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Emilio Salsi ha scritto: Amici lettori,
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“Fuori dagli scritti neotestamentari e patristici non si trova alcuna traccia di Simon Mago. Solo in Svetonio troviamo un vago accenno ad un certo Icaro, il quale, cadendo in seguito ad un tentativo di volo, spruzzò del proprio sangue l’imperatore Nerone. Aldilà dell’insulsa esagerazione di Svetonio, di cui è sin troppo nota la sua vena dissacrante e sarcastica nei confronti di Nerone, e stigmatizzata dallo stesso Giuseppe Flavio, sebbene quest’ultimo non faccia apertamente il nome di Svetonio, vi sono pochi dubbi circa il fatto che il personaggio evocato da questo storico latino non sia stato Simon Mago”.
Ho risposto a questo post di Veritas sull’argomento Paolo di Tarso, pag. 1 del 4.11.09, dimostrando la sua incapacità a distinguere fra storia e fantasia personale. Chi voglia prendersi la briga di rileggerlo potrà verificare che è l’unico storico al mondo capace di confondere il volo di Icaro con quello di Simon Mago.A questa cantonata se ne aggiunge un’altra:
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“stigmatizzata da … G. Flavio, sebbene quest’ultimo non faccia apertamente il nome di Svetonio”.
Solo un incompetente, incapace, può rilasciare un’affermazione simile: come avrebbe potuto Giuseppe Flavio fare “apertamente il nome di Svetonio” se l’ebreo mori il 103 d.C. e Svetonio scrisse “Vita dei Cesari” il 125 d.C.?
Fu Svetonio a leggere Giuseppe Flavio, e lo scrisse, ovviamente senza averlo potuto conoscere.
Devo confessare che, per quanto possa sembrare assurdo (un altro avrebbe provato ben altri sentimenti!), mi sono divertito non poco a leggere questo post! Questa è una prova tangilbile, una delle tante, (Angioliero docet!) di cosa avviene quando ad un dogma se ne sostituisce un altro: in questo caso quello dell'esilarante tesi secondo cui Gesù di Nazareth non fu un carattere storico!.. Una tesi, come più volte ho avuto occasione di rimarcare, del tutto ignorata dagli eruditi 'ufficiali': vale a dire quelli con la 'e' maiuscola e non quelli che, credendosi tali, finiscono con il sollazzare il prossimo che si imbatte nelle loro amenità! (a volte qualcosa anche di peggio, come in questo caso)
"..capace di confondere il volo di Icaro con quello di Simon Mago.."Il personaggio SIMON MAGO è un personaggio STORICO, che piaccia o no, così come storici sono Gesù di Nazareth e Paolo di Tarso (oltre che Paolo/Saul, citato anche da Giuseppe Flavio). L'unico riferimento che abbiamo nella letteratura pagana (che, come anche i 'gatti del vicolo miracoli' sanno, è stata sottoposta a tormenti a non finire, al fine di adattarla alla 'santa' verità cattolica), relativamente ad un personaggio il quale, nel corso di un 'certo' evento, cadde rovinosamente nei pressi dell'imperatore Nerone, spettatore insieme a migliaia di altri romani, è l' 'Icaro' citato da Svetonio.
Negli Atti di Pietro e di Pietro e Paolo si trova che Simon Mago, mentre dava una prova delle sue capacità 'aerospaziali', cadde rovinosamente al cospetto di Nerone, il quale, insieme ad altre migliaia di romani, fu spettatore dell'evento 'catastrofico' (almeno per il povero Simon Mago, il quale riportò nella caduta varie fratture ad una gamba).
Come non vedere in tutto ciò una stretta analogia con quanto appare nella "Vita di Nerone" di Svetonio??... Nulla toglie che il personaggio 'Icaro' possa essere stato interpretato dallo stesso Simon Mago, per motivi che attualmente sfuggono all'analisi storica!...
Da tenere presente che tanto Gesù quanto Simon Mago NON vennero conosciuti dai romani con tali presunti nomi. Gesù, oltre ad essere conosciuto dai romani con un altro nome ('Iesous' NON fu il suo nome, ma un mero attributo di origine ellenica e quindi NON ebraica!), divenne noto anche con l'attributo CHRESTOS (Chrestus in latino), correttamente riportato da SVETONIO ('...impulsore Chrestus').
Dalla parola-attributo Chrestus (il 'Buono') derivò l'attributo 'chrestianus', con cui una certa categoria di romani (quella erudita, la quale era a conoscenza di molti aspetti 'scottanti', relativi all'allucinante castello di menzogne edificato dai 'padri' fondatori per dar vita al culto catto-cristiano) appellavano gli aderenti al culto cristiano. (o, più correttamente, 'catto-cristiano'). Abbiamo la testimonianza di Giustino Martire, di Tertulliano e di Lattanzio, i quali si lamentavano del fatto che i romani 'storpiassero' il termine cristiani in 'crestiani'.
Un'altra tangibile testimonianza è rappresentata dal fatto che, ancora oggi, in Francia i cristiani sono chiamati 'crestiani' (chrètien = chrestien = crestiano).
Tutto ciò ha una precisa spiegazione storica, dovuta al fatto che il PRIMO a far conoscere agli abitanti della Gallia meridionale (oggi Provenza-Linguadoca) il personaggio Gesù di Nazareth, fu il suo secondogenito Giovanni detto 'Marco' (fondatore, proprio in Gallia, della setta dei 'marcosiani', dal 'nickname' che egli si era scelto).
Naturalmente, Giovanni parlò ai suoi 'uditori', con riferimento al padre Gesù, di 'Chrestos', dal momento che egli all'epoca ignorava che, verso gli ultimi anni della sua vita (68-72), i gerosolimitani (il quali vollero illudersi con ciò che Gesù li avrebbe aiutati ad uscire fuori dalla drammatica situazione, in cui li avevano cacciati i fautori della ribellione contro Roma) chiamarono il Nazareno anche 'Meshiah' (Christos): un Messia che, però, nulla potè fare per loro, se non fuggire (v. Tertulliano) per salvare la propria pelle, facendo poi perdere le sue tracce!.. (da cui la panzana della sua presunta "assunzione in cielo"!!...). Un velato richiamo a questa vicenda si trova ancora in Giuseppe Flavio, laddove si parla di un certo 'Egiziano'(*).... Idem per ciò che concerne gli Atti degli Apostoli. (tuttavia, in questo caso il contesto temporale risulta alterato)
"..Solo un incompetente, incapace, può rilasciare un’affermazione simile: come avrebbe potuto Giuseppe Flavio fare “apertamente il nome di Svetonio...etc.”A prescindere dal fatto che io ho affermato chiaramente che Giuseppe NON FECE il nome di Svetonio, ma si espresse in modo generico, senza fare alcun nome, chiamando però in causa più di un personaggio, v'è da precisare che Svetonio NON nacque nel 125, come qualunque persona di buonsenso è in grado di capire, ma nel 70 d.c. e quando scrisse la sua opera 'Vite dei Cesari', doveva avere all'incirca 55 anni, assumendo per buona la data del 125, come anno di redazione. Ora è quanto di più ameno e puerile sostenere che Svetonio si formò la sua opinione nel 125. Di sicuro il suo ambiente di estrazione era proprio quello tra i più avversi alla figura di Nerone, oltrechè, probabilmente, a quelle degli altri Cesari (v. Giulio Cesare, Tiberio, Caligola, Claudio, per citare solo quelli della dinastia 'giulio-claudia'). é dunque probabile che negli anni in cui Giuseppe Flavio era ancora in vita, il 'Gaio' Svetonio avesse unito la sua voce al coro (e, in base a ciò che ha scritto nei confronti di Nerone, la sua voce si elevave al di sopra della media!..
Tornando a Svetonio, non è neppure escluso che prima della sua 'masterpiece' egli abbia scritto anche qualche libello nei confronti di Nerone o di altri Cesari. Nel 125, poi, egli non fece altro che riassumere parte del materiale già 'accantonato' in precedenza. Ecco cosa ebbe a scrivere Giuseppe F. a proposito di Nerone:
Antichità Giudaiche - libro XX - cap. 8:«3. Ma io ometto qualsiasi ulteriore discorso circa questi argomenti, poichè ci sono stati molti che hanno composto la storia di Nerone; alcuni dei quali si sono allontanati dalla verità dei fatti dopo che Nerone era caduto in disgrazia, sebbene avessero ricevuto benefici da lui; mentre altri, pieni di odio e rancore che continuano a portare per lui, lo hanno impudentemente ingiuriato con le loro menzogne, e meritano giustamente di essere censurati. Neppure mi meraviglia il fatto che abbiano raccontato bugie su Nerone, in quanto nei loro scritti non hanno conservato la verità storica, come avrebbero dovuto fare, dal momento che tali fatti accaddero prima del loro tempo, e che quindi gli attori della vicenda non potevano in alcun modo suscitare il loro odio, dal momento che questi scrittori vivevano distanti dal tempo in cui i protagonisti della storia vissero. Ma poichè coloro che non hanno alcun riguardo per la verità, possono scrivere quello che vogliono, in quanto essi lo fanno per puro diletto, mentre noi, al contrario, abbiamo fatto della verità il nostro diretto obiettivo, toccheremo brevemente solo quello attinente a questo compito, riferendo solo quello che accadde a noi giudei con grande accuratezza, e non ci doleremo di dare un racconto sia delle calamità che abbiamo sofferto, sia dei crimini di cui ci siamo resi colpevoli. Ora, perciò, ritornerò a parlare di ciò che ci riguarda da vicino.»
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...L’incapacità di comprendere la storia da parte di Veritas è dimostrata ulteriormente dalla sua ultima stramba dichiarazione sull’inesistenza del catastrofico incendio avvenuto a Roma nel luglio del 64 d.C.. Questa “boutade” si commenta da sé e, sin dalle prime battute, ho capito che le sue tesi sono pure contorsioni mentali, basate sul nulla, nascoste dietro un anonimato gratuito quindi irresponsabile, tipico degli acchiappacitrulli.
La Storia, intesa scientificamente, deve essere basata esclusivamente su constatazioni.
"... L’incapacità di comprendere la storia da parte di Veritas..."Una persona di mia conoscenza direbbe: "il bue che disse cornuto all'asino"...ma lasciamo andare. Ancora non ho capito: secondo lei c'è stato o no un incendio catastrofico, come quello narrato da 'Tacito', al tempo di Nerone?...
Nel 64, anno in cui sarebbe scoppiato tale 'catastrofico' incendio (10 rioni della Capitale distrutti, su 14 , sic!) lo storico ebreo Giuseppe Flavio SI TROVAVA A ROMA, in qualità di 'avvocato' difensore di due suoi amici rabbini che a Gerusalemme erano stati accusati, dalle autorità romane della Giudea, di essere contigui al movimento della ribellione. Per tale motivo essi, insieme al loro difensore Giuseppe Flavio, erani stati inviati a Roma per giustificarsi davanti all'imperatore Nerone. Ebbene, in NESSUNA delle sue opere Giuseppe fa il minimo accenno a tale famigerato incendio!.. Come è possibile tutto ciò?... Come giustificare in modo razionale un tale silenzio??... Come ignorare un evento così catastrofico che avrebbe potuto minacciare anche la sua stessa incolumità, vista la sua presenza a Roma?...Forse perchè Giuseppe non era un pompiere e che quindi non spettava a lui parlarne?... E cosa dire di tutti gli altri scrittori e storici romani, contemporanei di Nerone e Giuseppe Flavio, i quali anche loro nulla ci dicono di tale incendio?...
Secondo l'obiettivo di coloro che commissionarono lo stupefacente falso storico, sarebbe dovuto apparire che nella rappresaglia neroniana contro i 'cristiani' (ancora di là da venire!) sarebbero periti anche Pietro e Paolo. Ebbene, nè Eusebio di Cesarea (autore di una Storia della Chiesa, scritta agli inizi del IV secolo) nè tutti gli altri padri vissuti prima di lui, soprattutto quelli che parlarono dell'uccisione di Pietro per volontà di Nerone, hanno fatto il minimo accenno a tale icendio, nè tantomeno hanno indicato tale presunto evento come causa della morte di Pietro e degli altri 'cristiani'!.. Agostino, autore di una vasta opera intitolata 'De civitate Dei', enumera un considerevole numero di eventi disastrosi in cui la Capitale rimase coinvolta; tuttavia, al pari degli altri suoi colleghi, egli non fa il minimo accenno al presunto incendio di Roma del 64!... Ancora, nella Epitome della Vita dei Cesari, redatta all'inizio del III secolo, sebbene si accenni al disastroso incendio avvenuto durante il regno di Tito, nulla è detto a proposito dell'incendio di Roma del 64. Tutto ciò è 'normale' per un negazionista 'esperto' di storia?....
Una persona che è 'capace' di intendere la storia, come dovrebbe interpretare tutto ciò?...
"...nascoste dietro un anonimato gratuito quindi irresponsabile, tipico degli acchiappacitrulli."A volte non è necessario correre dietro i 'citrulli' per acchiapparli, visto che essi si 'costituiscono' spontaneamente....
In quanto all' 'anonimato', non mi sembra che io sia il solo ad usare un 'nickname'...
"... Questa “boutade” si commenta da sé e, sin dalle prime battute, ho capito che le sue tesi sono pure contorsioni mentali.."Io credo, e ne sono anche convinto, che la 'boutade' sia quella che diede origine alla favola su cui si basa il catto- cristianesimo. Ma, ancora più 'boutade' è quella interpretata da coloro che pretendono di 'spiegare' l'origine del cristianesimo anteponendo a quello confessionale un dogma non meno esilarante di quello cattolico: quello 'negazionista'!...
Almeno i cattolici non sostengono tesi assurde come quella dell'inesistenza storica di Gesù di Nazareth: tesi acritica, sostenuta ad oltranza in modo assolutamente assurdo ed inspiegabile, visto che l'esistenza fisica di Gesù di Nazareth NON INFICIA minimamente la verità storica, secondo cui il cristianesimo è un'allucinante truffa ordita ai danni dei 'poveri di spirito', o dei 'creduli devoti', per dirla con il poeta!
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....Ogni lettore, se realmente interessato, prima di esprimere un qualsiasi giudizio, deve sentire il bisogno di verificare le affermazioni fatte da chiunque riporti le proprie “veritas”, ad iniziare dalle mie.
Che l’incendio di Roma sia avvenuto si può accertare tramite una semplice ricerca: dopo traetene le conclusioni.
Quando Veritas afferma che “la presenza di Simone Pietro era attestata a Roma prima del 64” lui deve fornire la fonte di chi la “attesta”.
"...Che l’incendio di Roma sia avvenuto si può accertare tramite una semplice ricerca.."Secondo le amene teorie 'negazioniste', i padri falsari non solo si inventarono il personaggio Gesù di Nazareth, i vangeli e tutto il resto della letteratura neotestamentaria (una fonte storica pesantemente travisata, ma NON inventata!), ma addirittura si inventarono anche l'esistenza di oltre 80 DIVERSE sètte gnostiche, ed anche tutta la letteratura che esse produssero. Spinsero i Mandei, Ebrei ed i manichei ad inventarsi anche loro un 'Gesù della fede'! (poi si parla di male interpretazione storica da parte degli altri: da che pulpito viene la predica!). Ebbene, di fronte a questo enorme numero di 'invenzioni', cosa avrebbe impedito a questi fantasiosi falsari di inventarsi anche un 'semplicissimo' incendio, sebbene di ampiezza un po' 'inusuale'?....
A cappello di tutto, va comunque detto che il sottoscritto NON esclude affatto l'ipotesi che un incendio possa essersi sviluppato effettivamente ai tempi di Nerone (Roma ne conobbe molti di questi nefasti avvenimenti, come ci narrano gli storici, a motivo del fatto che le case più popolari, ed anche le più numerose, erano fatte di legno), tuttavia NON di quella portata nè in quell'anno, vale a dire il 64!..
Secondo gli storici, Nerone morì agli inizi del Giugno del 68. Secondo Svetonio, Nerone fece incendiare la zona dell'Esquilino, del Palatino e del Celio, su cui insisteva un antichissimo bosco 'sacro', che la tradizione voleva fosse il luogo storico in cui venne fondata Roma (e per questo l'assoluto divieto per chiunque di edificarvi), al fine di recuperare delle aree utili per la costruzione della sua immensa reggia: la Domus Aurea. Ora, è legittimamente ipotizzabile che tra i lavori di sistemazione dell'area, della pianificazione e messa a punto del vasto progetto, oltre ad altri necessari lavori preventivi, la costruzione fisica della Domus NON può essere iniziata prima del 65. Del resto, almeno a partire dal 67, Nerone potette già usufruire della sua splendida reggia. Come fu possibile, dunque, che in così brevissimo tempo (solo 2 anni!) potesse essere portato a termine un lavoro così vasto?...E' evidente che bisogna essere in possesso di doti interpretative della storia non comuni, per pretendere di capirlo....
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...Quando afferma che Simone Pietro non era Simone lo Zelota ne consegue che la sua “fonte” sono i vangeli; ma i vangeli documentano la fuga di Simone Pietro, incatenato e sorvegliato da 18 guardie, grazie all’intervento dell’angelo del Signore. Questa è la “storia” di Veritas: una “storia” documentata dagli “Atti degli Apostoli”, cioè carta straccia; dimostrata attraverso prove in “Non sono esistiti gli Apostoli” e in “Paolo di Tarso”.
Questa NON è la storia di Veritas!..Io non ho mai affermato una scemenza del genere! Chiunque abbia letto i miei scritti con un minimo di attenzione (e con un minimo di 'grano salis'), sa che io ho affermato che durante il periodo (46-48) in cui fu procuratore della Giudea Alessandro Tiberio, nipote di Filone Alessandrino, vennero giustiziati Simone lo 'zelota' e suo fratello Giacomo detto il 'maggiore': definizione di comodo per far credere che l'attributo il 'minore', riservato all'altro Giacomo, significasse semplicemente 'una persona diversa' da Giacomo il 'maggiore', quando in realtà Giacomo il 'minore' era così appellato in quanto egli era il più piccolo tra i suoi suoi fratelli (era nato intorno all'11 d.c.)
Dal momento che Simone lo zelota (figlio di Giuda il Galileo, come suo fratello Giacomo) godeva di una fama positiva, al contrario di Simon Pietro, conosciuto come uno squallido farabutto (autore, tra l'altro, dell'uccisione dei coniugi Anania e Sapphira, a scopo di rapina), i falsari autori dei testi 'sacri' del catto-cristianesimo si trovarono nella necessità di far coincidere, 'sovrapponendole', le figure di Simone lo zelota e di Simon Pietro, indicato anche come il 'cananeo': quasi sicuramente una voluta distorsione di 'cainites', dal momento che tanto lui, quanto i seguaci di Giovanni il Battista, erano indicati spregiativamente come 'cainiti' dai giudei loro contemporanei, a motivo del fatto che essi facevano stretto riferimento, per ciò che concerne l'aspetto gnostico delle loro convinzioni religiose, alla figura carismatica del mitico Enoch, presunto figlio di CAINO.
Fu dunque per tale motivo, vale a dire quello di recuperare, sul piano etico, la figura fortemente compromessa di Simon Pietro, che venne deciso di 'salvare' in modo 'miracoloso' (v. Atti degli Apostoli) il Simone lo 'zelota' (in realtà giustiziato tra il 46-48), figura sicuramente credibile sul piano etico, in modo da far credere che si trattasse di Simon Pietro (come del resto avviene ancor oggi!..). Da tale necessità scaturì, per il tramite del solito 'fantasista' del gruppo dei 'fondatori', l'esilarante panzana circa il salvataggio miracoloso di Simon Pietro! (dispositivo letterario usato ed abusato più voltte nel contesto neotestamentario, sia 'canonico' che apocrifo)
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Quando distingue “Simone san Pietro” da “Simone lo Zelota” dimentica che san Pietro è chiamato anche “Bariona”, che vuol dire “latitante ricercato”. Chi governava la Giudea dava la caccia agli Zeloti, vale a dire “fanatici nazionalisti” perché nemici del dominio di Roma: quindi “Simon Pietro Bariona detto anche Galileo” e “Simone Zelota” sono la stessa persona replicata.
Dalla semplice lettura dei vangeli si verifica che i nomi degli apostoli si sovrappongono a quelli dei fratelli di “Gesù”; i nomi si duplicano o triplicano; non solo quello di Simone.
Conclusione: dopo essere stato liberato da un angelo, Simon Pietro si reca a Roma e là si scontra con Simon Mago, un amico di Nerone, e lo schianta per terra dopo una gara di levitazione … il tutto “attestato” dagli “Atti di Pietro” in cui si “attesta” che Pietro fa ricercare un pauroso Simon Mago da un cane miracolato che parlava in latino ciceroniano e, poco prima, aveva risuscitato una aringa affumicata facendola “sguazzare in una piscina natatoria”.
Dopo tanti studi pubblicati, tutti basati su vicende storiche reali, mi sarei aspettato che altri avessero acquisito il metodo della ricerca storiologica … l’unico che ci permette di far luce sugli eventi all’origine del cristianesimo … gesuita.
E, soprattutto, evitare di perdere tempo dietro tesi basate su personaggi “sincretici”: assurdo contro senso nel termine stesso della parola.
Emilio Salsi
"...dimentica che san Pietro è chiamato anche “Bariona”, che vuol dire “latitante ricercato”.. "Altra esilarante conseguenza dell'uso ed abuso prolungato del dogma negazionista!..
Nel vangelo di Giovanni è riportato per ben
TRE VOLTE 'Simone figlio di Giovanni', e non Simone Bargiona (o 'Barjona')
A causa della 'scripta continua' con cui venenro redatti i testi greci del Nuovo Testamento, la scritta Bargiona appare 'BARIONA', traslitterazione dell'ebraico 'bar Yohnah'. Il potenziale lettore di tali testi, che conosceva gli esatti significati dei termini 'bar' e 'Iona' ('Yohnah', personaggio biblico), non aveva alcuna difficoltà a mettere mentalmente lo spazio tra bar e Iona. Al contrario, chi non conosceva nulla di tutto ciò era naturalmente portato a ritenere il patronimico come un nome a sè stante. (Bariona, per l'appunto)
Tuttavia, l'ambiguità non fu affatto accidentale, ma scientemente voluta, al fine di mistifcare il fatto che Simone ed il fratello Andrea erano figli di un certo Giovanni, di cui l'esegesi più accreditata non è stata ancora capace di darci una valida indicazione. Tuttavia, si può dire che la vera esegesi sia iniziata con l'avvento di Internet e siamo praticamente agli 'inizi'. Da notare che in ebraico Giovanni è riportato come 'Yochanan', foneticamente molto simile a Yohnah. La speculazione più prossima all'oggetto dell'argomento, potrebbe essere 'Giovanni di Gamala'. Tuttavia ritengo ciò una strada difficilmente praticabile. (probabilmente, tra Simon Pietro e Giovanni di Gamala non v'era quella necessaria distanza temporale tale da poter insinuare confortevolmente l'ipotesi che il secondo fosse stato il padre del primo)
"..si scontra con Simon Mago, un amico di Nerone, e lo schianta per terra dopo una gara di levitazione.."Questa è la versione costruita per i 'poveri di spirito'!... l'uomo del terzo millennio dovrebbe saper interpretare tutto ciò con un minimo di 'grano salis'!...
Quasi sicuramente, Simon Mago stava dando una dimostrazione di 'volo', usando una di quelle macchine utilizzate nei teatri del tempo per sollevare il cosiddetto 'Deus ex machina', e che Nerone aveva fatto costruire appositamente, probabilmente su indicazione dello stesso Simon Mago. Ma le cose non andarono come previsto da Simone (un sabotaggio?), ed egli cadde rovinosamente a terra fratturandosi una gamba in più punti. Simon Pietro entrò in azione in un secondo tempo, quando Simon Mago era degente presso la casa del sen. Marcello (v. Atti di Pietro).
Spacciandosi per amico di Simon Mago, il quale non aveva nessun motivo, almeno sino ad allora, per non fidarsi di lui, Simon Pietro ed i suoi complici vennero ammessi alla presenza di Simon Mago, per poi aggredirlo con fini omicidi non appena si fosse allentata la sorveglianza dei servi del sen. Marcello. Ovviamente, in Atti di Pietro, un testo 'ortodosso', seppure 'apocrifo', la responsabilità dell'aggressione venne attribuita assurdamente ai servi di Marcello. La verità, però, è come un elefante in un salotto: difficile da eludersi, almeno per le persone che la storia la studiano, oltre che leggerla....
Per ciò che concerne tutte le altre citazioni relative all'aspetto favolistico e 'miracoloso' della narrativa degli Atti di Pietro, vale la pena rimarcare che solo coloro che 'sanno' come interpretare la storia, possono pensare di fare un'esegesi dell'apparente contenuto letterario dei testi, i quali, nella migliore delle ipotesi, sono costruiti secondo regole gnostiche non facilmente deducibili a priori.
Nel caso degli Atti di Pietro e di tutti gli altri testi consimili, non abbiamo a che fare con dei testi gnostici (come già detto, si tratta di opere contigue alla letteratura catto-ortodossa). Tuttavia, gli autori (o l'autore) hanno interpretato i fatti in maniera favolistica, dato che non potevano rappresentarli in 'chiaro', sia che non conoscessero il reale svolgimento dei fatti (affidandosi, quindi, alla 'voci di corridoio'), sia che li conoscessero a 'menadito' (cosa sicuramente certa in molti casi!)
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Nota:
(
*) - non è difficile intuire il motivo per cui i giudei contemporanei di Gesù lo chiamassero ironicamente 'Egiziano'. Infatti, ciò fu in stretta relazione alla circostanza, citata da Celso e dal Talmud, che Gesù si trasferi per alcuni anni (circa 3) in Alessandria d'Egitto, dove imparò le arti 'magiche' per cui gli egiziani erano famosi nel mondo occidentale del tempo. Sebbene in modo 'criptico', anche la letteratura patristica cita la circostanza che Gesù, per un certo periodo, 'emigrò' in Egitto. Infine, abbiamo gli stessi vangeli canonici (vangelo di Matteo) che ci confermano tale circostanza, sebbene il racconto sia stato lì mistificato, facendo apparire Gesù come un bambino e quindi assolutamente NON in grado di imparare le arti magiche degli egizi, come si 'mormorava' in giro: QUESTO fu il reale motivo per cui i falsari decisero di inserire l'amena storiella della natività nel vangelo di Matteo, vale a dire quello di far apparire come 'calunnie', agli occhi dei 'creduli devoti' o poveri di spirito, se si preferisce, le voci 'malevoli' dei pagani e dei giudei, i quali affermavano che Gesù era stato in Egitto e che lì aveva imparato le arti magiche di cui faceva sfoggio, spacciate dai padri falsari come capacità 'divine' di compiere miracoli!
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