieno, cos’altro può essere nella tua esperienza?

Nessuno lo sa. In effetti se qualcuno venisse da me manifestandomi la sua sicurezza riguardo un UFO di origine extraterrestre lo invidierei, ma ne dubiterei. L’ufo è il fenomeno, l’oggetto di quel racconto di chi ha visto qualcosa nel cielo. Il fenomeno UFO inizia nei primi anni ‘50 popolarizzandosi negli Stati Uniti, anche attraverso una rivista come True Magazine: un concetto per cui quelle cose strane che si vedevano in cielo potessero essere astronavi. Ma la cosa più importante di quel periodo è che una simile notizia non era giudicata tanto strana o totalmente ignota. Già nel ‘47 se ne parlò. La stampa, i fumetti, la pubblicità, il cinema lo fecero proprio finché, nella cultura popolare, quegli oggetti divennero astronavi. La verità è che non esiste nessun tipo di evidenza. Con i primissimi avvistamenti nel ‘47 c’è la prima fotografia del genere, da qui tutta una serie di strisce in cielo, difetti di sviluppo e strane macchie. Da quando ci sono le digitali ci arrivano una o due immagini al giorno. La gente, se vede qualcosa di strano, pensa in primis a un UFO.

-Perché ci si ritrova a studiare gli alieni e/o gli UFO?

Una motivazione è legata al carattere. Anziché le popolazioni indigene o la società Maya, la mia curiosità si è rivolta al cielo. Sicuramente l’ufologia, se condotta in senso serio, diventa un interesse culturale. Tutto sta a come affronti l’argomento, con tanto buonsenso - cosa che spesso manca.

-Quali sono le motivazioni che spingono gli altri a occuparsi di UFO ?

Ci sono due categorie: chi, da persona convinta, ti racconta di avere strani incontri, a volte fotograficamente documentati, i cosiddetti “contattisti”, spesso in buona fede, talvolta con caratteristiche che sfiorano il patologico... La cosa deleteria è che spesso i giornalisti non aspettano altro. Ma ci sono anche quelli che lo fanno per notorietà: in Italia, come all’estero abbondano storie di personaggi che attraverso le loro fotografie tentano di uscire sui giornali. Non di rado sono stati proprio dei fotografi a creare i più celebri falsi fotografici.

-Ellen Crystal, una nota investigatrice di UFO, ha detto una volta al NYT: "La cosa peggiore nell'essere una fotografa di UFO è lavorare a tempo pieno e non fare un soldo. È ridicolo, ho scattato più di 500 immagini di UFO, spendendo migliaia di dollari di spese e non ne ho ottenuto nulla". Sei daccordo con questa lamentela?

Non mi piace il suo commento, è come se avesse sempre cercato un tornaconto. Se ben ricordo, Ellen Crystal era legata al “channelling”, in America vengono così chiamate le persone che ricevono i messaggi dalle entità estraterrestri, un movimento legato fortemente alla corrente New Age. Il più noto contattista è stato Billy Meyer, svizzero, con ben oltre 1000 fotografie di dischi volanti.

-Credi nell’esistenza degli alieni?

Il verbo nella domanda è già sbagliato. Non si tratta di un atto di fede, come nella fede in Dio, ma del fatto che ancora nessuno lo sa. Al di là dell’atto di fede, resta un fatto probabilistico.

-Credi che esistano dei legami tra certi governi e gli UFO?

Direi di no, sembrerebbe che non ci sia nessun tipo di complotto, anche la CIA in qualche occasione del passato ha rivelato certe confessioni su quello che i governi sanno, ma nulla di importante è rimasto, anzi, è probabile che le stesse istituzioni ne sappiano meno di noi; loro hanno solo ricevuto segnalazioni in un'ottica militare, un’ottica pressappochista. L’aeronautica militare ha il compito di verificare tutto ciò che viene avvistato in cielo. Durante la guerra fredda gli Stati Uniti hanno insistito su queste ricerche costituendo delle commissioni per spiegare certi avvistamenti e nel ‘48 era uscito anche un memorandum in cui si accennava alla possibilità di azioni finalizzate a equilibri interplanetari.

-Hai mai visto documenti fotografici inoppugnabili e inspiegabili sugli UFO? E sugli alieni?

C’è qualche caso internazionale con foto o filmati strani, inspiegabili, ma non si tratta mai di avvenimenti totalmente strani. Macchie di luce, piuttosto che scure (solitamente artefatte)... non ci sono fotografie di oggetti particolarmente strutturati.


E questo è il commento naturale, direi, di un'utente :
Re:Lachaise-L-N-

"che tristezza.
veramente, leggere queste cose fa cadere le braccia.
e la cosa piu' grave di tutte è che rappresenta "l'ufologo medio italiano".
basta vedere quelli che vanno in tv (sempre gli stessi) che scrivono libri con "rivelazioni scottanti" e che poi davanti a delle domande tentennano,dicendo stupidaggini su stupidaggini.
"si,ma...puo' darsi...puo' essere...non ci sono prove...non è stato dimostrato"
complimenti davvero.
sono gli stessi ufologi che si vantano di andare a braccetto con i servizi segreti e i militari.
Che schifo."



Ecco qua; altri commenti (seguenti) sulle associazioni ufologiche ve le risparmio! [;)]


Ultima modifica di Ufologo 555 il 21/01/2010, 21:19, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 22/01/2010, 09:32 
Cita:
Messaggio di 2di7

UNA SFERA VOLANTE DISTRUGGE UN AEREO MILITARE



Il giorno 23 febbraio 1997 in Brasile andò in onda un servizio televisivo, all’interno del programma “Fantastico”, con un reportage di Luiz Petry. In questo servizio giornalistico veniva fatto vedere un video che mostrava un aereo “Tucano” della FAB (Forza Aerea Brasiliana). Ad un certo punto l’aereo perde un ala e il velivolo precipita. Il pilota, eiettato fuori con un paracadute, si salva. Ma c’è comunque un morto tra gli spettatori, colpito da un rottame del velivolo. Ma qualche secondo prima dell’incidente, si nota quella che sembra una “sfera” passare ad alta velocità sotto l’aereo. A tutt’oggi le cause dell’incidente non sono state del tutto spiegate. Gli aerei “Tucano” sono costruiti per resistere alle manovre, la manutenzione è ossessiva e quando, notando il video, il velivolo perde l’ala, l’aereo è già in fase di salita. Il pilota riuscì, con freddezza, a dirottare l’aereo verso il mare e innescare il paracadute 3 secondi prima del disastro. La pressione sopra l’apparecchio era di solo 3 volte la forza di gravità. Il “Tucano” può sopportare fino a 11 volte la forza di gravità. Su invito di questo programma televisivo, si presentò a visionare il filmato il pilota di quell’aereo il capitano Barreto, il quale fu colpito nel vedere la scena e un “intruso” volante presentarsi sotto l’aereo 5 secondi prima l’incidente. Alla visione, l’ufficiale afferma che “è un mistero…non lo riesco proprio a spiegare…la velocità in cui è passato era davvero alta. E’ interessante anche la sua dimensione che è davvero piccola, rispetto a tutti i velivoli che la gente è abituata a vedere. L’aereo misura 10 piedi di lunghezza, l’oggetto volante in confronto è proprio piccolo“. L’ufficiale ha poi dichiarato che in 17 anni di carriera non ha mai visto nulla di simile. L’ufologo Reginaldo de Athayde ha, in seguito, dichiarato che l’UFO (Unidentified Flying Object) era di apparenza metallica, rifletteva la luce del sole come l’aereo ed ha sviluppato una velocità 5 volte superiore a quella del velivolo militare. Inoltre, ha affermato che le dimensioni dell’oggetto volante andavano dai 90 centimetri ad 1 metro di diametro. La velocità dell’UFO è stata poi stimata tra i 1200 e i 1500 km/h. E’ poi passato a circa 2 metri dall’ala dell’aereo.

Fonte (in portoghese) http://www.cubbrasil.net/index.php?opti ... &Itemid=83

Nota redazione CUT (Centro Ufologico Taranto): il filmato (se genuino) mostra per davvero qualcosa di “anomalo”, volare ad alta velocità sotto l’aereo e causare (così sembra) la perdita di un ala del “Tucano”. Se il filmato mostra per davvero un UFO proveniente da “altrove”, di fattezze artificiali e, apparentemente, dai comportamenti intelligenti è la prova della problematica alla sicurezza dei voli, sia di velivoli civili e militari. I casi sono tanti ma solo uno è stato filmato. E sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) proprio quello che vedrete di seguito:



Fonte: centroufologicotaranto.wordpress.com



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MessaggioInviato: 22/01/2010, 09:33 
CANADA'S ROSWELL
Shag Harbour


Cita:
voglio_crederci ha scritto:


Il 4 ottobre del 1967 molti abitanti della Nuova Scozia videre qualcosa di strano che volava in scielo dotato di luci molto brillanti. Il misterioso oggetto si immerse nell'acqua vicino a Shag Harbour ed alcuni pescatori insieme alla Guardia Costiera cercarono di mettere in salvo gli eventuali occupanti.

Ma quando le navi arrivarano sulla scena quello che trovarono fu una misteriosa chiazza gialla sulfurea.

Alcuni testimoni affermano però che ci fosse un oggetto nero che si muoveva sotto l'acqua.

Sembrava che la cosa fosse finita ma un giornale di Halifax ed altre agenzie ricevettero numerose chiamate da persone lungo la costa che avevano visto strane cose.

Tra queste persone vi era un capitano di un DC-8 della Linea Aerea del Canada. Stava volando a sud est del Quebec quando disse di aver visto un oggetto molto grande di forma rettangolare seguito da uno sciame di luci.

Dopo pochi secondi disse che ci furono alcune esplosioni vicino all'oggetto mentre le luci bianche sembrano muoverglisi intorno.

Un altro testimone afferma di aver visto una sfera di colore arancione che sorgeva dall'acqua senza alcun suono.

E ci sono testimonianze di almeno 700 abitanti di Shag Harbour che hanno visto uno strano oggetto arancione!

Alle 10,20 il Comando di Ricerca di Halifax riferì che l'oggetto era un UFO eliminando così la possibilità che fosse un aeroplano.

Da ora in avanti fu chiamato Dark Object.[/i]

http://www.misteriufo.it/shag_harbour.htm



Cita:
voglio_crederci ha scritto:

Nova Scotia, Canada. 4 ottobre 1967. Questo evento permise al piccolo villaggio di pescatori di Shag Harbor di apparire finalmente sulla carta geografica. Nella punta a sud della Nova Scotia, questa piccola comunità rurale fu teatro di uno dei più documentati UFO-crashes degli ultimi 30 anni! Fino ad allora non era nemmeno segnata sulla cartina, ma dall' oggi al domani tutto cambiò. La comunità aveva alle sue spalle storie straordinarie di serpenti di mare, calamari cannibali, navi fantasma. Ma nell' ottobre 1967 si aggiunse un altro fenomeno al folklore locale: una visita da parte di un UFO di ignote origini (o forse 2!), che, dopo essere penetrato nell' atmosfera terrestre dalla Siberia, già in avaria, sarebbe entrato nelle acque del porto portando l' attenzione del mondo sulla zona. I residenti quella notte fatidica videro, alle ore 19:12, delle strane luci arancioni volare in cielo, così come anche i piloti di un aereo, che erano stati da queste sorpassati. Dopo di che vi furono alcune esplosioni. 5 ragazzi dissero che le luci lampeggiavano in sequenza e poi si inclinarono a 45° sopra l' acqua, fluttuarono sulla superficie ad un miglio e mezzo dalla riva e poi s'inabissarono.
All' inizio tutti pensarono che fosse un aereo in avaria e subito corsero ad avvisare la polizia Reale canadese, di base a Barrington Passage. Il comandante, Ron Pound, intanto, era già stato avvisato per telefono da una donna e si stava dirigendo nel luogo dell' ammaraggio, dove vide anche lui le 4 luci collegate tra loro ad un corpo solido, che misurava 60 piedi. Pound si recò quindi sulla riva per vedere meglio assieme agli altri poliziotti, Victor Werbieki, Ron O'Brien, ed altri villici.
Tutti videro chiaramente le luci gialle muoversi sull' acqua, affondare lentamente, lasciando della schiuma dietro di loro. La barca n. 101 della Guardia Costiera ed altre barche si precipitarono nel mare sul luogo dove le luci erano sparite in profondità.
Era visibile solo la schiuma gialla, oleosa, che indicava che un corpo solido si era inequivocabilmente immerso. Non fu trovato nient' altro quella notte e le ricerche furono interrotte alle 03:00 del mattino dopo, ma a questo punto le speculazioni sul fatto che l' oggetto in questione non fosse un aereoplano presero piede. Dopo alcuni giorni difatti nel giornale Halifax Chronicle-Herald uscì un articolo secondo cui quell' oggetto poteva anche trattarsi di un UFO, scartando l' ipotesi che fosse un aereo.
Nel suo libro 'Dark Object' scritto assieme all'ufologo Don Ledger, Chris Styles dice che l' incidente stesso era stato appunto chiamato Dark Object. Nonostante tutto, la marina canadese sospese ogni ricerca il giorno dopo l' evento concludendo che non c' era nessuna traccia, nessun indizio, niente.
Per cui non vi fu mai nemmeno una spiegazione ufficiale, solo teorie e speculazioni. Una spiegazione plausibile era che un' astronave russa si fosse schiantata, perchè nella zona circolavano sottomarini russi. Oppure che gli USA avessero preso parte alle indagini ma questi negarono.
Per anni il fenomeno rimase inspiegato, e fu lasciato nel dimenticatoio. Sommozzatori setacciarono il fondo oceanico per altri giorni, ma inutilmente.
La storia del misterioso UFO-crash di Shag Harbor finì velocemente così come era iniziata, e questo fino al 1993, quando Chris Styles (che aveva 12 anni all' epoca dei fatti, e che aveva visto l' oggetto dalla sua stessa camera da letto, che dava sul porto di Halifax) aveva deciso di indagare.
Così , supportato dall' ufologo del Mufon Don Ledger, si mise egli stesso a fare estenuanti ricercche risalendo ai testimoni uno ad uno per ricostruire i fatti..
Gli sforzi di Styles portarono un nuovo respiro alla vicenda. Egli ritrovò tutti i testimoni di quella sera attraverso i giornali, e riuscì anche ad intervistare la maggior parte di loro, sempre assistito da Ledger.
Entrambi scoprirono molti documenti che mostravano l' evidenza di quanto era avvenuto.
Scoprirono che quando i sommozzatori di Granby finirono il loro lavoro il caso ancora non era stato chiuso; assieme ad altre persone i sommozzatori fecero rapporto. L' oggetto che presumibilmente si era schiantato nelle acque dell' oceano, aveva navigato sommerso e se nera presto andato dalla zona ed era giunto a Government Point, vicino ad una base di rilevazione sottomarina, dove fu rilevato dal sonar.
Subito dopo furono mandate navi militari che si posizionarono sopra l' UFO. Dopo due giorni, i militari pensarono di effettuare un' operazione di recupero, quando un altro UFO si aggiunse al primo, presumibilmente per prestargli soccorso.
Allora la marina decise di aspettare e di guardare come si svolgessero i fatti.
Dopo circa una settimana di osservazione sui due UFO, alcune navi furono mandate ad investigare un sottomarino russo che era entrato nelle acque canadesi. A questo punto, i due UFO si mossero, e si diressero al Golfo di Maine, distanziando di parecchio le navi della marina, uscirono in superficie, e schizzarono in cielo. Questi eventi straordinari furono corroborati da molti testi, sia civili che militari. Sfortunatamente, i resoconti non furono pubblicati e registrati.
Il personale militare in pensione aveva paura di parlare apertamente perchè avrebbe perso la pensione, ed i civili temevano di essere presi per pazzi e di vedere violata la loro privacy. Gli eventi straordinari di Shag Harbor occupano un posto importante nell' Ufologia. Ci sono pochi dubbi sul fatto che un UFO si sia schiantato nelle acque dell' oceano quel giorno fatidico.
Uscito il libro di Styles e di Ledger, dal titolo Dark Object, equipes televisive dagli States e dal Canada fecero interviste ai testimoni, che però non vollero essere fotografati.
Anche il National Enquirer volle fare interviste.
Gente da Roswell arrivò per fare paragoni tra il loro UFO-crash e questo.
Ancora oggi i turisti si recano a visitare Shag Harbor e collezionano le bottiglie d'acqua.
Sono stati persino messi sul mercato dei francobolli con l' immagine dell' UFO ammarato, ideati da Cinty Nickerson.

http://shaika81italy.spaces.live.com/bl ... !293.entry




Cita:
Lawliet ha scritto:

"L'ufo denominato Canada's Roswell, è il tipo di avvistamento che ha fatto la storia dell'intera categoria."

http://en.wikipedia.org/wiki/Shag_Harbour_UFO_incident

Traduzione veloce;

"<Il caso Shag Harbour> è stato documentato come l'impatto di uno sconosciuto, grande oggetto in Shag Harbour, Nova Scotia (Canada), nell'ottobre del 1967. L'evento fu investigato dal governo canadese, e l'oggetto fu anche ricercato sott'acqua, nella speranza di trovare almeno qualche resto. Il governo canadese dichiarò che nessun aereo convenzionale fu coinvolto, e che la fonte dell'evento rimane sconosciuta. Il caso Shag Harbour è uno tra i pochissimi casi in cui le agenzie del governo abbiano ufficialmente dichiarato la presenza di un UFO. Molti militari intervistati, incluso un sommozzatore incaricato di ricercare l'oggetto sott'acqua, dichiararono che l'oggetto era in realtà una navicella aliena. Fu dichiarato da molti testimoni che l'esercito degli Stati Uniti fu coinvolto nei tentativi di recupero. Il caso fu investigato dalla "U.S. Condon Committee", la quale non riuscì a dare alcuna spiegazione."

[...]

"Un militare degli Stati Uniti affermò <a quanto si disse brevemente> l'oggetto fu, all'inizio, rintracciato in arrivo dalla Siberia con un radar. Dopo essere caduto a Shag Harbour, l'oggetto iniziò a viaggiare sott'acqua vicino alla costa (ad altissima velocità) e fu rintracciato di nuovo da un sottomarino vicino Shelburne, dove venne accompagnato da un altro UFO. Le navi rimasero ancorate ai due oggetti, secondo i testimoni, per monitorarli ed assisterli. Si disse che fu mandato, dagli Stati Uniti, un "barcone" per aiutare il recupero degli oggetti, come afferma un testimone militare (tutti intervistati nel video di History Channel). Un giornale regionale riportò l'arrivo, a Shelburne, il 6 ottobre, di un "barcone con fornaci atomiche (??)" per riparazioni d'emergenza. Da alcuni, fu detto che si trattò di una storia di copertura per giustificare la sua presenza. Un sommozzatore americano, noto come "Harry" nel libro "Dark Object" di Styles e Ledger, affermò che l'oggetto non proveniva dalla Terra. "Harry" affermò che furono prese fotografie dell'oggetto dai sommozzatori, ed alcune "macerie a forma di schiuma (??)" risalirono (nel video i testimoni affermano di aver visto strane creature venir trasportate da un oggetto all'altro). Un altro testimone militare affermò che c'erano in realtà due oggetti, uno probabilmente venuto dopo nel tentativo di aiutare il primo. La ricerca navale fu improvvisamente chiusa l'11 ottobre. Quella notte, fu avvistato un altro UFO da molti testimoni, vicino all'originale luogo dell'impatto dell'oggetto a Shag Harbour."

*(??) da tradurre meglio.

Il documentario è assolutamente da vedere, vengono riportate le interviste di moltissimi testimoni, tra i quali anche alcuni piloti militari, e alcuni sommozzatori. Invito tutti alla ricerca del filmato italiano..


http://www.collectionscanada.gc.ca/ufo/ ... 500-e.html


Cita:
voglio_crederci ha scritto:

La ricerca di Chris Styles ha fatto di SHAG HARBOUR un lavoro molto interessante, potrebbe essere la prova definitiva. Il 4 Ottobre 1967, il giorno dell'avvistamento, Chris aveva 12 anni, quella sera lui, ed altre decine di persone, videro delle strane luci nel cielo della Nuova Scozia, un esperienza che non avrebbero mai dimenticato.


Immagine CHRIS STYLES ( intervista del Maggio 2000, Dartmouth, Nuova Scozia )

"... la notte del 4 Ottobre 1967 ero a casa e mi precipitai in strada, svoltai l'angolo della Ferramenta e mi affrettai a trovare un punto vantaggioso, da cui si potesse vedere meglio ciò che stava accadendo nei pressi del Porto. Ricordo che rimasi impietrito, terrorizzato, non avrei voluto trovarmi così vicino, quei globi di luce arancione puntavano dritti verso di me." Il giorno dopo Chris, ricevette una telefonata da suo nonno che abitava a SHAG HARBOUR, a 230 Km. di distanza lungo la costa. Gli disse che la sera prima, aveva visto alcune luci in cielo e che una era precipitata in acqua. Qualche anno dopo, Chris, vide un programma che parlava dell'incidente di Roswell del 1947, nel Nuovo Messico e fu allora che iniziò ad interessarsi a SHAG HARBOUR. "...l'incidente di SHAG HARBOUR è particolare, perchè, più si raccolgono testimonianze, più assume consistenza l'ipotesi che si tratti di un fatto anormale. Questo caso non sarà archiviato."

Immagine STANTON T. FRIEDMAN ( Fisico Nucleare )

"... ritengo che l'incidente di SHAG HARBOUR sia molto importante perchè rappresenta uno dei pochi casi, in cui si hanno numerosi indizi e testimonianze attendibili e non è stato ancora sottoposto a smentita, come nel caso di Roswell, per esempio."

Immagine Uno dei primissimi testimoni, fu un pescatore di nome LAURIE WICKENS:

"... eravamo vicini a SHAG HARBOUR e stavamo accompagnando a casa le ragazze quando, guardando sulla destra, notai alcune luci che lampeggiavano nel cielo. Si accendevano una dopo l'altra, poi si spegnevano e ricominciavano da capo. Pensai ad un aereo, ed il fatto che le luci fossero diverse dal solito, poteva dipendere dalla quota o dalla velocità del velivolo." Queste strane luci seguirono l'auto di Laurie, per qualche chilometro e lui pensò che l'aereo avesse dei problemi. "... siccome stavamo risalendo una collina, le perdemmo di vista ma, arrivati in cima, vedemmo che erano cadute in acqua. Pensammo ad un incidente aereo e chiamammo la Polizia. Gli agenti arrivarono sul posto dell'incidente vicino ad uno stabilimento che dava sul Porto. All'arrivo della Polizia, il parcheggio dello stabilimento, era già pieno di gente che guardava in acqua con curiosità. Sembrava un globo giallo, non riuscimmo a vedere altro. Con me c'erano tre agenti e qualche altra persona e quella cosa scomparve all'improvviso, proprio sotto i nostri occhi. Tutti pensarono alla luce di un aereo, anche gli agenti"

CHRIS STYLES : - "... i testimoni videro una luce giallognola, sospesa un paio di metri dalla superficie dell'acqua e che sembrava muoversi di motu proprio, seguendo il riflusso della marea, lasciandosi dietro una scia di schiuma gialla.

Immagine DON LEDGER : "... si temeva che i corpi delle eventuali vittime dell'incidente, fossero affondati nell'acqua, nessuno pensava ad un UFO"

In casi come questo, la Polizia chiede aiuto ai pescatori del luogo, e così fece anche questa volta.


Immagine LAWRENCE SMITH : ( Pescatore del luogo ) fu svegliato in piena notte.

"... dissi, vedrai che è caduto un aereo in mare e passammo a tutta velocità vicino alla boa di segnalazione, alle rocce e al Molo" - Smith ed il suo equipaggio arrivarono per primi sul posto, ma raggiunti subito dopo, da altri pescatori. - "... non trovammo nessun corpo in acqua e, niente che facesse pensare ad un incidente aereo, ma solo tanta schiuma" - Invece dei rottami, i soccorritori trovarono una scia di schiuma di circa 800 metri. Aveva un aspetto strano e si sentiva odore di zolfo, zolfo bruciato. Molti dei pescatori del posto, profondi conoscitori della zona, si accorsero subito che non si trattava della schiuma prodotta dalla marea, quel suo strano scintillio, il modo in cui si disperdeva, la sua inusuale densità, lasciarono pensare ad un fenomeno decisamente insolito.

Mentre i pescatori perlustravano il porto, la Polizia contattò il centro di controllo di Halifax, il quale chiese a fonti civili e militari se si fossero perse le tracce di un aereo. Anche la Guardia Costiera partecipò alle ricerche. Un ora dopo, il centro di Halifax, comunicò che nessun aereo, militare o civile, mancava all'appello.

Immagine RAY MAC LEOD ( Reporter )

"... c'erano stati diversi avvistamenti di luci che finivano in acqua, anche gli agenti della Polizia Canadese le avevano viste. Io cercai di raccogliere più testimonianze possibile, per provare a ricostruire gli avvenimenti di quella notte. Grazie ad alcuni conoscenti, ebbi il numero di un Capo Reparto delle Forze Armate Canadesi, che doveva indagare sugli UFO e catalogarli, qualcosa di simile al Blue Book Americano, di cui, all'epoca, non avevo ancora sentito parlare. Mi disse che questo incidente sembrava nascondere qualcosa di concreto. Finì su tutti i giornali, perchè gli agenti avevano detto pubblicamente ciò che avevano visto."

Il 7 Ottobre, due giorni dopo l'incidente, i sommozzatori cominciarono a cercare i rottami sul fondale.

DON LEDGER : - "... le ricerche proseguirono per due giorni e mezzo, prima che i ricercatori riponessero tutto nel loro furgone, per ritornare alla base."

LAURIE WICKENS : - "... arrivarono verso mezzogiorno, avevano un pacco che caricarono sul furgone e se ne andarono. Le ricerche in acqua erano terminate, nessuno scprì mai cosa avevano recuperato i sub in quei giorni del 1967."

Immagine WILFRED EISNOR ( fotografò le luci )

"... stavo bruciando del legno trasportato dalla corrente, a Mason Beach, quando vidi un paio di luci in cielo. Ne fui incuriosito e pensai di fotografarle" - Risulteranno essere le uniche foto esistenti dell'UFO e rivelarono molti interessanti particolari sulla natura degli oggetti. A questo punto, Chris Styles e Don Legger si uniscono nella ricerca di indizi riguardanti l'incidente. -

A questo punto, Chris Styles e Don Ledger, uniscono le proprie forze, nella ricerca di indizzi riguardanti l'incidente.e, scartabellando negli archivi nazionali Canadesi si accorge che , l'esercito, era molto interessato ai fatti di SHAG HARBOUR.

Immagine CHRIS STYLES : - "... L'RG 77 è un insieme di rapporti su avvistamenti UFO, da parte di fonti civili e militari canadesi. Per lo più, si tratta di un corpo di informazioni selezionato, redatto e custodito, dal Consiglio nazionale delle Ricerche. L' RG 77 contiene oltre 7000 documenti risalenti al 1947. Nel corso di una ricerca a tappeto, alcuni esperti mi dissero che ad Ottawa era custodito un micro film con alcuni documenti sugli UFO. All'epoca stavo cercando legami con la vicenda di Shag Harbour e li trovai nell'RG 77. La chiave furono dei telex trasmessi da Ottawa alla Nuova Scozia. Negli archivi del Dipartimento della Difesa, si trovano diversi documenti, da cui si deduce che le autorità, lo classificarono come incidente UFO. Sono molto interessanti le annotazioni a margine, in cui si legge la parola "UFO" sottolineata per ben tre volte. Fra le migliaia di documenti esaminati questo era l'unico a mostrare una simile indicazione. L'urgenza e il tono dei documenti di Ottawa, alludevano chiaramente ad un fenomeno non convenzionale, probabilmente di natura extraterrestre."

A circa 20 Km. da SHAG HARBOUR, c'è la stazione di rilevamento radar di Barrington che fu in piena efficienza, durante la Guerra Fredda, per il rilevamento aereo. Appare subito evidente che, la suddetta base, doveva aver necessariamente "visto" qualcosa, ma, come sempre, le fonti ufficiali negano qualsiasi coinvolgimento, obbligando tutti coloro che ne sarebbero interessati, al vincolo del Segreto di Stato, ma un operatore della stazione di Barrington infrange il segreto, mantenendo ovviamente l'anonimato e facendosi riprendere "oscurato" e con la voce distorta;

Immagine OPERATORE DELLA BASE DI BARRINGTON

"... questo avvenimento, coinvolse molte persone che pensarono subito a qualcosa di anormale. In quella stanza, tutti sapevano ciò che era accaduto quella notte, ma erano vincolati dall'obbligo di segretezza. Un oggetto non identificato era entrato nella nostra atmosfera, all'altezza del Canada Nord Occidentale ed aveva sfiorato l'impatto con un aereo vicino a Quebec mentre era assistito in volo, da un altro oggetto, ma dopo l'incidente si sono allontanati entrambi...(?)"

I militari di Shag Harbour, sapevano che gli UFO erano due? Sapevano che si erano allontanati in acqua, terminando la loro corsa, nei pressi di una base segreta a circa 40 Km. di distanza?

Immagine CHRIS STYLES ; - "... questa situazione si prestava ad una strategia di insabbiamento, un coordinatore scaltro, infatti, avrebbe potuto disporre in recupero dell'UFO dove era realmente ed inscenare un tentativo di recupero infruttuoso, dove tutti lo avevano visto cadere. Sviando così tutti i giornalisti ed i curiosi accorsi sul posto. Venni a sapere che il personale militare impiegato nelle ricerche a Shah Harbour, sapeva già che non avrebbe trovato nulla su quei fondali, perchè l'oggetto in questione si era spostato sott'acqua., doppiando Cape Sable Island per arrivare fino a Governmenr Point, sede della Base Militare di Shalbourne, la più segreta del Canada. La base fu chiusa ufficialmente dopo la guerra fredda, in realtà fu trasformata in una base segreta di rilevamento con il compito di rilevare qualsiasi Sottomarino in azione nel Nord Atlantico. Essa faceva parte del sistema SUSOS, una rete sottomarina di microfoni lungo tutto il Nord Atlantico. I segnali venivano inviati alla base di Shalbourne e Government Point dove erano erano monitorati per 24 ore al giorno, inoltre c'era un apparato per il rilevamento delle anomalie elettromagnetiche." (n.d.r.: quelle prodotte dagli Ufo)

Nel 1968, il Dipartimento della Difesa nazionale trasferì nove casi di presunti Ufo, particolarmente interessanti, al Consiglio Nazionale delle Ricerche del Canada, per ulteriori indagini. Il caso di Shag Harbour, deve ancora essere ufficialmente esaminato dal Governo...


http://www.webtre.it/la-nuova-roswell.html


Cita:
Messaggio di Lawliet

Riporto il documentario "Canada's Roswell", considerato il 2° caso UFO (ed USO) più importante del mondo, tanto da essere stato appunto definito "Il Roswell del Canada".








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Messaggio di cagliari79

Il caso Gabalis

ovvero il primo "rapimento" documentato della storia



Generalmente si è soliti ritenere che il primo caso di abduction documentato della storia sia quello avvenuto tra Indian Head e Ashland (U.S.A.) il 19 settembre 1961 e che ha avuto come protagonisti i coniugi statunitensi Betty e Barney Hill. I coniugi, in seguito a un incontro ravvicinato con un UFO, si resero conto della presenza di un “buco” di due ore nel ricordo di quella esperienza. Questo fatto, insieme ad una serie di disturbi psicofisici dei quali i due cominciarono a soffrire, convinse gli Hill a rivolgersi a un esperto ipnotista, il professor Benjamin Simon. Questi li sottopose a diverse sedute di regressione, che fecero emergere i ricordi delle due ore perse dopo il contatto con l’oggetto volante non identificato. Dalle sedute di ipnosi emerse che piccoli esseri umanoidi avevano tratto i due coniugi a bordo di un disco volante e praticato su di loro una serie di test.
Come detto, questo è il primo caso ufficialmente riconosciuto di rapimento da parte di extraterrestri. In realtà, il primo rapimento da parte di entità aliene della storia va collocato molto più indietro nel tempo. Nel 1670, l’abate francese Nicola Mountfaucon de Villary pubblicò presso una stamperia di Parigi un libello dal titolo Le Comtè de Gabalis, Entretiens sur les sciences secrètes, cioè Il Conte di Gabalis, Conversazioni sulle scienze segrete. Il conte di Gabalis del titolo è evidentemente un nome fittizio (anche se Eliphas Lévi ha voluto riconoscervi un’allusione al mitico conte di Saint-Germaine), che fa riferimento ad un qualche personaggio pratico di alchimia e particolari rituali esoterici ed ermetici non meglio identificato. Ma a noi questo non importa: ciò di cui vogliamo occuparci è il contenuto del libro. L’opera, molto critica nei confronti della Chiesa del tempo, raccoglie alcune cronache risalenti ai tempi dei re francesi Pipino, Carlo Magno e Luigi il Buono (circa VIII-IX secolo). Tra tutti i fatti riportati ne Il conte di Gabalis, uno particolarmente interessante è avvenuto in Francia, durante il regno del padre di Carlo Magno. Scrive, a proposito di questo, Eliphas Lévi:

Sotto il regno di Pipino il Breve si manifestarono in Francia fenomeni assai singolari. L’aria era piena di figure umane, il cielo rifletteva immagini di palazzi, di giardini, di flutti agitati, di vascelli con le vele al vento e di eserciti in ordine d battaglia. L’atmosfera rassomigliava ad un grande sogno: tutti potevano distinguere i dettagli di questi quadri fantastici. Si trattava di un’epidemia che colpiva gli organi visivi o di una perturbazione atmosferica proiettante miraggi nell’aria condensata? L’immaginazione era trascinata da queste meravigliose fantasie quando apparivano i miraggi celesti, le figure umane fra le nubi. Si confondevano i sogni con lo stato di veglia, e parecchie persone si credettero levate in alto da creature aeree. Non si parlò che di viaggi nei paesi dei silfi… la follia s’impadronì delle menti più sagge, ed alfine la Chiesa dovette intervenire.

Per la cronaca, nella magia medioevale i silfi o sifilidi sono gli spiriti elementali dell’aria, esseri fantastici ipotizzati dai cabalisti d’Oriente, che vivono “dei colori dell’iride”; nelle leggende popolari vengono raffigurati come “esseri superiori, di statura molto piccola, usi ad infastidire i dormienti”. Ma torniamo alle cronache. Sempre a proposito di questi fatti, un’altra di queste cronache ha come protagonista un famoso cabalista vissuto sotto Carlo Magno, tale Zedechia: questi, volendo convincere come gli elementi fossero abitati da tutti “quei popoli dei quali vi ho descritto la natura”, suggerì ai silfi di mostrarsi a tutti nell’aria. Immediatamente, i silfi obbedirono, mostrandosi nell’aria a bordo i navi volanti: “Lo fecero con maestosità […] ed apparvero fra nubi su vascelli meravigliosamente costruiti, che essi manovravano a piacere.”
Tuttavia, il popolo, gretto ed ignorante ma non superstizioso, non volle credere a ciò che aveva visto. I silfi, allora, per cercare di convincere il popolo, presero a rapire uomini e donne per condurli nella loro patria, Magonia, luogo meraviglioso ed incredibile, e mostrare loro inauditi prodigi.
Pare che un giorno, nella città francese di Lione, un gruppo di questi rapiti sia stato restituito alla propria comunità cittadina in pieno giorno e davanti agli occhi di tutti. Ecco il brano:

Avvenne che un giorno, a Lione, si videro scendere dalle “navi aeree” tre uomini e una donna; tutta la città si raduna lì intorno, grida che quelli sono stregoni e che Grimoaldo, duca di Benevento, nemico di Carlo Magno, li manda per rovinare le messi della Francia e gettare veleni sulle frutta e nelle fontane. I quattro innocenti hanno un bel dire, per difendersi, che sono dello stesso paese e che sono stati rapiti poco prima da “uomini prodigiosi”; questi li hanno portati a bordo di “navi aeree” di mirabile struttura e mostrato loro “meraviglie inaudite”, pregandoli infine di riferire tali cose ai concittadini. Il popolo, ostinato, non volle ascoltare la loro difesa; stava per gettarli nel fuoco, quando il brav’uomo Agobardo, vescovo di Lione, che aveva acquistato molta autorità quand’era stato monaco in quella città, accorse al clamore. Avendo udito l’accusa del popolo e la difesa degli imputati, sentenziò gravemente che l’una e l’altra erano false: non era vero che quegli uomini erano “scesi dall’aria” e quello che dicevano di avervi veduto era impossibile; la qual cosa valse loro la vita. Il popolo, infatti, credette più alla parola del buon padre Agobardo che ai suoi propri occhi; si calmò, rimise in libertà i quattro “ambasciatori dei Silfi” ed accolse con ammirazione il libro che Agobardo scrisse per confermare la sentenza che aveva pronunciato. Così la testimonianza dei quattro “rapiti” fu resa vana.

Come si può vedere, l’episodio narra il ritorno a casa di quattro persone, in precedenza “prelevate” dai loro luoghi di residenza, come tradizione voleva facessero i silfi.
Se agli occhi di un uomo del Medioevo questo fatto poteva apparire come opera di spiriti elementari, entità che abbondavano nelle tradizioni folkloristiche del tempo, agli occhi di uomini moderni questo evento sembra essere di natura diversa: sembra essere la cronaca di un ritorno a casa di vittime di abduction. Nel caso si trattasse effettivamente di un rapimento da parte di entità di origine extraterrestre, gli eventi riportati da Nicola Mountfaucon de Villary sarebbero il primo contatto alieno ufficialmente documentato della storia.

I casi “storici” di abductions non si fermano qui.
Il poeta e storico svizzero Renward Gysat narra di come, nel novembre del 1572, un certo Hans Buchmann sia scomparso nel nulla senza lasciare traccia di sé. Nonostante le ricerche effettuate dalle autorità e dai parenti, di lui non si seppe più nulla per molto tempo. Buchmann fece ritorno soltanto molti mesi dopo: aveva il volto tumefatto e coperto di ferite, tagli e abrasioni. A chi lo soccorse, riferì di come, mentre era in cammino a notte inoltrata, fosse stato sollevato in aria da una forza sovrumana e trasportato a chilometri di distanza, addirittura fino a Milano.
Altro caso riguarda il conciatore di pelli Cristoph Kotter. L’11 giugno del 1616, mentre si trovava in cammino in direzione di Gorlitz, in Slesia, Kotter incontrò una strana creatura, che egli identificò in un angelo. Dopo quell’incontro, a Kotter cominciarono ad accadere fatti strani; spesso gli capitò di ritrovarsi in località molto lontane dal punto di partenza, senza sapere come vi fosse giunto.
Nel XVIII secolo, in Russia, un cosacco di nome Puschkin ed il suo cavallo sparirono letteralmente sotto gli occhi di alcuni contadini mentre inveiva contro una misteriosa sfera di circa tre metri di diametro comparsa in un campo nelle vicinanze di un boschetto. Dopo due giorni la sfera sparì ed il cosacco ed il suo cavallo fecero ritorno a casa barcollanti, tremanti, debilitati fisicamente e senza un ricordo di cosa fosse accaduto nei due giorni di assenza da casa.

http://www.daltramontoallalba.it/ufolog ... tions3.htm


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UK: NEL 1933 UFO AVVISTATO DA POLIZIOTTI


Data: 1993, 31 Marzo
Luogo: Inghilterra, Bristol



Alcuni funzionari di polizia si sono fatti avanti per raccontare di un loro avvistamento UFO, avvenuto il 31 marzo 1993, e riemerso grazie ai documenti declassificati che si trovano al The National Archives. L’incidente coinvolse numerosi rapporti riguardanti un oggetto triangolare, segnato sopra Bristol Channel. Nick Porter, della stazione di polizia di Barnstaple, racconta che quel giorno lui e il suo collega Higes erano di turno notturno e si trovavano in auto, con direzione che andava da Higher Clovelly a Hartland, quando videro un oggetto proveniente dalla spiaggia di Bideford. Porter dichiara che l’oggetto era di forma triangolare, con tre luci brillanti, ognuna delle quali rilasciava delle scie di vapore. Porter riporta che all’inizio pensavano ad una sorta di aereo, ma quando scesero dalla macchina videro chiaramente un UFO. La cosa più strana dell’avvistamento era il silenzio mortale e quando l’oggetto scivolò via nel nulla. Per i due ufficiali fu un momento di totale irrealtà. Erano restii a comunicarlo via radio, ma poi decisero di fare rapporto. Scoprirono cosi che altri colleghi videro la stessa cosa.

Fonte: Centro Ufologico Taranto


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L'UFO CRASH DI AZTEC



“I fatti riportati nel libro di Scully sono sostanzialmente corretti” - Dr Robert Sarbacher, consulente per il governo USA del Research and Development Board

Il primo a diffondere la notizia dell’UFO crash avvenuto nel 1948 nei pressi della cittadina di Aztec, New Messico, fu il giornalista statunitense Frank Scully. Questi diede alle stampe una serie di articoli sulla rivista Variety nel 1949, riprendendo ed ampliando poi l’argomento nel libro “Behind the Flying Saucers” (lett. “dietro i dischi volanti” ) uscito negli USA nel 1950 e purtroppo ad oggi inedito in Italia.
Le straordinarie affermazioni di Scully erano fondate sulle rivelazioni del Dr. "Gee" (nome fittizio), un esperto di elettromagnetismo implicato in un progetto top secret di ricerca governativo sul principio propulsivo dei dischi volanti. Il Dr. "Gee" asseriva di avere personalmente visto ed ispezionato tre dischi, all’interno dei quali erano stati rinvenuti i cadaveri dei piloti, caduti presso una precisa localita' del New Mexico e nel deserto dell’Arizona.
Leggiamo nel libro di Scully che:
"Il disco precipitato nei pressi di un ranch, a dodici miglia da Aztec…misurava trenta metri di diametro, e la cabina di pilotaggio, circa sei. Il centro dell’aeromobile era fisso, ma il suo anello esterno ruotava ad una velocita' terrificante, operando come un elicottero a propulsione magnetica: all’interno non erano presenti reattori o motori simili a quelli a noi noti…Da che cosa era alimentato allora? Onde magnetiche provenienti dal sole, spiegarono gli scienziati accorsi sul posto, avviluppano la Terra e la luna con milioni di emissioni… Il segreto per spostarsi da un pianeta all’altro consisterebbe nel passare da un campo positivo ad uno negativo, e cio' e' quanto i dischi probabilmente sono in grado di fare. La struttura dello scafo, che aveva affrontato un viaggio interplanetario, presentava due tipi di metallo completamente sconosciuti sulla Terra…Prima di entrare nella cabina di pilotaggio, gli scienziati ‘bombardarono’ il disco di emissioni geiger…Dentro si trovavano i corpi di sedici uomini; erano intatti, ma la loro pelle si presentava annerita…si trattava di uomini di piccole dimensioni…non erano pero' pigmei africani. Qualcosa della loro pelle e delle loro ossa li distingueva nettamente dagli umani…i loro vestiti, a dispetto di una tecnologia straordinariamente evoluta, apparivano antiquati nello stile, che ricordava quello da noi in voga intorno al 1890; ma il tessuto era dato da un materiale a noi sconosciuto…Pare che gli occupanti del disco abbiano familiarita' con quello strumento che noi chiamiamo radio, pur essendo completamente diversa da come noi la intendiamo: quello che e' stato trovato e' una scatola delle dimensioni di un pacchetto di sigarette: e' priva di cavi e valvole ed emette un suono simile al nostro sonar. Probabilmente e' anch’esso un congegno che opera magneticamente… Vi era a bordo anche una specie di libro, dalle pagine indistruttibili, e scritto con caratteri sconosciuti…"

Le figure reali sulle quali poggiava la vicenda del libro di Scully erano due: un certo Silas Mason Newton, uomo d’affari impegnato nell’industria petrolifera e suo vecchio amico, dal quale aveva appreso che un team di scienziati era intervenuto, per conto del dipartimento della difesa, in un’operazione top secret su di un UFO caduto nei pressi di Aztec, e Leo Ge Bauer uno studioso specializzato in magnetismo che ebbe modo di conoscere uno di quei ricercatori incaricati dal governo USA di indagare sul principio alla base del sistema di propulsione dei dischi volanti.
La pubblicazione del libro di Scully provoco' un pandemonio nelle alte sfere del pentagono. Il governo statunitense, tramite l’Air Force, si era vigorosamente adoperato fin dal 1947 affinche' la questione dei dischi volanti venisse minimizzata agli occhi dell’opinione pubblica e il successo di vendite riscosso da “Behind the Flying Saucers” non aiutava certo la situazione.
Di li' a qualche mese un’altra analoga storia andava propagandosi per l’intera nazione: Joseph Rohrer, direttore di Radio Pueblo e presidente della "Pike's Peak Broadcasting Company", dichiaro' alla stampa che tre dischi volanti erano stati costretti ad un atterraggio catastrofico da aerei militari americani, mentre sorvolavano lo Stato del Montana nel 1952. L'unico pilota extraterrestre sopravvissuto era stato tenuto in vita per circa due anni in una enorme incubatrice costruita appositamente in California e trasportata in una localita' isolata. Per poter comunicare con l'alieno, gli scienziati americani avevano fatto ricorso inizialmente ai disegni; poi alcuni linguisti erano riusciti ad insegnargli a leggere ed a scrivere in inglese. Rohrer sostenne, inoltre, di essere entrato in uno dei dischi volanti recuperati, e ne descrisse le caratteristiche: aveva un diametro di trenta metri ed era diviso in varie sezioni. Le cabine dei piloti, erano spessi tubi cilindrici con coperchi ermetici ad entrambe le estremita'. All'interno, l'atmosfera era un miscuglio di gas sotto pressione, che conteneva un trenta per cento di ossigeno e un settanta per cento di elio. Come forza motrice il disco utilizzava turbine elettromagnetiche, che creavano un campo magnetico enorme, generato da anelli rotanti, capace di lanciarlo a velocita' incredibile. Le dichiarazioni di Rohrer furono citate anche nel libro di Donald Keyhoe "Flying Saucers from Outer Space" edito in Italia con il titolo “La verita' sui dischi volanti” .
Nel frattempo questa pubblica gazzarra su questioni top secret era giunta all’orecchio dell’AFOSI, il servizio di controspionaggio dell’air force, e dell’FBI, che in breve cominciarono ad "interessarsi" del direttore radiofonico. La misura si colmo' del tutto in occasione della conferenza che "Si" Newton tenne all’universita' di Denver per conto di Rohrer, nel maggio del ’50.
Davanti ad un folto uditorio di studenti, Newton riferi' nei minimi dettagli delle tre astronavi e degli occupanti rinvenuti al loro interno, asserendo che queste erano al momento oggetto di studi da parte di un gruppo di scienziati con i quali egli cooperava nel quadro di un programma di ricerche geofisiche. Il giorno dopo l’FBI si precipito' alla stazione radio di Rohrer, chiedendo le bobine con le quali egli aveva registrato la conferenza, e ricevendo invece dei comuni nastri cancellati.
Ben presto pero' Scully ed i suoi informatori entrarono nel mirino dei Debunkers. Sul piano ufficiale, l’attacco alla sua persona venne dalle colonne di True, il cui direttore, Ken Purdy, a suo tempo infuriatosi perche' Scully aveva optato per la pubblicazione del proprio racconto in un libro, in luogo di farne una serie di inserti per le pagine della celebre rivista, fu ben lieto di intraprendere un compito evidentemente commissionatogli da "terzi": in lungo articolo, comparso nel settembre del’52, le figure di Silas Newton e Leo GeBauer, quest’ultimo presentato come il "vero Dr Gee", venivano poste in una luce equivoca ed infamante, ed indicate come le uniche fonti di “Behind the Flying Saucers”. Determinato a condurre sino in fondo la propria azione demistificante, il direttore di True arrivo' persino ad offrire a Scully la somma di 25.000 dollari affinche' riconoscesse ufficialmente di essere stato ingannato dai due.
Simultaneamente un certo H. Flader, denuncio' alla rivista di essere stato truffato, nel ’49, da GeBauer e Newton per la cifra di 250.000 a suo dire investiti, senza trarre profitto alcuno, in fittizi giacimenti petroliferi, ed in un dispositivo elettronico ufficialmente in grado di rilevare la presenza di petrolio in volume e profondita'. Fu lo stesso autore del denigratorio articolo di True, ad esortare il Flader a sporgere un’azione giudiziaria, cosa che egli subito fece: con incredibile tempismo, la notte successiva alla notifica dell’atto, agenti dell’FBI arrestarono simultaneamente GeBauer a Phoenix e Newton a Hollywood.
Nel novembre del ‘53 i due comparvero davanti al giudice per rispondere dell’accusa di frode. Il fattore attorno al quale gravito' la vicenda processuale, fu dato dalla presunta inaffidabilita' del "doodlebug", il rabdomante elettromagnetico elaborato da GeBauer, sulla scorta del progetto M.A.D., di cui pero' l’accusa produsse non l’originale, ma per sua stessa ammissione "un modello ad esso simile", ossia arbitrariamente ad esso paragonato, che era stato acquistato presso un emporio militare per soli quattro dollari, e sulla cui base venne screditato il congegno del presunto Dr "Gee", definito di "provata inefficacia" per l’individuazione di sommergibili, durante la guerra, e "quindi" del tutto inutile ai fini del rilevamento di giacimenti di petrolio o di gas.
. Riconosciuti colpevoli di truffa aggravata, Newton e GeBauer furono condannati in primo grado a trent’anni di reclusione. I giornali diedero ampio risalto alla notizia e la storia di Scully e compagni divenne per tutti sinonimo di truffa.
A ripescare dall’oblio il ‘caso di Aztec’ fu il famoso ricercatore Leonard Stringfield, che negli anni settanta si era specializzato appunto nella materia degli UFO crashes pubblicando una serie di rapporti sull’argomento. A seguito di una paziente ricerca, Stringfield giunse in possesso di due elementi acquisiti da fonti direttamente coinvolte: l’informazione ricevuta nel 1980, da un ex ufficiale dell’Intelligence, relativa ad un rapporto da questi visionato, nel quale si parlava esplicitamente di un UFO precipitato presso White Sands, nel ’48; ed il nome di un importante ufficiale dell’aviazione, comunicatogli dal ricercatore Spencer Carr, nel 1982, che presenzio' all’operazione di recupero del disco di Aztec. Striengfield riusci' perfino a ricavare un identikit degli esseri rinvenuti nel disco precipitato e non possiamo fare a meno di notare la loro inquietante somiglianza con il presunto alieno del famigerato Santilli Footage. In seguito si seppe che Stringfied aveva subito minacce e intimidazioni a causa del suo interesse per il caso in questione.

Immagine
Ricostruzione grafica di uno degli esseri recuperati
ad Aztec, New Messico. Impressionante la similitudine
con il presunto alieno del Santilli Footage


All’inizio degli anni ottanta, un altro ricercatore, William Steinman, sull’onda dell’interesse sorto nella comunita' ufologica nei confronti del tema degli UFO crashes (a seguito anche della pubblicazione de “l’incidente di Roswell” di Bill Moore), decise di riconsiderare la vicenda denunciata da Scully e nel 1986 pubblico' un libro, UFO Crash at Aztec - A Well Kept Secret (l'incidente di Aztec - un segreto ben custodito), scritto con la collaborazione dell'ex tenente colonnello dell'USAF Wendelle C. Stevens, che tentava di ricostruirne la storia.
Steinman e Stevens sostengono che dopo la parziale fuga di notizie dell'evento di Roswell, il Governo degli Stati Uniti si era ben organizzato. L'argomento era di tale importanza che gli ordini vennero direttamente dal Presidente Truman, che creo' un gruppo composto da politici e militari di piu' alto grado per gestire e coprire ogni informazione sugli UFO. La situazione era complessa, gli Stati Uniti erano nel caos amministrativo poiche' stavano uscendo da una struttura di comando industriale di tipo militare per passare a una struttura civile, ma i militari erano ancora al comando e volevano mantenere il controllo almeno fino a quando non avessero capito cosa stava succedendo.
In quel periodo il Segretario di Stato era il generale Marshall, un generale a cinque stelle, cosi' i militari nominarono una rappresentativa del complesso industriale militare che essi controllavano: generali, ammiragli e alcuni scienziati che avevano lavorato alla preparazione del piano industriale. Questi uomini erano designati ad unita' operativa per fronteggiare eventuali nuovi incidenti. E qualcosa di nuovo accadde. Il 25 marzo del 1948 tre diversi radar - tra cui un radar sperimentale molto potente - captarono un oggetto non identificato nei cieli a sud-est degli Stati Uniti. Quando le onde radar lo individuarono, l'UFO sembro' perdere il controllo e comincio' a scendere rapidamente. I radar lo seguirono e riuscirono a determinare con una certa precisione il luogo in cui era caduto. Subito si scateno' un frenetico via vai di telefonate, per comunicare alle autorita' governative e all'Esercito la notizia. In pochi minuti fu informato il generale Marshall. Questi chiamo' il Presidente Truman e le massime autorita' dell'Esercito, che affidarono a Marshall la direzione dei lavori per il recupero dell'UFO e degli eventuali superstiti. "Fu subito messo in atto il piano della rappresentativa del complesso industriale militare", sostiene Wendelle Stevens. "Tutti i generali, gli ammiragli, gli avvistatori e gli scienziati furono contattati e fu loro ordinato di recarsi alla base del Colorado, dove furono prelevati e portati sul posto dell'atterraggio. Tutta questa gente doveva arrivare sul posto per vedere di persona come fosse un velivolo alieno e per avvisare direttamente (per telefono) il generale Marshall". Il generale Marshall incarico' il professor Vannevar Bush di scegliere in breve tempo un'equipe di scienziati specializzati in varie discipline, che potessero analizzare i resti del disco volante precipitato. Mentre il professor Bush organizzava la sua equipe, un gruppo di elicotteri dell'IPU (Interplanetary Phenomenon Unit), di base a Cam Hale, volava incessantemente sopra il disco volante, che era caduto in un piccolo campo di una zona poco popolata. La missione degli IPU era quella di aspettare finche' non fosse arrivata l'equipe di riconoscimento e di recupero dell'oggetto, indicare loro le strade secondarie da imboccare per passare inosservati, e impedire che qualsiasi intruso si avvicinasse.

Immagine
Documento declassificato dell’OSI, presumibilmente riferito all’UFO crash di Aztec,
che riferisce di “ una radio proveniente da un UFO precipitato in New Messico”:
era la famosa scatola rinvenuta nell’UFO “delle dimensioni di
un pacchetto di sigarette” di cui parlava Scully?


Seguendo le indicazioni fornite da Scully, Steinman riusci' a individuare la zona del presunto crash: un desertico altipiano roccioso posto a ridosso dell’Hart Canyon, dodici miglia ad est di Aztec. Nel 1948 l'area in questione era intestata a un certo Harold Dunning, proprietario di un ranch e unica presenza umana della zona. Tuttavia, anche negli anni Ottanta, a molti anni dall'accaduto, i tentativi di ottenere informazioni dall’ex ranchman, ormai ottantenne, o dai famigliari di questi, si sono rivelati vani, scontrandosi in un diniego che, secondo Steinman, era la conseguenza del ricordo di pesanti condizionamenti psicologici (e minacce) all’epoca subiti da parte dei militari, dati dall’imposizione del silenzio per "motivi di sicurezza nazionale".
Per ordine del Segretario di Stato, il luogo dove era precipitato l'UFO fu confiscato ai padroni e divenne proprieta' dello Stato: il terreno fu recintato e riempito di cartelli di divieto di accesso per evitare che chiunque vi potesse penetrare. Sul luogo arrivarono tre grandi camion, carichi di ogni tipo di materiale per il recupero, e il gruppo di scienziati, tutti perfettamente istruiti sulla delicatezza della loro missione. Una volta verificato che la nave non emetteva alcuna radiazione pericolosa, si avvicinarono e cominciarono un'accurata analisi della parte esterna.

Immagine


L'oggetto era rimasto in gran parte integro e giaceva a terra in una posizione un po' inclinata. L'attenzione degli scienziati venne richiamata dal fatto che l'apparato, un disco molto appiattito di circa 30 metri di diametro, dava l'impressione di essere costituito da un solo pezzo, senza giunture di alcun tipo. Presentava oblo' o finestrini formati da un materiale diverso che, pur sembrando metallico, era trasparente. Gli scienziati osservarono attentamente attraverso gli oblo'.
Nella sala principale, in cui si trovavano i pannelli di comando pieni di pulsanti e di oggetti simili ad orologi, si distinguevano perfettamente i corpi di due creature morte, inclinate sui pannelli e apparentemente bruciate o molto scure di carnagione, quantunque non ci fosse fumo da nessuna parte. Di fronte all'impossibilita di penetrare all'interno della nave, in quanto non c'erano porte, e all'impotenza degli strumenti per la saldatura e la perforazione che non riuscivano a trapanare la parte esterna metallica, uno degli scienziati colpi' con un martello di ferro uno degli oblo'. Il finestrino cedette, aprendo un piccolo varco. Nel frattempo, gli altri scienziati avevano continuato a studiare il modo di raggiungere l'interno del disco, osservando minuziosamente attraverso gli oblo' tutti i congegni di comando presenti nella consolle. Uno di essi vide su una delle pareti un pulsante che sembrava un comando per aprire una porta. Costruirono un grosso palo con il ramo di un pino rinvenuto vicino al disco, lo affilarono in punta e lo introdussero lentamente all'interno, fino a schiacciare il pulsante. La porta si apri' e gli scienziati poterono entrare all'interno dell'apparato. Ciascuno aveva un compito ben preciso secondo la loro propria specializzazione. Ad esempio, il dottor Detlev Wulf Bronk, fisiologo e biofisico famoso nel mondo scientifico, si occupo' dell'analisi dei cadaveri. Successivamente, ordino' di prelevarli e di trasportarli fuori dalla nave, per poterli congelare, con le apparecchiature necessarie, al fine di conservarli. I dottori Berkner, Heiland e Hunsakeer, in accordo con la propria specializzazione, esaminarono i pannelli di comando e i piccoli cassetti incastonati nella parete, dai quali, a quanto pare, derivava tutta l'energia propulsiva della nave. L'idea a cui giunsero gli scienziati era che il sistema di propulsione della nave era dovuto ad un certo elettromagnetismo e non aveva niente di simile ai nostri motori. Nelle pareti si vedevano iscrizioni e alcuni pulsanti che si accendevano e spegnevano ritmicamente, cio', evidentemente, indicava che quegli strumenti stessero ancora funzionando. Qualcuno riusci' ad aprire una porticina che conduceva ad una stanza interna, una specie di dormitorio dove gli scienziati ebbero un'altra sorpresa.
Stesi al suolo, gettati su specie di cuccette che uscivano dalla parete, c'erano i cadaveri di 12 piccole creature, di circa 1,2 metri di statura, con la pelle bruciacchiata come i due cadaveri rinvenuti nella cabina di pilotaggio. Il dottor Bronk ordino' immediatamente di trasportarli fuori dalla nave, a terra, dove furono coperti da un telo prima di essere trasportati a Los Alamos. A quel punto il problema che gli scienziati dovevano affrontare era il trasporto del disco, di 30 metri di diametro. Alla fine riuscirono a smantellare la nave: dopo aver analizzato attentamente il velivolo scoprirono alcune strane leve che si trovavano sulla parete a distanze fisse. Una volta mosse alcune di esse si noto' che si apriva una specie di scanalatura che continuava verso il fondo, dalla parte della cabina. Azionando tutte le leve, il disco si smembro' in varie parti. Con estrema attenzione fu caricato su grossi camion e trasportato provvisoriamente alla base militare di Los Alamos, dove venne riassemblato e dove rimase per piu' di un anno. Quando fu ora di andarsene, il professor Bush fece molta attenzione a cancellare ogni indizio sul terreno dove l'UFO si era schiantato. Diede ordine di pulire completamente l'area, cancellando ogni traccia di olio o di grasso e non lasciandovi nemmeno una vite, ne' le orme delle ruote dei camion. Tuttavia, non riusci' a rimettere in piedi i pini sfrondati e gli arbusti sradicati dallo schianto dell'UFO, per cui circondo' l'intero territorio con una rete metallica, che riempi' di cartelli che dicevano esplicitamente "No entry. Federal property".
Una conferma dell’incidente di Aztec sembro' venire da un carteggio relativo ad un incontro-intervista intercorso nel settembre 1950 tra il fisico canadese Wilbert Smith ed il Dr Robert Sarbacher, consulente per il governo USA del Research and Development Board. Alla domanda di Smith se vi era qualcosa di vero nel libro di Scully Sarbacher replico' : ”i fatti ivi riportati sono sostanzialmente corretti”!
Sulla base di questo straordinario documento, Steinman, decise nell’83 di mettersi alla ricerca di Sarbacher. Rintracciatolo presso il Washington Institute of Technology, gli invio' una lettera con una serie di quesiti, cui qualche mese piu' tardi lo studioso rispose.

STEINMAN: Puo' parlarmi della sua personale esperienza relativamente alle operazioni di recupero dei dischi volanti: descrizione dell’oggetto e degli occupanti; luoghi e date degli eventi.
SARBACHER: Non ho mai avuto alcun ruolo diretto con le operazioni in oggetto
STEINMAN:Le chiedo di indicarmi quali delle seguenti persone possano essere state coinvolte nelle operazioni di recupero: Thomas Townsend Brown; Dr Weisberg; Dr RobertKent;Dr Hellmut Schmidt; Dr John Neuman; Dr Werner von Braun; Dr Francis Bitter; Dr Leo GeBauer; Dr Robert Oppenheimer;Dr Eric Wang; Dr Vannevar Bush
SARBACHER: A questo riguardo posso solo dirle: John Neuman fu al cento per cento coinvolto; cosi' pure Vannevar Bush e, penso, Robert Oppenheimer…All’epoca, sebbene in piu' occasioni invitato a partecipare a discussioni sulle risultanze dei ‘recuperi’non ebbi mai modo di parteciparvi. Sono certo che possano essersi rivolti anche a Von Braun…
STEINMAN: Dispone di copie di documenti governativi sul caso di Aztec?
SARBACHER: Ricevetti qualche documento in proposito all’epoca in cui lavoravo presso il Pentagono. Ma ovviamente quei testi non potevano uscire da quella sede…
STEINMAN: Ha mai visionato copie delle foto dei dischi precipitati e degli occupanti?
SARBACHER: No, mai.
STEINMAN: Ha mai visionato, oppure dispone, di copie di rapporti ufficiali su dischi precipitati e occupanti?
SARBACHER: Posso solo rinviarla alla risposta che detti nel corso dell’intervista all’ambasciata canadese…Naturalmente all’epoca ero molto piu' coinvolto sul tema …Ricordo di alcuni rapporti sul materiale dei dischi, risultato estremamente leggero e resistente. Sono certo che i nostri laboratori lo analizzarono con grande interesse Esso era infatti in grado di sopportare le tremende accelerazioni e decelerazioni improvvise di quelle macchine. Ricordo infine distintamente che parlando con alcuni di quei tecnici che eseguivano i test, ebbi l’impressione che questi ‘alieni’ fossero ‘costruiti’ allo stesso modo di certi insetti…sui quali per via della propria bassa massa corporea, l’impatto delle forze inerziali poste in essere da quegli strumenti risulterebbe relativamente basso….

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Il luogo del presunto incidente: l’Hart Canyon a Nord di Aztec


_____________________________________________________________________



Recentemente il caso e' stato riportato in auge da un documentario uscito in America nel 2004. "Questo video porta la storia ad un livello pubblico nazionale di discussione", dice Leanne Hathcock, bibliotecaria e fondatrice del simposio annuale UFO sponsorizzato dalla biblioteca di Aztec.
Scott Ramsey del N. Carolina ha condotto, sul presunto crash del marzo 1948 nell’ Hart Canyon a Nord di Aztec, moltissime ore di ricerca e declassificato con successo materiale riguardante l’incidente. “Abbiamo lavorato con fatica cercando di identificare due agenti della sicurezza presenti sul posto, e contemporaneamente tentando di rispettare le famiglie” dice Ramsey. Il New Mexico e gli UFO son diventati sinonimi dal tempo della popolarita' del crash di Roswell del Luglio 1947, ma Aztec sta crescendo per conto suo, a parere di Ramsey e Hathcock. Secondo Ramsey il documentario mette Aztec in luce positiva. Il questore della citta' Jim Rubow concorda, affermando che il film e' stato ben costruito: “ho pensato che era stato fatto con mente aperta. Hanno fatto un bel lavoro, integrando la storia locale e dando una migliore comprensione di tutto cio' che ho visto fino a oggi”.
Il film inizia con uno scorcio sulla Contea di San Juan e lo scenario desertico e il produttore Paul Kimball racconta la storia di Aztec: “Era una serata tranquilla a Nord della zona residenziale della Contea, quando scoppio' un incendio presso un pozzo petrolifero sopra Hart Canyon. Il fuoco porto' alla scoperta di qualcosa di piu' interessante: un UFO schiantato che conteneva corpi inceneriti”. Lo racconta Kimball nella storia che Ramsey cerca continuamente di verificare. e' stato desiderio dei ricercatori di localizzare tutti i testimoni viventi, ma Ramsey dichiara che ne ha perso molti per la loro prematura scomparsa.
Egli ha parlato con certe persone a Cuba circa un ex-residente che puo' esser stato presente nel sito del crash. Egli ha saputo da loro che, nel marzo del ’48, l’ Air Force fece una visita alla piccola cittadina presso cubana. Il Dr. Lincoln La Paz e un alto ufficiale sono venuti a Cuba per investigare su strani avvistamenti, secondo cio' che racconta Ramsey. Dopo pochi giorni di investigazione La Paz ha liquidato la cosa come un evento meteorico ( stelle cadenti –nda ), includendo dei campioni rocciosi che aveva tentato di spacciare ai locali come meteoriti. L’ investigatore, che e' il piu' noto nel documentario, crede che questo fatto possa ricollegarsi ad Aztec.
Questa informazione non ci sara' sul video perche' e' stata scoperta molto di recente.
Cio' che gli spettatori vedranno sara' un miscuglio di ufologi, compreso Stanton Friedman e Nick Redferne e scettici come Karl Pflock.
Ramsey, tuttavia, e' al centro dell’ attenzione, avendo fatto la maggior parte delle ricerche aggiornate su Aztec. “ Egli percorrera' le tracce cartacee e le prove evidenti,” dice la Hathcock, aggiungendo: “Kimball usava dei presentatori per raccontare la storia e darle una base di credibilita'. Mi sembra sia ben fatto, e' un purista quando fa un documentario e lo basa su piu' fatti possibile”.
Ma forse la verita' sull’incidente di Aztec non si sapra' mai...

[align=right]Fonte: http://www.usac.it/articoli/casale03/index.htm[/align]


Ultima modifica di Bastion il 06/04/2010, 11:59, modificato 1 volta in totale.

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Data: 1948, 1 Ottobre
Luogo: Nord Dakota, Fargo
1948 Pilota della Guardia Nazionale ingaggia duello aereo con un UFO



Fargo Nord Dakota, 1 Ottobre 1948 ed erano le 9 di sera il tenente George F. Gorman della North Dakota National Air Guard si trovava ai comandi del suo Mustang F-51. Stava facendo ritorno alla base dopo un giro di perlustrazione, mentre i suoi compagni erano già rientrati all'aerodromo.
Avvicinatosi alla pista ad una quota di 1500 metri per atterrare iniziare le manovre di atterraggio, e dopo che la torre di controllo diede l'ok alla manovra, il pilota vide una intensa luce chiara pulsante, che rapidamente si spostava e che incredibilmente stava illuminando la pancia del suo aereo. Secondo il pilota la luce viaggiava a circa 400 chilometri l'ora.
Immediatamente chiese spiegazioni alla torre di controllo: "Mi dite che cosa è ?Mi comunicate che ho via libera per atterrare, invece la luce di un aereo ondeggia a 400 metri da me. Cosa devo fare?
Gli operatori, sorpresi da questa affermazione, dissero che il radar rilevava solo un piccolo aereo Piper, anch'esso in attesa di atterraggio. Gorman, senza scendere di quota virò e guardò verso il basso, vedendo chiaramente la pista di atterraggio, la torre di controllo e il Piper che era in attesa di atterraggio, mentre la luce notata era ancora dietro di lui.
Il pilota pensò che poteva capire meglio una volta fattosi superare dalla luce, ma ben presto si accorse che l'oggetto non aveva una sagoma solida definita. Era semplicemente una sfera luminosa.
Arrivarono conferme anche dalla torre di controllo. Due addetti al controllo aereo L.D. Jensen ed un suo collega Manuel Johnson anch'essi vennero attratti da quell'insolita luce. Fu richiamato Gorman e gli fu confermato che anche da terra avevano notato che qualcosa di sconosciuto volava nel cielo. Jensen prese un binocolo per meglio individuare l'UFO.
Dopo alcuni momenti di perplessità Gorman diresse il suo apparecchio verso l'oggetto, spingendo al massimo il suo motore fino a 650 chilometri l'ora. Riuscì a d avvicinarsi sensibilmente e notò che l'UFO era di piccole dimensioni e lampeggiava. Sia il pilota del Piper e gli operatori della torre di controllo furono testimoni delle evoluzioni.
Gorman avvicinatosi all'oggetto, vide che la luce del globo era diventata fissa. L'UFO fece una manovra molto stretta e sali' di quota in verticale molto rapidamente. Il pilota fece altrettanto tentando di tagliare la via al globo, ma la manovra fu talmente repentina che perse conoscenza per qualche secondo causa l'effetto della gravità. Ripresosi tentò di ingaggiare duello. Ad una quota di 2500 metri Gorman evitò una collisione e poté vedere a circa 150 metri la struttura dell'UFO. Si trattava nient'altro che di pura luce senza corpo solido ed era incredibilmente silenzioso. Provò molte volte a intercettare la sfera, ma inutilmente. A bordo del Piper vi erano il Dr. A. Cannon e il suo collega ed anch'essi seguirono il duello.
Tutte queste manovre durano circa 27 minuti. Tutte le cinque persone coinvolte nell'avvistamento notarono chiaramente che l'UFO pulsava di luce bianca e nel momento in cui manovrava, poco prima di virare diventava bianco splendente.
Il duello arrivò sino ad una altezza di 4500 metri, e l'UFO pareva stare al gioco. Il Mustang F 51 perse potenza evidenziando la netta superiorità dell'oggetto in alcune circostanze per via dell'altitudine. L'oggetto prese direzione nord-ovest e spari' all'orizzonte.Verso el 9.30 di sera il duello era terminato.
Gorman fu interrogato dalla commissione del Progetto Sign.
Era evidente che ci si trovava davanti ad un comportamento intelligente.
La commissione reputò Gorman un irresponsabile accusandolo di mancato equilibrio psichico. Il curriculum di Gorman era perfetto ed inoltre vi erano altre quattro persone che giuravano di aver assistito all'accaduto.
Negli anni '50 il Capitano E.J. Ruppelt a capo del Progetto Blue Book, ipotizzò che Gorman incontrò un pallone sonda, le cui manovre avrebbero dato l'illusione ottica al pilota. Questa fu l'unica spiegazione fornita per screditare l'operato del pilota della Guardia Nazionale.
Il Maggiore Donald Keyhoe, facendo alcune indagini effettivamente scoprì che dalla base di Fargo fu lanciato un pallone sonda, ma le correnti dei venti, secondo il servizio meteorologico, lo collocarono distante dall'aereo di Gorman. In seguito, non potendo smentire ulteriormente il Dr. Donald Menzel, ovviamente pagato per screditare e depistare, asserì che gli oggetti visti da Gorman furono due, il pallone e il pianeta Giove. Il cover-up era completo.

[align=right]Fonte: Ufoplanet[/align]


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Shen Kuo, il primo rapporto UFO dettagliato della Storia


Ben lontano storicamente dalla popolazione di macchine volanti che sorvolano le nostre teste quotidianamente, Shen Kuo fu forse il primo uomo a stilare un rapporto dettagliato su un avvistamento di un oggetto volante non identificato.

Shen Kuo è probabilmente una delle figure più importanti e sottovalutate della scienza antica e moderna. Persona poliedrica, dal multiforme ingegno, si dedicò alla matematica come all’astronomia, alla botanica ed all’archeologia, spaziando da una disciplina all’altra come pochi uomini nella storia del genere umano furono in grado di fare.
Vissuto nel XI° secolo dopo Cristo, fu anche persona influente all’ interno della corte della Dinastia Song, è rimasto famoso ai più per la sua opera “Meng Xi Bi Tan”, un insieme di 507 sperimentazioni che vanno dalla geografia al magnetismo, fino all’ astronomia ed al calcolo matematico complesso.

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Giusto per rendere i dovuti onori ad un personaggio di questo calibro, ecco alcune delle intuizioni e scoperte di quest’uomo:

Fu il primo a distinguere tra Nord magnetico e Nord geografico, e ad applicare questi concetti alla navigazione. Fino ad allora, rudimentali bussole venivano utilizzate per i viaggi via terra, e puntavano verso Sud.
Cambiò la “rosa dei venti” delle bussole, da 8 punti a 24.
Formulò per primo il concetto di geomorfologia, teorizzando i processi di formazione della terraferma basandosi sull’ osservazione di fossili marini ritrovati in diversi strati di terreno
Libri: oltre alla sua opera più famosa, completò due atlanti geografici, scrisse trattati di musica legati alle armoniche matematiche, trattati politici e poesie
Descrisse centinaia di piante e le loro proprietà curative, oltre che trattati di botanica, zootecnica e mineralogia
Costruì la prima chiusa mai utilizzata in Cina; costruì una pagoda interamente in legno, poi rimpiazzata da una in mattoni (realizzata sempre da lui) dopo un incendio che distrusse completamente la prima pagoda.
Distinse per primo le funzioni dell’ esofago e della trachea, fornendo una bozza del sistema respiratorio e digestivo.
Creò formule matematiche, lavorò con la trigonometria e con i grandi numeri.
Fu il primo ad esaminare la camera oscura in maniera analitica e geometrica, formulando il primo concetto di punti focali e studiando le immagini prodotte da specchi concavi
Essendo a capo di quello che potremmo chiamare “Dipartimento di Astronomia imperiale”, Shen ebbe modo di compiere accurate osservazioni del cielo. Fu uno dei primi ad opporsi al concetto di “Terra piatta”, spiegando anche il perchè gli oggetti cosmici avessero forme sferiche. Ipotizzò che la Luna riflettesse i raggi solari e non emanasse luce propria. Studiò le orbite planetarie, studio che lo vide impegnato ogni notte per cinque anni.
Shen Kuo si ricorda anche per il primo dettagliato rapporto ufologico della storia. Nella sua opera più famosa, Meng Xi Bi Tan, Shen Kuo riporta quello che sembra un avvistamento UFO in piena regola: un oggetto “brillante come una perla” che volava sopra un lago, nella provincia di Jiangtsu, in grado di comparire improvvisamente e di sparire nella volta celeste a velocità impensabili. L’oggetto fu avvistato da decine di persone, e Shen Kuo si preoccupò, da ricercatore qual’era, di raccogliere testimonianze e di far luce sul fenomeno misterioso.

L’osservazione di fenomeni celesti inusuali, o di oggetti volanti non identificati, non è solo materia della storia dell’ Occidente. In Cina e Giappone ad esempio sono testimoniati numerosi fenomeni curiosi, che spaziano dall’avvistamento di sfere nel cielo fino addirittura ad alcuni atterraggi di quelle che furono considerate a volte macchine volanti, altre volte dei del cielo.

Secondo quanto afferma Shen Kuo, l’oggetto fu avvistato a scadenze quasi regolari per un periodo di 10 anni. L’oggetto aveva, oltre che una luminosità tale da illuminare un’area del raggio di diversi chilometri, anche la particolarità di dividersi in due sfere distinte.
Le testimonianze raccolte da Shen Kuo provengono dalle province di Anhui e di Jiangsu, in particolare dalla città di Yangzhou. L’oggetto viene descritto come dotato di porte, alla cui apertura sarebbe stato possibile ammirare una luce potente.

Per quanto le cronache cinesi siano ricche di avvenimenti relativi a comparizioni di divinità o ad avvenimenti strani e curiosi, Shen Kuo si distinse per la sua relativa “scientificità” nelle sue osservazioni compiute sul mondo naturale. Oltre al fatto che il rapporto stilato sugli avvistamenti di questo misterioso oggetto è ricco di particolari e può contare su numerosi testimoni. Il fenomeno si è manifestato per anni, diventando addirittura un’attrattiva per la regione. Fino ad ora, non si è stati in grado di smentire o di provare nulla, se non che molti abitanti della regione furono testimoni di un fenomeno luminoso in cielo non direttamente riconducibile ad eventi astronomici.

Fonte di informazione in italiano: http://www.ditadifulmine.com/2009/12/sh ... o-ufo.html
Fonte (in inglese) dove si parla del caso: http://www.absoluteastronomy.com/topics/Shen_Kuo


_____________________________________________________________________ _____________________________________________________________________

Cita:
Lawliet ha scritto:

Shen Kuo, famosissimo scienziato cinese, scrisse che durante il regno dell'imperatore Renzong (1022-1063 d.C.) un oggetto luccicante come una perla volò sulla città di Yangzhou di notte, e fu visto e descritto in precedenza già dagli abitanti di Anhui e poi da quelli di Jiangsu.
Shen ottenne la testimonianza diretta di un uomo che vide l'oggetto curioso vicino al lago di Xingkai, dicendo che esso;

http://en.wikipedia.org/wiki/Shen_Kuo

Passo tratto dal; "Dream Pool Essays", capitolo; "Strange Happenings" Dong (2000), 69–70 (apparentemente non reperibile su internet):

"...opened its door and a flood of intense light like sunbeams darted out of it, then the outer shell opened up, appearing as large as a bed with a big pearl the size of a fist illuminating the interior in silvery white. The intense silver-white light, shot from the interior, was too strong for human eyes to behold; it cast shadows of every tree within a radius of ten miles. The spectacle was like the rising Sun, lighting up the distant sky and woods in red. Then all of a sudden, the object took off at a tremendous speed and descended upon the lake like the Sun setting."

Traduzione;

"...aprì la sua porta, e ne uscì una inondazione di luce così forte da sembrare la fonte stessa del sole, poi l'altro guscio si aprì, apparendo grande quanto un letto con una grande perla dalla grandezza di un pugno che ne illuminava l'interno di un bianco argentato. L'intensa luce argentata, proveniente dall'interno, era troppo forte per poter essere osservata dall'occhio umano; tanto da far proiettare l'ombra degli alberi in un raggio di dieci miglia. La luce era simile a quella sprigionata dal sole all'alba, che illumina il cielo lontano e gli alberi di rosso. Poi, tutto d'un tratto, l'oggetto se ne andò ad una velocità incredibile, scendendo sull'orizzonte del lago, proprio come il sole."

Shen proseguì nel racconto, affermando che Yibo, un poeta di Gaoyou, scrisse addirittura un poema sulla "Perla" dopo averla vista. Dopo essere stata vista dagli abitanti di Fanliang in Yangzhou, aggiunge Shen, essi eressero un "Padiglione alla Perla", verso la quale gli uomini iniziarono a peregrinare nella speranza di vedere, anch'essi, il grande e misterioso oggetto volante.

Testo originale (che non sono, tuttavia, in grado di tradurre meglio di quanto già sia stato fatto);
http://www.gutenberg.org/files/27292/27292-0.txt
Per trovare il frammento di cui stiamo parlando (dato che non posso copiare caratteri cinesi nel forum), cercate la parola "Yangzhou", traducendola prima in cinese ad esempio con http://it.babelfish.yahoo.com/translate_txt .

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Messaggio di cagliari79

Il mondo alieno degli intraterrestri

Da secoli, nel folklore amerindo, vi è traccia di misteriosi indios dalla pelle bianca a custodia di perdute città sotterranee e di gotte inviolabili quanto inaccessibili. Tra verità e leggenda, ecco la cronaca documentale dei "figli degli dei".



di Alfredo Lissoni

La leggenda di certe misteriose gallerie fra Centro e Sudamerica, che ospiterebbero civiltà perdute, gira da oltre mezzo secolo anni sia negli ambienti esoterici che nei più paludati circoli archeologici, oltreché che fra gli esploratori; in tempi più recenti, con l'aumentato interesse per le storie di UFO e alieni, esse hanno avuto gli onori della ribalta grazie ad un libro del saggista svizzero Erich Von Daeniken, "Il seme dell'universo" (Ferro edizioni, 1972), in cui si raccontava la storia, completamente inventata, dell'esistenza di caverne scavate millenni or sono dagli alieni in Ecuador. Von Daeniken sosteneva di essere stato portato nelle grotte della Cueva de los Tajos dall'archeologo Juan Moricz, e di avervi trovato tesori, gioielli raffiguranti astronavi ed un tavolo e sette scranni in pietra, istoriati nella notte dei tempi. A seguito di queste rivelazioni, si mossero oltre duecento spedizioni archeologiche da tutto il mondo, ma si scoprirono solo delle grotte levigate da un fiume, senza traccia alcuna di E.T.
Tuttavia, nel 1978, un libro dei documentaristi Marie-Th#65533;r#65533;se Guinchard e Pierre Paolantoni ("Les intraterrestres", gli intraterrestri; Lefeuvre edizioni) rilanciava la leggenda. Questa volta a parlare era "Yan", pseudonimo di un archeologo ungherese che avrebbe trovato, nella zona peruviana di Madre de Dios l'accesso al mondo sotterraneo degli "intraterrestri".
"Esistono, io li ho visti", sottotitolava il libro, che mostrava una serie di foto sfuocate delle caverne ed i disegni di due grotte sotterranee, contenente la prima una colonna di quarzo brillante in grado di rischiarare l'ambiente (e realizzata dagli intraterrestri); la seconda, il tavolo ed i sette troni citati da Von Daeniken nel suo libro del 1972. In realtà, osservando la foto di "Yan", pur se sfuocata, si
notava una straordinaria rassomiglianza con l'archeologo Juan Moricz!
Facile dunque pensare che fosse quest'ultimo (che ha sempre negato il suo coinvolgimento con lo scrittore svizzero) ad inventare ed a spacciare ai vari turisti per caso improvvisati la storia (peraltro identica) dei sette scranni del mondo sotterraneo!


Indios dalla pelle bianca

Tutte leggende, dunque? Forse. E forse no. Già nel 1941 due americani, David e Patricia Lamb, dopo un viaggio in Chiapas (Messico), sostenevano di avere scoperto una tribù di indios molto agguerriti, di bassa statura, di pelle chiara, che erano i guardiani di una vasta rete di gallerie sotterranee; vennero ricevuti dal presidente Roosevelt, che volle sapere ogni dettaglio.
Tali indios, secondo alcuni ufologi, sarebbero i discendenti degli alieni scesi nel Continente America nella notte dei tempi, ed incrociatisi con i locali. Un celebre esploratore d'inizio secolo, il colonnello inglese Percy Fawcett, sparito nel Mato Grosso alla ricerca del "mondo sotterraneo", confermò nel suo diario l'esistenza di indios amazzonici dalla pelle bianca. "A Jequie, un centro piuttosto grande che esportava cacao a Bahia, un vecchio negro di nome Elias José do Santo, ex ispettore della polizia imperiale, mi raccontò di indiani dalla pelle chiara e dai capelli rossi che vivevano nel bacino del Gongugy, e di una città incantata che trascinava sempre più avanti l'esploratore, finché svaniva come un miraggio. Seppi poi dei Molopaques, una tribù scoperta a Minas Gerais in Brasile nel secolo XVII; avevano la pelle chiara e portavano la barba; le loro donne avevano capelli biondo oro, bianchi o castani, piedi e mani piccoli, occhi azzurri".
La vicenda degli indios bianchi è confermata anche da un altro esploratore, il professor Marcel Homet, archeologo, paleontologo, antropologo ed etnologo francese. Quest'ultimo, durante l'esplorazione dell'Amazzonia brasiliana, nella zona dell'Urari-Coera, si era imbattuto in due indios sbucati dalla foresta. "Senza alcun preavviso", scrisse Homet nel libro "I figli del sole" (MEB edizioni), "la cortina di foglie della giungla si aperse e ci apparvero due indios bellissimi. Ci studiavano con attenzione, infastiditi dal fatto che puntassimo loro contro i nostri fucili. Ebbi agio di osservarli attentamente. Erano esseri umani di forme bellissime. Dove avevo visto degli esseri simili? Ma certo, in Arabia! I nasi aquilini, le fronti spaziose, gli occhi grandi, spalancati, ed il colore chiaro della pelle...Erano uomini di razza bianca, veri mediterranei, progenitori, contemporanei o parenti di questa razza".
I due indios vennero in seguito identificati da una delle guide del professor Homet come Waika, membri di una tribù assai poco conosciuta, "pericolosi e crudeli combattenti" che avevano la curiosa usanza di rapire donne dalla pelle bianca con cui accoppiarsi, forse per preservare il colore della loro pelle, oltremodo insolito in quelle regioni selvagge.
Homet citava anche un cercatore d'oro a nome Francisco Raposo, che nel 1743 si sarebbe imbattuto, ad oriente del fiume amazzonico Xing in due indios di una tribù sconosciuta, che alla sua vista se la diedero a gambe. Quegli indios avevano la pelle bianca.
La presunta tribù che vivrebbe nell'Amazzonia peruviana sarebbe stata oltremodo feroce.
Nell'estate del 1979 il Radio Club Peruviano di Cuzco segnalava di avere perso i contatti con una spedizione francese avventuratasi nel dipartimento di Madre de Dios; sfortunatamente, non era questo il primo caso. Tutte le spedizioni che si erano avventurate in quella zona, alla ricerca di una sperduta città precolombiana, erano scomparse misteriosamente. Nel caso dei francesi, l'ultimo messaggio da questi inviato diceva: "Siamo attaccati da una tribù sconosciuta di indios bianchi, alti almeno due metri", gli stessi da secoli presenti nel folklore sudamerindio.


Il regno del Gran Paititì

"Ero proprio in Venezuela, ai confini dell'Amazzonia colombiana, l'anno in cui la notizia rimbalzò su tutti i giornali brasiliani. Si trattava di questo: erano state avvistate, da due passeggeri di un bimotore che stava sorvolando la zona, tre piramidi di più di cento metri d'altezza, disposte in forma triangolare e situate sull'estesissima frontiera del Brasile. Su questa bomba giornalistica si erano buttati anche Erich Von Daeniken e Jacques Cousteau". A parlare è la linguista ed archeologa dilettante basca Mireille Rostaing Casini che, nel suo libro "Archeologia misteriosa" (Salani) racconta: "La storia non finiva qui. Ai primi del 1979 erano state fotografate da un aereo dodici piramidi, grandissime, nella foresta del dipartimento peruviano di Madre de Dios, anch'esso confinante con il Brasile. Queste fotografie le mostrano in collocazione simmetrica, le une vicine alle altre, in due file di sei.
Le piramidi si trovano in una regione dove si pensa sia esistito un grandissimo e potente impero, detto del Gran Paititì, e di cui non si sa praticamente nulla se non che nel suo territorio si trovavano enormi ricchezze in oro ed una grande quantità di tesori nascosti. Un indio mi disse che in questa zona esiste un passaggio nella collina denominata Tampu-Tocco, attraverso il quale si passa ad altri mondi situati nelle viscere della terra".
La storia delle dodici piramidi del Gran Paititì scatena da anni polemiche infuocate. La prudenza è dunque necessaria. Diversi esponenti dell'archeologia e della scienza ufficiale, in testa lo stimatissimo geologo brasiliano Aziz Nacib Ab'Saber, e che hanno sorvolato la zona in elicottero, ritengono trattarsi soltanto di curiose formazioni rocciose, coperte di vegetazione. Costoro disconoscono quanto fotografato nel 1975 dai satelliti meteo Landsat: un'area piana, ellittica, al cui interno sembra proprio di vedere dodici strutture piramidali in duplice fila; fra i sostenitori, i membri della spedizione francese di Thierry Jamin, che il 21 luglio 1998 sarebbe dovuta partire per la zona conosciuta come Pantiacolla, l'antica Paititì. All'ultimo minuto la spedizione saltò, per l'improvviso dietro front degli sponsor.


La cronaca di Akakor

Esiste dunque, nel cuore dell'Amazzonia, una civiltà perduta, forse nemmeno umana, legata al culto delle piramidi? Piramidi, come sottolinea la Rostaing Casini viste le foto, non di tipo azteco ma egizio? E’ difficile sostenerlo, ma da un mio collaboratore, il fisico salvadoregno Luis Lopez spesso a spasso per le Americhe, ho ottenuto ulteriori elementi. "Durante alcune mie ricerche in Salvador", mi ha raccontato Lopez nel maggio del 1993 " ho incontrato un archeologo italiano, Mario P., che da anni lavora in Perù. Quest'uomo, appartenendo all'establishment scientifico ufficiale e temendo il ridicolo, ha preteso il riserbo; mi ha raccontato di avere visto degli UFO nella zona e di avere scattato delle foto a certe bruciature circolari; Mario ha aggiunto che questi fenomeni sono ricorrenti nella foresta amazzonica al punto che gli indios, affatto spaventati, hanno ribattezzato i visitatori spaziali gli incas, intesi come appartenenti ad una razza superiore, di signori, come sono considerati gli antichi incas".
"Non solo", prosegue Lopez. "L'archeologo ha anche scoperto una serie di scheletri umani lunghi due metri, appartenenti ad una razza sconosciuta.
Questa scoperta è per ora mantenuta top secret e non so se e quando essa verrà divulgata".
Se così fosse, ed ammesso che la leggenda degli indios bianchi tale non sia, quale è la loro misteriosa origine? La risposta la troviamo in un altro libro, la "Cronaca di Akakor" (Edizioni Mediterranee) del giornalista e sociologo bavarese Karl Brugger (assassinato in circostanze misteriose nel 1984). Brugger conobbe bel 1972 a Manaus, in Brasile, il capo indio - bianco di pelle - Tatunca Nara, a suo dire discendente di una mitica tribù "spaziale", gli Ugha Mongulala. Secondo il racconto di Tatunca Nara, i Mongulala vivevano nel cuore dell'Amazzonia, sin dalla notte dei tempi, "in piccoli gruppi, in caverne e grotte, camminando carponi". Poi, nell'anno 13500 a.C. del nostro calendario, "erano giunti gli Dei. Essi portarono la luce". "Gli stranieri", ha raccontato il capo indio a Karl Brugger, "apparvero all'improvviso nel cielo su brillanti navi d'oro. Segnali di fuoco illuminarono la pianura; la terra tremava ed il tuono risuonava sulle colline. Gli uomini si prostrarono con stupore e profondo rispetto davanti ai potenti stranieri, che vennero ad impossessarsi della terra".
"Gli stranieri dissero che la loro patria si chiamava Schwerta, un mondo lontano nella profondità del cosmo. A Schwerta viveva la loro gente, ed essi erano partiti di là per visitare altri mondi, e portarvi la loro scienza. Schwerta era un immenso impero, formato da mondi numerosi come i granelli di polvere di una strada. I visitatori ci dissero che ogni seimila anni i due mondi, quello dei nostri Primi Maestri e la nostra terra, s'incontreranno. E che allora gli Dei torneranno. Dovunque sia e qualsiasi forma abbia Schwerta, con l'arrivo di questi visitatori dal cielo cominciò sulla terra l'Età dell'Oro".
I Maestri, come vennero prontamente ribattezzati dagli indios, "vennero sulla terra con 130 famiglie, per liberare gli uomini dall'oscurità. E loro accettarono e riconobbero gli uomini come fratelli. I Maestri fecero stabilire le tribù nomadi e divisero lealmente ogni frutto della terra. Pazientemente e senza stancarsi, ci insegnarono le loro leggi, anche se gli uomini facevano resistenza, come bambini ostinati. Per questo loro amore verso gli uomini, per tutto quello che diedero ed insegnarono noi li veneriamo come i nostri portatori di luce. I nostri migliori artigiani riprodussero le loro immagini per testimoniare in eterno la loro grandezza. Così sappiamo come erano fatti i nostri Signori Anteriori".
"I Signori di Schwerta", racconta Tatunca Nara, "erano simili agli uomini. Il loro corpo esile ed i tratti del volto erano molto delicati. Avevano la pelle bianca ed i capelli neri con riflessi blu. Portavano una folta barba e come gli umani erano vulnerabili, perché fatti di carne. C'era però un particolare segno fisico che li distingueva dagli abitanti della Terra: essi avevano alle mani e ai piedi sei dita. Questo era il segno dell'origine divina".
I Maestri, prosegue il capo indio, non erano terrestri. Tatunca Nara, nel ricostruire per Karl Brugger l'intera storia del suo popolo, divideva decisamente il periodo dei visitatori spaziali (peraltro corrispondente, secondo alcune fonti, alla reale nascita della civiltà egizia) dal successivo arrivo di esploratori bianchi: i goti, nel 570 d.C., gli spagnoli, nel 1532, i nazisti, nel 1941. I Maestri "tracciarono canali e strade, seminarono piante nuove, sconosciute a noi uomini. Insegnarono ai nostri primitivi antenati che un animale non è solo una preda da cacciare, ma anche una preziosa proprietà, che allontana la fame. pazientemente trasmisero loro il sapere necessario per comprendere i segreti della natura. Sorretti da questi principi, gli Ugha Mongulala sono sopravvissuti per millenni a gigantesche catastrofi e guerre sanguinose".


Visitatori dal cosmo

Grazie agli Schwerta, gli Ugha Mongulala costruirono un impero che si estendeva dal Perù al Brasile al Mato Grosso (la regione ove scomparve Fawcett). I Maestri, secondo Nara, conoscevano le leggi dell'intero cosmo. Unendosi carnalmente con gli indios, generarono la tribù degli Ugha Mongulala, gli "alleati eletti". Costoro, eccezion fatta per le sei dita, nei tratti somatici ricordavano molto i visitatori. Ecco dunque spiegata la presenza di indios bianchi, più o meno alti, nel cuore della foresta amazzonica?
Gli alieni costruirono diverse città, e molte piramidi, "un mezzo per raggiungere la seconda vita". Un "brutto giorno" gli dei dovettero ripartire. Erano in lotta con un altro popolo dello spazio. "Nel 10481 a.C. gli Dei lasciarono la Terra", disse Nara. "Le navi dorate dei nostri Primi Maestri si spegnevano nel cielo come le stelle. La fuga degli Dei gettò il mio popolo nell'oscurità. Fummo attaccati da esseri estranei simili agli uomini, con cinque dita ma con sulle spalle teste di serpenti, tigri, falchi e altri animali. Disponevano di una scienza avanzatissima che li rendeva uguali ai primi Maestri. Tra queste due razze di Dei scoppiò una guerra. Bruciarono il mondo con armi potenti come il sole. Ma la previdenza degli Dei salvò gli Ugha Mongulala dalla distruzione". I visitatori di Schwerta costruirono nel sottosuolo amazzonico tredici dimore sotterranee, disposte secondo la costellazione da cui provenivano. E convinsero gli indios a rifugiarsi dentro caverne scavate nella roccia, e murate dall'interno. Con questo espediente gli indios sarebbero scampati alle devastazioni planetarie scatenate dalle lotte fra dei, come pure a successivi cataclismi e perfino all'avanzata dei conquistadores.
Questo elemento mi è stato in parte confermato da un'esploratrice italiana che ha condotto diverse spedizioni in Perù, la milanese Elena Bordogni. "Durante una spedizione", mi ha raccontato, "incappammo in un camminamento che costeggiava una montagna e che fiancheggiava un burrone. Sul sentiero si vedevano, pietrificate, le orme dei piedi dei sacerdoti che anticamente percorrevano quella via. Con grande sorpresa ci accorgemmo che ad un certo punto il sentiero si interrompeva dinanzi ad una parete liscia della montagna. Solo in seguito, scoprendo che le grotte erano state murate dall'interno, capimmo dove finissero quelle impronte di pietra". Si trattava delle grotte Mongulala?
Anche la Rostaing Casini ha scoperto, nelle tradizioni orali peruviane, testimonianze dell'improvvisa fuga e scomparsa degli Ugha: "Secondo le tradizioni dei mistici, circa 6000 anni or sono si sarebbe verificato un terribile cataclisma che avrebbe indotto una parte dei Mongulala a rinchiudersi nel fitto della foresta; altri avrebbero invaso i territori costieri dell'oceano Pacifico, sedi di civiltà preincaiche, per poi imbarcarsi verso ignoti lidi. Alcuni si sarebbero stanziati nell'Isola di Pasqua".
La storia degli Ugha Mongulala è una miniera per gli appassionati di archeologia misteriosa. I Maestri di Schwerta vengono descritti da Tatunca Nara come esseri "dal volto splendente" . La stessa definizione viene fornita dal patriarca ebraico Enoch, allorché racconta di essere stato rapito in cielo dagli angeli. Sia gli angeli di Enoch che gli Schwerta dei Mongulala si accoppiarono con le donne della Terra. Gli Schwerta avrebbero poi colonizzato "il grande fiume Nilo" ed avrebbero nascosto nella foresta amazzonica un disco volante! "La macchina volante", racconta Tatunca Nara, "brilla come l'oro ed è fatta di un metallo a noi sconosciuto. E’ un grosso cilindro e può ospitare due persone. Non ha vele né remi ma vola più veloce dell'aquila, attraverso le nubi".
Ancora, gli Schwerta costruirono le piramidi sudamericane ed egizie "con certe macchine che potevano sollevare il masso più pesante, tenendolo sospeso come per magia; lanciavano fulmini accecanti e fondevano le rocce".
Gli Schwerta erano portatori di pace. La loro fuga rappresentò la fine per gli Ugha Mongulala, distrutti dalle guerre civili prima, dai terremoti poi ed infine costretti dall'arrivo dei conquistadores all'esilio perenne, nelle caverne sotterranee scavate dagli Dei. "Ma gli Dei torneranno", dichiarò Tatunca Nara a Brugger, prima di tornarsene nella sua patria misteriosa. "Torneranno per aiutare i loro fratelli, gli Ugha Mongulala. L'alleanza tra questi due popoli sarà rinnovata, e i nostri discendenti si incontreranno di nuovo. Allora ritorneranno i primi maestri...".

Sarà così davvero?


http://isole.ecn.org/cunfi/Caverne_Aliene.htm


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L'IPOTESI DELLO ZOO GALATTICO


Nel 1969 uscì un libro del famoso antropologo americano Roger W. Wescott, che era preside della facoltà di Antropologia della Drew University di Madison, in cui si parlava di extraterrestri. L’opera, a quanto pare mai tradotta in italiano, era intitolata “The Divine Animal”. Ecco uno stralcio dell’”Esplorazione delle potenzialità dell’uomo”:

Il nostro pianeta è stato visitato da organismi extraterrestri? Non vi sono certamente prove indubbie di ciò. Ma non vi è, ovviamente, alcuna prova che lo escluda. E vi sono frammenti ricorrenti di prove alquanto ambigue secondo cui visitatori intelligenti si sarebbero periodicamente manifestati. Uno di essi è il motivo persistente dell’”uomo uccello” nell’arte preistorica: uomini con teste di uccello appaiono nelle pitture e nei bassorilievi dell’Europa paleolitica, dell’Oceania neolitica, del Perù dell’età del Bronzo. E le tradizioni storiche giudaiche, cristiane e islamiche, naturalmente, hanno rappresentato da tempo immemorabile i messaggeri divini, o angeli, con ali di uccello. Mentre queste raffigurazioni possono limitarsi a indicare niente di più di un culto dell’uomo comparabile a quelli africani del gatto e asiatici dell’orso, esse potrebbero altresì denotare un grossolano tentativo iconografico di tramandare il fatto che creature simili all’uomo sono periodicamente apparse dal cielo, presumibilmente in veicoli che, dal momento che gli uomini primitivi non potevano darsene una spiegazione, erano considerati “uccelli”. Una interpretazione analoga può essere riferita a creature leggendarie come Oannes, il “pesce ragionevole” che i Sumeri sostenevano essere emerso dall’oceano per istruire sui fondamenti della civiltà l’uomo selvaggio. In tal caso, il “pesce” potrebbe avere rappresentato non gli istruttori, ma il veicolo che li trasportava: concettualmente, un mezzo plurifunzionale di un tipo che fosse chiamato “uccello” in volo o “pesce” in acqua. Alcune narrazioni bibliche sono state anche più esplicite circa tali presunte visite. Nel suo libro della Genesi vi sono tre riferimenti a eventi che sono stati interpretati da alcuni scienziati, pre esempio l’astronomo franco-americano Jacques Vallée, come attribuibili a esseri o mezzi celesti diversi da Dio in persona. Il primo di essi è la storia di Enoch, padre di Matusalemme (secondo la tradizione araba inventore della scrittura). In Genesi 5,24 leggiamo: “Enoch camminò con Dio, poi scomparve perchè Dio l’aveva preso”. Sebbene queste poche parole sembrino oscure, l’apocrifo Libro di Enoch amplia considerevolmente tale succinta versione, riferendo l’assunzione di Enoch in cielo su di un mezzo angelico e le meraviglie colà osservate. In Genesi 6,2 ci viene detto che, dopo che gli uomini si erano moltiplicati sulla Terra (in conseguenza forse della rivoluzione dovuta all’introduzione dell’agricoltura), “figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belli e ne presero per mogli a loro scelta”. Questo passaggio starebbe a indicare che donne terrestri e maschi extraterrestri avrebbero, quanto meno, largamente fraternizzato. Infine, in Genesi 28,12, Giacobbe, figlio di Isacco, “fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa”. Tale passaggio potrebbe interpretarsi come riferito o alla rampa di un mezzo spaziale, ovvero al collegamento a catena di una stazione interplanetaria. Per quanto concerne i libri più tardi dell’Antico Testamento, l’intero primo capitolo di Ezechiele è dedicato alla descrizione di splendenti ruote aeree giunte sulla Terra unitamente a “creature viventi” aventi “un aspetto d’uomo”. Sebbene tutte le narrazioni bibliche riferiscano, comprensibilmente, a una spiegazione di ordine soprannaturale gli eventi in esse descritti, ciò che esse inevitabilmente e naturalmente evocano è la carica emotiva indotta dai “dischi volanti” e dagli UFO in genere. Nei termini probabilistici dell’accostamento alla questione ufologica sopra enunciato, sarei comunque portato a congetturare che i “dischi volanti” da un lato non si ricolleghino ad allucinazioni, e dall’altro non si identifichino con organismi viventi, bensì siano ciò che la maggior parte degli “ufologi” sembra oggi portata a ritenere, e cioè prodotti inorganici reali controllati da esseri intelligenti extraterrestri. Poichè non riterrei plausibile la coincidenza che esseri di un pianeta extraterrestre raggiungibile abbiano sviluppato una civiltà nel corso dello stesso millennio o anche nello stesso periodo geologico che ha visto sorgere la nostra, azzarderei l’ipotesi che chi controlla i “dischi” (che da ora chiamerò i “dischiani”) abbia visitato il nostro pianeta anteriormente alla comparsa delle specie superiori e degli stessi ominidi. La mia opinione è che i “dischiani” si siano comportati nei confronti dei nostri antenati omindi (ovvero scimmieschi) un pò come il biologo cattolico S. George Mivart suppone che Dio abbia agito nei confronti dei primati del Neocene: attendendo cioè che i nostri progenitori preumani sviluppassero una massa encefalica sufficientemente voluminosa da consentire un approfondimento ragionevolemtne complesso per quanto riguarda la tecnologia e altre discipline, e quindi istruendoli per quanto possibile. Secondo me tale ipotesi consente di risolvere un problema che ha sempre fatto discutere gli antropologi, è cioè perchè mai l’uomo manifesti tante caratteristiche fisiche e comportamentali proprie di un animale domestico. La relativa mancanza di pelo, la differenziazione di colore della pelle, la dentatura debole in mascelle sempre meno pronunciate, il temperamento ipersensibile sono tratti che ricordano nettamente quelli sviluppati da cani, maiali, cavalli e altri mammiferi da noi addomesticati. La tendenza più recente degli antropologi è oggi quella di ammettere che l’uomo è un animale addomesticato, sostenendo peraltro che, a differenza degli altri, si tratterebbe di una creatura che si è autoaddomesticata. Sennonché, dal momento che non è mai stato chiarito come una qualche specie sia riuscita ad autoaddomesticarsi, tale ipotesi ha costituito un ostacolo insormontabile nella teoria dell’evoluzione umana. Ma se supponiamo che l’uomo sia stato fin dall’inizio addomesticato dai “dischiani”, in maniera non molto diversa da quella in cui il cane è poi stato addomesticato dall’uomo, il paradosso insito nello stesso concetto di autoaddomesticamento viene eliminato. In ogni caso resta ancora da stabilire quando l’addomesticamento dell’uomo abbia avuto luogo. Può essere cominciato fin dall’epoca degli australopitechi, gli uomini.scimmia dell’Africa, circa un milione di anni fa (…). Personalemtne ritengo che i “dischiani” siano vissuti fra gli uomini, come maestri e guide, fino al periodo Neolitico, circa diecimila annifa, quando la padronanza delle tecniche dell’agricoltura permise ai nostri antenati di sviluppare la loro ricchezza e il loro numero, e con ciò anche degli schemi comportamentali che i loro istruttori extraterrestri non avevano contemplato nè previsto: accaparramento, schiavismo e guerra. A questo punto, presumo, i “dischiani” si ritirarono, mantenendo delle basi in quei posti dove avrebbero avuto la minima probabilità di essere incontrati e anche visti dai loro devianti protetti: e cioè nelle profondità marine. Queste due supposizioni non sono solo plausibili da un punto di vista intrinseco, ma aiutano anche a spiegare la diffusione di miti e leggende persistenti, che sarebbero altrimenti incomprensibili. La principale è quella che si ritrova presso quasi tutti i popoli, e cioè la leggenda riferita a un periodo preistorico (noto per esempio come l’età dell’oro per i Greci e l’età del sogno per gli aborigeni australiani), in cui gli Dei camminavano sulla Terra istruendo l’umanità; un rapporto terminato quando gli uomini cominciarono a manifestare più tendenze distruttive di quanto gli Dei intendessero tollerare…Da allora riterrei che i “dischiani” abbiano visitato la Terra solo come esploratori e osservatori, e mai più come colonizzatori e guide. Le descrizioni di creature estremamente simili all’uomo segnalate più volte in prossimità degli odierni UFO osservati al suolo si spiegano, se reali, solo con i membri di piccoli gruppi umani che i “dischiani” portarono certo con loro, ritirandosi. E poichè gli esseri umani appartenenti a tali gruppi non mostravano differenze genetico-somatiche significative rispetto ai normali terrestri, è mia opinione che alcuni di loro siano stati periodicamente inviati sulla superficie terrestre allo scopo di infiltrarsi fra tribù e regni in conflitto, nello sforzo di conquistare queste nazioni a sistemi di vita più illuminati e meno distruttivi.

[align=right]Tratto da il libro di Roberto Pinotti “Alieni: un incontro annunciato” Oscar Mondadori, da pagina 232 a pagina 236

Fonte: http://centroufologicotaranto.wordpress ... ovesciata/
[/align]


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Arctic ha scritto:

IL CASO DELL'UFO DI COYNE
Ohio (USA), 18 Ottobre 1973


Si tratta di un evento accaduto nell'ottobre 1973 ad un elicottero Bell UH-1H dell'Aviazione della Riserva dell'Esercito degli U.S.A. che, mentre si trovava in volo con 4 membri di equipaggio da Columbus a Cleveland, entrambe nell'Ohio, fu oggetto delle attenzioni di un UFO che prima si diresse ad alta velocità verso l'elicottero facendo temere per le proprie vite l'equipaggio quindi, giunto al limite della collisione, si fermò per "scannerizzare" l'elicottero con una forte luce verde; l'oggetto poi ripartì prima lentamente poi accelerando molto rapidamente.
Quando si trovò nelle vicinanze dell'oggetto, l'elicottero sperimentò l'interruzione delle comunicazioni radio, e quando l'oggetto si stava ormai allontanando, il comandante osservò che il quadrante della bussola ruotava a circa quattro rotazioni al minuto e l'elicottero era salito di quota di oltre 1000 piedi e che, pur con il collettivo (il comando che regola lo spostamento in senso verticale) totalmente abbassato, stava continuando a salire alla velocità verticale di 1.000 piedi al minuto.
Quest'ultimo fatto, unitamente al leggero scossone avvertito dall'equipaggio nel momento in cui l'oggetto cominciò ad allontanarsi, indurrebbe a credere che l'oggetto avesse come "agganciato" l'elicottero a distanza per il tempo necessario all'esame per poi quindi rilasciarlo al momento di allontanarsene.

L'evento ebbe anche diversi testimoni a terra, le cui dichiarazioni sono contenute nei documenti di ufologie.net e nicap.org .

Il rapporto ufficiale sull'incidente (Disposition Form) è contenuto nel sito del NICAP.

L'analisi della ricercatrice Jennie Zeidmand del CUFOS, contenuto nel sito del NICAP, ed il resoconto del sito ufologie.net contengono interessanti dettagli integrativi rispetto al rapporto ufficiale.

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Il Il "Disposition Form" (rapporto ufficiale sull'incidente).

Immagine


Il "Disposition Form" (rapporto ufficiale sull'incidente) tradotto in italiano da PaoloG


1. Il 18 ottobre 1973 alle ore 2305 nelle vicinanze di Mansfield, Ohio, l’Elicottero
dell’Esercito 68-15444 assegnato al Comando Avanzato della Riserva Aerea (USARFFAC) di Cleveland è stato protagonista di una mancata collisione in volo con un oggetto volante non identificato. I quattro membri dell’equipaggio, assegnato all’USARFFAC di Cleveland per addestramento di volo, si trovavano in periodo di Addestramento Addizionale (AFTP) quando si è verificato l’incidente. L’equipaggio era composto dal Cap. Lawrence J. Coyne, Comandante, Primo Sten. Arrigo Jezzi, Copilota, Serg. Robert Yanacsek, Capo Equipaggio, Serg. John Healey, Medico. Tutto il citato personale è membro del 316mo Distaccamento Medico (Eliambulanze), unità di supporto dell’USARFFAC di Cleveland.

2. L’incidente in oggetto si è svolto nel modo seguente: l’Elicottero dello Esercito
68-15444 stava ritornando da Columbus, Ohio, a Cleveland, Ohio, quando alle 2305 (ora della costa est) trovandosi a sud-est dell’aeroporto di Mansfield, nei pressi della
città omonima, alla quota di 2500 piedi con rotta per 030 gradi, il Sergente Yanacsek
osservava una luce di colore rosso sull’orizzonte ad est, a 90 gradi rispetto alla rotta dell’elicottero. Dopo circa 30 secondi, il Serg. Yanacsek avvisava che l’oggetto stava dirigendo verso l’elicottero ad una velocità di oltre 600 miglia orarie alla sua stessa quota ed in rotta di collisione. Osservato l’oggetto in arrivo, il Capitano Coyne prese i comandi dell’aeromobile ed iniziò una discesa controllata da 2500 a 1700 piedi per evitare la collisione con l’oggetto. Il Cap. Coyne chiamò via radio la Torre di Mansfield e, dopo che la Torre ebbe accusato ricevuta della chiamata, chiese se vi fossero aeromobili ad alte prestazioni in volo nelle vicinanze, ma dalla Torre non venne ricevuta alcuna risposta. Quando l’equipaggio stimava l’impatto ormai inevitabile, l’oggetto fu visto esitare un momento sopra l’elicottero quindi procedere
lentamente in direzione ovest per poi, venutosi a trovare nella zona ad ovest dello
Aeroporto di Mansfield, accelerare rapidamente virando poi di 45 gradi verso Nord-Ovest. Il Cap. Coyne fece notare che l’altimetro indicava la quota di 3500 piedi, e che l’elicottero si trovava in salita a 1000 piedi al minuto con il collettivo in posizione
completamente abbassata. L’aeromobile fu riportato a 2500 piedi dal Cap. Coyne e condotto a Cleveland, Ohio. Il piano di volo venne chiuso e l’incidente notificato al locale Ufficio del Servizio di Volo dell’Autorità Federale dell’Aeronautica (FAA), che
raccomandò al Cap. Coyne di riferire l’incidente al Distretto dell’Aviazione Generale
della FAA presso l’Aeroporto Hopkins di Cleveland. L’incidente fu notificato al Sig. Porter, 83mo Comando della Riserva Aerea (USARCOM), alle ore 1530 del 19 ottobre 1973.

3. Il presente rapporto è stato letto, verificato e sottoscritto per accettazione dai membri dell'equipaggio.

____________________________________________________________________
____________________________________________________________________


L'analisi dell'incidente di Jennie Zeidman dal sito http://www.nicap.org tradotto in italiano da PaoloG


Jennie Zeidman, del CUFOS:
Il Caso dell’UFO di Coyne (o “Incidente dell’Elicottero dell’Esercito”) spicca come
probabilmente il più credibile (nella categoria “elevata stranezza”) dell’ondata del 1973.
Nel corso di un volo fra Columbus e Cleveland, nell’Ohio (U.S.A.) l’equipaggio di un
elicottero della Riserva dell’Esercito composto di quattro uomini incontrò un oggetto a
forma di sigaro, di colore grigio ed aspetto metallico, che presentava luci inconsuete ed effettuava manovre altrettanto inconsuete. L’equipaggio vinse il Premio Blu Ribbon di 5.000 dollari messo in palio dal quotidiano NATIONAL ENQUIRER per il “rapporto di più elevato valore scientifico del 1973”.
La notte del 18 ottobre 1973 a circa le 22:30 un elicottero UH-1H della Riserva dell’Esercito degli Stati Uniti d’America lasciò Port Columbus nell’Ohio per fare ritorno
alla propria base presso l’aeroporto Hopkins di Cleveland, a 96 miglia nautiche di distanza in direzione nord-nordest. Al comando, sul sedile anteriore destro, si trovava il Capitano Lawrence J. Coyne, di trentasei anni, con diciannove anni di esperienza di volo al suo attivo. Ai comandi, sul sedile anteriore sinistro, era il Primo Sottotenente Arrigo Jezzi, di ventisei anni, ingegnere chimico. Dietro Jezzi vi era il Sergente John Healey, di trentacinque anni, un poliziotto di Cleveland che era il medico di bordo, e dietro a Coyne vi era il capo equipaggio, Sergente Robert Yanacsek, di ventitre anni, tecnico di computer. L’elicottero stava volando alla quota di 2.500 piedi sul livello del mare ad una velocità indicata di novanta nodi, al di sopra di un’area ondulate mista con colline, boschi e zone coltivate la cui altezza media era intorno ai 1.200 piedi. La notte era chiarissima, calma e stellata. La luna all’ultimo quarto stava sorgendo all’orizzonte.
A circa dieci miglia a sud di Mansfield, Healey notò una singola luce rossa verso ovest, che volava in direzione sud. Sembrava più intensa della normale luce all’estremità alare sinistra di un aereo, ma non sembrandogli un traffico degno di attenzione, non ricorda di averne fatta menzione. Circa un paio di minuti dopo, quando erano circa le 23:02, Yanacsek notò una luce rossa sull’orizzonte di sud-est. Ritenne che poteva trattarsi del faro di una torre per telecomunicazioni oppure la luce dell’estremità alare sinistra di un aereo – molto probabilmente di un aereo, dato che non lampeggiava – e continuò ad osservarla “per un lungo periodo, da un minuto a novanta secondi” prima di avvisare Coyne. Coyne, che in quel momento stava fumando rilassato, si sporse per dare un’occhiata, notò la luce e stimò trattarsi di un traffico distante e disse casualmente a Yanacsek di “tenerla d’occhio”.
Dopo all’incirca una trentina di secondi, Yanacsek annunciò che la luce aveva cambiato direzione e si stava muovendo verso l’elicottero su quella che sembrava essere una rotta convergente. Verificata l’affermazione di Yanacsek, Coyne prese i comandi da Jezzi e mise l’UH-1H in discesa controllata a circa 500 piedi al minuto. Quasi simultaneamente Coyne stabilì contatto radio con la torre di controllo di Mansfield, dieci miglia a nordovest. Coyne infatti pensava che il velivolo potesse essere un F-100 della Guardia Nazionale Aerea da Mansfield. Dopo che la torre ebbe inizialmente risposto accusando ricevuta della chiamata (“Qui torre di Mansfield, Army 1-5-triplo-4 avanti”) il contatto radio si interruppe. Jezzi quindi tentò di ristabilire il contatto sia sulla banda VHF che sulla UHF ma senza alcun successo. Furono uditi i consueti rumori di fondo tipicamente prodotti dall’apparato radio, ma da Mansfield non venne alcuna risposta. Un successivo controllo effettuato da Coyne rivelò che sul nastro di Mansfield non venne registrata nemmeno la prima chiamata, e che l’ultimo F-100 era atterrato alla 22:47.
La luce rossa continuò nella sua rotta, aumentando notevolmente d’intensità. Coyne
aumentò il rateo di discesa a 2.000 piedi al minuto e la velocità rispetto all’aria a 100
noti. L’ultima quota che notò fu di 1.700 piedi. Proprio nel momento in cui la collisione
appariva imminente, la luce sconosciuta arrestò il suo movimento in direzione ovest ed assunse un assetto di volo a punto fisso (hovering) situandosi al di sopra e di fronte all’elicottero. “Non si spostava più, si era fermato. Per un periodo di dieci, forse venti secondi, si era semplicemente fermato”, riferì Yanacsek. Coyne, Healey, e Yanacsek concordarono sul fatto che un oggetto a forma di sigaro, con una piccola cupola, sottendeva un angolo quasi pari alla larghezza del parabrezza. Una struttura grigia di aspetto metallico, senza particolari caratteristiche, era nettamente delineata sullo sfondo del cielo stellato. Yanacsek riferì che ebbe come la “impressione di finestre” lungo la sezione superiore a forma di cupola. La luce rossa emanava dalla prua, ed una luce bianca divenne visibile in un lieve rientro della struttura, quindi dalla parte poppiera inferiore, divenne visibile un raggio verde “a forma di piramide” comparabile a quello di un faro di ricerca. Con un movimento verso l’alto il raggio verde passò ad illuminare il muso dell’elicottero, poi il parabrezza e continuò verso l’alto attraversando i pannelli trasparenti colorati del tetto. Fu a quel punto (e non prima) che la cabina fu immersa nella luce verde. Jezzi riferì solo di una luce bianca brillante, comparabile alla luce frontale di un piccolo aereo, visibile attraverso i pannelli superiori del parabrezza. Dopo all’incirca una decina di secondi di volo a punto fermo, l’oggetto cominciò ad accelerare in direzione ovest, ora con la sola luce bianca “di coda” visibile. La luce mantenne costante la sua intensità anche quando la distanza dell’oggetto sembrava aumentare.
L’oggetto quindi (secondo Coyne ed Healey) sembrò eseguire una decisa virata di 45
gradi a destra, dirigendosi verso il Lago Erie, quindi “schizzare via” sull’orizzonte.
Healey riferì di aver osservato l’oggetto muoversi in direzione ovest per “un paio di
minuti”. Jezzi disse che si muoveva ad una velocità maggiore dei 250 nodi che sono il
limite per gli aerei sotto ai 10.000 piedi, ma non alla velocità di 600 nodi con la quale si era avvicinato, come era stato riferito dagli altri. Durante l’incontro non vi furono suoni o turbolenza provenienti dall’oggetto, con l’eccezione di un leggero “scossone” quando l’oggetto cominciò ad allontanarsi verso ovest. Dopo che l’oggetto ebbe interrotto la sua relazione di volo a punto fisso con l’elicottero, Jezzi e Coyne notarono che il disco della bussola magnetica stava ruotando a circa quattro rivoluzioni al minuto e che il velivolo stava salendo alla velocità di 1.000 piedi al minuto. Coyne insistette che il collettivo si trovava ancora nella posizione completamente abbassata nella quale lo aveva regolato per effettuare la discesa evasiva. Non potendolo abbassare di più, non gli rimase altra alternativa che alzarlo, qualsiasi potessero esserne le conseguenze, e dopo qualche secondo di affannoso azionamento del comando (durante le quali l’elicottero raggiunse quasi i 3.800 piedi), riottenne il controllo del velivolo. A quel punto la luce bianca aveva già raggiunto l’area di Mansfield. Coyne aveva avuto una subliminale consapevolezza della salita, ma non gli altri, che invece furono ben consapevoli degli effetti della discesa. L’elicottero fu riportato all’altezza di 2.500 piedi come previsto dal piano di volo, venne stabilito contatto radio con Canton/Akron ed il volo procedette senza altri
eventi fino a Cleveland.
Testimoni a terra di questo evento sono stati individuati da William E. Jones e Warren Nicholson, ricercatori UFO independenti di Columbus, nell’Ohio
Alle ore 23:00 circa del 18 ottobre 1973 la Signora E.C. assieme a quattro adolescenti si trovava a bordo della loro vettura diretti da Mansfield alla loro casa di campagna, quando la loro attenzione fu attratta da una singola e brillante luce rossa fissa, che volava “ad una media altezza”. La osservarono per circa un minuto fino a quando sparì sopra gli alberi in direzione sud.
Circa cinque minuti dopo, sulla Route 430 in direzione est nei pressi del Charles Mill
Reservoir, la famiglia notò due luci brillanti – rossa e verde – che discendevano
rapidamente verso di loro provenendo da sudest. Al primo momento, la distanza
angolare fra le due luci era di circa 2 gradi, con la rossa che sembrava precedere l’altra.
La Signora C. si fermò sul bordo della strada deserta mantenendo acceso il motore e le luci della vettura. Le luci – più intense di una sorgente puntiforme – rallentarono e si mossero come un corpo unico sul lato destro dell’auto, e la famiglia notò un altro gruppo di luci – alcune di essi lampeggianti – ed “un suono battente, molta confusione” che si avvicinavano dal sudovest. Due dei ragazzi (cugini, entrambi di tredici anni) saltarono fuori dall’auto ed osservarono l’elicottero e l’oggetto, che descrissero “come un dirigibile”, “grande come uno scuolabus”, “con una forma a tipo di pera”. L’oggetto a quel punto sottendeva un angolo pari a quello di una scatola di sigarette da 100 mm tenuta alla lunghezza di un braccio. L’oggetto assunse l’assetto di volo a punto fisso (hovering) al di sopra dell’elicottero, circa 500 piedi dalla strada e 500 piedi sopra gli alberi. (L’altezza del terreno in quel punto è quasi esattamente di 1.000 piedi sul livello del mare; quindi, considerando l’ultima altezza letta sull’altimetro di 1.700 piedi, l’elicottero si trovava a circa 650 piedi al di sopra degli alberi). La luce verde dell’oggetto quindi si accese come una fiammata. “Era come se dei raggi venissero giù” dissero i testimoni. “L’elicottero, gli alberi, la strada, l’auto – tutto diventò verde”.
Impauriti, i ragazzi rientrano precipitosamente nella vettura e la Sig.ra C. ripartì
velocemente. Stimarono il tempo in cui rimasero fuori dalla vettura pari a “circa un
minuto”. Ne’ i testimoni a terra ne’ l’equipaggio dell’elicottero poterono determinare
con sicurezza il momento in cui i due aeromobili si disimpegnarono; i testimoni a terra riferirono che l’oggetto non identificato incrociò la strada quando si trovava oltre la vettura verso nord, muovendosi verso est per qualche secondo, poi invertì la direzione e salì verso nordovest in direzione di Mansfield, una traiettoria che coincide perfettamente con il movimento dell’oggetto ricostruito sulla base delle testimonianze dell’equipaggio.

Qualsiasi teoria sostenente trattarsi di una meteora (lo scettico Philip Klass sostiene che si sia trattato di un “bolide del gruppo delle Orionidi”) può facilmente essere confutata sulla base di:
1) la durata degli eventi (circa 300 secondi);
2) la netta decelerazione e le manovre dell’oggetto nella fase di maggiore
avvicinamento;
3) la forma precisamente definita dell’oggetto; e
4) la traiettoria da orizzonte ad orizzonte.

La possibilità che possa essersi trattato di un aereo ad alte prestazione è allo stesso modo non tenibile se si esaminano le posizioni ed i colori delle luci in relazione alla traiettoria dell’oggetto. Per mostrare le luci nel modo che è stato riferito rispettando le prescrizioni della FAA, un aereo dovrebbe volare di lato, rimanendo in verticale con la coda in basso e rivolta verso l’elicottero, oppure sottosopra con la prua verso l’elicottero.

Altri argomenti contro l’ipotesi dell’aereo sono:
1) un aereo ad ala fissa che si muova trasversalmente rispetto all’osservatore
sembrerebbe muoversi più velocemente nel momento in cui gli transita di fronte;
2) un aereo ad ala fissa non avrebbe la capacità di decelerare passando da un’elevata velocità al volo a punto fisso in pochi secondi;
3) un elicottero potrebbe rimanere in volo a punto fisso, ma non potrebbe raggiungere l’elevata velocità che i testimoni hanno riferito;
4) un aereo convenzionale, trovandosi alla quota compresa fra 500 e 1.000 piedi,
avrebbe prodotto un rumore udibile all’interno dell’elicottero;
5) la FAA prescrive che ogni aeromobile rechi una luce lampeggiante oppure rotante nella parte superiore od inferiore della fusoliera;
6) la FAA prescrive che nessun aereo che voli al di sotto di 10.000 piedi sul livello medio del mare superi la velocità di 250 nodi;
7) avrebbero dovuto essere visibili almeno alcune delle caratteristiche di un aereo
convenzionale, quali ali, gondole dei motori, finestrini, impennaggi, marche.
Coyne riferì che quando il giorno seguente ai rotori dell’elicottero venne applicato il
metodo non distruttivo di controllo Magnaflux/Zygio per verificare se questi fossero stati sottoposti a sovraccarico meccanico il test diede risultato negativo. L’analisi della tempistica, unitamente a quella delle distanze e delle direzioni, supporta la possibilità che la luce rossa inizialmente avvistata dalla famiglia C., la luce rossa avvistata da Healey e l’oggetto protagonista dell’incontro fossero tutti la stessa cosa. La luce rossa che Yanacsek avvistò sull’orizzonte ad est rimase sotto il suo costante controllo fu inequivocabilmente l’oggetto dell’incontro.

Il caso ha mantenuto la sua qualifica di elevata “stranezza-credibilità” anche dopo estese analisi ed indagini.

Jennie Zeidman
CUFOS

(Prodotto per il sito ufologico del NICAP da Francis Ridge e Robert Fairfax)


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La pagina sull'incidente dal sito http://www.ufologie.net tradotta in ITA


BREVE SOMMARIO DEGLI EVENTI:
L’equipaggio di quattro uomini di un elicottero UH-1H della Riserva, con base a Cleveland, Ohio, stava tornando da Columbus, Ohio, a circa le 22.30 dopo aver effettuato esami medici di routine. Era una notte chiara, stellata e senza luna. Stavano volando alla velocità di 90 nodi ed ad una quota di 2500 piedi sul livello del mare, al di sopra di una zona collinare. Il S.Ten. Arrigo Jezzi, 26 anni, sul sedile anteriore sinistro era ai comandi. Il Serg. Hohn Healey, 35, medico di bordo, era seduto dietro di lui. Sul sedile posteriore destro si trovava lo specialista di 5° classe Robert Yanacek di 23 anni, capo equipaggio. Il comandante del volo, seduto al posto anteriore destro, era il Cap. Lawrence J. Coyne, 36 anni, veterano della Riserva in servizio da 19 anni.
Circa alla 23:00 nelle vicinanze di Mansfield, Ohio, Healey vide una luce rossa alla sinistra (ovest) che procedeva in direzione sud. Tre o quattro minuti dopo Yanacek notò una luce rossa fissa sull’orizzonte ad est, e lo riferì a Coyne. Dopo circa 30 secondi Yanacek annunciò che la luce sembrava convergere verso l’elicottero, e tutti si misero ad osservarla con attenzione.
Man mano che la luce continuava ad avvicinarsi Coyne prese i comandi e cominciò una discesa controllata a circa 500 piedi al minuto. Fece una chiamata radio alla torre di controllo di Mansfield, settore Avvicinamento, con l’intenzione di chiedere informazioni su possibile traffico di aviogetti nella zona. Ma dopo che Mansfield accusò ricevuta della chiamata il contatto radio fu perso sia sulla gamma VHF che UHF.
La luce rossa sembrava essere in rotta di collisione, avvicinandosi ad una velocità stimata superiore ai 600 nodi. Coyne allora aumentò il rateo di discesa portandolo a 2000 piedi al minuto fino a raggiungere 1700 piedi, all’incirca 600 piedi al di sopra delle cime degli alberi.
Con l’oggetto che stava per colpirli, l’equipaggio cominciò a temere per le proprie vite. Ma proprio quando la collisione sembrava imminente, la luce si fermò bruscamente rimanendo al di sopra e davanti all’elicottero. L’equipaggio vide un oggetto a forma di sigaro, di apparenza metallica e colore grigio, con una cupola, la cui figura copriva l’intero finestrino.
L’oggetto aveva un’apparenza solida, copriva le stelle dietro di lui. Aveva una luce rossa ad un’estremità, una bianca sulla coda, ed un particolare raggio verde che emanava dalla parte inferiore della “fusoliera” che, oltre a quel particolare, non aveva nient’altro di rilevante. Il
raggio verde illuminò la prua dell’elicottero, il parabrezza ed i pannelli trasparenti sul tetto. L’abitacolo venne inondato da un’intensa luce verde. Non venne notata alcuna turbolenza o rumore.
Dopo pochi secondi, l’oggetto accelerò muovendosi verso ovest. Coyne ed Haley riferiscono che fece poi una netta virata di 45 gradi verso la destra, in direzione del lago Erie. Mentre l’oggetto era ancora visibile, Jezzi e Coyne notarono che l’altimetro indicava 3.500 piedi, con un rateo di salita di 1.000 piedi al minuto, nonostante che il collettivo (il comando che controlla gli spostamenti verticali dell’elicottero) si trovasse ancora nella posizione completamente abbassata nella quale era stato posto per la discesa.
Quando Coyne cautamente sollevò il collettivo, l’elicottero continuo a salire, come peraltro ci si sarebbe aspettat o. Ad un’altezza indicata di 3.800 piedi, Coyne finalmente capì di avere riottenuto il controllo del mezzo. In quel momento avvertirono un leggero scossone. Discesero quindi alla quota prevista di 2.500 piedi e contattarono via radio senza problemi Akron/Canton.
Il resto del volo fino a C leveland si svolse senza eventi di rilievo.
Verso le 23:00 la Sig.ra Erma C. e quattro bambini stavano ritornando da Mansfield alla loro casa di campagna a sud-ovest della città. A sud di Laver Road, notarono una forte luce rossa che procedeva in direzione sud. La signora svoltò in direzione est e continuò costeggiando il Charles Mill Reservoir, una distanza di 3,6 miglia che coprì in circa 5 minuti.
A questo punto videro verso est una luce rossa ed una verde che si muovevano insieme, avvicinandosi rapidamente. In un primo momento ritennero t rattarsi di un aereo a bassa quota, ma cambiarono idea quasi subito; la luce rossa era troppo intensa, specialmente se paragonata alla verde. Non potevano scorgere alcuna forma ne’, inizialmente, udire alcun
rumore. Quando fermarono l’auto e scesero per guardare, udirono il tipico rumore di un elicottero. Mentre osservarono la scena, la luce rossa e l’elicottero convergevano.
Dopo che l’oggetto con la luce rossa si fu fermato, si accese la luce verde. “Quando uscimmo dall’auto, tutto era verde. Vidi quella cosa e l’elicottero”. I testimoni furono d’accordo sul fatto che l’elicottero era verde “a causa della luce da quella cosa lassù… Era talmente forte che non si riusciva a vedere molto in là. Tutto era verde, gli alberi, l’auto, tutto....”
L’elicottero con l’altro oggetto sopra e leggermente avanti si mossero in tandem da sud-ovest a nord-est. Improvvisamente la luce verde si spense e l’oggetto se ne andò. “Quando la luce si spense non vedemmo più l’oggetto. L’elicottero quindi continuò verso nord-est. Quindi risalimmo sull’auto e vedemmo l’elicottero che volava sopra il lago”.
Jeanne Elias, di 44 anni, stava guardando il telegiornale nella sua casa a sud-ovest di Mansfield a circa le 23:00. Notò il rumore di un elicottero dell’Esercito in avvicinamento, talmente vicino e forte da farle temere che fosse in procinto di schiantarsi sulla sua casa. Il rumore continuò per “un bel po’ ” e quando cessò suo figlio John, di 14 anni, la chiamò dalla sua stanza. Era stato svegliato dal rumore ed aveva notato una fort e luce verde che aveva illuminato la stanza.
La luce continuò sufficientemente a lungo per fargli capire che “doveva esserci un qualche tipo di oggetto giusto sopra la casa perché l’effetto nella mia camera era così forte”.
La ricercatrice Jennie Zeidman ha condotto una dettagliata analisi prendendo in considerazione lo svolgersi degli eventi al secondo, che ha consentito di dimostrare come l’oggetto sia rimasto visibile all’equipaggio dell’elicottero per almeno cinque minuti. Questa durata e le descrizioni dei testimoni escludono che possa essersi trattato di una meteora.


DISEGNI DEI TESTIMONI:
Per primo, in questa figura sono illustrate le posizioni dei membri dell’equipaggio nell’elicottero:

Immagine

Questo disegno riproduce ciò che il Cap. Coyne vide dal finestrino:

Immagine

Disegno dell’oggetto eseguito dal Cap. Coyne:

Immagine

Disegno dell’oggetto eseguito dal Serg. Yanacsek:

Immagine

Disegno dell’oggetto eseguito in base alle descrizioni del Cap. Coyne e del Serg. Yanacsek:

Immagine

Disegno degli investigatori che illustra l’osservazione da parte dei testimoni a terra:

Immagine

Disegno di Curt, di 10 anni, che ha visto l’oggetto da terra:

Immagine

Disegno di Camille, di 11 anni, che ha visto l’oggetto da terra:

Immagine

Traiettoria del volo:

Immagine



[align=right]RIFERIMENTI:
• Cincinnati Enquirer, 22 Ottobre 1973.
• The Mansfield News Journal, 4 Novembre 1973.
• Jennie Zeidman, "Helicopter-UFO Encounter Over Ohio", Center for UFO Studies,
Chicago, 1979.
• Rapporto sull’incidente “Army Disposition Form” riprodotto nel libro di Larry Fawcett e
Barry Greenwood, Clear Intent, Englewood Cliffs, New Jersey, Prentice-Hall, pag. 239,
1984.
• "MUFON 1989 International UFO Symposium Proceedings", Seguin, Texas, pagg. 13-30.
• "UFO-Helicopter Close Encounter Over Ohio", Flying Saucer Review 22 (4), pagg. 15-19.
• "International UFO Reporter", pagg. 13-14, Novembre-Decembre 1988.
• "International UFO Reporter", pagg. 17-18, Marzo-Aprile 1989.

News Journal, 18 Ottobre 2003.
T ra do tt o da P ao l og -
w w w .fr ee w eb s.co m / pa o lo g
0 7 /0 1 / 10
[/align]


OVVIAMENTE UN CALOROSO RINGRAZIAMENTE A PAOLO PER LE SUE TRADUZIONI



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GLI SCIENZIATI E GLI UFO



Spesso si sente dire che se davvero ci fosse qualcosa di vero, gli scienziati lo avrebbero visto. La realtà è che non solo gli scienziati sono interessati, ma sono stati i principali fautori di questo tema dall'inizio della ricerca moderna sugli UFO.

Quando il pubblico iniziò a prendere seriamente gli avvistamenti UFO negli anni '40, l'Air Force era sul punto di iniziare un'investigazione del fenomeno. Iniziarono diversi progetti, ma la conclusione delle Forzee Aeree culminarono nel Project Blue Book. Fu chiamato l'astronomo J. Allen Hynek.

Inizialmente Hynek non fu entusiasta di questo compito. Quando all'inizio fu interpellato disse: "tutta la materia sembra ridicola". Continuò a spiegare che gli incredibili avvistamenti erano stati effettuati da persone credibili. Una delle sue più infami coperture fu fatta nel 1966, quando centinaia di testimoni in Michigan segnalarono avvistamenti nel corso di due giorni. Hynek suggerì che alcuni di questi avvistamenti erano dovuti ai gas di una palude.

Nel corso del tempo, dopo aver esaminato parecchi casi, Hynek cominciò a credere che effettivamente vi era qualcosa di misterioso sugli UFO. Cominciò ad essere in disaccordo con alcune conclusioni dell'Air Force in merito a casi, e una volta che il Project Blue Book fu chiuso, disse che necessitavano ulteriori ricerche per approfondire il problema. In un'intervista degli anni '80 rivelò che l'Air Force gli fece pressioni per dare rapide risposte agli avvistamenti, invece di fargli svolgere le indagini in maniera corretta.

Per poter ulteriormente studiare gli UFO Hynek fondò il CUFOS (Centro per gli Studi UFO). Fu anche interpellato da Steven Spielberg per il film Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. il titolo del film era basato sul sistema di classificazione inventato da Hynek, che lo stesso aveva usato per classificare gli incontri UFO.

Hynek fu un personaggio molto importante, perché fu il primo scienziato incaricato di studiare gli UFO., una volta accertato il fenomeno, Hynek avviò una delle più importanti organizzazioni di ricerca UFO, non era la prima, ma era la prima fondata dagli scienziati.

Una delle prime tre organizzazioni più' importanti era sicuramente il NICAP (National Investigation Committee On Aerial Phenomena). Fu fondata nel 1956 dal fisico Thomas Townsend Brown. Brown ricercava l'elettromagnetismo, le radiazioni, la fisica, la gravità e altre tecnologie innovative. Lavorò ore il National Defence Research Committee and te Office of Scientific Research and Development.

Brown era convinto che queste attività di ricerca potevano far luce sul tipo di tecnologia che veniva usata dagli UFO. La sua organizzazione, il NICAP, comprendeva membri illustri, tra cui militari in congedo ed in attività. Dopo Brown, uno dei direttori più importanti fu il miltare in congedo dell'United States Marine Corps, il Maggiore Donald Keyhoe. Keyhoe in seguito ricevette l'aiuto dei suoi colleghi dell'Accademia Navale, l'ammiraglio Roscoe H. Hillenkoetter. Fra gli altri riconoscimenti, Hillenkoeter fu il primo direttore della CIA (Central Intelligence Agency).

Hillenkoeter era apertamente molto critico nei confronti delle Forze Aeree in merito al loro approccio la situazione UFO, lo si nota anche in una sua famosa frase pubblicata sul New York Time: "Dietro le quinte, alti ufficiali dell'Aviazione, sono sobriamente interessati agli UFO. Ma attraverso il segreto di ufficio e il ridicolo, molti cittadini sono indotti a credere che gli oggetti volanti sconosciuti non sono reali."

Un'altra importante organizzazione nata nei primi anni della ricerca fu l'APRO (Aerieal Research Organization), avviata nel 1952 dal tecnico elettrico Jim Lorenzen assieme alla moglie Coral. Nel corso del tempo raccolsero una lunga lista di consulenti scientifici, tra cui il fisico atmosferico Dr. James McDonald, il professore di Ingegneria Idraulica Dr. James Harder, vari psicologi e il dottor Leo Sprinkle.

Alla fine degli anni 50 vi erano almeno tre organizzazioni con rispettabili membri per indagini scientifiche sugli UFO. In aggiunta a questa impresa scientifica, nel 1969 fu istituita l'AAAS ovvero l'American Association or te Advancement of Science's. Si ci riuniva in un'assemblea annuale, in tavola rotonda di scienziati che investigavano sugli UFO. Questa fu l'inizio della ricerca scientifica sugli UFO e questo interesse continua ancora oggi.

Col passare del tempo queste tre organizzazioni persero di importanza e si spensero. Così nel 1969 molti membri dell'APRO fondarono il MUFON (Mutual UFO Network, che è attualmente la più grande organizzazione di UFO negli Stati Uniti. IL MUFON fu fondata da Walt Andrus, ebbe una lunga carriera di educatore e di manager in tecnologia, assieme all'ingegnere John Schuessler e il dottor Allen Utke.

John Schuessler è un ingegnere aerospaziale in pensione, ha trascorso 36 anni della sua vita a lavorare sui programmi di volo spaziali umani. Fu direttore e Project Manager per le operazioni di volo dello Space Shuttle e ricevette dalla NASA la Public Service Medal per il ruolo di capo nella Neutral Buoyancy Laboratory della NASA.

Tra i molti scienziati che supportano il MUFON ci sono i ricercatori di spicco come il fisico Stanton Friedman, il fisico ottico dottor Bruce Maccabeee, l'ingegnere aeronautico Dr. Bob Wood e il professore di fisica Dr. jack Kasher. Sicuramente si stanno trascurando altri nomi, vista l'abbondanza di scienziati che si dedicano ad aiutare gli sforzi del MUFON.

Il fisico Stanton Friedman probabilmente è il più noto scienziato nel campo di ricerca UFO. E' apparso in numerabili documentari e notizie di questo argomento.

Professore a Stantford di astrofisica, Peter Sturrock, istituisce nel 1996 lo Sturrock Panel, ( NDR: Sturrock Panel fu un incontro di 4 giorni nel quale si esaminarono le presunte prove fisiche associate agli avvistamenti UFO, al fine di valutare l'opportunità di effettuare ulteriori indagini per cercare di risolvere l'enigma UFO). Il suo collega, il dottor Jacques Vallee aveva scritto alcuni libri sugli UFO, e dopo aver esaminato le prove ritenne il tema degno di studio scientifico. Al tempo Laurence Rockfeller era interessato alle ricerche degli UFO. Rockfelle accettò di finanziare la presentazione di prove dei ricercatori UFO ad un gruppo di scienziati imparziali. Nelle loro conclusioni, comprese che era necessario un sostegno istituzionale per continuare la ricerca in questo settore.

Nel 1995 l'imprenditore Robert Bigelow creò il NIDS L'Istututo Nazionale per le Scoperte Scientifiche. Bigelow cresciuto a Las Vegas, durante la costruzione e lo sviluppo della bomba atomica, ricorda che la sua famiglia fu testimone di parecchi avvistamenti UFO. Da allora il suo interesse crebbe vero la tematica. Cominciò con l'assumere scienziati presso il NIDS per studiare i fenomeni UFO.

Il NIDS si sciolse nel 2004, quando Bigelow concentrò le proprie energie verso la tecnologia spaziale e fondò una società dal nome Bigelow Aereospace. Tuttavia non abbandonò ma la ricerca della verità sugli UFO. Bigelow che collabora con il MUFON, di recente ha attenuto la gestione da parte della FAA (Federal Aviation Administration), delle segnalazioni UFO da parte dei piloti dei voli commerciali.

Alcuni scienziati che furono coinvolti con i progetti del NIDS furono il dottor Colm Kelleher, il dottor Jacques Vallee, il dottor Christopher Green, i dottor Roger Leir, il dottor Hal Puthoff, il dotto John Alexander e l'astronauta Edgar Mitchell. Il biologo molecolare, il dottor Clm Kelleher attualmente sta svolgendo indagini sugli UFO per la Bigelow Aerospace.

Nel 2008, la Society or Scientific Exploration (SSE) discusse l'argomento UFO nel suo meeting annuale tenutosi a Bouleder nel Colorado. Tra i relatori presenti che parlarono del problema vi erano il dottor Bob Wood, il dottor John Alexander, dr. Simeon Hein, dr. Shelley Tanenbaum e il dr. Claude Swanson. L'ex Ministro della Difesa del Canada, l'onorevole Paul Hellyer sottopose al SSE e in questo incontro chiese la fine del segreto sugli UFO.

Un altro notissimo scienziato, citato più volte dai media anche per questo argomento è il fisico teorico Dr. Michio Kaku. Egli è presente in molti documentari riguardanti le incredibili innovazioni tecnologiche. E' il maggior contributore della "teoria della stringa". Nel suo ultimo libro, "La Fisica dell'Impossibile" non esclude l'idea di civiltà extraterrestri avanzate. Le cataloga in base ai loro livelli tecnologici che potrebbero aver ottenuto. Gli esseri umani sarebbero stati catalogati tipo "zero".

Al di là dell'astrobiologia, il Dr. Kaku ha sottolineato in numerose interviste la necessità di prendere sul serio gli UFO. Nelle sue parole si rileva che nei programmi tipo il Project Blue Book dell'Air Force solo una piccola percentuale di avvistamenti non trovò spiegazione. Le molte migliaia di segnalazioni rappresentano un'incognita. I fisici teorici credono che i viaggi spaziali di vaste distanze entro breve saranno possibili e la continua scoperta di pianeti che potrebbero ospitare la vita, non vieta di pensare che una civiltà più avanzata ci controlli.

Questo articolo potrebbe proseguire quasi all'infinito perché ci sono tanti scienziati che indagano o che hanno indagato la questione UFO. Rimasi sorpreso quando cominciai ad interessarmi a questa questione nello scoprire quanti scienziati e ingegneri erano interessati agli UFO. La gente crede che, gli scienziati ignorino la cosa considerato il fatto che la NASA e le grandi istituzioni scientifiche e le università non se ne occupano apertamente. Sorprendenti progressi potrebbero essere fatti semmai un Istituto Scietifico ufficialmente ne se interessasse e coinvolgerebbe importanti scienziati. Non resta che rimanere in attesa di vedere cosa succederà il prossimo futuro.

[align=right]Fonte: Ufoplanet
Articolo di di Alejandro Rojas
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