Borse giù e aumento dei titoli: Monti ci costerà 27 miliardiIn 2 settimane il premier ha perso una manovra finanziaria. Gli ultimi quindici giorni del Cav sono costati cinque volte meno
Nei suoi primi quindici giorni di governo Mario Monti è costato agli italiani 27 miliardi e 146 milioni di euro più di Silvio Berlusconi nelle sue ultime due settimane. Fra il 31 ottobre e l’11 novembre scorso il morente governo Berlusconi ha visto scendere la capitalizzazione della Borsa italiana di 5 miliardi e 396 milioni di euro (-1,49%). Fra il 14 novembre e ieri il nascente governo Monti ha visto impassibile la Borsa italiana che bruciava 32 miliardi e 325 milioni di euro della sua capitalizzazione (-9,87%). Non è andata meglio con i titoli di Stato. Nei suoi ultimi quindi giorni il governo Berlusconi ha piazzato alle aste piccole quote di Btp a 3 anni, di Btp a 10 anni con vita residua di 8 anni e con vita intera, Ccteu con vita residua di 6 anni e Bot a 12 mesi. In tutto titoli per un controvalore di 12 miliardi e 934 milioni di euro. Considerando i tassi medi ponderati dei titoli di Stato che erano scaduti e i tassi di interesse corrisposti al rinnovo, l’aggravio complessivo di spesa per interessi per tutti gli anni di emissione che si è registrato negli ultimi 15 giorni di governo Berlusconi è stato di 814,7 milioni di euro. Una somma per altro assai modesta se si pensa all’allarme rosso che era suonato. Però nei quindici giorni successivi, le prime due settimane del governo Monti, è andata peggio. Sono stati emessi più o meno lo stesso importo di titoli di Stato (13 miliardi di euro), concentrati però in tre tranches di Btp a 5 anni, Bot a 6 mesi e Ctz a 24 mesi. Titoli quindi con durata media di vita assai inferiore a quelli emessi nelle due settimane precedenti da Berlusconi. Eppure l’aggravio complessivo sulla spesa per interessi è stato superiore: 1 miliardo e 32 milioni di euro.
Gli ultimi quindici giorni di Berlusconi hanno comportato un danno complessivo di 6,2 miliardi di euro fra deprezzamento in Borsa e aumento di spesa per interessi dello Stato. Le prime due settimane di Monti hanno provocato un danno 5 volte superiore: 33,3 miliardi di euro. Monti quindi è costato fino ad ora 27,1 miliardi di euro più di quanto non era costato Berlusconi proprio nei giorni caldi che ne hanno comportato la caduta. E questo nonostante il diverso aiuto ricevuto dalla Banca centrale europea di Mario Draghi. Che nella settimana clou delle aste finali del governo Berlusconi ha stanziato 3,8 miliardi di euro per difendere i Btp italiani. Nella settimana chiave di Monti invece lo stanziamento Bce è stato di 8,3 miliardi di euro.
Le cifre sono lì implacabili a mostrare che i mercati con la retorica non vanno mai a nozze. Chi mette i suoi soldi sull’azionario italiano come sul primario o secondario dei titoli di Stato non si fa particolarmente impressionare da differenze di stile o di pedigree degli uomini politici di turno. Non fanno differenze antropomorfiche fra bassi e alti, sguaiati e sobri, frizzanti battutisti e immobili statue di sale. Guardano a chi fa e chi se ne sta con le mani in mano a guardare. Apprezzano la rapidità di esecuzione e colpiscono inesorabilmente se ti vedono incerto e immobile. Non guardano i buoni propositi, ma i fatti.
Fra l’estate scorsa e l’11 novembre il governo Berlusconi è stato messo più volte alle corde dai mercati finanziari. Quasi mai però ha incassato restando immobile. A luglio, ad agosto e perfino nelle sue ultime due settimane di vita, ha reagito ad ogni colpo. Due supermanovre varate in poche settimane, le condizioni della Bce accettate e realizzate almeno in parte, le condizioni della Unione europea accettate e iniziate a mettere in pratica. Nonostante il caos delle ultime ore sui mercati, il governo uscente ha tenuto botta assai più di quello subentrante. E anche lì i dati finanziari spiegano: la media delle chiusure giornaliere dello spread nelle ultime due settimane del governo Berlusconi è stata di 467,99 punti base per i Btp a dieci anni rispetto agli analoghi Bund tedeschi. Nei primi quindici giorni del governo Monti la media delle chiusure serali dello stesso spread è stata di 490,734 punti base. E cioè in media 28,7 punti base in più.
Il fattore tempo, la grande emergenza che ha portato Monti a palazzo Chigi sta diventando il suo limite principale. Proprio quella attesa di provvedimenti immediati, di risposte chiare e decise, tutte non esaudite in queste due settimane ha peggiorato sensibilmente la situazione finanziaria dell’Italia, e l’eccesso di rinvio rischia ora di causare un nuovo patatrac. Se le misure attese arrivano in grave ritardo, precedute però da fiumi di annunci e da eccessi di retorica su cambi di passo che finora sono stati quelli del gambero, va a finire che quando finalmente sarà varato il pacchetto emergenza per i mercati diventerà una banale aspirina, perché avevano già scontato nei loro prezzi che l’Italia dovesse darsi una mossa.
In quindici giorni il nuovo governo non è riuscito a darsi nemmeno un assetto istituzionale di partenza. Sono certamente importanti i the con i pasticcini presi da Monti con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, ma non sembrano quelle belle e inconcludenti chiacchierate a rassicurare i mercati. Sembra anzi che gli investitori una sola cosa abbiano preso sul serio di Monti: quella gaffe su «porterò l’Italia a fondo», fatta in sede europea che ha fatto ridere solo il presidente del Consiglio italiano, ma è stata scambiata dai più come un lapsus freudiano.
Sono solo quindi giorni, ma qualche delusione è arrivata perfino dalle linee programmatiche enunciate (unica cosa finora accaduta) dall’esecutivo. In gran parte si è trattato di una conferma dei provvedimenti già varati dal governo precedente (quindi già scontati dai mercati), per cui sono stati immaginati correttivi che inevitabilmente vengono percepiti dai mercati finanziari come un allungamento dei tempi di attuazione (caso di scuola la norma costituzionale sul pareggio di bilancio, annunciata ad agosto in pompa magna e ora fermata in attesa di costituire una confusa autorità di certificazione). In qualche caso ha deluso la banale conferma dei programmi (privatizzazioni da 5 miliardi di euro all’anno per un triennio), perché da un governo di professionisti e tecnici ci si sarebbe attesi qualche idea un po’ più brillante sulla vendita del patrimonio. E infine non è sembrata di particolare svolta nemmeno l’unica proposta di finanza pubblica extra arrivata: quella di una patrimonialina basata sulla case con la reintroduzione dell’Ici sulla prima abitazione e una indefinita rivalutazione degli estimi.
http://www.libero-news.it/news/878001/Borse-giù-e-aumento-dei-titoli-Monti-ci-costerà-27-miliardi.html
con questo gia' una manovra finanziaria e' andata tanto all'uomo della goldman sachs o trilaterale o bildeberg,intasca pure l'onorario da senatore/presidente del consiglio,mentre qualkuno altro che afferma di non esserci fretta.......
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senza pensare ke il buon goldman sachs sta addirittura pensando ad un'altra authority x il controllo del bilancio,quindi un altro carozzone da stipendiare,senza pensare ke x codesto compito esiste gia' la corte dei conti ragioneria dello stato e vari uffici studi,e' un eccellente modo x il risparmio.......
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