Cita:
sezione 9 ha scritto:
Nel processo tributario le prove vanno sempre... Comprovate da tutte le parti. Il contribuente deve dimostrare ciò che sostiene,(di aver pagato tutto regolarmente), ma lo Stato deve dimostrare che il contribuente non ha pagato. Non è che l'onere della prova ricada solo sul "povero" contribuente indifeso di fronte allo stato cattivo.
A titolo di esempio cito il solo "Accertamento bancario", strumento alquanto potente in mano all'agenzia delle entrate:
Cita:
Nell’ambito di un accertamento bancario, avente a oggetto la contestazione di movimentazioni di denaro sul conto corrente del contribuente, l’Amministrazione finanziaria non è onerata a fornire alcuna prova circa la sua pretesa. Al contrario, spetta al contribuente provare, con giustificazioni precise e analitiche, l’irrilevanza, ai fini reddituali, delle movimentazioni contestate.
Il Dpr n. 600 del 1973, art. 32, nel caso di acquisizione di conti correnti bancari, impone di considerare ricavi sia le operazioni attive, sia quelle passive. Il legislatore considera, fino a prova contraria, ricavi sia i prelevamenti, sia i versamenti, in quanto non ritiene che il contribuente evasore occulti in pari misura i ricavi ed i costi; anzi, la norma muove dal presupposto che il contribuente tenda ad occultare i ricavi, ma non i costi…”.
Per i giudici di legittimità, in tema di accertamenti bancari, seppure non nominata dalla norma, sussiste una presunzione legale a favore dell’Amministrazione secondo la quale, i prelevamenti e i versamenti operati dal contribuente sul proprio conto sono considerati ricavi.
Tale presunzione dispensa, di per sé, l’Amministrazione dal fornire qualsiasi prova in merito alla sua pretesa e, al contrario, pone l’onere probatorio a carico del contribuente. Pertanto, quest’ultimo può “vincere” la presunzione oppostagli, attraverso la dimostrazione che i prelevamenti sono serviti per pagare determinati beneficiari e che i versamenti sono stati registrati in contabilità o sono irrilevanti ai fini della determinazione del reddito.
Pertanto, il contribuente che vuole sostenere le sue ragioni davanti ai giudici del merito, deve provare, in maniera rigorosa e per ogni singola operazione di conto corrente, che le giustificazioni da lui addotte siano riconducibili, sicuramente e univocamente, alla singola movimentazione di conto corrente contestata nell’avviso di accertamento. Nel caso contrario, tali giustificazioni non potranno mai costituire una prova sufficiente a superare la presunzione stabilita dalla legge.
E questo vale per qualunque contribuente. Inutile dire poi che l'importo accertato d'ufficio e' anche immediatamente esecutivo, rendendo di fatto impossibile opporsi al pagamento.
Quanto al processo, quando ci arriverai, cioe' forse dopo una decina di anni, oltre all'enorme sforzo che ti sara' richiesto per provare la tua innocenza, ti dovrai anche sobbarcare le relative spese. Tutto sommato, se l'importo accertato e' ragionevole (intendo rispetto alle tue finanze), e' molto piu' conveniente non andare nemmeno al processo. Si risparmia una bella cifra.
Cita:
Comunque, sinceramente, dato che l'Italia è il Paese con più alta evasione fiscale nel mondo occidentale, pensi davvero che questo stato poliziesco-tributario sia così forte? A me non sembra proprio... E in ogni caso, se una legge dice che ci sono regole da osservare (tenere in ordine i documenti, per esempio, oltre ovviamente a pagare quello che è dovuto), non esiste al mondo che io "povero contribuente" possa trovare mille scuse alla mia azione illegale (e incivile). Non si evade perchè lo Stato è cattivo, ma solo per furbizia, inciviltà e proprio perchè lo Stato è fin troppo buono: con la media dei controlli, una qualsiasi azienda ha la certezza di subire così pochi accertamenti che le conviene evadere. Tanto, una eventuale multa se la ripaga mille volte con l'evaso.
Ma forse il punto e' proprio questo. Perche' l'Italia? Forse perche' l'assoluta incompetenza (e voglio essere benevolo con i termini) della sua classe dirigente e burocratica non e' in grado di gestire il prelievo fiscale secondo dei criteri di efficienza, equita' e correttezza perlomeno pari a quelli degli altri paesi. E questo perche' per far funzionare le cose bisogna LAVORARE, cioe' rimboccarsi le maniche, avere delle idee, promuovere i comportamenti virtuosi, eccc. Invece da noi, non si fa nulla, si vivacchia, ci si occupa dei propri affari, degli interessi di caio e di tizio e alla fine, quando l'acqua raggiunge la gola, si promuovono strumenti che scaricano l'onere per intero sul contribuente nel tentativo di raggiungere dei risultati in poco tempo.
Con questo mio discorso non vorrei dare l'impressione di essere contrario alle azioni per il recupero dell'evasione ma contesto energicamente i provvedimenti che tendono a instaurare uno stato di polizia-tributaria calpestando i diritti delle persone. Personalmente credo che l'evasione non si stani con provvedimenti di questo tipo, ma potenziando l'attivita' investigativa. Infatti, se andiamo a vedere i risultati pubblicati dalla guardia di finanza sugli esiti della lotta all'evasione fiscale troveremo dei risultati di tutto rispetto che, a partire dal 2006, segnano un aumento annuo del 15% e questo a seguito di attivita' di indagine, cioe' con prove alla mano. Altro che sparare nel mucchio con strumenti presuntivi.