http://www.greenpeace.org/italy/ufficio ... ration-trehttp://www.greenpeace.org/italy/ufficio ... olico-2006http://www.greenpeace.org/italy/news/energy-revolutionhttp://www.alagoas.it/Economia/economia144.asphttp://mondoelettrico.blogspot.com/2007 ... delle.htmlhttp://irsvillamassargia.wordpress.com/ ... va-di-irs/http://www.mednat.org/ecologia/energiasolare.htmhttp://www.edisonenergia.it/news-details/1/63http://www.modusvivendi.it/2009/09/23/g ... reenpeace/http://sostenibile.blogosfere.it/2006/1 ... istra.htmlquesta e' roba recente, ma e' dagli anni 80 che propone soluzioni, la lista e' interminabile.
comunque non e' che greenpeace ha avuto dagli alieni la dritta per la fonte pulita eterna, gli studi e le conclusioni sono simili a cio' che dicono gli scenziati di tutto il mondo e le altre associazioni ambientaliste
cioe' il perfetto contrario di quello che sostiene il nostro governo.
Greenpeace vs nucleare
L’associazione ambientalista mettendo in campo tutte le armi a sua disposizione: petizioni, manifestazioni e informazione
La questione del nucleare si ripresenta puntuale, pronto a provocare dibattiti e fratture all’interno dell’opinione pubblica. Interessi economici da una parte, salvaguardia della salute e della qualità della vita dall’altra.
C’è chi afferma che il nucleare risolverà il problema della dipendenza dal petrolio e combatterà i cambiamenti climatici, mentre c’è chi si sofferma sull’effetto a lunga durata delle scorie radioattive con le ovvie conseguenze che avranno sulla nostra salute.
Dopo il referendum del 1987, l’opinione pubblica sembra ancora convinta a dire no. L’azione contro l’uso del nucleare nella produzione delle energie è guidata da Greenpeace, organizzazione sempre in prima linea nella lotta, non violenta, per la difesa dell’ambiente.
La discussione è diventata più accesa in seguito all’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, dei criteri per la localizzazione delle ipotetiche e future centrali nucleari, senza precisare il nome dei luoghi dove dovrebbero essere costruite.
In vista delle prossime elezioni regionali, Greenpeace (insieme ad altre associazioni) chiede a tutti i candidati di essere chiari e trasparenti, dichiarando, nel rispetto degli elettori, come la pensano e come intendono comportarsi nel momento in cui andrà stabilita la localizzazione dei siti per le centrali.
Greenpeace si è subito attivato in questa direzione facendo informazione, raccogliendo firme, scrivendo ai canditati e manifestando in diverse città italiane.
Andando con ordine, Greenpeace ha stilato una lista di dieci motivi per cui bisogna osteggiare l’uso del nucleare. Si tratta di un vero e proprio decalogo che ha la finalità di informare i cittadini sui rischi che una “vita nucleare” potrebbe causare nella propria nazione. Risparmio di energia riporta il testo della nota associazione ambientalista:
Il primo punto a sfavore è certamente legato alla pericolosità di quest’ultimo, tragedie collettive come quelle di Cernobyl sono la prova tangibile dei rischi in cui si può incorrere scegliendolo come fonte produttiva.
Tra tutte le fonti di energia, il nucleare è certamente quella più sporca, in quanto produce una serie di scorie radioattive che restano tali dai 200 ai 300 anni, e pare non sia stato ancora individuato un sistema per renderle innocue.
I dati inerenti alla fornitura di posto di lavoro sono molto scarsi, pari al 10-15% in meno rispetto al numero raggiunto da altri sistemi alimentati da fonti alternative.
Non da meno i costi, in quanto pare che le spese relative allo stoccaggio e alla manutenzione degli impianti mantengano degli standard poco convenienti.
Non rappresenta un investimento efficiente, in quanto altre fonti garantiscono entro il 2020 una produzione di quasi 150 miliardi di kilowattora, circa 3 volte in più rispetto al nucleare.
Non influirà sulla tutela dei climi, in quanto le centrali saranno attive dopo il 2020 mentre servono misure celeri e veloci in grado di ridurre le emissioni di gas serra.
Non fornisce una vera indipendenza energetica, in quanto si continuerebbe a importare petrolio, dato riscontrato anche in Francia leader del nucleare, che continua a registrare consumi procapite di petrolio superiori a quelli italiani.
Non è una risorsa illimitata, in quanto destinata ad esaurirsi entro poche decine di anni.
Non gode del favore dell’opinione pubblica che ha manifestato il proprio dissenso votando “no” al referendum indetto anni addietro.
Ultimo punto è rappresentato dalla pericolosità percepita. Alcuni sostenitori hanno affermato che essendo l’Italia circondata da reattori nucleari, il rischio percepito non è minore rispetto ad un’eventuale istallazione sul territorio, tesi sbagliata in quanto la lontananza risulta essere direttamente proporzionale alla potenzialità del rischio.
Dopo aver informato i cittadini diffondendo il decalogo, Greenpeace ha continuato la propria lotta lanciando una petizione online per chiedere ai candidati alle prossime regionali di schierarsi esplicitamente in tema di energia nucleare. Architetto ce ne parla:
Greenpeace sta raccogliendo le firme per chiedere ai candidati alle prossime elezioni ragionali di dichiarare pubblicamente la loro contrarietà a nucleare. Alcuni candidati si sono dichiarati genericamente favorevoli al nucleare aggiungendo però che le “loro” regioni non ne hanno bisogno. Cioè: viva il nucleare ma a noi non serve! Un capolavoro politico di diplomazia.Ecoalfabeta riporta il testo dell’appello di Greenpeace rivolto a tutti i governatori chiedendo loro di difendere l’autonomia e le prerogative delle regioni:
«Gentile Candidato alla carica di Governatore,
Il nucleare è una falsa soluzione per il clima, è troppo costoso e tutti i nodi di questa pericolosa tecnologia, compreso lo smaltimento delle scorie radioattive, sono ancora irrisolti.
Il nostro Governo intende riportare il nucleare in Italia, senza consultare i cittadini e scavalcando le competenze delle Regioni in materia di energia. Proprio per questo, 13 Regioni hanno fatto ricorso contro la Legge n.99 del 2009, che prevede l’esclusione delle Regioni dalle scelte relative alla localizzazione degli impianti, attribuendo al Governo il potere di realizzare impianti nucleari anche in Regioni contrarie alla loro realizzazione.
E’ quindi in atto un disegno che mira a delegittimare gli Enti Locali per imporre dall’alto scelte rischiose, sulla pelle dei cittadini. Se Lei verrà eletto avrà, dunque, una grande responsabilità: quella di opporsi a questo progetto per proteggere la Sua Regione e i Suoi cittadini dalla realizzazione di una centrale nucleare o di un deposito di scorie radioattive.
Le chiedo quindi di dichiararsi contrario al nucleare, e di farlo pubblicamente e con chiarezza prima delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo, per dare ai cittadini, come me, la possibilità di poter esercitare il proprio voto con consapevolezza. »
La mobilitazione non si è fermata alla petizione.
Greenpeace è infatti arrivata in 23 diverse città d’Italia cercando di smuovere le coscienze dei cittadini italiani a suon di gesti provocatori. Come ha fatto? Ha distribuito simbolicamente scatolette di “Nuclease65#8243;, pillole da assumere in caso di fuoriuscita da una centrale nucleare. Le scatolette contengono finte pillole allo iodio, comprensive di materiale informativo sui problemi alla salute causati dal nucleare. Quest’attività simula quella dell’Agenzia di Sicurezza Nucleare francese che distribuisce pillole di Ioduro di Potassio alla popolazione che abita a 10 km dai siti nucleari. Solleviamoci descrive l’iniziativa:
Sulle scatole c’è scritto “Nuclease65#8243; e sembrerebbe un medicinale, ma non lo è. Più che un placebo, è una provocazione firmata Greenpeace. I militanti del movimento ambientalista distribuiscono a Roma e in altre 21 città italiane i pacchetti di finte pillole allo iodio, insieme a un bugiardino che informa sui problemi alla salute causati dal nucleare. Una presa di posizione a difesa dell’ambiente e soprattutto della salute dei cittadini.
“L’attività di Greenpeace – si legge in una nota di Greenpeace Roma – simula quella dell’Agenzia di Sicurezza Nucleare francese che distribuisce queste pillole alla popolazione che abita a 10km dai siti nucleari. Se il nucleare tornasse nel nostro paese, la nuova Agenzia di Sicurezza Nucleare italiana dovrebbe pianificare la stessa distribuzione anche in Italia. I volontari dell’organizzazione invitano i cittadini a firmare una petizione online per chiedere ai candidati alle regionali di dichiararsi contrari al nucleare”.
“Visto che il Governo continua a non dichiarare dove intende realizzare le nuove centrali nucleari, Greenpeace distribuisce le finte pillole nelle città in tutte le regioni italiane – dichiara Andrea Lepore, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace – Dovunque una centrale venisse costruita, la popolazione dovrebbe rassegnarsi a convivere con i rischi del nucleare”.
L’atto dimostrativo non è affatto casuale. La pillola protegge la tiroide, ma non gli altri organi e non salva la vita. Se il nucleare tornasse nel nostro Paese, la nuova Agenzia di Sicurezza Nucleare italiana dovrebbe pianificare la stessa distribuzione anche in Italia.
Liguriaoggi descrive le possibili problematiche che il nucleare potrebbe arrecare alla nostra salute, riportando anche le parole di Andrea Lepore, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace:
Lo ioduro di potassio che viene distribuito in Francia serve a saturare la tiroide di Iodio, riducendo il rischio di assorbire lo Iodio-131, uno degli elementi radioattivi che viene emesso dalle centrali nucleari in caso di incidente. Le pillole riducono il rischio alla tiroide ma non danno alcuna protezione dagli altri elementi radioattivi – come il Cesio-137, lo Stronzio-90, il Plutonio-239 e altri – che possono accompagnare il fall out di un disastro nucleare.
Quello dei rischi per la salute è solo uno dei problemi del nucleare: il nucleare è costoso, pericoloso e il problema dello smaltimento delle scorie radioattive rimane irrisolto. Nonostante questo, l’attuale Governo intende imporre il nucleare ai cittadini italiani che, come al solito, pagheranno salata questa follia.
Il nucleare deve dunque essere un tema fondamentale delle prossime elezioni del 28 e 29 marzo. Per fare pressione sui candidati alle regionali, Greenpeace lancia un sito web dedicato –
http://www.nuclearlifestyle.it – dove i cittadini possono interagire e firmare la petizione contro il nucleare.
“I candidati alle prossime elezioni regionali devono dichiarare pubblicamente la loro posizione sul nucleare e indicare ai loro elettori, con chiarezza e senza nessuna reticenza, se saranno disposti ad accettare una centrale nucleare nel territorio della regione che intendono governare” conclude Lepore.
Gli attivisti di Greenpeace non conoscono ostacoli: sono arrivati anche in cima all’Eur, a Roma, srotolando sulla facciata del Palazzo della Civiltà Italiana uno striscione di 300 metri quadrati con la scritta “ Stop alla follia del nucleare, Stop Nuclear Madness”.
La scelta del luogo e del momento non è stata causale, visto che durante la manifestazione degli attivisti, nel palazzo di Confindustria, si stava tenendo un incontro in cui Enel presentava il nucleare come un ottimo investimento per le imprese italiane.
9online spiega, tramite le parole di Andrea Lepore, il motivo del braccio di ferro tra Greenpeace e Enel sul nucleare:
“Enel presenta il nucleare come un affare che per i due terzi è riservato alle imprese italiane – spiega Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace – ma, a parte le norme sugli appalti di queste dimensioni che prevedono delle gare internazionali, gli impianti Epr proposti da Enel sono un affare solo per il costruttore francese a corto di ordinazioni e non certo per l’economia italiana”. Enel, sostiene l’associazione ambientalista, “cerca di imbonire le imprese italiane sostenendo che godranno del 70% degli investimenti necessari per costruire quattro reattori nucleari in Italia. La quota riservata alle imprese italiane, secondo Enel, sarebbe pari a 12 miliardi di euro, corrispondente alla parte non nucleare degli impianti”. Invece, secondo i dati pubblicati dall’azienda elettrica francese Edf, alleata di Enel nel riportare il nucleare in Italia, rileva Greenpeace, “la quota degli investimenti per le parti non nucleari degli impianti Epr è pari al massimo al 40% del totale. La parte prevalente delle commesse andrebbe quindi alle imprese francesi e non a quelle italiane”.
Ma Greenpeace, non è sola. Anche Legambiente si è attivata proponendo un quesito ai canditati alle prossime elezioni regionali, sollecitando una risposta immediata per garantire un confronto trasparente e democratico sul rilancio del nucleare in Italia.
Ecoblog riporta i risultati della scottante domanda:
Legambiente ha sottoposto agli aspiranti governatori una semplicissima domanda: “una centrale nella mia Regione sì o no?”. In 23, sia di centro destra che di centro sinistra, hanno risposto con un secco “no” e solo sei governatori hanno accettato il nucleare e, tra loro, ci sono dei distinguo interessantissimi. Uno su tutti quello del lombardo Formigoni che si mostra favorevole agli impianti nucleari ma non sul proprio territorio.
Secondo il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza
Sul nucleare il Governo ha deciso, ma come farà ora a convincere la popolazione se non ha convinto nemmeno i candidati della maggioranza alle regionali?
Una domanda molto interessante che, da una parte, lascia presagire forti conflitti e continui appelli alla Corte Costituzionale mentre, dall’altra, aggiunge un’altra big dell’antinuclearismo italiano tra i soggetti che invitano i cittadini a recarsi alle urne, il 28 e 29 marzo, e scegliere i candidati contrari al nucleare.
Intanto se volete testare la vostra attitudine a vivere accanto a una centrale nucleare potete andare sulla pagine NuclearLifeStyle oppure fare il quiz Nuclear game di Greenpeace.
Ultima modifica di
dark side il 18/03/2010, 00:55, modificato 1 volta in totale.