Considerando che:
1- Stalin voleva a tutti i costi mantenere Togliatti a Mosca alla guida del Cominform per evitare che tornasse in Italia 2- la cosiddetta svolta di Salerno fu ideata e contrattata per mesi da Togliatti 3- nelle vicende triestine, Togliatti spedì lettere a Tito per impedire la pulizia etnica contro gli italiani 4- nel 1948 impedì (IMPEDI') che l'Italia finisse in una guerra civile con una sicura svolta autoritaria sul modello spagnolo, nonostante delle elezioni che non doveva vincere e un attentato fatto non certo "così", per raptus improvviso
io penso che Stalin TEMESSE Togliatti, per le sue capacità organizzative, di rendersi conto della situazione reale e di agire nel migliore de4i modi per garantire non solo al PCI l'affermazione come grande partito italiano (il maggior partito comunista del mondo occidentale), ma anche la DEMOCRAZIA in Italia. Bastava un fischio, all'epoca, e sarebbero spuntate brigate partigiane dappertutto. Bastava un cenno, e già nel 1946, nei giorni successivi al referendum sulla Repubblica, dopo l'assalto alla sede PCI di Napoli e i primi morti (comunisti, naturalmente) per la difesa della repubblica democratica, per far scattare TUTTI.
Io penso, davvero, che nella storia recente italiana ci sono stati grandi politici (che so: Matteotti, Gramsci, Gobetti, Togliatti, De Gasperi, Moro, Berlinguer, Di Vittorio, Lama, Nenni, Pertini ... ) e che spesso e volentieri anche chi non è da prendere ad esempio (su tutti, Almirante) possedesse una tecnica, una capacità e una cultura politica comunque da ricordare e da apprezzare. Per cui, prima di giocare sempre al solito "abbasso i comunisti", sarebbe proprio meglio imparare da chi ci ha preceduto, invece di usare toni di sufficienza che fanno tanto italiano medio...
Poi, vabbè, tutti avevano pregi e difetti, nessuno può essere preso completamente ad esempio, ma quanto abbiamo da imparare da questi Signori?
Vi cito Di Vittorio (comunista, oltre che sindacalista della CGIL), uno che non sarebbe stato promosso assessore (secondo stupidi concetti della politica) visto che nel suo curriculum poteva solo scrivere "terza elementare")
"Oggi la grande plutocrazia industriale, i grandi agrari, i grandi banchieri, i grandi filibustieri del capitalismo e dell'alta finanza non esprimono e non rappresentano gli interessi della nazione. Rappresentano gli interessi egoistici, i privilegi di caste, di classi, di gruppi, di famiglie che sono in contrasto con gli interessi fondamentali della nazione" (da un discorso tenuto a Torino il 5 giugno 1948 davanti ai lavoratori FIAT)
"La questione che ci proponiamo è la seguente: è possibile che un grande popolo civile, laborioso ed ingegnoso come quello italiano, non debba essere capace di mobilitare tutti i suoi scienziati, i suoi tecnici, i suoi operai, i suoi braccianti; di unire in uno sforzo collettivo tutti i ceti sociali interessati e tutti gli aggruppamenti politici amanti del progresso, in vista di utilizzare le possibilità produttive del Paese, per tonificare e sviluppare l'economia, per aumentare il reddito nazionale ed elevare il livello di vita del popolo, assorbendo in lavori utili i disoccupati manuali ed intellettuali? E' possibile, insomma, unificare gli italiani onesti attorno ad un obiettivo comune, nazionale, di sviluppo economico, di progresso e di vasta distensione sociale e politica?" (replica al quotidiano Il Popolo sulla proposta del Piano del Lavoro, settembre 1949)
"Noi assistiamo ad un peggioramento della situazione economica generale del nostro Paese. La politica economica attuale è caratterizzata da questi fattori: depressione produttiva, disoccupazione enorme, permanente, sempre più acuta, bassi salari che in alcune zone (specialmente in quelle del Mezzogiorno e per quanto riguarda i lavoratori agricoli) confinano con l'elemosina, impoverimento del mercato, ulteriore compressione degli affari, depauperamento dei ceti medi produttori: sono tutti fatti che si influenzano reciprocamente in senso negativo e peggiorano la situazione generale
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Noi non crediamo ai miracoli dell'inflazione e sappiamo che questa è voluta da ristretti gruppi monopolistici per rastrellare i risparmi del ceto medio (pensateci, quando qualcuno parla di svalutare la moneta del 40-50%, quali interessi tutela, nota mia); ma noi pensiamo che sia possibile e necessario, trattandosi di lavori produttivi di chiedere alle classi abbienti, ai ceti privilegiati, un contributo adeguato alle loro possibilità per questa grande opera nazionale" (dalla relazione alla conferenza della CGIL sul piano del lavoro, 20 febbraio 1950)
Ora, mi spiegate come mai tutti quelli che vengono definiti stupidi, fantocci (o peggio) poi si scopre che dicevano cose che dopo 50 anni o più vanno ancora benissimo nella realtà attuale?
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