Cita:
Sig. Veritas scrive:
Forse mi sbaglierò, ma Giuseppe F. ci dice che Giuda il Galileo ebbe tre figli: Giacomo, Simone e Mehaem. Non è riportato in alcuna parte delle opere di Giuseppe che Giuda fu anche padre di Ioses-Giuseppe... Cos'è, avete una edizione inedita delle opere di Giuseppe Flavio?...
Quindi l'ultimo che rimaneva dei fratelli di Gesù riportati dai Vangeli canonici, Giuseppe, corrispondeva a Giuseppe l'unico figlio ancora in vita di Giuda il Galileo. Infatti gli evangelisti nei vangeli, non potendo dire la sua paternità (figlio di Giuda il Galileo) e provenienza (Gamala); dovettero inventarsi Arimatea, città del discepolo segreto, un ebreo di alto rango (Lc 23,50), ricco (Mt 27,57), e onorevole (Mc 15,34).
Il tutto corrisponde esattamente al ritratto che Giuseppe Flavio fa di Menahem. Tutta questa confusione perché nessuno doveva sapere chi effettivamente fosse, questo Giuseppe fratello del Gesù dei vangeli.Osservando questa tabella
http://www.storiacristianesimo.it/giuse ... imatea.htmDi certo il ritratto che ne fa Giuseppe Flavio è di un uomo ricco e potente, meglio ancora, appartenente a una famiglia potente. Ora dai vangeli sappiamo dell'esistenza di un uomo, ricco, potente appartenente ad una famiglia potente che faceva parte del Sinedrio, ed esattmente un discepolo segreto, un ebreo di alto rango (Lc 23,50), ricco (Mt 27,57), e onorevole (Mc 15,34) e che si chiamava Giuseppe e veniva da Arimatea. Una città come Gamala che stranamente, come Gamala si sono perso le tracce. Il Sig. Hard Rain dirà: potrebbe essere e giù tre e quattro nomi, ma questo dimostra solo che non c'è sicurezza.
E poi Giuseppe che vive a Arimatea, quasi sicuramente con tutta la sua famiglia viene a farsi il proprio sepolcro a Gerusalemme!!! (Vangelo Mt 27,57.59) Possibile ma moltro strano.
Inoltre c'è ancora della confusione, per il vangelo di Luca, Giuseppe di Arimatea era "membro del sinedrio, uomo giusto e buono, che non si era associato alla loro deliberazione ed alla loro azione" quidi ufficilamente, senza alcun timore l'opposto di quello che dice il Vangelo di Giovanni "ma segreto per paura dei giudei".
Osservando bene, sempre per il vangelo di Luca, Giuseppe di Arimatea era "membro del sinedrio, uomo giusto e buono, che non si era associato alla loro deliberazione ed alla loro azione"
invece per Matteo 27,1 "Quando si fece, giorno, tutti i sommi sacerdoti e anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire", e altrettanto Marco 14,64 "tutti lo giudicarono reo di morte" l'opposto, qui una posizione esclude l'altra.
Di questo Giuseppe, gli evangelisti sembrano concordare solo sul nome della città di provenienza Arimatea, infatti non potevano dire che era di Gamala e che suo padre era Giuda il Galileo.
Ecco, il vero nome di Menahem figlio di Giuda il Galileo era Giuseppe.
Non potevano dire, che Giuseppe, essendo il fratello minore di Giovanni il Galileo, appena crocifisso per insurrezione armata, il futuro Gesù Nazareno figlio di Dio per i Cristiani, era l'unico che poteva richiedere il suo corpo per la sepoltura.
Dal vangelo di Marco e poi di Giovanni si comprende che Giuseppe da Arimatea appoggiava la rivolta armata per edificare il regno di Dio in Israele (venne e si fece coraggio. Marco) ma non aveva partecipato personalmente alla rivolta della notte precedente.
In quei casi il corpo della persona crocifissa, potevano richiederlo per la sepoltura, solo i parenti più vicini. Se così era, Giuseppe da Arimatea non c'entrava niente, c'entrava invece suo fratello Giuseppe figlio di Giuda il Galileo.
Giuseppe, ancora giovane, era l'unico dei figli di Giuda il Galileo non ancora impegnato formalmente nella rivolta armata. Invece tutti gli altri fratelli non potevano presentarsi a Pilato perchè erano ricercati, come guerriglieri attivi nella sommossa appena avvenuta.
Il Vangelo Mc 15,43.45.46 "con coraggio andò da Pilato " conferma:
Anche se il codice concedeva ai parenti più intimi di richiedere la salma, se nessuno di questi osava comunque farlo non era tanto per la certezza di ricevere un rifiuto quanto per non correre il rischio di essere accusato di correità con il condannato per una postilla giuridica che si ritrova ancora nel Codice Teodosiano secondo la quale "doveva essere punito d'infamia chiunque avesse operato un intervento a favore del giustiziato". (vedi Plutarco anton.2-Cicerone Filippiche II 7,17; Filone in Flaccum 10,83; Svetonio in Augusto 13). La richiesta del corpo da parte di un certo Giuseppe D'Arimatea, per giunta anche estraneo ad ogni parentela con il crocifisso, non è che un'altra favola che si aggiunge a tutte le altre per sostenere la grande Favola di Cristo.- Luigi Cascioli- La Morte di cristo Cristiani e Cristicoli. pag.110,111.
Appare così, chiaro e veritiero il contenuto dei vangeli dove vengono elencati i nomi dei fratelli del presunto Messia, Vangelo di Mc 6,3 , Mt 13,55. Non è egli forse il figlio dei carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? (Mt. 13,55)
Giovanni il Galileo, il futuro Gesù Cristo figlio di Dio dei Cristiani crocifisso nel 36 circa " riportato dai Vangeli"
Giuda, Decapitato nel 45 "riportato da Giuseppe Flavio"Ant. Giud. XX, 5.1 -97-99"
Giacomo, crocifisso nel 46 "riportato da Giuseppe Flavio Ant. Giud. 20. 5.2-102
Simone, crocifisso nel 46 "riportato da Giuseppe Flavio" Ant. Giud. 20. 5.2-102"
Giuseppe, fu ucciso durante la guerra giudaica nel 66 d.c. Giuseppe Flavio in "La guerra giudaica II, 17".
Non c'é alcun dubbio che la descrizione della morte di Giacomo il Minore o il Giusto, che fa Eusebio di Cesarea "Storia Ecclesiastica II, 23 pag. 126 -127 - Città Nuova; è la stessa di quella fatta sempre da Giuseppe Flavio in "La guerra giudaica II, 17", riguardante la morte di Memahem l'ultimo figlio di Giuda il Galileo nel settembre del 66 d. c.
E' lo stesso Eusebio di Cesarea che lo dichiara indirettamente, quando termina il suo racconto scrivendo "Subito dopo Vespasiano cinse d'assedio la città" (errore storico gravissimo). Infatti noi sappiamo che la morte di Menahem avenne nel 66 d.c. subito prima dell'assedio di Gerusalemme, mentre Eusebio da Cesarea costruisce il falso Giacomo il Giusto da un fatto successo nel 62 d. c. e lo collega alla morte di Festo governatore della Giudea.Si può notare che tutta la descrizione di Eusebio inerente a Giacomo il giusto è un'invenzione, infatti l'autore in Storia Ecclesiastica libro II,23 pag. 126,127,128 ed. Città Nuova, collega l'inizio del falso martirio di Giacomo il giusto alla morte del governatore della giudea Festo nel 62 d.c. e lo fa terminare nel 67 d. c. o successivi con Vespasiano che cinse d'assedio la città di Gerusalemme (grave errore storico). Teoricamente i suoi assassini avrebbero impegnato cinque anni o più per ammazzarlo. Vedere tabella
http://www.storiacristianesimo.it/giaco ... giusto.htmIl personaggio in parte falsificato di Giacomo il Giusto doveva coprire l'operato di Menahem figlio di Giuda il Galileo, figura impresentabile per gli evangelisti e i padri della chiesa. I padri della chiesa dovevano riportare nei loro scritti e in particolare negli atti degli apostoli, l'operato di Menahem l'ultimo figlio di Giuda il Galileo ma non il suo nome, perciò falsificarono in parte, un personaggio appunto Giacomo il Giusto o il minore.
Cita:
Infatti tutto quello che negli atti degli apostoli si riferisce a Giacomo il Giusto in realtà é il vissuto di Menahem
, quella persona che guidò effettivamente il movimento insurrezionale dei Nazirei o Galilei ereditato dalla sua famiglia (che va da Ezechia nel 47 a. c. fino probabilmente alla morte di Lazzaro nel 73 d. c. a Masada) dopo la morte dei suoi fratelli Simone e Giacomo crocifissi nel 46 d. c. in seguito ad una insurrezione contro il potere di Roma "riportato da Giuseppe Flavio Ant. Giud. 20. 5.2-102" fino alla sua morte nel settembre del 66 d. c..
I falsari per rendere il personaggio Giacomo il Giusto, da loro in parte falsificato, più credibile alla gente di allora che forse conservava ancora qualche vago ricordo trasmesso oralmente,
gli cucirono addosso la morte capitata al personaggio che doveva nascondere, cioè Menahem ultimo figlio di Giuda il Galileo.Sempre i falsari dovendo attribuire al falsificato personaggio Giacomo il Giusto, solo l'operato di Menahem, per il resto gli costruirono le sue caratteristiche e qualità in linea con le loro esigenze. Infatti così lo descrissero:
«Costui Giacomo era santo fin dal grembo materno. Non beveva vino né altre bevande inebrianti e non mangiava assolutamente carne. Mai forbice toccò la sua testa; non si spalmava di olio e non prendeva il bagno. A lui solo era permesso entrare nel santuario: infatti non indossava abiti di lana, ma solo di lino. Era solito recarsi da solo nel Tempio. Lì stava in ginocchio implorando perdono per il popolo talché le sue ginocchia erano diventate callose come quelle di un cammello, perché stava continuamente genuflesso a pregare Dio» (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl., II 23, 4-18).Quanto riportato da Egesippo e ripreso da Eusebio in Hist: Heccl 2,23,6, secondo cui, a Giacomo fratello di Gesù, era permesso di entrare nel santuario del tempio, dove secondo la legge di Mosè poteva entrare solo il sommo sacerdote una volta l'anno, dimostra la falsità dell'intera descrizione,
perchè storicamente impossibile.Questa descrizione è storicamente impossibile, ma si adatta benissimo all'operato che gli autori degli "atti degli apostoli" fanno fare a Giacomo il Giusto personaggio appunto falsificato in parte, per nascondere il reale operato di Menahem figlio di Giuda il Galileo.Come sempre, per avvallare e dar maggior credito alle falsificazioni si inserivano le profezie e anche in questo caso non poteva mancare tale espediente. Infatti é stata inserita una profezia di Isaia, da cui deriva il nome di Giacomo il Giusto."E gridando dissero: "Oh! Oh! Anche il Giusto si è sbagliato!" e compirono così ciò che è scritto in Isaia: Leviamo di qui il giusto, perché ci è molto scomodo; e allora mangeranno i frutti delle loro opere. Quindi salirono e lo gettarono di sotto."
Il personaggio di Giuseppe d'Arimatea dei Vangeli è servito per nascondere Giuseppe uno dei fratelli di Gesù dei vangeli "Non è egli forse il figlio dei carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? (Mt. 13,55)", che nella realtà era Giuseppe l'ultimo figlio di Giuda il Galileo, falsificato, sostituendolo con il nome di Menahem.
Infatti,
Giuda il Galileo un dottore (esperto della legge di Mosè e della storia del popolo Ebreo) ebreo, sicuramente con una buona conoscenza dell'Antico Testamento, non avrebbe mai chiamato un proprio figlio con il nome di Menahem.
Infatti il nome Menahem coincide con due personaggi biblici estremamente negativi.a)Menahem o Menachem era uno degli ultimi re d'Israele dal 745 al 736 a.c. circa che permise l'idolatria. Era un usurpatore, che assassinò Sallùm, che aveva ucciso il proprio predecessore un mese prima, e regnò in Samaria per dieci anni. Dopo l'invasione dell'Assiria, pagò una grossa somma di denaro al re per mantenere il potere.
b)Periodo 170 a.c. circa. Il sommo sacerdote Giasone fu deposto dagli ebrei conservatori e gli succedette Menahem , ellenizzato in Menelao. Quest'ultimo fece uccidere il vecchio sommo sacerdote Onia III, depredò il tesoro del tempio, per pagare il debito contratto con il re per comprarsi la sua elezione a sommo sacerdote. Successivamente permise che Antioco saccheggiasse il tempio.
Sicuramente Giuda il Galileo un dottore molto istruito, non poteva aver dato questo nome a uno dei suoi figli, sicuramente é stato cambiato successivamente per nascondere delle verità scomode ai padri della chiesa.
oppureOra, dopo aver maggiormente esaminato la figura storica di Teuda, mi sono convinto delle affinità che potrebbe aver avuto con suo fratello minore Menahem.
Ebbene, Giuseppe Flavio in Antichità Giudaiche identifica e riporta il personaggio storico di Teuda, non con il suo vero nome cioè Giuda, ma con il nome con cui veniva identificato dalla gente di quel tempo e luoghi.
Così potrebbe essere anche per Menahem, il cui vero nome era Giuseppe. Probabilmente non ci furono falsificazioni o censure, come io ho sostenuto in precedenza, sul nome riportato da Giuseppe Flavio.
Giuseppe Flavio potrebbe aver riportato esattamente il nome di Menahem, con cui veniva identificato da tantissime persone, tale personaggio.
Un nome dal significato estremamente negativo, che rifletteva la cattiva reputazione, che tale persona poteva godere fra la gente di quel tempo e di quei luoghi.
Non dimentichiamo che Giuseppe Flavio in Guerra Giudaica libro II, 143 definisce Menahem
"boia paesano" un termine talmente dispregiativo che io personalmente non ricordo di aver più incontrato nei suoi scritti.
Un caro saluto.