Cita:
Thethirdeye ha scritto: Questo è dedicato a quelli che dicono che sono "gli altri"
ad avere il prosciutto davanti agli occhi....
![Imbarazzato [:I]](./images/smilies/UF/icon_smile_blush.gif)
Libertà di stampa, l’Italia come nel 2009,
49° posto a pari merito con il Burkina FasoEsce la nona classifica dell'organizzazione che difende i diritti dei giornalisti: "L’Europa scende dal suo piedistallo, nessuna tregua nelle dittature"Fonte:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10 ... aso/72713/Un altro anno da paese parzialmente libero. Nella classifica annuale di
Reporters sans frontières (
http://fr.rsf.org/press-freedom-index-2010,1034.html)
l’Italia mantiene il 49° posto a pari merito con il Burkina Faso e in leggero vantaggio su El Salvador. Nelle motivazioni del rapporto, pubblicato oggi, si legge: “Non c’è stato alcun progresso in vari paesi dove Rsf ha evidenziato problemi. Tra questi, soprattutto, Francia e Italia, dove gli eventi dello scorso anno – le violazioni della tutela delle fonti dei giornalisti, la continua concentrazione della proprietà dei media, le dimostrazioni di disprezzo e di impazienza da parte di esponenti governativi nei confronti dei giornalisti e del loro lavoro, le convocazioni giudiziarie – hanno confermato la loro incapacità di invertire questa tendenza.
“È inquietante vedere come molti paesi membri dell’Unione Europea continuino a scendere nella classifica – ha dichiarato oggi Jean-François Julliard, segretario generale di Rsf – Se non si marcia insieme, l’Unione Europea rischia di perdere la sua posizione di leader mondiale nel rispetto dei diritti umani. Se ciò dovesse accadere, come potrebbe essere convincente quando chiede ai regimi autoritari miglioramenti nel rispetto dei diritti umani? C’è bisogno urgente per i paesi europei di recuperare un comportamento esemplare”.
Il Nord Europa sempre in testa – Al primo posto, a pari merito, si trovano Finlandia, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Svizzera. Tutti hanno già avuto quest’onore da quando la classifica è stato creata nove anni fa, tranne che nel 2006 (Norvegia) e 2009 (Islanda). Si tratta di sei nazioni in cui il rispetto per i giornalisti e in generale per il lavoro dei mass-media è considerato un valore intoccabile così come la necessità di proteggerli da abusi giudiziari.
Dieci paesi in cui essere giornalisti è pericoloso – Fino al 2009, nelle otto edizioni precedenti della classifica, le ultime tre posizioni della classifica erano sempre occupate da Eritrea, Corea del Nord e Turkmenistan. Quest’anno, il “gruppo delle peggiori” si è allargato a dieci paesi, caratterizzati dalla persecuzione ai danni dei media e da una completa mancanza di notizie e informazioni: oltre ai 3 già citati, Laos, Rwanda, Yemen, Cina, Sudan, Syria, Birmania e Iran. In paesi apertamente in guerra o dove sono presenti conflitti interni, come l’Afghanistan, Pakistan, Somalia e Messico, “una cultura di violenza e impunità – spiega il comunicato di Rsf che accompagna la classifica – rende la stampa il bersaglio preferito”. I giornalisti vengono spesso sequestrati. Basti pensare a Stéphane Taponier e Hervé Ghesquière, giornalisti della TV francese in ostaggio in Afghanistan da 300 giorni.
La crescita economica non significa libertà di stampa – I paesi del cosiddetto “BRIC” – Brasile, Russia, India e Cina – hanno avuto una fase di sviluppo economico abbastanza simile, ma le differenze nel campo della libertà di stampa per il 2010 sono notevoli. Grazie a positive modifiche legislative, il Brasile (58°) è salito di 12 postazioni rispetto all’anno scorso, mentre l’India (122°) è scesa di 17. La Russia è classificata molto in basso, al 140° posto. Il caso di Anna Politkovskaya, la giornalista russa assassinata il 7 ottobre del 2006 davanti all’androne della propria abitazione, che ha avuto grande risonanza in Europa, non è un caso isolato. Il 19 gennaio dello scorso anno Anastasia Baburova, giornalista 25enne russa che scriveva nello stesso giornale della Politkovskaya, è stata uccisa nel pieno centro di Mosca con un colpo di pistola alla nuca. Infine, la Cina, che come testimoniano le reazioni al premio Nobel assegnato a Liu Xiabo, condannato a 11 anni di carcere continua a censurare e incarcerare i dissidenti. Unica nota positiva del panorama cinese, una blogosfera molto attiva e vivace che continua, con grande fatica, a “bucare” il muro della censura.
Ma avete letto l'articolo? Voglio dire, quello di reporter senza frontiere, che ha stilato la classifica
http://current.com/188n44cJournalists investigating mafia and gangland activities, particularly in the south, do it at risk of their lives. Around a score of them, including Roberto Saviano, Lirio Abbate, Rosanna Capacchione and others still live under police protection. One phenomenon affecting the world of sport is the rise of threats against journalists specialising in football from groups of violent supporters often expressed by chanting and banners inside the football stadiums.
The Italian press can fall victim to a range of reprisals involving torching of cars and doors of their homes, threatening letters and intimidation of their families, all in the guise of “advice” given to those who persist in exposing what has gone wrong in Italian society. The grip of mafia groups on the media has become so threatening that in 2009 these groups were added to Reporters Without Borders’ list of press freedom predators.
In an anomalous situation within the European Union, prime minister, Silvio Berlusconi still controls the three channels of public RAI television as well as the leading privately owned radio and television group Mediaset, increasing political interference in their editorial lines and fostering self-censorship on the part of a section of the profession. Television which remains the main source of news for 80% of the population also attracts the lion’s share of national advertising revenue. The law promulgated by the Italian communications minister Maurizio Gasparri removed all limits on the distribution of advertising revenue, opening the door to an often massive “reorientation” in favour national television channels, particularly those belonging to the Berlusconi family.
Other recurrent problems remain, such as recruitment to the profession which is still extremely rule-bound. Those wishing to enter journalism have to pass a competitive exam and must become members of a professional body. Defamation remains a crime and the right of access to public or private information is not in practice respected.
The draft law on the publication of legal steps, which is currently under debate, contains serious threats for investigative journalism, proposing among other things a ban on publishing phone-tapping ordered by a prosecutor, until the completion of an investigation. The publication ban also applies to the work of investigative commissions. Once the draft law was adopted, journalists would from then on be unable to inform the public about any arrests, seizures or searches ordered by judges. Publication of steps, conversations or communications - the destruction of which had been ordered by a prosecutor - would still remain banned. A journalist or media violating this secrecy would face a prison sentence or very heavy fines and a three-month ban on exercising their profession.
In pratica siamo al 49 posto per mafia, che minaccia i giornalisti.
Perche` Berlusconi avrebbe il controllo di televisioni di Stato e private, ma questo per uno che lo vede da fuori puo essere un grande intoppo alla liberta`.
Ma in pratica tutti vomitano addosso a Berlusconi. Poi ci sarebbe la proposta di legge ancora in discussione, sulle intercettazioni.
Ma e` una legge che non c'e, almeno non ancoraSiamo sempre li`